Respingiamo con forza lo statuto fascista, presidenzialista e federalista della Campania
Una legge voluta dal Bossi del Sud, Bassolino

Redazione di Napoli
Dopo dibattiti e polemiche che hanno investito lo stesso Consiglio regionale, la stampa e gli intellettuali campani, la Commissione speciale del Consiglio della Regione Campania ha varato il testo del nuovo statuto regionale, secondo i poteri che sono stati accordati agli enti pubblici dalla legge sul federalismo varata nel 1999 dal governo D'Alema.
I lavori preparatori sono stati condotti nella primavera-estate 2003 da una commissione presieduta dal preside della facoltà di Giurisprudenza, il DC Michele Scudiero. Alla fine ne è uscito fuori un testo marcatamente neofascista, presidenzialista e federalista, voluto fortemente dal Bossi del Sud Bassolino, quasi come un lasciapassare per le sue mire politiche nazionali dopo la scadenza del mandato come governatore della Campania. Ma analizziamo le linee generali del nuovo statuto che diverrà definitivo nelle prossime settimane dopo l'approvazione da parte del consiglio regionale.

Il superpresidenzialismo bassoliniano
Mussolini nell'incrementare il proprio potere appena qualche anno dopo la costituzione del governo emarginò il parlamento, riducendolo a mera camera di risonanza e quindi inutile, concentrando la funzione legislativa nell'esecutivo, e in particolare negli staff tecnici dei ministeri composti da consulenti di fiducia del partito fascista e del duce in persona. Sembra che la storia, anche a livello regionale, si stia ripetendo dato che il nuovo statuto ridurrà a mera figura il consiglio regionale, aumentando smisuratamente il potere del presidente e della giunta regionale, i quali nei 5 anni in carica, col pretesto di evitare "ribaltoni", saranno praticamente in una botte di ferro.
Gli artt.47 e 49 assegnano infatti al presidente della giunta e alla giunta stessa un potere tale da schiacciare completamente il Consiglio regionale riducendo i consiglieri a semplici "scribacchini della giunta". Per garantirne l'acquiescenza il portafoglio dei consiglieri sarà equiparato a quello dei parlamentari nazionali (art.30). Il presidente nel frattempo accentra i poteri sulla sua persona, dalla possibilità di nominare e revocare gli assessori fino a quella di concludere "accordi con Stati e intese con enti territoriali di altri Stati" (art. 9).
Solo in determinate materie (in pratica mai), il consiglio regionale può sfiduciare il presidente e la sua giunta. In questi rari casi, per ottenere la decadenza della giunta e lo scioglimento del consiglio regionale, ci sarà bisogno del voto favorevole della maggioranza assoluta del consiglio: eventualità molto remota! Una tale iniziativa potrà in sostanza partire solo dal presidente della giunta (art.49) o dalla giunta stessa. Insomma il presidente della giunta diventa un neoduce in miniatura grazie a un superpresidenzialismo di stampo mussoliniano che ha fatto gridare qualche intellettuale all'analogia tra Bassolino e Berlusconi tanto che pochi giorni fa persino la segretaria della Uil Campania, Anna Rea, ha detto a proposito che "Bassolino è uguale a Berlusconi".
Anche per quanto riguarda il meccanismo elettorale la proposta di Bassolino è identica a quella da sempre voluta da Berlusconi: legge maggioritaria a turno unico con premio di maggioranza per la coalizione vincente, elezione diretta plebiscitaria del presidente con tanto di nome e immagine sulla scheda.

La privatizzazione delle aziende regionali
Bassolino e i suoi accoliti hanno smembrato completamente il settore pubblico e gli enti ad esso collegati per dare tutto in mano ai privati. La ratifica legislativa di questa politica è sancita dallo stesso statuto regionale che dà la possibilità (art.76 e 77) di "istituire aziende regionali" che "sono dotate di personalità giuridica di diritto privato e hanno un Consiglio di Amministrazione e un direttore generale"; a questo si aggiunge la possibilità per la Regione stessa di partecipare a "consorzi e società costituite secondo il diritto privato operanti in settori di interesse regionale e/o promuoverne la costituzione". Insomma tutto in mano ai padroni pescecani, tanto che la bozza incassa l'assenso pieno proprio da piazza dei Martiri, sede dell'Unione degli Industriali, che avalla il nero progetto del Bossi del Sud.

