Vertice di Bruxelles
L'Unione europea avrà il suo esercito
Autonomo ma "complementare" alla Nato
Berlusconi: "Va colmato il Gap che ci separa dagli Usa"
Il vertice europeo del 16 e 17 ottobre doveva essere un momento di verifica dei lavori, iniziati il 4 ottobre a Roma, della Conferenza intergovernativa che dovrà definire la costituzione della superpotenza imperialista europea; fare il punto della situazione economica e rilanciare gli investimenti nelle grandi infrastrutture; definire misure per garantire la "sicurezza" delle frontiere della Ue a 25 paesi, ovvero blindarle attraverso misure poliziesche e di "controllo dei flussi migratori". La parte principale si è però svolta a margine dei lavori ufficiali, compresa la cena collettiva del 16 ottobre, dove i capi di Stato e di governo hanno continuato la discussione sulla realizzazione dell'esercito europeo.
Lo ha raccontato estesamente Berlusconi nella conferenza stampa finale quando ha affermato che "in questa cena abbiamo registrato l'assoluta unanimità sulla necessità di dotare l'Europa di un'appropriata politica di difesa e di sicurezza". La condizione per cui l'Europa potrà avere una propria difesa è che essa sia "complementare" e non "alternativa" all'Alleanza atlantica.
Fermo restando questa condizione, per Berlusconi il progetto della difesa europea deve andare avanti perché "l'Europa non può presentarsi sulla scena mondiale senza una adeguata forza militare, è la storia che ce l'insegna". Anche da Washington, ricorda il neoduce, sono arrivati in passato inviti all'Europa "perché si desse un'organizzazione autonoma in modo da sollevare l'America da alcune incombenze. è quello che è successo in Macedonia e in altre località, piccole operazioni che comunque hanno fatto da battistrada". L'obiettivo è comunque più ambizioso: "è impensabile - ripete Berlusconi - che una Ue priva di capacità militari possa avere un ruolo da protagonista. E va colmato il gap che ci separa dagli Usa in termini di spese per la Difesa". L'Europa, ribadisce, è ancora ferma alla cifra dell'1% del bilancio per le spese militari mentre la percentuale degli Usa è al 3-4%.
Su iniziativa di Francia, Germania, Belgio e Lussemburgo il progetto della Ue di dotarsi di un proprio esercito entro il 2003, lanciato nel vertice di Helsinki del 1999, ha ripreso slancio e ha coinvolto anche la Gran Bretagna nel recente vertice a tre fra Chirac, Schroeder e Blair. I quattro paesi promotori hanno anche avanzato l'idea di creare un comando di pianficazione militare al di fuori della Nato. L'imperialismo americano ha reagito varando il 15 ottobre la nuova forza di intervento rapida della Nato che, sotto il controllo di fatto dei militari del Pentagono, riunisce forze degli altri paesi fra i quali Francia e Germania. Sempre il 15 ottobre alla riunione del Consiglio atlantico il rappresentante americano Nicholas Burns ha attaccato direttamente i progetti autonomi europei affermando che "la minaccia più significativa per l'avvenire della Nato viene da certi progetti europei in materia di difesa". La consigliera per la sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, in contemporanea esprimeva al governo inglese la "preoccupazione" dell'amministrazione americana sui progetti europei.
A Bruxelles Blair concordava su una cooperazione militare europea "efficace" ma precisava che non era necessario un quartier generale autonomo, era sufficiente quello della Nato. Per tenere agganciata la Gran Bretagna Chirac sottolineava che la difesa europea sarà "coerente" con l'Alleanza atlantica e intanto proseguiva la discussione con gli altri partner "per consentire all'Europa della difesa di progredire".
Questo argomento non compare nel documento finale del vertice che invece registra la prosecuzione a livello ministeriale della discussione sulla Costituzione europea, che è rimasta pressoché ferma alle divisioni registrate a Roma, riporta l'impegno comune a rafforzare la competitività e la produttività delle aziende europee in vista di una ripresa economica prevista nel corso del 2004; insiste sulla necessità di "riformare" i sistemi pensionistici ricordando che nel consiglio europeo di Barcellona l'intesa è stata quella di "aumentare entro il 2010 di cinque anni l'età media effettiva di cessazione dell'attività lavorativa"; rilancia la realizzazione dei 29 progetti sulle grandi infrastrutture ma non riesce a individuare dove trovare i soldi per finanziarli. Sulle questioni internazionali invita Israele e Autorità nazionale palestinese a rispettare gli impegni presi nella "road map" imperialista: il governo palestinese in particolare sulla repressione della "violenza estremista", quello di Tel Aviv affinché smantelli gli insediamenti nei territori occupati costruiti dopo il 2001 e si astenga "da misure punitive non conformi al diritto internazionale, incluse le esecuzioni extragiudiziali"; così sono definite le aggressioni sioniste alla Siria e il terrorismo di Stato contro militanti della resistenza palestinese e civili. Sull'Iraq sostiene la risoluzione 1511 dell'Onu e annuncia un impegno di 200 milioni di euro entro il 2004 per la ricostruzione del paese; ammonisce l'Iran a rispetttare i diktat dell'Agenzia atomica internazionale; invita il popolo boliviano a "astenersi dalla violenza" e a "impegnarsi in un dialogo costruttivo con il governo", condanna in altre parole la rivolta popolare che ha buttato giù il presidente reazionario.