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Stalin, la vita e l'opera

Capitolo 20
La seconda guerra mondiale

 

L'attacco nazista alla Polonia scatena la guerra

Il primo settembre 1939 le truppe della Wermacht attaccarono il confine occidentale della Polonia, iniziando l'occupazione di quel paese. Due giorni dopo, il tre settembre, Francia e Inghilterra dichiaravano guerra alla Germania. Gli Stati borghesi si erano definitivamente lanciati in un nuovo, generale, conflitto imperialistico.
In questa situazione l'URSS agì soprattutto per non essere coinvolta in una guerra le cui finalità erano totalmente estranee sia all'interesse dello Stato socialista, sia a quello dei popoli e delle nazioni oppresse del mondo. La politica estera dell'Unione Sovietica si sviluppò nella direzione del rafforzamento della sicurezza del paese e, in primo luogo, delle sue frontiere.
Il popolo polacco si sollevò in una eroica resistenza contro l'invasore nazista, ma lo squilibrio di forze era tale che questa resistenza risultò vana. Di fronte all'inarrestabile avanzata delle truppe d'occupazione tedesche, l'Armata Rossa sovietica varcò, il 17 settembre, il confine sovietico-polacco attestandosi lungo la "Linea di Curzon" a difesa della zona orientale della Polonia. Quei territori erano abitati prevalentemente da popolazioni di bielorussi e ucraini che accolsero l'Armata Rossa come un esercito di liberatori. Erano territori che, durante la prima guerra mondiale, la neocostituita Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa fu costretta a cedere alla Germania a seguito degli accordi di Brest-Litovsk e che, successivamente, furono forzatamente annessi alla Polonia con il trattato di Versailles. Con questa operazione militare, l'URSS, oltre a salvare dal dominio nazista circa tredici milioni di persone, impedì alla Wermacht di attestarsi a ridosso del confine sovietico, bloccando l'avanzata tedesca a circa 300 km. da esso. Quest'azione sovietica provocò, nell'immediatezza dell'evento, non poco sgomento e, da più parti, si levarono critiche all'URSS. A quelle manifestatesi in Cina, rispose Mao, chiarendo, attraverso una lucida analisi, le giuste motivazioni che furono alla base dell'azione sovietica. "Molti nel nostro paese - scrisse Mao - sono sconcertati dall'entrata delle truppe sovietiche in Polonia. La questione polacca deve essere affrontata da diversi punti di vista, dal punto di vista della Germania, della Gran Bretagna e della Francia, del governo polacco, del popolo polacco e dell'Unione Sovietica. La Germania ha cominciato la guerra per spogliare il popolo polacco e per spezzare uno dei fianchi del fronte imperialista anglo-francese. Questa guerra, per la sua natura, è una guerra imperialista; noi non possiamo simpatizzare con essa. Ma dobbiamo opporci ad essa. Quanto alla Gran Bretagna e alla Francia, esse consideravano la Polonia come un oggetto di saccheggio per il loro capitale finanziario, hanno usato la Polonia per sventare su scala mondiale il tentativo intrapreso dall'imperialismo tedesco di giungere a una nuova spartizione della preda, e hanno fatto della Polonia uno dei fianchi del loro fronte imperialista. La loro guerra è perciò una guerra imperialista, e il loro preteso aiuto alla Polonia non aveva altro scopo che quello di contendere alla Germania il dominio della Polonia; è una guerra perciò con cui non possiamo simpatizzare e alla quale dobbiamo opporci. Quanto al governo polacco, si trattava di un governo fascista, un governo reazionario della classe dei proprietari fondiari e della borghesia polacche, che sfruttava senza pietà gli operai e i contadini e opprimeva i democratici polacchi; a parte questo, era un governo dei sciovinisti della Grande Polonia, che esercitava la sua crudele oppressione su numerose minoranze nazionali non polacche - ucraini, bielorussi, ebrei, tedeschi, lituani, ecc., ammontanti complessivamente a più di dieci milioni di abitanti; era esso stesso un governo imperialista. In questa guerra, il governo reazionario polacco di buon grado spinse il popolo polacco a diventare carne da cannone per il capitale finanziario britannico e francese, e accettò di buon grado di diventare un settore del fronte reazionario del capitale finanziario internazionale. Per venti anni il governo polacco si oppose costantemente all'Unione Sovietica, e durante le trattative anglo-franco-sovietiche rifiutò categoricamente l'aiuto delle truppe sovietiche. Per di più era un governo assolutamente incompetente; il suo grosso esercito che contava oltre 1.500.000 uomini crollò al primo urto, e in sole due settimane tale governo portò alla rovina il proprio paese, abbandonando il popolo sotto il tallone dell'imperialismo tedesco. Questi sono i crimini mostruosi del governo polacco, e noi avremmo torto se simpatizzassimo con un siffatto governo. Quanto al popolo polacco, esso è la vittima; deve sollevarsi per lottare contro l'oppressione fascista tedesca, contro la classe dei proprietari fondiari e la borghesia reazionaria del paese e creare uno Stato polacco democratico, indipendente e libero. Senza dubbio è al popolo polacco che deve andare tutta la nostra simpatia. Per quanto riguarda l'Unione Sovietica, essa ha intrapreso una serie di azioni completamente giuste. L'Unione Sovietica aveva di fronte due problemi. Il primo problema era: se bisognava abbandonare tutta la Polonia sotto il dominio dell'imperialismo tedesco oppure aiutare le minoranze nazionali della Polonia orientale a ottenere la liberazione. La strada scelta dall'Unione Sovietica fu la seconda. I vasti territori popolati da bielorussi e ucraini erano stati strappati dall'imperialismo tedesco al giovane Stato sovietico nel 1918, quando fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, e più tardi con il trattato di Versailles, furono posti di forza sotto il dominio del governo reazionario polacco. Oggi l'Unione Sovietica non ha fatto altro che riconquistare i territori perduti e liberare dall'oppressione i bielorussi e gli ucraini, evitando loro l'oppressione tedesca. I dispacci degli ultimi giorni ci dicono con quanto entusiasmo queste minoranze nazionali accolgano l'Esercito rosso, offrendo ai soldati cibi e bevande, e come esse considerino l'Esercito rosso il loro salvatore, mentre non si ha una sola notizia di questo genere dalla Polonia occidentale occupata dalle truppe tedesche, o dalle zone nella Germania dell'Ovest occupate dalle truppe francesi. Ciò dimostra che la guerra condotta dall'Unione Sovietica è una guerra giusta, non di rapina, ma di liberazione, una guerra che aiuta le nazioni piccole e deboli a conquistare l'emancipazione e che aiuta i popoli a ottenere la liberazione. La guerra condotta dalla Germania o dalla Gran Bretagna e dalla Francia è invece una guerra ingiusta, di rapina, imperialista, una guerra fatta per opprimere le altre nazioni e gli altri popoli. Oltre a questo, l'Unione Sovietica doveva affrontare un altro problema, cioè il tentativo di Chamberlain di continuare la sua vecchia politica antisovietica. La politica di Chamberlain consisteva: primo, nel bloccare energicamente la Germania lungo la frontiera occidentale ed esercitare una pressione su di essa da ovest; secondo, nel tentare di allearsi con gli Stati Uniti e nel comprare l'Italia, il Giappone e i paesi dell'Europa settentrionale per isolare la Germania; terzo, nel corrompere la Germania offrendo ad essa la Polonia e perfino l'Ungheria e la Romania. In poche parole, Chamberlain è ricorso a minacce e lusinghe di ogni genere per spingere la Germania a rinunciare al patto di non aggressione sovietico-tedesco e a rivolgere le armi contro l'Unione Sovietica. Questi intrighi non soltanto fanno parte del passato e continuano ancora oggi, ma si ripeteranno in avvenire. L'entrata del potente esercito sovietico nella Polonia orientale aveva lo scopo di riconquistare all'Unione Sovietica i territori perduti e di liberare le piccole e deboli nazionalità in quelle zone, e nello stesso tempo costituiva un passo concreto per arginare l'espansione a oriente delle forze d'aggressione tedesche e per sventare gli intrighi di Chamberlain. A giudicare dalle notizie degli ultimi giorni, questa linea politica dell'Unione Sovietica è stata pienamente coronata da successo. Questa è una concreta manifestazione dell'identità di interessi tra Unione Sovietica e il popolo oppresso sotto il reazionario regime polacco".136


La politica sovietica per garantire la pace ai popoli dell'URSS

La diplomazia sovietica, nel contempo, avviò una paziente quanto determinata serie di trattative con i paesi baltici e la Finlandia, i cui governi andavano assumendo posizioni sempre più ostili all'URSS, fomentati in questo dall'azione antisovietica dell'intero fronte imperialistico. Tanto la Germania che l'Inghilterra e la Francia, infatti, fornirono a questi paesi aiuto economico, armamenti e istruttori militari destinati soprattutto alla creazione di fortificazioni e presidii militari necessari alla realizzazione di una concreta minaccia aggressiva all'Unione Sovietica. Con i tre paesi del Baltico, Estonia, Lettonia e Lituania, l'URSS firmò, tra la fine di settembre e l'inizio ottobre 1939, tre accordi bilaterali di mutuo aiuto contro ogni aggressione o minaccia di aggressione da parte di qualsiasi potenza europea. In essi erano contenute precise clausole militari che stabilivano la creazione, nei territori baltici, di basi militari sovietiche.
Diverso fu invece l'atteggiamento tenuto dalla Finlandia rispetto alla possibilità di un eguale accordo di reciproco aiuto con l'URSS. Lo scoppio della seconda guerra mondiale pose al governo sovietico il compito urgente di assicurare la protezione delle frontiere nord-occidentali del paese, per poter concentrare gli sforzi militari di difesa sugli altri fronti, da dove due anni dopo puntualmente si scatenò l'attacco della belva nazifascista. Il governo di Helsinki respinse infatti la proposta avanzata dall'URSS durante la trattativa apertasi tra i due paesi l'11 ottobre.
La proposta sovietica prevedeva - allo scopo di garantire una maggiore sicurezza della frontiera nord-occidentale e particolarmente di Leningrado - un avanzamento della frontiera sovietica nell'istmo di Karelia di circa 30 km. e l'assenso di Helsinki all'Installazione di una base navale sovietica nel Golfo di Finlandia. In cambio, l'URSS avrebbe concesso alla Finlandia una estensione di territorio doppia nella Karelia sovietica. Il governo finlandese respinse la proposta dell'URSS e, su istigazione dell'Inghilterra, della Francia, della Svezia e degli USA, non solo iniziò nel paese un'ostile campagna antisovietica, ma attuò anche una serie crescente di provocazioni armate al confine con l'URSS sfociate, il 30 novembre 1939, in una aperta dichiarazione di guerra all'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti concessero subito al governo finlandese un forte aiuto economico, mentre Inghilterra e Francia inviarono 280 aerei militari, circa 700 cannoni e un gran quantitativo di munizioni, preparandosi anche all'invio di un corpo di spedizione militare misto.