Le polemiche sull'antifascismo
Il momento più duro, e che ha prodotto profonde spaccature all'interno della maggioranza di "centro-sinistra", è stata l'introduzione nell'art.1 (Principi fondamentali) del valore dell'antifascismo e della Resistenza che avrebbe permesso a PRC e PdCI di salvare la faccia di fronte al proprio elettorato. Ma coerentemente con lo spirito profondamente neofascista del provvedimento in esame i bassoliniani, DS e Margherita si sono uniti ai partiti della casa del fascio per bocciare questa per loro "inopportuna proposta".
Alcuni consiglieri dissenzienti di Rifondazione hanno denunciato che "la direzione regionale del PRC guidata da Vito Nocera è completamente schiacciata sulle posizioni del presidente della regione". Fatto sta che il richiamo alla Resistenza e all'antifascismo come valore fondativo e stato bocciato con il plauso della casa del fascio. Diversi intellettuali di sinistra, come Pasquale Colella (ex Cristiani per il Socialismo) e Augusto Graziani (presidente della Comunità ebraica di Napoli ed economista) ne hanno denunciato invece la gravità.
I principi neofascisti e liberisti voluti dal Bossi del Sud
Al di là dei facili e scontati richiami all'Unione europea, i principi che Bassolino ha fatto in modo di mettere ben in chiaro emergono nell'art. 3 della bozza: "La Regione... conforma la propria azione ai principi di autonomia, sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e leale cooperazione". Al di là degli ambigui termini di "differenziazione" e "adeguatezza", non possono sfuggire sicuramente quelli neofascisti dell'autonomia e della sussidiarietà, ossia il federalismo fiscale.
In questo modo la Regione Campania, dopo il varo dello statuto, diverrà totalmente autonoma anche nelle entrate fiscali: a confermarlo è l'art.60 che dice: "La Regione, nell'ambito della sua autonomia finanziaria, con legge stabilisce ed applica tributi ed entrate propri". Ciò vuol dire che lo Stato può ritirarsi e che sono pronti nuovi balzelli salati per le masse popolari campane che già ora fanno fatica a mettere assieme il pranzo con la cena.
Altro principio neofascista è ribadito per il diritto del lavoro agli artt. 6 e 7 dove da una parte si parla chiaramente di "lavoro libero" e di "incentivazione della massima occupazione" e dall'altra parte questa "incentivazione" dovrebbe venire dall'"economia di mercato e libera concorrenza che siano regolati per garantire la piena occupazione, la promozione del benessere, i fini sociali e la coesione economico-sociale".
Con questo articolo, quindi, la Regione Campania abbandonerà definitivamente qualsiasi idea di contratto a tempo indeterminato a favore della flessibilità selvaggia, ponendo la base per nuovi contratti precari in stile "pacchetto Treu". Di ciò il quasi milione di disoccupati e il quasi mezzo milione di famiglie povere campane devono ringraziare Bassolino.

Lottare per la Campania al servizio del popolo e dal popolo governata
Non bastano assolutamente il piatto di lenticchie del "reddito di cittadinanza", già smascherato dal nostro organo di stampa, e il cosiddetto "dibattito annuale sullo stato della Regione" (art.29), ossia la versione riveduta e poco corretta del bilancio partecipato "al fine di contribuire alla costituzione di una opinione pubblica regionale".
Per la Campania ci vuole un immediato piano straordinario di industrializzazione e sviluppo, per contrastare la dilagante disoccupazione che da qualche anno ha fatto riprendere in maniera forte l'emigrazione al Nord. Ci vuole un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato, la nazionalizzazione di tutte le aziende private che trattano di interessi pubblici primari o comunque diffusi. Questo si può raggiungere soltanto con la Campania al servizio del popolo e dal popolo governata. Ma per arrivare a ciò ci vuole il socialismo. Intanto i campani fautori del socialismo, antifascisti, antimperialisti, antipresidenzialisti, astensionisti, devono creare le istituzioni rappresentative delle masse attraverso i Comitati Popolari e le Assemblee generali di quartiere e di città basate sulla democrazia diretta.
Respingiamo con tutte le forze lo statuto regionale del Bossi del Sud Bassolino!
Per la Campania al servizio del popolo e dal popolo governata!

3 marzo 2004