Al congresso di Bochum
I socialdemocratici tedeschi danno l'addio allo "Stato sociale"
Schroeder: "Si chiude un'era e dobbiamo imboccare nuove strade, strade difficili, piene di sfide e sacrifici"
Un tributo al capitalismo tedesco

Anche i socialdemocratici tedeschi capitolano e danno l'addio allo "Stato sociale". è questo il risultato più eclatante del congresso dell'SPD svoltosi a Bochum, nel cuore della Ruhr. Il 17 novembre, nel suo discorso di apertura protrattosi per un'ora e mezzo è stato il presidente del partito, nonché Cancelliere, Gerhard Schroeder, ad ufficializzarlo: "Si chiude un'era e dobbiamo imboccare nuove strade, strade difficili, piene di sfide e sacrifici". Una decisione che lo stesso Schroeder aveva preannunciato da tempo con la sua famigerata "Agenda 2010", un concentrato di liberismo selvaggio, fondato sulle controriforme della sanità e delle pensioni, sulla progressiva eliminazione del sussidio di disoccupazione, fiore all'occhiello per anni della socialdemocrazia tedesca, fino alla deregulation del lavoro, per cui le aziende in difficoltà potranno licenziare.
è significativo quanto sta avvenendo in Germania. E importante, visto che da noi l'Ulivo guarda l'SPD come suo referente principale e nume ispiratore in Europa. In tempi di "vacche grasse", ossia quando l'economia capitalista va spedita e può elargire briciole, questi riformisti incalliti possono farsi belli dietro le politiche keynesiane, dello "Stato sociale", ma quando il vento gira e le crisi cicliche di produzione, economiche e finanziarie, del capitalismo, come quella attuale, si fanno sentire ecco che costoro si rimangiano tutto. E sposano quella "shockterapie" invocata dal grande capitale, una terapia d'urto liberista per arrestare il costante declino di quella che un tempo veniva chiamata la locomotiva d'Europa. Da quasi due anni infatti il Pil tedesco oscilla tra la stagnazione e la recessione, il deficit di bilancio raggiungerà quest'anno la cifra record di 48 miliardi di euro, sforando clamorosamente per il secondo anno consecutivo i parametri del Patto di stabilità, mentre l'esercito di disoccupati (10,1% ufficiale) non accenna a diminuire.
"Dobbiamo cambiare la sinistra se vogliamo cambiare il paese, ci serve il coraggio di dire la verità per riforme dolorose - ha tuonato Schroeder dalla tribuna del congresso dell'SPD -. Sarebbe un errore fatale la difesa ad oltranza di un welfare stateche imbriglia la ripresa economica del Paese". Affermazioni queste che sono da tempo contestate da sempre più vasti strati della società tedesca. A livello elettorale si sta assistendo a un'erosione senza precedenti di consensi verso l'SPD. Ma il dato più significativo è la protesta a livello di massa che sta pian piano imponendosi. All'apertura dello stesso congresso dell'SPD oltre seimila tra vigili del fuoco, agenti di polizia e dipendenti statali hanno manifestato fuori dai cancelli contro i turni di lavoro più lunghi, i salari più bassi e le riduzioni di personale. Mentre il 1• novembre più di centomila persone erano scese in piazza a Berlino contro i tagli annunciati dal governo. "Siamo tutti vittime delle iniziative liberiste, quindi dobbiamo difenderci uniti. L'Agenda 2010 è il più vasto attacco alla qualità della vita della popolazione tedesca negli ultimi 50 anni" - hanno affermato nell'occasione esponenti del Socialforum locale. "Giù le mani dalle pensioni" recitava uno striscione dei pensionati di Berlin-Treptow, quartiere popolare di Berlino Est. "Nell'Est le pensioni - spiegava un manifestante - sono già basse. I prezzi invece aumentano. L'altro ieri mi hanno aumentato la tassa mensile per l'elettricità del 9%. E come faccio a pagarla se mi tagliano la pensione? Questo governo prende dai poveri per dare ai ricchi". "Ci sono 7 milioni di disoccupati in Germania. Ma Schroeder, invece di farli lavorare, vuole costringere a lavorare più a lungo gli altri", denunciava un attivista dei disoccupati di Amburgo, riferendosi all'annuncio governativo di voler alzare l'età di pensionamento effettivo dai 60 anni attuali ai 63 anni.