Il governo sovietico di fronte al fatto compiuto dell'attacco sferrato dalle truppe finniche contro le frontiere del paese reagì. Agli inizi del marzo 1940, l'Armata Rossa sfondò le linee nemiche e subito si fermò. Il governo sovietico non aveva, infatti, nessuna intenzione di occupare la Finlandia, né di soffocarne l'indipendenza. Propose quindi un negoziato conclusosi il 12 marzo con la firma di un trattato di pace che prevedeva l'avanzamento del confine sovietico lungo la linea Murmansk-Leningrado e l'installazione di una base navale nell'isola di Hangò, nel Golfo di Finlandia, affittata con una concessione trentennale all'URSS per otto milioni di marchi finlandesi l'anno.
Una condotta esemplare che smascherò le infami menzogne dei paesi imperialisti occidentali, secondo le quali l'URSS perseguiva degli scopi di conquista e si preparava ad annettere la Finlandia o a instaurare in quel paese il potere sovietico. E una naturale conseguenza della politica sovietica che già nel dicembre del 1917 tramite il Consiglio dei Commissari del popolo aveva deciso di accogliere la richiesta di indipendenza della Finlandia dalla Russia. "Evidentemente - scriveva Stalin sulla questione - il Consiglio dei Commissari del popolo non poteva comportarsi altrimenti, perché se un popolo, per mezzo dei suoi rappresentanti, chiede il riconoscimento della sua indipendenza, un governo proletario che si basi sul principio della concessione ai popoli del diritto all'autodecisione, deve acconsentire".137
Nell'aprile 1941 il governo sovietico sottoscrisse un trattato di neutralità con il Giappone. Già nel 1939 analizzando la possibilità del realizzarsi di un accordo nippo-sovietico, Mao ebbe a dire: "Quanto a un patto di non aggressione nippo-sovietico, l'Unione Sovietica lo ha proposto per molti anni, ma il Giappone lo ha sempre respinto. Attualmente, all'interno delle classi dominanti giapponesi vi è un gruppo che vuole concludere con l'Unione Sovietica un patto di questo genere, tuttavia l'accettazione o meno di un tale patto da parte dell'Unione Sovietica dipende da un principio fondamentale: se questo patto risponde agli interressi dell'Unione Sovietica e della stragrande maggioranza dell'umanità, ossia in termini concreti, se non entra in conflitto con gli interessi della guerra di liberazione nazionale cinese. Giudicando dal rapporto di Stalin al XVIII Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, presentato il 10 marzo di quest'anno, e dal discorso di Molotov al Soviet supremo dell'URSS, pronunciato il 30 maggio dello stesso anno, io credo che l'Unione Sovietica non si allontanerà da questo principio fondamentale. Anche se un tale patto dovesse venire concluso, certamente l'Unione Sovietica non accetterebbe nulla che possa limitare la sua azione per ciò che concerne il suo aiuto alla Cina. Gli interessi dell'Unione Sovietica non si troveranno mai in conflitto con gli interessi della liberazione nazionale cinese, ma si identificheranno sempre con essi. Penso che a questo riguardo non esista il minimo dubbio. Coloro che sono animati da pregiudizi antisovietici sfruttano (...) le voci a proposito di un patto di non aggressione nippo-sovietico, per fomentare disordini e seminare la discordia fra le nostre due grandi nazioni, la Cina e l'Unione Sovietica. È quello che fanno gli intriganti inglesi, americani e francesi e i capitolazionisti cinesi; ciò costituisce un grave pericolo, e noi dobbiamo smascherare completamente i loro sporchi complotti. È ovvio che la politica estera della Cina deve essere una politica di resistenza al Giappone. Questa politica significa che dobbiamo contare soprattutto sulle nostre forze, pur non trascurando alcuna possibilità di assicurarci l'aiuto straniero. Ora che la guerra mondiale imperialista è scoppiata, l'aiuto straniero proviene principalmente da tre fronti: 1. Dall'Unione Sovietica socialista; 2. Dai popoli di tutti i paesi capitalistici del mondo; 3. Dalle nazioni oppresse delle colonie e semicolonie di tutto il mondo. Queste sono le sole fonti di aiuto su cui possiamo contare. Qualunque altro aiuto straniero, anche se possibile, può essere considerato solo come supplementare e temporaneo".138
L'importanza di questo patto nippo-sovietico, che garantiva sicurezza ai confini orientali dell'URSS, emerse con tutta evidenza tre mesi più tardi.


Operazione Barbarossa: attacco all'URSS

All'alba del 22 giugno 1941 le armate della Germania e dei suoi alleati - Italia, Finlandia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovacchia -, un totale di 250 divisioni, violando proditoriamente il patto di non aggressione russo-tedesco, attaccarono improvvisamente l'Unione Sovietica. Hitler dava inizio così all'attuazione del "piano Barbarossa": la conquista dell'URSS attraverso una "guerra lampo".
Dopo la morte di Stalin i millantatori borghesi e revisionisti hanno affermato che Stalin sarebbe rimasto "incredulo", "prostrato" e "atterrito" di fronte all'attacco nazista, cercando attraverso queste e altre meschine menzogne di offuscare e cancellare dalla memoria storica dei popoli il ruolo determinante di Stalin nella seconda guerra mondiale, nell'annientamento degli invasori dell'Unione Sovietica e nella liberazione dell'Europa dal nazifascismo.
Stalin è stato il grande artefice della vittoria sul nazismo e sul fascismo, il condottiero di un'impresa storica che ha influito sul destino dell'intera umanità. Aprendo nuove concrete possibilità per l'emancipazione della classe operaia e dei popoli oppressi. L'umanità progressiva gli sarà per questo grata in eterno. Stalin prese fermamente su di sé la guida della lotta e della guerra al nazifascismo. Assumendosene in prima persona sul piano politico e militare anche la piena responsabilità di fronte al suo popolo.
Nel maggio 1941 Stalin fu nominato presidente del Consiglio dei Commissari del popolo (Sovnarkom) e, dopo lo scoppio della guerra, assunse anche la direzione delle forze armate attraverso la presidenza del Quartier Generale del Comando Supremo creato il 23 giugno del 1941. Il 30 giugno 1941 il CC del PC(b) dell'URSS, il Presidium del Soviet Supremo e il Sovnarkom istituirono il Comitato di Stato per la difesa (GKO), un organismo straordinario che unificò e diresse nel periodo bellico tutte le attività di partito e di governo. Alla presidenza del GKO fu nominato Stalin che, nel luglio 1941, assunse anche la guida del Commissariato del popolo per la difesa.


Stalin guida ferma e risoluta contro il nazifascismo

Erano da poco trascorse le due del mattino del 22 giugno 1941 quando l'ambasciatore tedesco a Mosca, Schulemburg, comunicò al Commissario del popolo per gli affari esteri, Molotov, che la guerra della Germania contro l'URSS era già iniziata. Immediatamente Stalin riunì l'Ufficio Politico del Partito. Con Molotov scrisse il "Messaggio al Popolo Sovietico" che quest'ultimo lesse via radio a mezzogiorno. Tra le cinque e trenta del mattino e la mezzanotte di quello stesso 22 giugno, Stalin ebbe colloqui e riunioni di lavoro con diversi dirigenti del Partito, dell'Internazionale Comunista, membri del governo e capi militari. Il 23 giugno al Cremlino era già operativo, sotto la direzione di Stalin, il Quartier Generale del Comando Supremo composto da Budionnyj, Kuznetsov, Molotov, Timoschenko, Voroscilov e Zuhukov, e attivo un sistema di trasmissioni che permetteva a Stalin di comunicare con ognuno dei comandanti dell'Esercito rosso.
Il 24 giugno si costituì il Fronte Settentrionale per la difesa del territorio da Leningrado a Murmansk e il 25 giugno il Fronte Meridionale con la nona e diciottesima armate che si disposero lungo il fiume Prut.
L'offensiva nazista si sviluppò su un fronte che si estendeva dal mare di Barents al Mar Nero, concentrando tuttavia il maggior numero di forze a sostegno della principale azione militare che si sviluppava in direzione di Leningrado, di Mosca e di Kiev. L'effetto sorpresa e particolari condizioni oggettive della situazione portarono, nei primi mesi di guerra, ad una serie di insuccessi militari sovietici e ad una forte penetrazione delle armate nemiche in territorio sovietico. Nonostante questo, le "convinte certezze" di Hitler su un repentino crollo dell'URSS e la sua conquista da parte della Germania si dimostrarono velleitarie e illusorie ed a fallire miseramente furono solo i piani nazisti di una vittoriosa "guerra lampo" contro l'Unione Sovietica.
Stalin, il 3 luglio, parlò direttamente al popolo sovietico e ai combattenti dell'Esercito rosso e della Marina da guerra attraverso un messaggio trasmesso via radio in tutta l'URSS. Non nascondendo nulla della dura verità e del concreto pericolo che minacciava il Paese, Stalin esortò ogni cittadino sovietico a ergersi a difesa della patria socialista dando le prime mirabili e lungimiranti direttive sull'organizzazione della difesa e della resistenza all'invasore. Disse Stalin: "Compagni, cittadini, fratelli e sorelle, combattenti del nostro esercito e della nostra flotta!
Mi rivolgo a voi, amici miei!
La perfida aggressione militare della Germania hitleriana contro la nostra Patria, iniziata il 22 giugno, continua. Nonostante l'eroica resistenza dell'Esercito rosso, nonostante che le migliori divisioni del nemico e le migliori formazioni della sua aviazione siano già sconfitte ed abbiano trovato la loro tomba sui campi di battaglia, il nemico continua ad avanzare gettando nuove forze sul fronte...
Come è potuto accadere che il nostro glorioso Esercito rosso abbia ceduto alle truppe fasciste una serie di nostre città e di province? È possibile che le truppe fasciste tedesche siano veramente invincibili, come instancabilmente strombazzano i propagandisti fascisti fanfaroni?
Certamente no! La storia insegna che non vi sono e non vi sono mai stati eserciti invincibili...
