Un colpo all'inchiesta giudiziaria sui fatti della Raniero
VERGOGNOSA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL RIESAME
Scarcerati i poliziotti accusati di sequestro di persona e pestaggi. Il trucco di Scajola e De Gennaro per liberare i poliziotti
GOVERNO, FASCISTI E ULIVO FESTEGGIANO

"Ci sono state violenze su ragazzi, le perquisizioni sono andate oltre la legalità, sono stati commessi abusi. I giovani sono stati prelevati dagli ospedali e portati in caserma, è stato impedito loro di chiamare gli avvocati. Avete un compito delicatissimo. Siamo come di fronte alla sbarra di un casello autostradale e c'è una pressione fortissima per abbatterla. Intravedo una scorciatoia che porta, e mi trema il cuore al solo pensiero, a uno stato di polizia''. Con queste parole il procuratore aggiunto di Napoli, Paolo Mancuso, si era rivolto ai tre giudici del tribunale del riesame che dovevano decidere sulla scarcerazione o meno dei poliziotti indagati nell'inchiesta sui gravi abusi commessi nella caserma Raniero dopo la manifestazione no-global del 17 marzo 2001.
Purtroppo il suo fondato e preoccupato appello non è stato ascoltato. Le inaudite pressioni del governo, dei fascisti, della polizia e dei mass-media di regime hanno vinto il primo, forse decisivo round. Quella barriera è stata abbattuta e la paventata scorciatoia è stata imboccata. Così ha deciso il tribunale del riesame, dopo venti ore di discussione, con la sentenza emessa l'11 maggio, che ha annullato gli arresti domiciliari ai poliziotti indagati per il reato di sequestro di persona, ritenendolo insussitente, mentre li ha revocati per quanto riguarda le accuse di minacce, lesioni e violenze, ritenendole fondate ma non tali da giustificare gli arresti.
Immediatamente dopo la sentenza i cinque poliziotti e i due funzionari della questura napoletana, Solimene e Ciccimarro, sono stati reintegrati ai loro posti dal capo della polizia De Gennaro e dal ministro dell'Interno Scajola. Una sentenza vergognosa, quindi, che è stata strumentalizzata e amplificata in maniera ancor più vergognosa con l'arbitrario reintegro in carica degli accusati, per farla suonare come un'assoluzione piena da tutti i reati contestati e mettere una seria ipoteca sull'inchiesta ancor prima che sfoci in un processo.
Una sentenza vergognosa perché, stabilendo che non è sequestro di persona prelevare indiscriminatamente e con la forza feriti dagli ospedali, senza accuse specifiche e senza informare l'autorità giudiziaria né permettere la presenza di difensori legali, i giudici del riesame hanno legittimato una grave violazione di stampo fascista dei diritti democratico-borghesi, e hanno assestato un duro colpo all'intera inchiesta. Inoltre, con la loro rimessa in libertà e il reintegro in carica, gli indagati avranno ora tutto il tempo e i mezzi per inquinare le prove, minacciare i testimoni e far abortire l'inchiesta, il che è esattamente quello che si prefiggevano polizia, fascisti, governo, il procuratore Cordova e tutte le forze reazionarie che hanno sollevato il caso Napoli per isolare e mettere alle corde i coraggiosi pm che hanno condotto le indagini, e più in generale per attaccare, screditare e normalizzare tutta quella parte della magistratura che non vuol rinunciare alla propria autonomia e non accetta di sottomettersi al potere esecutivo.

