Conclusa l'inchiesta del giudice
Priore
USTICA: ``DC9
ABBATTUTO IN UN ATTO DI GUERRA''
Quattro generali alla sbarra per
alto tradimento. ``Cossiga ebbe i rapporti ma non volle che fossero divulgati''
``UN LIVELLO SUPERIORE'' HA AVALLATO I DEPISTAGGI. IL GOVERNO DICA DA CHI ERA
COMPOSTO
Il Dc9 dell'Itavia inabissatosi
la sera del 27 giugno 1980 nei pressi dell'isola di Ustica con 81 persone a bordo, fu
abbattuto durante un'azione di guerra. Il Mig libico ritrovato ``ufficialmente'' il 18
luglio precipitò la stessa sera del DC9. Questa l'inconfessabile verità che è stata
caparbiamente nascosta per 19 anni dai vertici dell'aeronautica e dei servizi segreti,
avallati da ``un livello superiore'' (ossia da una copertura politica e istituzionale
nazionale o/e internazionale) distruggendo e falsificando le prove, depistando le
indagini, mentendo spudoratamente e innalzando intorno a questa vera e propria strage di
Stato un inquietante e impenetrabile muro di omertà.
Sono questi i punti fermi a cui è giunto il giudice istruttore Rosario Priore dopo nove
anni di indagini, contenuti nella sua sentenza-ordinanza (oltre 5 mila pagine) depositata
il 1 settembre scorso. Ma nonostante ciò la muraglia che avvolge i misteri su
Ustica è ancora ben lungi dall'essere abbattuta, poiché se vengono individuati con
chiarezza chi ha impedito l'accertamento della verità, a tutt'oggi impuniti rimangono i
colpevoli.
Una conclusione questa che appare paradossale dal momento che nella sua monumentale
sentenza-ordinanza, il giudice istruttore ricostruisce i contorni dello ``scenario di
guerra non dichiarata'' e dell'``operazione di polizia internazionale'' a cui presero
parte molti aerei, presumibilmente Usa e fors'anche francesi allo scopo, ormai anche
questo sembra accertato, di eliminare fisicamente il leader libico Gheddafi. Tra questi
c'era pure un Awacs, cioè un aereo radar che è chiamato a dirigere un'operazione
militare. Ma Priore si spinge oltre sostenendo che tra i fatti accertati c'è il ``diretto
coinvolgimento con il disastro di più velivoli statunitensi, in esercitazione o in
trasferimento, armati e non''. Aerei militari che ``hanno comportamenti compatibili solo
con la presenza di una portaerei'' la quale - ironizza Priore - non poteva essere né del
Portogallo, né dell'Ungheria. ``Non si può perciò dire che manchino indicazioni -
continua Priore, o più realisticamente sospetti, a carico purtroppo degli Stati Uniti''.
Inoltre tra le novità dell'ultima fase delle indagini è stato accertato che dopo la
strage un elicottero non identificato (presumbilmente americano) arrivò nel tratto di
mare dove si era inabissato il Dc9, manovra possibile solo se qualcuno aveva visto. Altra
prova del fatto che diversi radar avevano seguito momento per momento la tragedia. Priore
inoltre cita il fatto, che quella sera, all'aeroporto di Grosseto atterrarono due caccia
statunitensi. Da uno sembra mancasse un missile. Fu predisposta una vigilanza severissima
con raddoppio dei turni di guardia, e sull'atterraggio di quei velivoli fu posto una sorta
di segreto militare.
Ma sono molteplici le prove che quella sera erano in molti gli aerei americani in volo.
Eppure fin dal 3 luglio 1980 il Circusnaveur, cioè il comando in capo della Marina
statunitense in Europa aveva comunicato che la sera del 27 giugno 1980 ``non erano
presenti né navi, né aerei americani, intorno al luogo della strage''. Oggi non solo è
dimostrato che quella dichiarazione era palesemente falsa, ma il giudice ha pure
denunciato ``le rilevanti difficoltà'' incontrate in questi anni per reperire notizie e
documentazioni dalle autorità statunitensi.
Ma un'altra inquietante ipotesi sulla strage di Ustica è stata raccontata alla stampa
dall'ex ufficiale dell'Aeronautica Mario Ciancarella. L'ufficiale afferma che furono due
F104 italiani ad abbattere l'aereo civile su ordine degli Usa per far ricadere la colpa
sulla Libia. ``A quell'ora, infatti era previsto che il Dc9 incrociasse un velivolo con a
bordo il colonnello Gheddafi (...) Sulla scia del Dc9, nascosto ai radar, volava un Mig
con le insegne libiche partito però da Pratica di Mare. I `nostri caccia' decollati da
Grosseto avrebbero colpito l'aereo civile e subito dopo catturato il Mig in volo (...) Al
largo d Napoli la portaerei Saratoga era già pronta a puntare su Tripoli''. Ma qualcosa
andò storto - spiega ancora - la corrente filo-araba dei servizi avvertì Gheddafi che
deviò su Malta(...)''.