Quanto al fatto che una parte del nostro territorio è rimasta tuttavia occupata dalle truppe fasciste tedesche, ciò si spiega soprattutto perché la guerra della Germania fascista contro l'URSS è cominciata in condizioni vantaggiose per le truppe tedesche e svantaggiose per le truppe sovietiche. Il fatto è che le truppe della Germania, in quanto paese che conduce la guerra, erano già completamente mobilitate e le 170 divisioni gettate dalla Germania contro l'URSS e spostate verso le frontiere dell'URSS, erano pronte, aspettavano solo il segnale dell'offensiva, mentre le truppe sovietiche dovevano ancora essere mobilitate e inviate alle frontiere. Non poca importanza ha avuto anche la circostanza che la Germania fascista ha violato improvvisamente e perfidamente il patto di non aggressione concluso nel 1939 con l'Unione Sovietica, senza tener conto che tutto il mondo l'avrebbe considerata parte attaccante. È chiaro che il nostro pacifico paese, non volendo assumersi l'iniziativa di violare il patto, non poteva mettersi sulla via della perfidia.
Ci si può domandare: come è potuto avvenire che il Governo sovietico abbia acconsentito alla conclusione di un patto di non aggressione con uomini così perfidi, con dei criminali come Hitler e Ribbentrop? Con ciò il Governo sovietico non ha commesso un errore? Certamente no! Un patto di non-aggressione è un patto di pace tra due Stati. Ed è precisamente un patto del genere che la Germania ci propose nel 1939. Poteva il Governo sovietico respingere una tale proposta? Penso che nessuno Stato pacifico possa respingere un accordo di pace con una potenza vicina, anche se a capo di questa potenza vi sono dei criminali e dei cannibali come Hitler e Ribbentrop. E ciò, naturalmente, alla condizione assoluta che l'accordo di pace non menomi né direttamente né indirettamente l'integrità territoriale, l'indipendenza e l'onore dello Stato pacifico. Come è noto il patto di non aggressione tra la Germania e l'URSS è precisamente un patto di questo genere...
Che cosa occorre per eliminare il pericolo che pende sulla nostra Patria e quali misure devono esser prese per schiacciare il nemico? È indispensabile, innanzi tutto, che i nostri uomini, gli uomini sovietici, comprendano tutta la gravità del pericolo che minaccia il nostro paese e abbandonino la loro mentalità bonaria, noncurante, lo stato d'animo del periodo dell'edificazione pacifica, completamente comprensibile prima della guerra, ma funesto nel momento attuale in cui la guerra ha radicalmente cambiato la situazione. Il nemico è feroce e implacabile... Si tratta, dunque, della vita o della morte dello Stato sovietico, della vita o della morte dei popoli dell'URSS, si tratta, per i popoli dell'Unione Sovietica, o d'essere liberi o di cadere in schiavitù. Bisogna che gli uomini sovietici comprendano questo e smettano di essere spensierati, mobilitino se stessi e riorganizzino tutto il loro lavoro in modo nuovo, su piede di guerra, senza misericordia per il nemico.
È indispensabile, inoltre, che nelle nostre file non vi sia posto per i piagnucolosi ed i codardi, per i seminatori di panico e i disertori, che i nostri uomini non conoscano la paura della lotta e vadano con abnegazione alla nostra guerra di liberazione nazionale contro gli oppressori fascisti. Il grande Lenin, che ha creato il nostro Stato, diceva che la qualità fondamentale degli uomini sovietici deve essere il coraggio, l'ardimento, l'intrepidezza nella lotta, la decisione di combattere insieme al popolo contro i nemici della nostra Patria. È indispensabile che questa mirabile qualità del bolscevico diventi patrimonio dei milioni e milioni di uomini dell'Esercito rosso, della nostra Marina rossa e di tutti i popoli dell'Unione Sovietica.
Dobbiamo riorganizzare immediatamente tutto il nostro lavoro su piede di guerra, subordinando tutto agli interessi del fronte e ai compiti di organizzare la disfatta del nemico...
Dobbiamo organizzare il massimo aiuto all'Esercito rosso, assicurare un intenso completamento delle sue file, assicurargli il rifornimento di tutto il necessario, organizzare rapidi trasporti delle truppe e dei materiali bellici, dare un largo aiuto ai feriti.
Dobbiamo rafforzare le retrovie dell'Esercito rosso, subordinando a questo interesse tutto il nostro lavoro: assicurare un intenso lavoro di tutte le officine, produrre più fucili, mitragliatrici, cannoni, cartucce, proiettili, aeroplani; organizzare la protezione delle officine, delle centrali elettriche, delle comunicazioni telefoniche e telegrafiche; organizzare la difesa antiaerea locale.
Dobbiamo organizzare una lotta implacabile contro ogni specie di disorganizzatori delle retrovie, di disertori, allarmisti, propalatori di voci false, dobbiamo annientare le spie, gli agenti di diversione, i paracadutisti nemici, dando per tutto ciò un rapido contributo ai nostri battaglioni da caccia...
Durante la ritirata forzata delle unità dell'Esercito rosso, bisogna far partire tutto il materiale rotabile ferroviario, non lasciare al nemico né una locomotiva, né un vagone, non lasciare al nemico né un chilo di pane, né un litro di carburante. I colcosiani debbono portar via tutto il bestiame, dare il grano in custodia agli organi statali per trasportarlo nelle retrovie. Tutti i beni di valore, compresi i metalli non ferrosi, il grano ed i carburanti, che non possono essere evacuati, devono essere assolutamente distrutti.
Nelle zone occupate dal nemico bisogna formare reparti di partigiani, a cavallo e a piedi, creare gruppi di diversione per lottare contro le unità dell'esercito nemico, per scatenare guerriglia ovunque e dappertutto, per far saltare i ponti, le strade, per danneggiare le comunicazioni telefoniche e telegrafiche, per incendiare i boschi, i magazzini, i carriaggi. Nelle zone occupate creare condizioni insopportabili per il nemico e per tutti i suoi complici, perseguitarli e annientarli dovunque, far fallire ogni loro piano...
I lavoratori di Mosca e di Leningrado hanno già iniziata la formazione di una milizia popolare di migliaia e migliaia di uomini a sostegno dell'Esercito rosso. In ogni città minacciata dal pericolo di essere invasa dal nemico, dobbiamo creare questa milizia popolare, sollevare alla lotta tutti i lavoratori perché nella nostra guerra di liberazione contro il fascismo tedesco, difendano con i loro petti, la libertà, l'onore, la patria.
Allo scopo di mobilitare rapidamente tutte le forze dei popoli dell'URSS per respingere il nemico che ha aggredito perfidamente la nostra Patria, è stato creato il Comitato Statale di Difesa che concentra ora nelle sue mani tutti i poteri dello Stato. Il Comitato Statale di Difesa ha iniziato la sua attività e chiama tutto il popolo ad unirsi attorno al partito di Lenin e di Stalin, attorno al Governo sovietico per appoggiare con abnegazione l'Esercito rosso e la Marina rossa, per la disfatta del nemico, per la vittoria.
Tutte le nostre forze per sostenere il nostro eroico Esercito rosso, la nostra gloriosa Marina Rossa!
Tutte le forze del popolo per schiacciare il nemico!
Avanti, per la nostra vittoria!"
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Rispondendo all'appello di Stalin, i popoli e le nazioni dell'URSS, uniti come non mai e stretti attorno al partito bolscevico, al governo sovietico e all'Esercito rosso guidati da Stalin, si levarono in piedi per distruggere gli invasori nazifascisti. Stalin indicò al popolo e allo Stato sovietici la realizzazione di due importanti obiettivi strategici per poter giungere alla completa vittoria sul nazifascismo.
Il primo obiettivo, relativo al fronte interno, riguardava la capacità di sviluppo dell'intero sistema produttivo a sostegno dello sforzo bellico, la messa in sicurezza delle singole unità produttive e la creazione in tutto il paese di solide retrovie per permettere all'Armata Rossa in primo luogo di ergere un solido baluardo difensivo alla penetrazione degli eserciti invasori e, successivamente, di passare al contrattacco, liberare il paese e condurre fino in fondo l'annientamento delle armate nemiche e degli stessi regimi aggressori.
Per ottemperare a questo compito era necessario trasferire intere popolazioni e installazioni produttive dalle zone minacciate dal nemico a quelle più sicure del paese, verso cioè le regioni orientali dell'URSS. Fu un'operazione grandiosa, unica nella storia, e coronata da un completo successo grazie allo sforzo eroico di milioni di operai e contadini sovietici che, in poco più di un anno, evacuarono dalle zone baltiche, dalla Carelia, dall'Ucraina, dalla Bielorussia, dalle regioni occidentali della RSFSR e della Moldavia, portando con sé interi impianti produttivi, macchine e attrezzature agricole, bestiame - più di 2 milioni e 300 mila capi -, per insediarsi ed avviare l'attività produttiva negli Urali, nelle regioni del Volga, in Siberia e nelle Repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. Oltre 2.500 industrie furono smantellate, evacuate e reinstallate e, tra esse, gli stabilimenti più importanti di Leningrado, di Mosca, di Kharkov e di Odessa.
Sulla base delle indicazioni di Stalin il partito bolscevico, la classe operaia e l'intero popolo sovietico si mobilitarono anche a sostegno dell'Armata Rossa. Già alla fine del 1941 nell'Esercito rosso vi erano oltre un milione e duecentomila comunisti, più del doppio degli effettivi in tempo di pace. Essi si batterono eroicamente costituendo un grande esempio di coraggio e di abnegazione per tutti i combattenti. Nei primi sei mesi di guerra oltre mezzo milione di questi valorosi compagni caddero a difesa della patria socialista. Il partito bolscevico fu attivo anche nella formazione e nella organizzazione della milizia volontaria. Nei primi sei mesi dall'inizio della guerra, ben 291 divisioni e 94 brigate supplementari della milizia volontaria si unirono all'Armata Rossa nella lotta contro il nemico.


La formazione della coalizione anglo-sovietico-americana

Il secondo obiettivo, di carattere internazionale e su cui la diplomazia sovietica si era impegnata con tenacia, fu la creazione della coalizione anglo-sovietico-americana costruita attraverso una serie di accordi tra le tre potenze. Nel luglio 1941 URSS e Inghilterra siglarono il "Patto sull'azione comune nella guerra contro la Germania" al quale seguì il "patto sui principi da applicare all'aiuto reciproco nella condotta della guerra contro l'aggressione" firmato, l'11 giugno 1942, tra l'URSS e gli Stati Uniti d'America.