IL GIUBILO DEI REAZIONARI E DEI LORO LACCHE'
Non a caso tutte queste forze hanno immediatamente festeggiato l'evento con manifestazioni di giubilo e chiedendo la testa dei magistrati inquirenti, a cominciare dal caporione fascista Fini, che era stato il primo a esprimere incondizionata solidarietà agli arrestati, fino al ministro Scajola, che non ha certo fatto mistero della sua soddisfazione per una sentenza che - ha dichiarato ipocritamente - "mi conforta e mi convince a rinnovare un appello a tutti gli organi dello Stato perché lavorino in armonia nella restituita serenità a difesa del diritto alla sicurezza dei cittadini, contro ogni forma di violenza e di criminalità''.
Ma anche i rimbambiti e servili leader dell'Ulivo, che in tutta questa vicenda erano riusciti solo a balbettare e a implorare la destra di "abbassare i toni'', si sono uniti con indecente sollievo alla "festa'' per la revoca del provvedimento di arresto che anch'essi non avevano approvato: forse perché hanno la coscienza sporca e si sentivano chiamati in causa per fatti avvenuti durante il loro governo. Al punto che Rutelli non si è vergognato di plaudire alla sentenza del tribunale del riesame, dichiarando che "con tale decisione la magistratura dimostra la sua autonomia. Chi aveva espresso dubbi sulla necessità degli arresti (a cominciare da lui stesso, ndr) forse aveva ragione''. Mentre da parte sua il segretario dei DS, Fassino, se ne lava pilatescamente le mani con uno squallido "non ritengo sia compito della politica giudicare le sentenze''.
Sulla presunta "autonomia'' con cui i giudici hanno preso la loro grave decisione ci sarebbe invece molto da discutere e andare a fondo. I pm Cascini e Del Gaudio, titolari dell'inchiesta, avevano particolarmente insistito davanti ai giudici del riesame sulla necessità di confermare le esigenze cautelari in quanto, avevano fatto notare, "ci sono state minacce e intimidazioni, l'indagine è in corso e c'è bisogno di serenità. Ci servono ancora due o tre mesi''. Il problema, avevano aggiunto, era il possibile inquinamento delle prove, e non solo il pericolo di reiterazione dei reati fino alla vendetta sugli accusatori come aveva ipotizzato l'ordinanza di carcerazione emessa dal gip. A riprova di ciò i pm avevano anche sottolineato che lo stato detentivo degli accusati, con l'impossibilità pratica di concordare tra loro una comune linea di difesa, aveva già fatto emergere di fronte al gip molte contraddizioni, tanto che alcuni di loro avevano fatto significative ammissioni circa le perquisizioni illegali e i maltrattamenti sui fermati all'interno della caserma Raniero.

LA TRAPPOLA DI DE GENNARO E SCAJOLA
Che cosa allora ha convinto i giudici del riesame a respingere praticamente in blocco queste più che sensate motivazioni degli inquirenti? Come sta faticosamente emergendo da alcune rivelazioni giornalistiche, dietro il polverone assolutorio sollevato dalla destra neofascista con l'acquiescenza dei rincoglioniti leader dell'Ulivo, alla base della decisione dei giudici c'è stata una sapiente manovra di De Gennaro e Scajola, che pochi giorni prima della riunione del tribunale del riesame avevano disposto con un decreto amministrativo la sospensione degli arrestati dalle loro funzioni "fino alla definizione del procedimento penale''. Ordinanza prontamente presentata il 9 maggio al tribunale dagli avvocati difensori degli indagati per suffragare l'inutilità del mantenimento del provvedimento cautelare a loro carico: se sono sospesi dal servizio - era la tesi dei difensori - non ci può essere il pericolo di inquinamento delle prove.
Così si spiegherebbe anche il senso di certe dichiarazioni del questore Izzo, a pochi giorni dalla sentenza, che si era dichiarato certo che essa sarebbe stata "senza vincitori né vinti'', si sarebbe cioè risolta in un compromesso: con i poliziotti scarcerati, ma sospesi dal servizio fino a conclusione del processo. Una "scappatoia'' a cui i giudici del riesame sottoposti alle enormi pressioni politiche devono aver abboccato forse pensando di salvare capra e cavoli. Lo si vedrà quando saranno rese note le motivazioni della sentenza. Sta di fatto che immediatamente dopo la sentenza di scarcerazione, De Gennaro e Scajola si sono tranquillamente rimangiati tutto firmando un decreto di reintegro che ha annullato quello di sospensione: fatta la grazia...con quel che segue.
Coraggiosamente il procuratore Mancuso ha ribadito che la sentenza non ha negato l'attendibilità delle fonti di prova, e non ha escluso un ricorso in Cassazione dopo aver visto le motivazioni del tribunale. Speriamo che riesca ad andare avanti in questo suo proposito, anche se non c'è da farsi illusioni visto l'enorme sproporzione delle forze in campo e la vergognosa ritirata della "sinistra'' di regime. Di certo chi ancora crede nonostante tutto che questo non sia un regime che ha tutte le caratteristiche del fascismo mussoliniano, dove la polizia può impunemente sequestrare e torturare dei fermati senza specifiche accuse né garanzie di difesa, ha ulteriori e più gravi elementi su cui riflettere seriamente.

15 maggio 2002