Sconfessato l'accordo bidone
Successo dello sciopero dei tranvieri
Grande partecipazione ai successivi scioperi spontanei a Milano, Brescia, Bergamo e Monza. Solidarietà del PMLI
Ora va rinegoziato l'accordo con la partecipazione anche dei sindacati non confederali

Che l'accordo bidone per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, relativo al secondo biennio economico (gennaio 2002- novembre 2003), siglato il 20 dicembre scorso tra i rappresentanti del governo e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, non fosse piaciuto per niente ai lavoratori del trasporto locale pubblico (autobus, pullman e metropolitane) era apparso subito evidente dagli scioperi spontanei esplosi a seguito dell'intesa e dal dissenso generalizzato espresso dai tranvieri. Nonostante le precettazioni e le minacce di sanzioni penali, nonostante il tentativo dei vertici sindacali confederali di dichiarare chiusa la vertenza.
Un'altra prova è venuta dalla riunione del Coordinamento nazionale di lotta autoferrotranvieri (composto dai sindacati non confederali e autorganizzati di categoria) tenutasi il 3 gennaio, nel corso della quale è stato rigettato l'accordo truffa e proclamato un nuovo sciopero nazionale di 24 ore per il 9 gennaio. Nel documento di proclamazione dello sciopero veniva chiesto: la riapertura delle trattative con il governo e le controparti padronali, con la presenza anche dei sindacati non confederali, per ottenere ciò che spetta loro, 106 euro di aumento salariale mensile e 3.000 di arretrati (invece che 81 e 970 accordati); il mantenimento dell'unicità del contratto nazionale, respingendo qualsiasi trattativa locale tesa a dividere i lavoratori e a creare sperequazioni tra aree forti e aree deboli, tra Nord e Sud, con il ripristino delle "gabbie salariali''. Le altre motivazioni riguardavano le iniziative da assumere per il prossimo CCNL scaduto il 31/12/2003, per rintuzzare eventuali azioni disciplinari amministrative e denunce della magistratura nei confronti dei lavoratori che hanno scioperato in deroga alla legge 146/90, per difendere il diritto di sciopero, per opporsi, in accordo con le associazioni degli utenti, alla ristrutturazione dei servizi in senso privatistico.

Superate le aspettative
Ma la verifica più importante, perentoria e chiara del malessere dei lavoratori interessati, già questa una sorta di referendum, è venuta proprio dallo sciopero e dalle adesioni alte e altissime, oltre le più rosee aspettative, considerando che era stato indetto dai soli Cobas. Infatti vi hanno partecipato la stragrande maggioranza dei lavoratori, compresi gi iscritti a Cgil, Cisl e Uil. Gli organizzatori dell'iniziativa di lotta parlano di massiccia adesione, con punte tra l'80, il 90 e il 100 per cento, specie nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, Brescia, Venezia, Trieste, Bologna, Firenze, Napoli, come pure Varese e Treviso, Padova e Udine. Anche il 60 per cento di scioperanti in Sicilia è un risultato importante. "è stata la vittoria di una intera categoria che boccia senza appello il contratto firmato da Cgil, Cisl e Uil'' ha dichiarato uno dei promotori dello sciopero.
La protesta si è svolta, in questo caso, nel rispetto delle fasce orarie "garantite'' per evitare - hanno fatto sapere gli organizzatori - la repressione statale pronta a scattare e per non alienarsi il consenso della popolazione.
Il successo di partecipazione allo sciopero è così evidente ed eclatante che non può essere sminuito dai dati falsi, al ribasso diffusi dall'Asstra, l'associazione che raduna le aziende di trasporto pubblico locale, che cadendo nel ridicolo calcola un'adesione del 25 per cento degli addetti. Sulla stessa linea il vice ministro del welfare, l'ex craxiano Maurizio Sacconi, che afferma: "Con l'eccezione di qualche grande città, lo sciopero è fallito''. Gli stessi vertici sindacali confederali giocano al ribasso, giudicando l'adesione allo sciopero dei Cobas al 50 per cento.
Particolarmente delusi e arrabbiati i tranvieri milanesi, gli stessi che iniziarono a prolungare gli scioperi oltre le "fasce protette''. Ciò a causa ulteriore del fallimento della trattativa con l'amministrazione comunale di "centro-destra'' Albertini che, prometteva di aggiungere un po' di soldi a quelli previsti nell'accordo bidone ma in cambio di contropartite inaccettabili, come quella di ridurre i venti minuti di pausa tra un turno e l'altro. A riprova di questo, lunedì 12 gennaio, senza preavviso sono tornati a scioperare compatti. Il PMLI ha immediatamente appoggiato questo ulteriore sciopero. In una nota dell'Ufficio stampa si afferma che esso è una "lotta giusta e giova all'intera categoria e a tutto il movimento dei lavoratori e dei sindacati''. Nonostante la precettazione lo sciopero è proseguito nel giorno successivo. Nello stesso giorno hanno scioperato anche i tranvieri di Bergamo, Monza e Brescia.