In quello stesso periodo il governo sovietico stabilì solidi contatti con il "Comitato Nazionale Francia Libera" e con i governi in esilio dei paesi occupati dagli aggressori nazifascisti, Cecoslovacchia, Polonia, ecc.
Un altro importante passo verso la formazione della coalizione anglo-sovietico-americana venne fatto nel corso della Conferenza di Mosca, svoltasi dal 29 settembre al 1° ottobre 1941, e conclusasi con la stipula di un accordo tra i tre paesi che prevedeva la fornitura da parte sovietica a Inghilterra e America di materie prime. Gli anglo-americani dal canto loro, avrebbero inviato in URSS armi e prodotti alimentari. Quello stipulato a Mosca fu indubbiamente un accordo importante perché favorì lo sviluppo dell'alleanza tra Unione Sovietica, USA e Inghilterra e il loro reciproco aiuto.
Infondata è invece la tesi della storiografia borghese d'oggi secondo cui l'URSS non avrebbe potuto vincere i suoi aggressori senza questi aiuti. Infondata perché le forniture militari degli alleati all'URSS non furono decisive sul piano quantitativo, ma, soprattutto, perché esse furono pressoché nulle nei primi due anni di conflitto, gli anni di guerra più duri e difficili per l'URSS e il suo popolo. Lo stesso Roosevelt dichiarò al Congresso americano il 20 maggio del 1944 che, nella guerra, "l'Unione Sovietica usa armamenti provenienti dalle proprie fabbriche". Fabbriche sovietiche che nel corso del conflitto produssero complessivamente circa 137 mila aerei, 103 mila carri armati e 490 mila cannoni, mentre gli aiuti anglo-americani in armamenti all'URSS furono quantificabili in 18.753 aerei, 11.576 carri armati e 9.600 cannoni.
La coalizione antihitleriana si formò definitivamente dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti a seguito dell'attacco giapponese a Pearl Harbour nel dicembre 1941. Essa fu guidata dall'URSS, dagli USA e dalla Gran Bretagna e attivamente appoggiata da tutti i popoli dei paesi occupati dagli aggressori del Patto tripartito (Germania, Italia e Giappone).
Il 30 settembre iniziò l'offensiva tedesca contro Mosca. La minaccia in quei giorni di ottobre del 1941 fu assai grave, con il nemico nazista attestato alle porte della capitale sovietica. Il 14 ottobre venne predisposto il piano di evacuazione della quasi totalità degli uffici governativi, del corpo diplomatico, degli impianti industriali più importanti. In quei momenti di febbrile concitazione ed anche di comprensibile agitazione per le masse popolari della città, a riportare ordine e calma fu soprattutto il diffondersi della notizia che Stalin sarebbe rimasto comunque al Cremlino e soprattutto vedere l'amato dirigente sovietico attraversare, senza scorta, su un'auto scoperta le strade di Mosca. Mentre Hitler il 3 ottobre dichiarava che l'avversario russo è sconfitto e non riuscirà mai a sollevarsi, l'organizzazione moscovita del partito bolscevico, il popolo di Mosca e l'Esercito rosso guidati da Stalin preparavano alacremente, e con successo, la difesa della capitale sovietica.
In quel momento pur così tragico, a Mosca si svolse regolarmente il 7 Novembre la parata militare dell'Armata Rossa per festeggiare il XXIV anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Stalin, dalla tribuna allestita sul mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa, rivolse un discorso ai partecipanti e ai soldati che si apprestavano a partire per raggiungere il fronte militare posto a difesa della città. "Compagni, soldati rossi e marinai rossi, comandanti e dirigenti politici, partigiani e partigiane! - disse tra l'altro Stalin - Tutto il mondo vi guarda come una forza capace di annientare le orde brigantesche degli invasori tedeschi. I popoli asserviti d'Europa, caduti sotto il giogo degli invasori tedeschi, vi guardano come loro liberatori. Una grande missione liberatrice vi spetta. Siate, dunque, degni di questa missione! La guerra che voi conducete è una guerra di liberazione, una guerra giusta".140
Lo stesso Stalin il giorno precedente, 6 novembre, nel Rapporto svolto alla seduta solenne del Soviet dei deputati dei lavoratori di Mosca, con la partecipazione delle organizzazioni di partito e sociali della città, sempre in occasione del XXIV anniversario della rivoluzione, tracciò il bilancio dei primi quattro mesi di guerra, decretò il fallimento della "guerra lampo" nazista e indicò i compiti dell'URSS nel prosieguo della guerra. "Ho già detto in un mio discorso, all'inizio della guerra, - affermò Stalin - che questa ha creato una minaccia pericolosa per il nostro paese... Ora, dopo quattro mesi di guerra, debbo sottolineare che questo pericolo non solo non si è attenuato, ma, anzi, si è aggravato ancor più. Il nemico ha occupato la maggior parte dell'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia e una serie di altre regioni, è penetrato nel bacino del Donez, incombe come una nuvola nera su Leningrado, minaccia la nostra valorosa capitale, Mosca...
In quattro mesi di guerra noi abbiamo avuto 350.000 morti, 378.000 dispersi e 1 milione e 20 mila feriti. Nello stesso periodo il nemico ha perso, tra morti, feriti e prigionieri, oltre quattro milioni e mezzo di uomini.
Non vi può essere dubbio che dopo quattro mesi di guerra la Germania, le cui riserve umane stanno già per esaurirsi, si è indebolita molto più dell'Unione Sovietica, le cui riserve solo ora si svelano in tutta la loro potenza.
Gli invasori fascisti tedeschi, aggredendo il nostro paese, ritenevano di potere certamente 'farla finita' con l'Unione Sovietica in un mese e mezzo o due mesi e di potere, in questo breve periodo di tempo, giungere agli Urali. Bisogna dire che i tedeschi non nascondevano questo piano di vittoria 'lampo'. Essi al contrario lo strombazzavano con tutti i mezzi. I fatti però hanno dimostrato tutta la leggerezza e l'infondatezza di questo piano 'lampo'. Ora questo piano pazzesco deve essere considerato definitivamente fallito.
Come spiegare che la 'guerra lampo', riuscita nell'Europa occidentale, non è riuscita, è fallita in Oriente? Su che cosa contavano gli strateghi fascisti tedeschi, affermando che essi l'avrebbero fatta finita in due mesi con l'Unione Sovietica e sarebbero giunti in questo breve periodo sino agli Urali?
Essi calcolavano innanzi a tutto, speravano seriamente, di poter creare una coalizione generale contro l'Unione Sovietica, attrarre in questa coalizione la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, impaurendo preventivamente i circoli dirigenti di questi paesi con lo spettro della rivoluzione, e, in tal modo, isolare completamente il nostro paese dalle altre potenze... Ma i tedeschi si sono sbagliati di grosso... L'Unione Sovietica non solo non si è trovata isolata, ma anzi, ha conquistato nuovi alleati - la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e i paesi occupati dai tedeschi. È risultato che la politica tedesca diretta a giuocare sulle contraddizioni e a spaventare con lo spettro della rivoluzione, si è esaurita e non serve più nella nuova situazione. E non solo non serve, ma è gravida di grandi pericoli per gli invasori tedeschi, poiché, nelle nuove condizioni della guerra, porta a risultati completamente opposti.
I tedeschi contavano, in secondo luogo, sulla debolezza del regime sovietico, sulla debolezza delle retrovie sovietiche, ritenendo che al primo grave colpo e ai primi insuccessi dell'Esercito rosso, sarebbero cominciati conflitti tra gli operai ed i contadini, urti tra i popoli dell'Unione Sovietica, si sarebbero verificate delle insurrezioni e il paese si sarebbe sfasciato, il che avrebbe facilitato l'avanzata degli invasori tedeschi fino agli Urali. Ma anche qui i tedeschi si sono sbagliati di grosso. Gli insuccessi dell'Esercito non solo non hanno indebolito, ma al contrario, hanno consolidato ancor più, tanto l'alleanza tra gli operai ed i contadini, quanto l'amicizia tra i popoli dell'Unione Sovietica... Mai le retrovie sovietiche sono state solide come ora... Se il regime sovietico ha superato così facilmente le prove e ha consolidato ancor più le sue retrovie, questo vuol dire che il regime sovietico è ora il regime più solido.
Gli invasori tedeschi contavano infine sulla debolezza dell'Esercito rosso e della Marina rossa, ritenendo che l'esercito tedesco e la marina tedesca sarebbero riusciti, fin dal primo colpo, a rovesciare e disperdere il nostro Esercito e la nostra Marina, aprendosi la strada senza ostacoli nell'interno del nostro paese. Ma anche qui i tedeschi hanno grossolanamente sbagliato i loro calcoli, avendo sopravalutato le proprie forze e sottovalutato il nostro Esercito e la nostra Marina. Naturalmente il nostro Esercito e la nostra Marina sono ancora giovani, essi combattono appena da quattro mesi, non sono riusciti ancora ad avere dei quadri completamente addestrati, mentre hanno davanti a sé la flotta e l'esercito dei tedeschi, composti di quadri addestrati, che conducono la guerra già da due anni. Ma, in primo luogo, il morale del nostro Esercito è più elevato di quello tedesco, poiché il nostro Esercito difende la sua Patria dagli invasori stranieri ed ha fiducia nella giustizia della propria causa, mentre l'esercito tedesco conduce una guerra di conquista e saccheggia un paese altrui senza poter avere fiducia, sia pure un istante, nella giustizia della sua opera abominevole... In secondo luogo, inoltrandosi nell'interno del nostro paese, l'esercito tedesco si allontana dalle sue basi tedesche, deve operare in ambiente ostile, deve creare nuove retrovie in un paese altrui, retrovie che i nostri partigiani disorganizzano, e questo colpisce alla radice i rifornimenti dell'esercito tedesco, gli fa temere le proprie retrovie e uccide in esso la fiducia nella solidità della propria situazione; mentre il nostro Esercito agisce nel suo ambiente, ha l'appoggio ininterrotto delle proprie retrovie, ha assicurato il rifornimento di uomini, di munizioni, di viveri ed ha piena fiducia nelle proprie retrovie. Ecco perché il nostro Esercito è risultato più forte di quanto supponevano i tedeschi, e l'esercito tedesco è risultato più debole di quanto si poteva supporre, a giudicare dalla fanfaronesca pubblicità dei conquistatori tedeschi...
Non vi è dubbio che tutte queste circostanze prese insieme hanno determinato l'inevitabile fallimento della 'guerra lampo' in Oriente.
Tutto questo naturalmente è vero. Ma è anche vero che accanto a queste condizioni favorevoli per l'Esercito rosso, vi sono alcune condizioni sfavorevoli a causa delle quali il nostro Esercito subisce degli insuccessi temporanei, è costretto ad indietreggiare, a lasciare al nemico una serie di regioni del nostro paese.