Priore usa invece toni durissimi sulle responsabilità dei vertici dell'aeronautica
militare e dei servizi segreti sui depistaggi e le omissioni che durante tutti questi anni
hanno fatto da sfondo a quello che rimane uno dei più fitti misteri italiani. Accogliendo
quasi totalmente le richieste dei pm Salvi, Roselli e Nebbioso finiranno sotto processo
con l'accusa infamante di attentato contro gli organi costituzionali con l'aggravante
dell'alto tradimento i generali Lamberto Bertolucci (ex Capo di Stato maggiore
dell'Aeronautica), il suo vice Franco Ferri, Corrado Melillo (ex capo del III reparto
dello Stato Maggiore) e Zeno Tascio, ex capo del Sios e già comandante del centro radar
di Licola. Con l'accusa di falsa testimonianza andranno invece sotto processo il generale
Francesco Pugliese, all'epoca vice capo di gabinetto del ministero della Difesa e poi
direttore di Civilavia; Umberto Alloro, ex capo della terza sezione del Sismi, Claudio
Masci, ex funzionario della prima divisione del Sismi, Pasquale Notarnicola, generale ed
ex responsabile del controspionaggio del Sismi e Bruno Bomprezzi, ex capo del secondo
ufficio del Sios.
Ma rispetto alle conclusioni dei tre pm, Priore va oltre sostenendo che i militari non
decisero da soli di occultare la verità, anzi l'ordine venne dall'alto. ``Le decisioni
prese dai militari sono state di una tale rilevanza e gravità che appare impossibile che
lo siano state senza l'avallo di un livello superiore, nazionale (il governo, ndr),
straniero (probabilmente gli Usa, ndr), o internazionale (la Nato, ndr) e deve averne
ricevuto il consenso''. Insomma quello di Priore è un vero e proprio atto di accusa. Non
è possibile che i politici, è in primo luogo il governo allora in carica capeggiato dal
capo dei gladiatori Cossiga, non sapessero nulla della ``guerra non dichiarata'' che si
stava svolgendo nei nostri cieli e che vedeva coinvolto come prim'attore l'alleato Usa. Ad
esempio Francesco Pugliese, uno dei rinviati a giudizio, ``ha sempre affermato di non
essersi mai interessato alla vicenda Ustica''. Eppure, era (e lo è tutt'ora) un uomo
chiave del Palazzo. All'epoca, vice-capo gabinetto del ministero della Difesa. Punto di
riferimento dello Stato maggiore dell'Aeronautica e dell'ufficio del ministro della Difesa
Lagorio. Eppure Pugliese ha negato l'evidenza di documenti, ha dichiarato che alcuni
tracciati radar, sequestrati, non erano mai stati archiviati. Tutto falso. Alcuni
sarebbero stati addirittura corretti ``in modo da mascherare la presenza di velivoli
militari'' sul Tirreno. Pure le dichiarazioni di Lagorio, lasciano a dir poco perplessi.
Infatti l'ex ministro sostiene di non aver avuto sospetti ``di quel groviglio tenebroso
che si è rivelato l'affare del Dc9 e del velivolo da caccia libico precipitato sulla
Sila'', nonostante fosse bene a conoscenza del clima di tensione tra l'Occidente e la
Libia, con la quale tuttavia una parte del mondo economico e politico italiano continuava
a fare affari (ad es. Gheddafi aveva azioni della Fiat). Mentre non ha mai risparmiato il
fiato per ammonire i magistrati sui rischi di malumori nelle alte gerarchie militari.
Ma soprattutto viene fuori il coinvolgimento dell'allora presidente del consiglio Cossiga,
e ricordiamo capo dell'ancora funzionante struttura golpista e anticomunista ``Gladio''.
Impossibile, secondo Priore ``celare i rapporti con gli americani. Come pure la
messinscena del Mig libico caduto la notte del 27 giugno e non il 18 luglio''. Gheddafi
quella sera volava su un altro aereo da Ajaccio verso Varsavia, deviò all'ultimo minuto
su Malta perché informato da ``amici'' italiani? Inoltre Priore ricorda le informative
riservate ritrovate in casa del colonnello Cogliandro, che guidava il Raggruppamento
centri Cs, la struttura riservata che secondo Priore ``poco o nulla'' fece nelle indagini.
Tra queste ve ne è una che riguarda Cossiga in cui si afferma che ``ebbe i rapporti
completi della tragedia di Ustica e fece in modo che non fossero divulgati'' per ragioni
di Stato. Così come appare impossibile che nulla sapesse l'onorevole Mazzola, allora
sottosegretario ai servizi, dell'iperattivismo del Sismi per ostacolare l'accertamento
della verità.
Qualcosa doveva sapere anche il ministro degli Esteri. Questi infatti suggerì che il
governo libico facesse un sopralluogo senza controlli sulla Sila dove furono trovati i
rottami e il cadavere del pilota del Mig.
Priore chiamando in causa il ``livello superiore'' ha senza dubbio fatto fare un passo
avanti all'accertamento della verità. Una importante svolta che non lascia via di fuga
alle responsabilità politiche: ora spetta al governo D'Alema dare delle risposte precise,
puntuali e immediate. Spetta al governo D'Alema dire da chi era composto quel ``livello
superiore'' aprendo i cassetti dei ministeri degli Interni, degli Esteri e della Difesa,
in modo che i responsabili possano essere consegnati ai magistrati. è da questo passaggio
che si misurerà la volontà politica del governo D'Alema di andare a fondo sulla strage
di Ustica. Perché se è vero che chi ha materialmente abbattuto il Dc9 potrebbe essere
Oltreoceano, ancor più vero risulta che i piani alti del Palazzo sono depositari di quel
segreto.
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