Al vertice delle ipocrisie e delle divisioni di Bruxelles
L'UE VUOL RICUCIRE CON GLI USA E NON CONDANNA L'AGGRESSIONE ALL'IRAQ
Prodi: "L'Europa non deve delegare la sua sicurezza e la sua difesa agli Stati Uniti"
Il Consiglio europeo informale programmato per il 20 e 21 marzo a Bruxelles avrebbe dovuto fare il punto sul processo di riforme strutturali che nei prossimi anni dovrebbero fare dell'Unione europea "l'area più competitiva del mondo". Il vertice dei capi di Stato e di governo si è però aperto poche ore dopo che era scattata l'aggressione imperialista degli Usa all'Iraq, appoggiata da una parte di paesi europei, ed era evidente che il tema principale all'ordine del giorno sarebbe diventata la guerra, la spaccatura tra Usa e Ue, la spaccatura in seno all'Europa. Nel vertice caratterizzato da ipocrisie e divisioni i Quindici hanno preferito non condannare l'aggressione all'Iraq e lanciare segnali per ricucire con gli Usa.
La dichiarazione sull'Iraq, approvata al termine dela prima giornata di lavori, parte dalla constatazione che il "conflitto militare" è iniziato ed esprime la "speranza" che "si concluda con perdite di vite umane e sofferenze minime". Le bombe americane e inglesi cadono su Baghdad mentre la Ue guarda già al dopoguerra indicando gli obiettivi comuni sintetizzati in 14 punti: il primo è l'impegno "per l'integrità territoriale, la sovranità e la stabilità politica e il pieno ed effettivo disarmo dell'Iraq". Come se l'aggressione guidata da Bush per "disarmare Saddamm" e cacciarlo da Baghdad non fosse già una violazione della sovranità irachena. Lo stesso ipocrita ragionamento vale per il punto nel quale i Quindici si impegnano a "creare le condizioni che consentano a tutti gli iracheni di vivere nella libertà, sotto un governo rappresentativo e in pace con i suoi vicini". Le stesse argomentazioni di Bush che vuole imporre un governo fantoccio con le bombe invece che con la diplomazia.
L'Ue auspica che "durante e dopo la crisi attuale" l'Onu continui a svolgere un "ruolo centrale" e possa riprendere in mano il pallino della gestione successiva dell'Iraq, se gli Usa glielo lasceranno. Al momento il ruolo dell'Onu è relegato a affrontare "le principali esigenze umanitarie". Nel futuro i Quindici si impegnano a sostenere "il ruolo fondamentale delle Nazioni Unite" e a "rafforzare il partenariato transatlantico che resta una priorità strategica fondamentale per l'Unione europea". Si potrebbe dire un colpo al cerchio, il ruolo collegiale dell'Onu travolto dall'iniziativa unilaterale degli Usa, e una alla botte con la riaffermata solidarietà transatlantica; solidarietà che si deve rafforzare "contro il terrorismo" e per "prevenire la proliferazione delle armi di distruzione di massa", come chiede Bush. Il documento aggiunge inoltre che i Quindici devono anche rafforzare le proprie capacità sulla sicurezza e la difesa comuni.
In sintesi i Quindici hanno evitato di mettere nero su bianco le proprie divisioni, evidenziate dai dibattiti in Consiglio di sicurezza e che erano esplose palesi nelle settimane precedenti. A partire dal botta e risposta tra la dichiarazione comune francotedesca contraria alla guerra contro Saddam del 22 gennaio e il documento ispirato dagli Usa e reso noto il 30 gennaio, firmato da Italia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Danimarca, Ungheria e Polonia, con il quale i guerrafondai europei si schieravano con Bush.
La "chiamata alle armi" dell'imperialismo americano mostrava la spaccatura nella concorrente superpotenza imperialista europea. Che a fatica si ricuciva nel vertice straordinario di Bruxelles del 17 febbraio dove comunque i Quindici affermavano per la prima volta che era possibile "il ricorso alla forza" anche se solo come "ultima risorsa" e diretta dall'Onu.
La guerra unilaterale decisa da Bush e appoggiata da Blair, Aznar, Berlusconi, Barroso e Rasmussen ha riaperto la contraddizione ma a Bruxelles se ne sono sentiti gli echi solo nei commenti dei singoli protagonisti. Così mentre Blair e Berlusconi scaricavano sulla Francia la responsabilità di avere indebolito l'Onu, Chirac ribadiva che la Francia non voterà mai una risoluzione che "possa significare avallo a posteriori della guerra" e che "consegni l'amministrazione dell'Iraq nelle mani di Washington e Londra".
Ricucire con gli Usa ma continuare la costruzione di una politica estera e militare autonoma dell'Europa era l'idea del presidente francese che affermava: "l'Europa non deve restare incompiuta, ha necessità di esprimere la sua visone del mondo e di costruire una difesa comune credibile". Una posizione subito sostenuta dal presidente della Commissione Romano Prodi che ribadiva "L'Europa non deve delegare la sua sicurezza e la sua difesa agli Stati Uniti" e auspicava che nella Nato "il pilastro europeo sia paragonabile a quello americano". In margine al vertice di Bruxelles Francia, Germania e Belgio hanno annunciato la convocazione di un vertice trilaterale da tenersi a aprile per definire una cooperazione più stretta in campo militare. Il premier belga Verhofstadt ha detto che la riunione è aperta a tutti i partners, e il Lussemburgo ha già dato la sua adesione, ma con un'avvertenza: "sono tutti benvenuti ma non se vengono a mettere i bastoni tra le ruote. In questo campo vogliamo andare avanti sul serio e in fretta".