Quali sono queste condizioni sfavorevoli? Quali sono le cause dei temporanei insuccessi dell'Esercito rosso?
Una delle cause degli insuccessi dell'Esercito rosso consiste nella mancanza di un secondo fronte in Europa contro le truppe fasciste tedesche. Il fatto è che attualmente, sul continente europeo, non vi è nessun esercito della Gran Bretagna o degli Stati Uniti d'America che conduca la guerra contro le truppe fasciste tedesche; e perciò i tedeschi non devono dividere le loro forze e combattere su due fronti ad Occidente e ad Oriente. E questa circostanza fa sì che i tedeschi considerando assicurate le loro retrovie ad Occidente, possano impegnare tutte le loro truppe e le truppe dei loro alleati europei contro il nostro paese. La situazione odierna è tale che il nostro paese conduce da solo, senza nessun aiuto militare, la guerra di liberazione contro le forze coalizzate dei tedeschi, dei finlandesi, dei romeni, degli italiani e degli ungheresi...
Un'altra causa dei temporanei insuccessi del nostro Esercito consiste nell'insufficienza numerica di carri armati e, in parte, di aerei. Nella guerra d'oggi è molto difficile per la fanteria combattere senza carri armati e senza essere sufficientemente appoggiata dall'aria. La nostra aviazione, per la qualità supera quella tedesca, e i nostri valorosi aviatori hanno acquistato la fama di intrepidi combattenti. Ma per ora abbiamo ancora meno apparecchi dei tedeschi. I nostri carri armati, per qualità, superano i carri armati tedeschi e i nostri valorosi carristi ed artiglieri hanno più volte messo in fuga le vantate truppe tedesche con i loro numerosi carri armati. Ma tuttavia abbiamo un numero di carri armati alcune volte inferiore a quello dei tedeschi. Questo è il segreto dei temporanei successi dell'esercito tedesco...
Esiste un solo mezzo per annientare la superiorità dei tedeschi in carri armati e migliorare, così, radicalmente, la situazione del nostro Esercito. Questo mezzo consiste non solo nell'aumentare la produzione di carri armati nel nostro paese, ma anche nell'aumentare rapidamente la produzione di aeroplani anticarro, di fucili e cannoni anticarro, di bombe e di mortai anticarro, nel costruire un numero sempre maggiore di fosse anticarro e di ostacoli anticarro di ogni genere.
Questo è oggi il nostro compito.
Noi possiamo assolvere questo compito e lo dobbiamo assolvere ad ogni costo!"
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Continuando nella sua analisi Stalin dichiarò: "Si possono considerare gli hitleriani nazionalsocialisti? No, non si possono. In realtà gli hitleriani non sono ora nazionalisti, ma imperialisti. Fino a quando gli hitleriani miravano a riunire le terre tedesche e a riunire al loro paese la regione del Reno, l'Austria, ecc. si poteva considerarli, con qualche fondamento, nazionalisti. Ma dopo che hanno conquistato i territori altrui e asservito le nazioni europee - cechi, slovacchi, polacchi, norvegesi, danesi, olandesi, belgi, francesi, serbi, greci, ucraini, bielorussi, popoli baltici, ecc. - ed hanno cominciato a tendere al dominio mondiale, il partito hitleriano ha cessato di essere nazionalista, poiché da quel momento è diventato un partito imperialista, un partito di usurpatori e di oppressori.
Il partito degli hitleriani è un partito di imperialisti ed, anzi, degli imperialisti più rapaci e briganteschi di tutti gli imperialisti del mondo.
Si possono considerare gli hitleriani socialisti? No, non si può. In realtà gli hitleriani sono dei nemici giurati del socialismo, ultrareazionari e cento neri che hanno privato la classe operaia e i popoli dell'Europa delle elementari libertà democratiche...
Il solo fatto che i conquistatori tedeschi, nella loro degradazione morale, hanno perduto ogni aspetto umano e sono già da molto tempo caduti al livello di bestie feroci, questa sola circostanza dice che essi si sono condannati a una fine inevitabile...
Esistono altri tre fattori fondamentali la cui forza aumenta di giorno in giorno e che devono portare, nel prossimo avvenire, all'inevitabile disfatta del brigantesco imperialismo hitleriano.
In primo luogo, la debolezza delle retrovie europee della Germania imperialistica, la debolezza del 'nuovo ordine' in Europa. Gli invasori tedeschi hanno oppresso i popoli del continente europeo... li hanno privati del diritto di disporre della propria sorte... e hanno fatto di essi i loro schiavi... Questo è da essi chiamato il 'nuovo ordine' in Europa... i popoli asserviti d'Europa lotteranno e insorgeranno contro la tirannide hitleriana. Chi può dubitare che l'Unione Sovietica, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti presteranno un completo appoggio ai popoli dell'Europa, nella loro lotta di liberazione contro la tirannide hitleriana?
In secondo luogo, la debolezza delle retrovie tedesche dei conquistatori hitleriani. Fino a quando gli hitleriani badavano a ricomporre la Germania, smembrata in seguito al trattato di Versailles, essi potevano avere l'appoggio del popolo tedesco, animato dall'ideale della ricostituzione della Germania. Ma dopo che questo compito fu risolto e gli hitleriani si misero sulla via dell'imperialismo, sulla via della conquista delle terre altrui e dell'assoggettamento di altri popoli... un profondo rivolgimento è avvenuto nel popolo tedesco contro la continuazione della guerra, per la fine della guerra... anche le retrovie tedesche delle truppe tedesche, sono un vulcano, pronto ad esplodere ed a seppellire gli avventurieri hitleriani.
Infine, la coalizione dell'Unione Sovietica, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d'America contro gli imperialisti fascisti tedeschi. È un fatto che la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica si sono uniti in un campo unico che si è assegnato il compito di sbaragliare gli imperialisti hitleriani e le loro armate conquistatrici... Questo è uno dei motivi della fine inevitabile del brigantesco imperialismo hitleriano...
Lenin distingueva due generi di guerre: guerre di conquista, e quindi ingiuste, e guerre di liberazione, giuste...
Noi non abbiamo e non possiamo avere nella guerra degli scopi come la conquista di territori altrui, l'assoggettamento di altri popoli... Il nostro primo compito consiste nel liberare i nostri territori e i nostri popoli dal giogo dei fascisti tedeschi.
Noi non abbiamo e non possiamo avere nella guerra degli scopi come l'imposizione della nostra volontà e del nostro regime ai popoli slavi ed agli altri popoli asserviti dell'Europa, che attendono da noi un aiuto. Il nostro scopo è aiutare questi popoli nella loro lotta di liberazione contro la tirannide hitleriana, e poi lasciare ad essi la piena libertà di organizzarsi sulla loro terra come lo desiderano. Nessuna ingerenza negli affari interni degli altri popoli"
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La difesa di Mosca simbolo della strenua lotta contro l'invasore nazifascista

Stalin diresse personalmente la difesa di Mosca, recandosi anche due volte al fronte per infondere fiducia ai combattenti e verificare lo stato di preparazione delle operazioni di difesa della città. Cosa che ripeté anche durante la difesa di Leningrado ed in altre occasioni. Mosca divenne un'unica trincea pronta ad essere difesa dal suo popolo strada per strada e casa per casa. 360 mila comunisti, membri del partito e del Komsomol (l'organizzazione giovanile), si recarono al fronte.
Nel novembre del 1941 cinquantuno divisioni della Wermacht sferrarono quello che nei piani hitleriani doveva essere l'attacco decisivo e finale per la conquista di Mosca. Si rivelò invece essere la prima, dura sconfitta delle armate naziste dall'inizio della guerra. Una sconfitta che fece tabula rasa del mito dell'invincibilità dell'esercito tedesco creato ad arte dalla propaganda del Reich e che maturò grazie all'eroica resistenza dei difensori di Mosca e alle azioni militari dell'Esercito rosso. Le truppe assalitrici furono dapprima isolate dalle loro retrovie e, successivamente, completamente sbaragliate dalle controffensive dell'Esercito rosso ordinate dal Quartier Generale del Comando Supremo diretto da Stalin. Il 5 dicembre furono le truppe sovietiche del Fronte di Kalinin a lanciarsi all'attacco e, il giorno successivo, quelle dei Fronti occidentale e sud-occidentale che portarono l'Armata Rossa all'offensiva su un fronte lungo 800 km. e che, nel gennaio 1942, costrinsero le armate tedesche ad arretrare di ben 400 km.
La nuova situazione determinatasi sul campo di battaglia fu analizzata da Stalin nell'Ordine del giorno n. 55 diramato il 23 febbraio 1942. È, questo, un documento molto importante che rappresenta un punto fermo nello sviluppo della teoria e della pratica marxista-leninista sulla guerra; sui fattori permanenti della guerra che scaturiscono dal legame inscindibile tra gli aspetti militari e lo sviluppo economico-politico dello Stato socialista, tra la preparazione tecnica dei combattenti dell'Esercito rosso e la loro elevata coscienza politica, etica e ideologica marxista-leninista.
"Nei primi mesi della guerra, - affermò Stalin in quel comunicato - dato che l'aggressione fascista tedesca fu fatta di sorpresa e all'improvviso, l'Esercito rosso è stato costretto a ritirarsi, ad abbandonare una parte del territorio sovietico. Ma ritirandosi esso estenuava le forze del nemico, gli infliggeva duri colpi. Né i soldati dell'Esercito rosso, né i popoli del nostro paese dubitarono che questa ritirata sarebbe stata temporanea, che il nemico sarebbe stato fermato e poi disfatto...
Ora i tedeschi non dispongono più del vantaggio militare, che avevano conseguito nei primi mesi della guerra grazie all'aggressione a tradimento e di sorpresa. L'elemento della sorpresa e il carattere improvviso dell'aggressione, quali riserve delle truppe fasciste tedesche, si sono completamente esauriti. Con ciò è stata eliminata l'ineguaglianza delle condizioni di guerra, dovuta alla sorpresa dell'aggressione fascista tedesca. Ora le sorti della guerra saranno decise non da un elemento contingente qual è la sorpresa, ma da fattori costanti: la solidità delle retrovie, il morale dell'esercito, il numero e la qualità delle divisioni, l'armamento dell'esercito, la capacità d'organizzazione dei comandanti dell'esercito. A questo proposito occorre rilevare la seguente circostanza: è bastato che dall'arsenale dei tedeschi scomparisse il fattore sorpresa, perché l'esercito fascista tedesco si trovasse di fronte alla catastrofe.
