Contro la "riforma'' Zecchino e l'aumento delle tasse universitarie
GLI STUDENTI ROMANI SCENDONO IN PIAZZA
La polizia dell'Ulivo sgombera le facoltà occupate, chiamata dal rettore D'Ascenzo
Per chiedere la revoca dei vergognosi aumenti delle tasse d'iscrizione nel più grande ateneo d'Italia e d'Europa, cresciute del 70% per le fasce di reddito più povere con una delibera natalizia "golpista'' varata dal Consiglio di amministrazione (cfr. Il Bolscevico numero 7/2001, pag.11), un atto parallelo allo scandaloso aumento dello stipendio per il rettore D'Ascenzo (150 milioni di lire annue, tanto per gradire), gli studenti romani avevano occupato ai primi di marzo alcune presidenze di facoltà e Case dello studente. A metà mese era stata occupata la facoltà di Lettere e Filosofia.
Non limitandosi al sacrosanto obiettivo immediato del ritiro della delibera "incriminata'', nel mirino della protesta studentesca finiva l'intera politica universitaria del governo di "centro sinistra'', a partire dall'inaccettabile "riforma'' Zecchino, con la sua linea di privatizzazione, con l'obbligo di frequenza penalizzante per gli studenti-lavoratori, con l'inasprimento dei criteri di merito per l'accesso alle borse di studio, con il sistema dei crediti al posto dei voti, con l'aumento dei poteri alle baronie accademiche, con il numero chiuso in più corsi di laurea.
Una "riforma'', quella del "3+2'' voluta dal governo di Amato, che serve a sottomettere gli atenei alle nuove esigenze dell'imperialismo italiano ed europeo e della seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. Questo è ciò che stanno comprendendo anche gli studenti, subendone sulla propria pelle i deleteri effetti.
Il rettore Giuseppe D'Ascenzo, intimo del boss diessino Luigi Berlinguer e che si definisce "uomo di sinistra'' (cioè della "sinistra'' borghese e governativa, aggiungiamo noi), aveva bollato come "quattro gatti'' i contestatori della ducesca delibera sulle tasse e dopo varie minacce aveva chiamato la polizia. All'alba del 16 marzo le "forze dell'ordine'' sgomberavano fucili in pugno la facoltà di Lettere occupata: un film già visto nell'Italia dell'Ulivo candidata all'"oscar'' del neofascismo in aperta concorrenza con l'Italia prefigurata dal Polo berlusconiano.
Nelle intenzioni di D'Ascenzo e delle compiacenti baronie della "Sapienza'' lo sgombero forzato degli occupanti avrebbe dovuto sancire la fine della mobilitazione e favorire una tranquilla celebrazione della rituale apertura dell'anno accademico, in programma mercoledì 21. Che errore! Che sottovalutazione!
Ben decisi a vincere la battaglia, diecimila studentesse e studenti - "estremisti di sinistra'' e "manovrati'' per scopi elettorali secondo il giudizio reazionario e provocatorio del rettore -, la mattina del 21 marzo davano vita a un grandioso corteo che sfilava nei viali de "La Sapienza''. Su uno striscione si leggeva: "No alla meritocrazia! Università libera, pubblica e gratuita'', mentre venivano gridati slogan contro D'Ascenzo e per rivendicare "meno tasse e più servizi''. Il rettore era raffigurato da un pupazzo con il manganello in mano e nell'atto di esibire il saluto romano.
Vedendo l'ampiezza della mobilitazione e la determinazione dei suoi protagonisti, la memoria tornava all'ultima ondata di proteste capace di riempire "La Sapienza'' di masse studentesche in lotta, quella delle Pantere universitarie che tra l'inverno e la primavera del 1990 misero a soqquadro gli atenei dell'intero Paese per opporsi alla controriforma dell'allora ministro craxiano e oggi deputato diessino, Antonio Ruberti, che avviava la privatizzazione e intendeva completare il processo di restaurazione seguito ai grandi movimenti del Sessantotto e del Settantasette.
Col successo della loro manifestazione gli studenti dimostravano compattezza e nessun cedimento alle intimidazioni e alle manovre che puntualmente si sono verificate per disgregarli e farli "rientrare nei ranghi'' nell'imminenza del 4 e 5 aprile, giorni in cui si terranno le elezioni dei cosiddetti "rappresentanti'' studenteschi in seno al Consiglio d'amministrazione de "La Sapienza''. Mentre l'autista del rettore giovedì 22 marzo investiva uno studente che partecipava al presidio davanti a Lettere che si era formato dopo un nuovo corteo svoltosi nel centro città, si registrava l'ignobile dichiarazione del mallevadore dei giovani, trotzkista, rinnegato del comunismo e barone universitario in quota ai DS, Alberto Asor Rosa, che etichettava come "conservatori'' gli studenti in lotta ed esprimeva il suo assenso alla stangata sulle tasse d'iscrizione, peraltro imitato dal letterato borghese e sessantottino pentito Umberto Eco, anch'egli solidale col rettore.
L'importante battaglia degli studenti romani, oscurata dai mezzi d'"informazione'' nazionali, deve evitare il rischio di finire egemonizzata da quei falsi amici che in realtà non vogliono il suo sviluppo conseguente, e deve proseguire ed estendersi perché è assolutamente necessario contrastare e affossare le leggi controriformatrici approvate nell'ultima legislatura dal "centro sinistra'' spesso con la benevola astensione della cosiddetta opposizione di "centro destra''.
Intanto, sulla scia dei compagni de "La Sapienza'' si stanno mobilitando gli universitari di Bologna che, dopo alcune assemblee, lunedì 26 marzo si sono autoridotti la tariffa della mensa e hanno annunciato altre iniziative, analogamente agli stessi studenti romani.
è auspicabile che la lotta per cancellare la controriforma universitaria si saldi con la battaglia degli insegnanti e degli studenti contro la "riforma'' scolastica De Mauro-Berlinguer. Lo sciopero e la manifestazione di sabato 31 marzo a Roma saranno un interessante banco di prova in questo senso.
Da parte nostra appoggiamo risolutamente la piattaforma degli studenti scesi in piazza e siamo al loro fianco sulla base della nostra parola d'ordine strategica "Scuola e Università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti'' e delle rivendicazioni contenute nel Nuovo Programma d'azione del PMLI.