Il significato della protesta
L'esito dello sciopero nazionale non può e non deve essere ignorato da nessuno. Il suo significato è chiarissimo. Esso in parole povere dice che: l'accordo del 20 dicembre è praticamente bocciato, sconfessato, rigettato; la vertenza dei tranvieri non può essere considerata chiusa; il suddetto accordo deve essere rinegoziato con la presenza anche dei sindacati non confederali riuniti nel Coordinamento nazionale di lotta dei tranvieri. In ogni caso la chiusura contrattuale deve passare il vaglio del referendum gestito da tutte le rappresentanze sindacali, comprese quelle non confederali la cui rappresentatività, tra l'altro, è in crescita esponenziale.
La mobilitazione è tuttora in corso. Non sono esclusi altri scioperi in questi giorni. Soprattutto in assenza di novità da parte delle controparti e dei sindacati confederali.
In evidenti difficoltà i sindacati confederali di categoria. Il loro operato ha subito una dura e aperta contestazione, la loro rappresentanza è in caduta libera, molti loro iscritti, specie Cgil, stanno passando ai Cobas, in questo momento hanno perso il controllo dei lavoratori, i loro delegati nei depositi non riescono e forse, nemmeno vogliono, contenere la rabbia dei compagni di lavoro. Il tentativo di recupero di fiducia messo in essere dai vertici sindacali si articola fondamentalmente su due punti. Il primo consiste nel fare opera di convinzione (leggi inganno) nelle assemblee di luogo di lavoro e, forse, concedere la ratifica referendaria, il tutto da concludersi entro il 31 gennaio.
A Milano, ad esempio, Cgil, Cisl e Uil si sono espressi unitariamente in questo senso, a Torino e nel Lazio sembrano voler fare la stessa cosa. La Cgil, spinta dalla situazione, si è dichiarata favorevole a seguire questa strada, le altre due organizzazioni sindacali invece, a livello nazionale non si sono ancora espresse. Il secondo punto consiste nell'aprire subito il negoziato per il rinnovo del CCNL, scaduto il 31 dicembre 2003, con la promessa fumosa di recuperare parte dell'aumento salariale non ottenuto con questo accordo sul biennio economico. La loro tesi principale è questa: non ci sono soldi ulteriori, l'accordo siglato è il massimo che si poteva strappare e rappresenta un punto dal quale ripartire. Le aziende di trasporto locale hanno le finanze dissestate e vanno "riformate'', come priorità su altro.

Andare fino in fondo
E' una trappola per smobilitare la lotta e per rimandare a un futuro incerto ciò che ai tranvieri spetta oggi. è una trappola in cui i lavoratori non cadranno.
La lotta dei tranvieri è giusta e va appoggiata con forza! Non per caso sta crescendo la solidarietà attorno a loro, nonostante la campagna mistificatrice e forcaiola portata avanti dal governo e dai mass-media per mettergli contro gli utenti. La Fiom è scesa in campo a sostegno della lotta. Lo sciopero del biglietto messo in atto a Firenze il giorno avanti lo sciopero ne è un'altra dimostrazione.
Va appoggiata perché le loro rivendicazioni salariali e contrattuali sono sacrosante, perché i tranvieri hanno avuto il coraggio di mettere in discussione gli angusti limiti e i pesanti vincoli della legge che regolamenta lo sciopero nei "servizi pubblici essenziali'', non si sono piegati davanti alla repressione antisciopero dei prefetti e all'arroganza governativa e delle aziende dei trasporti locali, perché hanno preteso e pretendono il rispetto della democrazia sindacale e del diritto di votare sugli accordi sindacali e contrattuali, infine perché hanno messo a nudo il fallimento della "politica dei redditi'' e della politica concertativa di cui è emanazione.
Bisogna perciò appoggiarli, bisogna stare, come recita il documento dell'Ufficio politico del PMLI del 22 dicembre scorso, "Con gli autoferrotranvieri fino alla stipula di un accordo soddisfacente''.