I fascisti tedeschi considerano il loro esercito invincibile e affermano che nella guerra ad armi pari esso sconfiggerebbe indubbiamente l'Esercito rosso. Attualmente l'esercito rosso e l'esercito fascista tedesco conducono la guerra ad armi pari. Di più: l'Esercito fascista tedesco ha un appoggio diretto sul fronte da parte delle truppe dell'Italia, della Romania, e della Finlandia. L'Esercito rosso non dispone, per ora, di un simile appoggio. Ebbene: il vantato esercito tedesco subisce delle sconfitte, mentre l'Esercito rosso registra al suo attivo dei seri successi. Sotto i colpi vigorosi dell'Esercito rosso, le truppe tedesche, in ritirata verso occidente, riportano enormi perdite in uomini ed in mezzi tecnici. Esse si aggrappano ad ogni posizione, cercando di allontanare il giorno della loro disfatta. Ma gli sforzi del nemico sono vani. L'iniziativa sta ora nelle nostre mani, e gli sforzi della macchina bellica arrugginita e sconquassata di Hitler non possono contenere la pressione dell'Esercito rosso. Non è lontano il giorno in cui l'Esercito rosso, con un colpo vigoroso respingerà da Leningrado i nemici imbestialiti, libererà le città e i villaggi della Bielorussia e dell'Ucraina, della Lituania e della Lettonia, dell'Estonia e della Carelia, libererà la Crimea sovietica e su tutta la terra sovietica sventoleranno nuovamente le vittoriose bandiere rosse.
Sarebbe, però, imperdonabile miopia appagarsi dei successi ottenuti e pensare di averla già finita con le truppe tedesche... Il nemico è ancora forte. Esso tenderà le sue ultime forze per ottenere il successo. E quanto più subirà delle sconfitte, tanto più sarà feroce. Perciò è necessario che nel nostro paese non si attenui neanche un istante la preparazione delle riserve per l'aiuto al fronte. È necessario che sempre nuove unità militari vadano al fronte per consolidare la vittoria sul nemico imbestialito. È necessario che la nostra industria, e particolarmente l'industria bellica, lavorino con energia raddoppiata. È necessario che il fronte riceva ogni giorno, in quantità sempre crescente, carri armati, aeroplani, cannoni, mortai, mitragliatrici, fucili, fucili automatici, munizioni.
In ciò consiste una delle principali fonti della forza e della potenza dell'Esercito rosso.
Ma la forza dell'Esercito rosso non consiste soltanto in questo.
La forza dell'Esercito rosso consiste innanzi tutto nel fatto che esso non conduce una guerra di conquista, una guerra imperialistica, ma una guerra patriottica, di liberazione, giusta. Il compito dell'Esercito rosso è di liberare il nostro territorio sovietico dagli invasori tedeschi, di liberare dal giogo degli invasori tedeschi i cittadini dei nostri villaggi e delle nostre città, che prima della guerra erano liberi e vivevano umanamente, mentre ora sono oppressi e soffrono a causa dei saccheggi, della rovina e della fame; liberare, infine, le nostre donne dall'onta e dagli oltraggi, a cui le sottopongono i criminali fascisti tedeschi. Che cosa può essere più nobile e più elevato di tale compito? Nessun soldato tedesco può dire di condurre una guerra giusta, perché il soldato tedesco non può non vedere che è costretto a combattere per il saccheggio e l'oppressione degli altri popoli. Il soldato tedesco non ha uno scopo elevato e nobile nella guerra, uno scopo capace di esaltarlo e di cui essere fiero. Ogni combattente dell'Esercito rosso può dire invece con fierezza di condurre una guerra giusta, di liberazione, per la libertà e l'indipendenza della sua patria. L'Esercito rosso ha nella guerra uno scopo nobile ed elevato che lo spinge a compiere gesta eroiche. E appunto questo spiega perché la guerra nazionale fa sorgere tra noi migliaia di eroi e di eroine, pronti a morire per la libertà della patria.
In ciò consiste la forza dell'Esercito rosso.
In ciò consiste anche la debolezza dell'esercito fascista tedesco.
A volte nella stampa straniera si diffonde la voce che l'Esercito rosso ha per scopo di sterminare il popolo tedesco e distruggere lo Stato tedesco. Questa è, certamente, una sciocca menzogna e una calunnia poco intelligente contro l'Esercito rosso. L'Esercito rosso non ha e non può avere tali scopi idioti. Lo scopo dell'Esercito rosso è scacciare gli invasori tedeschi dal nostro paese e liberare la terra sovietica dagli invasori fascisti tedeschi. È molto probabile che la guerra per la liberazione della terra sovietica porti alla cacciata e alla distruzione della cricca di Hitler. Noi saluteremmo con gioia tale soluzione. Ma sarebbe ridicolo identificare la cricca di Hitler col popolo tedesco, con lo Stato tedesco. L'esperienza della storia insegna che gli Hitler vengono e se ne vanno, mentre il popolo tedesco, lo Stato tedesco rimangono.
La forza dell'Esercito rosso consiste, infine, nel fatto che esso non ha e non può avere un odio di razza verso gli altri popoli e quindi anche verso il popolo tedesco, nel fatto che esso è educato nello spirito dell'eguaglianza di tutti i popoli e di tutte le razze, nello spirito del rispetto dei diritti degli altri popoli. La teoria razziale dei tedeschi e la pratica dell'odio di razza hanno fatto sì che tutti i popoli amanti della libertà sono diventati nemici della Germania fascista. La teoria della eguaglianza delle razze e la pratica del rispetto dei diritti degli altri popoli, nell'URSS, hanno fatto sì che tutti i popoli amanti della libertà sono diventati amici dell'Unione Sovietica.
In ciò consiste la forza dell'Esercito rosso.
In ciò consiste anche la debolezza dell'esercito fascista tedesco...
L'Esercito rosso è libero da qualsiasi odio di razza. Esso è libero da un sentimento così avvilente, perché è educato nello spirito dell'eguaglianza delle razze e nel rispetto dei diritti degli altri popoli. Non bisogna dimenticare inoltre che nel nostro paese la manifestazione dell'odio di razza è punita dalla legge.
Certo, l'Esercito rosso è costretto ad annientare gli invasori fascisti tedeschi, perché essi vogliono soggiogare la nostra Patria; e vi è costretto anche ogni volta che, accerchiati dalle nostre truppe, essi si rifiutano di deporre le armi e di darsi prigionieri. L'Esercito rosso li annienta non in considerazione della loro origine tedesca, ma perché essi vogliono asservire la nostra Patria. L'Esercito rosso, come l'esercito di qualsiasi altro popolo, ha il diritto ed il dovere di distruggere gli oppressori della sua patria, indipendentemente dalla loro origine nazionale. Poco tempo fa nelle città di Kalinin, di Klin, di Sukhinici, di Andreapol, di Toropez, le nostre truppe accerchiarono le guarnigioni tedesche che vi si trovavano e le invitarono a darsi prigioniere, promettendo in tal caso, di salvar loro la vita. Le guarnigioni tedesche si rifiutarono di deporre le armi e di darsi prigioniere. È comprensibile che si sia dovuto scacciarle con la forza e molti tedeschi sono rimasti uccisi. La guerra è la guerra. L'Esercito rosso fa prigionieri i soldati e gli ufficiali tedeschi che si arrendono, e salva loro la vita. L'Esercito rosso annienta i soldati e gli ufficiali tedeschi, che si rifiutano di deporre le armi e cercano, con le armi alla mano, di soggiogare la nostra Patria"
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La mancanza di un secondo fronte di guerra in Europa, fece sì che ancora per lunghi mesi l'URSS dovette sopportare il peso maggiore della potenza aggressiva tedesca. Lo fece con grande eroismo, con una fiducia illimitata nei suoi mezzi e nelle sue risorse e con la certezza di uscire vittoriosa dall'atroce conflitto con la belva nazifascista. L'Armata Rossa e il popolo sovietico soffrirono e pagarono il più tragico tributo di sangue in questa alta e giusta lotta per la libertà non solo dell'URSS, ma di tutti i popoli d'Europa e del mondo finiti sotto il barbaro dominio degli hitleriani e dei loro complici. Mai tutti questi popoli potranno dimenticare tutto ciò, e rimarranno grati in eterno all'Unione Sovietica ed al suo popolo per il grande sacrificio e il duro prezzo pagati anche per la loro libertà.
Stalin analizzò il problema della mancanza di un secondo fronte di guerra in Europa tracciando il bilancio della situazione nel 1942. "Alla seduta solenne in occasione dell'anniversario della Rivoluzione sovietica d'Ottobre, si fa abitualmente il bilancio dei risultati del lavoro svolto dagli organi statali e dal Partito nell'anno trascorso. Sono stato incaricato di presentarvi il rapporto proprio su questi risultati dell'anno trascorso - dal novembre dell'anno passato al novembre dell'anno in corso...
Il lavoro di edificazione pacifica dei nostri organi dirigenti è consistito in questo periodo nel trasportare la base della nostra industria, sia bellica che civile, nelle zone orientali del nostro paese, nell'evacuazione e nella sistemazione, in nuove località, degli operai e delle installazioni degli stabilimenti, nell'aumento delle superfici seminate e nell'aumento delle colture autunnali ad Oriente; infine, nel radicale miglioramento del funzionamento delle nostre aziende, che lavorano per il fronte e nel rafforzamento della disciplina del lavoro nelle retrovie, tanto nelle officine come nei colcos e nei sovcos. Bisogna dire che questo è stato un lavoro organizzativo difficilissimo e complicatissimo, di grande ampiezza, per tutti i nostri commissariati del popolo, economici ed amministrativi, compreso quello dei nostri trasporti ferroviari. Tuttavia si è riusciti a superare le difficoltà. Ed ora le nostre officine, i nostri colcos e sovcos, nonostante tutte le difficoltà del tempo di guerra, lavorano in modo indiscutibilmente soddisfacente. Le nostre officine belliche e le altre aziende, legate ad esse, riforniscono regolarmente e accuratamente l'Esercito rosso di cannoni, di mortai, di aeroplani, di carri armati, di mitragliatrici, di fucili, di munizioni. Altrettanto regolarmente e accuratamente i nostri colcos e sovcos riforniscono la popolazione e l'Esercito rosso di viveri e la nostra industria di materie prime. Bisogna riconoscere che il nostro paese non ha mai avuto delle retrovie così solide e organizzate...
Quanto all'attività militare dei nostri organi dirigenti, essa è consistita nell'anno trascorso nell'assicurare le operazioni offensive e difensive dell'Esercito rosso contro le truppe fasciste tedesche. Le operazioni militari sul fronte sovietico-tedesco, nell'anno trascorso, possono essere divise in due periodi: il primo periodo è soprattutto il periodo invernale, nel quale l'Esercito rosso, respinto l'attacco dei tedeschi contro Mosca, ha preso l'iniziativa nelle proprie mani, è passato all'offensiva, ha ricacciato indietro le truppe tedesche, e nel corso di quattro mesi ha avanzato in qualche punto più di 400 chilometri; il secondo periodo è il periodo estivo, nel quale le truppe fasciste tedesche, approfittando della mancanza del secondo fronte in Europa, hanno raccolto tutte le loro riserve disponibili, hanno sfondato il fronte nella direzione sud-occidentale, e presa l'iniziativa nelle loro mani, in cinque mesi hanno avanzato in qualche punto di circa 500 chilometri...
Il secondo periodo delle operazioni militari sul fronte sovietico-tedesco è caratterizzato da una svolta... a favore dei tedeschi; dal passaggio della iniziativa nelle loro mani; dalla rottura del nostro fronte nella direzione sud-occidentale; dall'avanzata delle truppe tedesche e dalla loro irruzione nelle zone di Voronez, di Stalingrado, di Novorossijsk, di Piatigorsk, di Mozdok. Approfittando della mancanza del secondo fronte in Europa, i tedeschi e i loro alleati hanno gettato sul fronte tutte le loro riserve disponibili e, lanciatele in una sola direzione, nella direzione sud-occidentale, hanno creato qui una grande preponderanza di forze e hanno ottenuto un notevole successo tattico.
A quanto pare i tedeschi non sono più tanto forti da condurre contemporaneamente l'offensiva in tutte e tre le direzioni: al sud, al nord, al centro, come nei primi mesi dell'offensiva tedesca, nell'estate dell'anno scorso; ma essi sono ancora abbastanza forti per organizzare una seria offensiva in una sola direzione... si può pensare che lo scopo principale dell'offensiva consistesse nell'occupazione delle zone petrolifere di Grozni e di Bakù. Ma i fatti smentiscono decisamente tale supposizione. I fatti dicono che l'avanzata dei tedeschi verso le zone petrolifere dell'URSS non è lo scopo principale, ma uno scopo sussidiario.
In che cosa consisteva allora lo scopo principale dell'offensiva tedesca? Esso consisteva nell'aggirare Mosca dall'est, tagliarla dalle retrovie - dal Volga e dagli Urali - e poi marciare su di essa. L'avanzata dei tedeschi nel sud, verso le zone petrolifere, aveva per scopo sussidiario non solo e non tanto quello di occupare le zone petrolifere, quanto quello di stornare le nostre principali riserve nel sud e indebolire il fronte di Mosca, per poter più facilmente riportare il successo puntando su Mosca. Ciò spiega effettivamente perché il grosso delle truppe tedesche non si trova nel sud, ma nella zona di Orel e di Stalingrado...
In poche parole: lo scopo principale dell'offensiva d'estate dei tedeschi consisteva nell'accerchiare Mosca e finire la guerra entro quest'anno...
Dopo essersi scottati le dita l'anno scorso nell'attacco frontale contro Mosca, i tedeschi intendevano prendere Mosca quest'anno con un movimento aggirante e terminare, così, la guerra a oriente...
Come spiegare il fatto che i tedeschi sono tuttavia riusciti a prendere quest'anno nelle loro mani l'iniziativa delle operazioni militari e a riportare seri successi tattici sul nostro fronte?
Ciò si spiega col fatto che i tedeschi e i loro alleati sono riusciti a riunire tutte le loro riserve disponibili, a gettarle sul fronte orientale e a creare, in una direzione, una grande preponderanza di forze. Non può esservi alcun dubbio che i tedeschi, senza queste misure, non avrebbero potuto riportare un successo sul nostro fronte. Ma perché essi sono riusciti a riunire tutte le loro riserve e a gettarle sul fronte orientale? Perché la mancanza del secondo fronte in Europa ha dato loro la possibilità di fare queste operazioni senza correre nessun rischio...
Ammettiamo che in Europa esistesse il secondo fronte, come esisteva durante la prima guerra mondiale, e che il secondo fronte attirasse, diciamo, 60 divisioni tedesche e 20 divisioni degli alleati della Germania. Quale sarebbe la situazione delle truppe tedesche sul nostro fronte? Non è difficile indovinare che la loro situazione sarebbe lamentevole. Più ancora, questo sarebbe il principio della fine per le truppe fasciste tedesche, perché l'Esercito rosso non sarebbe in questo caso dove è ora, ma in qualche posto vicino a Pscov, a Minsk, a Gitomir, a Odessa. Ciò significa che già nell'estate di quest'anno l'esercito fascista tedesco sarebbe stato messo di fronte alla catastrofe. E ciò non è avvenuto perché la mancanza del secondo fronte in Europa ha salvato i tedeschi...
Secondo dati controllati, che non lasciano alcun dubbio, su 256 divisioni che ha ora la Germania, vi sono sul nostro fronte non meno di 179 divisioni tedesche. Se a queste si aggiungono 22 divisioni rumene, 14 divisioni finlandesi, 10 divisioni italiane, 13 divisioni ungheresi, 1 divisione slovacca, 1 divisione spagnola, si hanno in tutto 240 divisioni che si battono ora sul nostro fronte. Le altre divisioni dei tedeschi e dei loro alleati fanno servizio di guarnigione nei paesi occupati (Francia, Belgio, Norvegia, Olanda, Jugoslavia, Polonia, Cecoslovacchia, ecc.), una parte di esse conduce la guerra in Libia per l'Egitto, contro l'Inghilterra, ed il fronte libico attira in tutto 4 divisioni tedesche e 11 divisioni italiane.
Quindi, invece di 127 divisioni, come nella prima guerra mondiale, noi abbiamo ora contro il nostro fronte non meno di 240 divisioni e, invece di 85 divisioni tedesche, abbiamo ora 179 divisioni tedesche che si battono contro l'esercito rosso.
Ecco qual è la causa principale e la base dei successi tattici delle truppe fasciste tedesche sul nostro fronte nell'estate di quest'anno...
Potete ora immaginarvi quanto sono serie e straordinarie le difficoltà che stanno davanti all'Esercito rosso e come è grande l'eroismo di cui dà prova l'Esercito rosso nella sua guerra di liberazione contro gli invasori fascisti tedeschi.
Penso che nessun altro paese e nessun altro esercito potrebbe sostenere una simile pressione delle imbestialite bande dei briganti fascisti tedeschi e dei loro alleati. Soltanto il nostro paese sovietico e soltanto il nostro Esercito rosso sono capaci di sostenere tale pressione. E non solo di sostenerla ma di vincerla.
Si chiede spesso: ma il secondo fronte ci sarà dunque in Europa? Sì, ci sarà, presto o tardi, ma ci sarà. E ci sarà non solo perché è necessario a noi, ma anche, innanzi tutto, perché non è meno necessario ai nostri alleati che a noi..."
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Stalingrado e Kursk, l'Armata Rossa dà inizio all'offensiva
Se la battaglia in difesa di Mosca mise fine al falso mito dell'invincibilità dell'esercito hitleriano, fu con le epiche vittorie sul fronte di Stalingrado (settembre 1942-gennaio 1943) e di Kursk in Ucraina (luglio-agosto 1943) che l'Armata Rossa cambiò strategicamente le sorti della guerra, passando decisamente all'offensiva che condurrà all'annientamento totale degli eserciti invasori e al crollo del regime hitleriano.
Per sventare i nuovi piani militari tedeschi di conquista della capitale sovietica da est, sagacemente intuiti da Stalin, era necessaria la difesa di Stalingrado messa sotto assedio dall'avanzata delle truppe della Wermacht attuata nei mesi di giugno e luglio. L'eroica difesa della città fu sostenuta dalle Sessantaduesima e Sessantaquattresima armate comandate dai generali Ciujkov e Sciumilov, efficacemente sostenute dalla popolazione civile organizzata nel Comitato di difesa cittadino e da circa diecimila volontari duemila dei quali erano militanti comunisti iscritti al partito o al Komsomol. Il 13 settembre venne sferrato contro la città il primo attacco in forze effettuato dalla sesta armata di Von Paulus, trecentotrentamila soldati bene armati sostenuti da una potente artiglieria e mezzi corazzati e dalla quarta flotta aerea. Nei lunghi e duri mesi di combattimento, l'aviazione tedesca effettuerà circa duemila incursioni a sostegno degli oltre settecento assalti operati dalle forze di terra.
Dopo la prima fase della battaglia grazie soprattutto al massiccio spiegamento di mezzi corazzati, le truppe tedesche ebbero il sopravvento occupando gran parte della città. Ciò fece dire a Hitler, il 30 settembre, che la conquista di Stalingrado era cosa certa, senza tenere nel giusto conto la grande capacità combattiva dell'Esercito rosso, la sua forza organizzativa, il valore, l'alto spirito di sacrificio e l'abnegazione di cui erano dotati i soldati sovietici. Nella città completamente distrutta sanguinosi combattimenti si susseguiranno di giorno e di notte a difesa di ogni palmo di terra, con i partigiani sovietici e i combattenti dell'Esercito rosso impegnati a costruire sbarramenti anticarro, a fortificare le case, a creare passaggi e vie di comunicazione tra i quartieri della città scavando gallerie sotterranee, ad allestire postazioni per i cecchini a erigere barricate e minare le strade della città. Il rifornimento e l'approvvigionamento di quanti strenuamente combattevano a Stalingrado fu assicurato dalla flottiglia militare del Volga che coraggiosamente sotto il fuoco del nemico traghettava viveri, acqua potabile, medicinali, munizioni e quant'altro potesse essere utile alla resistenza.
Il 5 ottobre 1942 Stalin esortò, incitò i valorosi difensori di Stalingrado a non cedere, a non abbandonare la città al nemico. E il 6 novembre 1942 la "Pravda" pubblica una lettera dei resistenti indirizzata a Stalin, nella quale essi affermano: "Al cospetto delle nostre bandiere di battaglia, a cospetto di tutto il Paese dei Soviet, noi giuriamo che non macchieremo la gloria delle armi russe, che lotteremo fino all'estrema possibilità. Sotto la vostra direzione i nostri padri vinsero la battaglia di Zarizin, sotto la vostra direzione noi vinceremo anche oggi nella grande battaglia sotto Stalingrado".144
Stalin elaborò e mise in atto il minuzioso piano strategico della controffensiva sovietica. Il 12 novembre 1942, Stalin, emanò l'ordine d'attacco. Le truppe del Fronte sud-occidentale del Fronte del Don dell'Armata Rossa guidate dai generali Vatutin e Rokossovskij sfondarono le linee nemiche a nord-ovest di Stalingrado ed altrettanto fece, il giorno successivo a sud della città, il Fronte di Stalingrado dell'Armata Rossa comandato dal generale Eremenko. Le forze corazzate sovietiche sui due fronti di attacco iniziarono una efficace e rapida azione di ricongiungimento ultimata il 23 novembre. Le armate hitleriane da assedianti si ritrovarono assediate e senza possibilità di ricevere rinforzi poiché l'offensiva delle truppe fasciste tedesche provenienti dalla regione di Kotelnikovo, venne fermata e respinta dalla Cinquantunesima armata dell'Esercito rosso.
Il 2 febbraio del 1943, la gloriosa battaglia di Stalingrado ebbe termine con la completa vittoria dell'Armata Rossa e il totale annientamento degli aggressori nazisti.
Il 23 febbraio 1943, in occasione del 25° anniversario della costituzione dell'Esercito rosso, Stalin, comandante supremo delle Forze armate dell'URSS, emise l'Ordine del giorno n. 95. "Un quarto di secolo è passato da quando fu creato l'Esercito rosso - disse Stalin -. Esso fu creato per lottare contro gli invasori stranieri, che volevano asservire il nostro paese. Il 23 febbraio 1918, giorno in cui le unità dell'Esercito rosso sconfissero in pieno davanti a Pskov e a Narva le truppe degli invasori tedeschi, fu proclamato giorno di nascita dell'Esercito rosso...
L'Esercito rosso è l'esercito della difesa della pace e dell'amicizia tra i popoli di tutti i paesi. Esso non è stato creato per la conquista di altri paesi, ma per la difesa delle frontiere del paese dei Soviet. L'Esercito rosso ha sempre rispettato i diritti e l'indipendenza di tutti i popoli...
L'Esercito rosso celebra il 25° anniversario della sua esistenza nel momento decisivo della guerra patriottica contro la Germania hitleriana e i suoi servi italiani, ungheresi, romeni, finlandesi...
Tre mesi fa le truppe dell'Esercito rosso hanno iniziato l'offensiva alle porte di Stalingrado. Da allora l'iniziativa delle operazioni militari è nelle nostre mani e il ritmo, la forza d'assalto delle operazioni offensive dell'Esercito rosso non diminuiscono. Oggi, nelle difficili condizioni invernali, l'Esercito rosso attacca su un fronte di 1.500 km e ottiene successi quasi dappertutto...
È incominciata la cacciata in massa del nemico dal Paese dei Soviet.
Che cosa è mutato nel corso di questi tre mesi? Quali sono i motivi di questi gravi insuccessi dei tedeschi?
Quali sono le cause di questi insuccessi?
Il rapporto delle forze sul fronte sovietico-tedesco è mutato. Il fatto è che la Germania fascista si esaurisce sempre più e diventa più debole, mentre l'Unione Sovietica sviluppa sempre più le sue riserve e diventa più forte. Il tempo lavora contro la Germania fascista.
La Germania hitleriana che ha costretto a lavorare per lei l'industria bellica dell'Europa, fino a questi ultimi tempi disponeva di una superiorità sull'Unione Sovietica, nei mezzi tecnici e soprattutto nei carri armati e negli aeroplani. Questo era il suo vantaggio. Nel corso di venti mesi di guerra però la situazione è mutata. Grazie al lavoro pieno di abnegazione degli operai, delle operaie, degli ingegneri e dei tecnici dell'industria bellica dell'URSS, durante il corso della guerra la produzione dei carri armati, degli aeroplani e dei cannoni è aumentata. Nello stesso periodo di tempo il nemico ha subito sul fronte sovietico-tedesco perdite gravissime di mezzi tecnici e specialmente di carri armati, aeroplani e cannoni. In soli tre mesi di offensiva dell'Esercito rosso, nell'inverno 1942-1943, i tedeschi hanno perduto oltre 7.000 carri armati, 4.000 aeroplani, 17.000 cannoni e molto altro materiale bellico...
La Germania hitleriana ha iniziato la guerra contro l'URSS, possedendo, rispetto all'Esercito rosso, la superiorità numerica delle truppe mobilitate e pronte al combattimento. Questo era il suo vantaggio. Nel corso di 20 mesi però la situazione anche in questo campo è cambiata. Nel corso della guerra, dei combattimenti difensivi e offensivi, l'Esercito rosso ha messo fuori combattimento circa 9 milioni di soldati e ufficiali fascisti tedeschi, dei quali non meno di 4 milioni uccisi sul campo di battaglia. Le armate romene, italiana e ungherese, inviate da Hitler sul fronte sovietico-tedesco, sono state completamente disfatte. Soltanto nel corso degli ultimi tre mesi l'Esercito rosso ha sconfitto 112 divisioni del nemico, ha ucciso oltre 700 mila uomini e ne ha fatti prigionieri oltre 300 mila.
Naturalmente, il comando tedesco prenderà tutti i provvedimenti per colmare questi vuoti colossali... ci vorrà non poco tempo ... E il tempo non aspetta.
L'esercito hitleriano è entrato in guerra contro l'Unione Sovietica possedendo un'esperienza di quasi due anni nella condotta di grandi operazioni militari in Europa con l'impiego dei più moderni mezzi di guerra. Nel primo periodo della guerra, naturalmente, l'Esercito rosso non aveva ancora e non poteva avere tale esperienza militare. Questo era il vantaggio dell'esercito fascista tedesco. In 20 mesi però la situazione anche in questo campo è mutata. Nel corso della guerra l'Esercito rosso è diventato un esercito fornito di quadri esperti. Ha imparato a battere il nemico a colpo sicuro, tenendo conto dei suoi lati deboli e forti, come richiede la scienza militare moderna. Centinaia di migliaia e milioni di combattenti dell'Esercito rosso sono diventati maestri della loro arma, del fucile, della sciabola, della mitragliatrice, dell'artiglieria, del mortaio, del carro armato, dei mezzi del genio e dell'aviazione. Decine di migliaia di comandanti dell'Esercito rosso sono diventati maestri nel guidare le truppe. Essi hanno appreso ad associare il coraggio e il valore personale alla capacità di dirigere le truppe sul campo di battaglia, rinunciando alla tattica di linea, sciocca e dannosa, e mettendosi saldamente sul terreno della tattica di manovra...
Non vi può esser dubbio che soltanto la giusta strategia del Comando dell'Esercito rosso e la tattica flessibile dei nostri comandanti che la applicano, hanno potuto portare ad un fatto così importante come l'accerchiamento e la liquidazione dell'enorme armata scelta dei tedeschi, composta di 330 mila uomini, davanti a Stalingrado.
A questo riguardo, le cose per i tedeschi sono ben lontane dall'essere soddisfacenti. La loro strategia è deficiente perché, di regola, essa sottovaluta le forze e le possibilità del nemico e sopravvaluta le proprie. La loro tattica è stereotipata, perché cerca di inquadrare gli avvenimenti che si svolgono al fronte in questo o quel paragrafo del regolamento. I tedeschi sono esatti e diligenti nelle loro operazioni quando la situazione permette di soddisfare alle esigenze del regolamento. In ciò consiste la loro forza. Quando la situazione si complica e comincia a 'non corrispondere' a questo o a quel paragrafo del regolamento, richiedendo che sia presa una decisione che il regolamento non prevede, i tedeschi diventano impotenti. In ciò consiste la loro debolezza fondamentale.
Tali sono le cause che hanno determinato la sconfitta delle truppe tedesche e i successi dell'Esercito rosso negli ultimi tre mesi.
Da questo però non consegue che sia finita con l'esercito hitleriano e che all'Esercito rosso rimanga soltanto da inseguirlo fino ai confini occidentali del nostro paese. Pensare ciò significa abbandonarsi a una illusione stolta e dannosa. Pensare così significa sopravvalutare le proprie forze, sottovalutare le forze del nemico e cadere nell'avventurismo.
Il nemico è stato sconfitto, ma non è ancora vinto. L'esercito fascista tedesco attraversa una crisi in seguito ai colpi ricevuti dall'Esercito rosso, ma questo non vuole ancora dire che non possa riaversi. La lotta contro gli invasori tedeschi non è ancora finita, essa non fa che svilupparsi e accendersi sempre di più. Sarebbe sciocco ritenere che i tedeschi abbandonino senza combattimento sia pure un chilometro del nostro suolo.
All'Esercito rosso incombe una dura lotta contro un nemico perfido, feroce e, per il momento, ancora forte. Questa lotta richiede del tempo, dei sacrifici, la tensione delle nostre forze e la mobilitazione di tutte le nostre possibilità... Alle armate nemiche sono stati assestati colpi potenti ma il nemico non è ancora vinto. Gli invasori tedeschi resistono furiosamente, contrattaccano, tentano di mantenersi sulle linee difensive e possono tentare nuove avventure. Ecco perché nelle nostre file non devono trovar posto la leggerezza, l'indifferenza, la presunzione.
Tutto il popolo sovietico si rallegra per le vittorie dell'Esercito rosso. Ma i combattenti, i comandanti e i dirigenti politici dell'Esercito rosso devono ricordare fermamente i comandamenti del nostro maestro Lenin: 'La prima cosa è di non lasciarsi trascinare dalla vittoria e di non pavoneggiarsi, la seconda è di consolidare la vittoria, la terza di finire il nemico'..."
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Il 6 marzo 1943 lo Stato sovietico conferì a Stalin, Comandante supremo delle Forze armate, il grado di Maresciallo.
Un'altra grande vittoria militare a merito di Stalin fu la battaglia di Kursk del luglio 1943. Lì le forze corazzate dell'Armata Rossa dopo aver arginato, logorato e decimato le divisioni scelte nemiche lanciatesi all'offensiva, passarono al contrattacco costringendo i nazifascisti alla ritirata.
La fase difensiva dell'eroica resistenza all'esercito invasore fascista tedesco era terminata e, in tutta l'URSS, l'Armata Rossa sviluppava la sua potente controffensiva.
Per i successi militari ottenuti e a riconoscimento della giusta direzione delle operazioni dell'Esercito rosso nella difesa della Patria contro gli invasori tedeschi, il Presidium del Soviet Supremo decorò il 6 novembre 1943 Stalin con l'Ordine di Suvarov di prima classe.