No all'``accordo modello'' raggiunto alla Whirlpool
DOMINANO FLESSIBILITA' E CONCERTAZIONE
Per l'azienda segna ``una nuova Costituzione'' nelle relazioni sindacali
L'accordo per il contratto integrativo alla Whirlpool, che piace tanto alla direzione aziendale e che supinamente viene indicato come intesa-modello dai vertici sindacali di categoria, è stato raggiunto alla fine di luglio senza un'ora di sciopero. La Whirlpool è una multinazionale americana, in Italia conta vari stabilimenti (Cassinetta, Comerio, Trento, Napoli, Siena) e circa 6 mila dipendenti. Una delle più grandi aziende, con la Zanussi e la Merloni, nel settore degli elettrodomestici. L'intesa sottoscritta ha una sua importanza non solo per le dimensioni del gruppo industriale in questione ma anche perché, insieme all'accordo raggiunto al Nuovo Pignone, fa da battistrada alla stagione appena iniziata del rinnovo dei contratti integrativi nelle aziende metalmeccaniche.
Non può non destar sospetti il fatto che il più grande estimatore dell'accordo sia proprio il direttore delle relazioni industriali, ovvero il rappresentante padronale Pierangelo Cerana, che lo definisce addirittura ``una nuova Costituzione'' per le relazioni sindacali aziendali e vi aggiunge demagogia a piene mani quando afferma che ``vogliamo delle regole e la massima trasparenza nei rapporti. Oggi è necessario valorizzare i collaboratori non solo nei termini di una giusta retribuzione. Si deve sempre più coinvolgere tutti nei processi decisionali e a ognuno, anche nei ruoli meno alti, vanno dati ampi margini di autonomia''.
Al di là di questa ``cortina fumogena'' per confondere e ingannare i lavoratori in concreto c'è un sistema di relazioni sindacali improntate alla massima cogestione di stampo neocorporativo, provvedimenti finalizzati ad aumentare la produttività e le flessibilità negli orari e nell'uso degli impianti, un sistema normativo e salariale che obbliga i lavoratori a un più pesante sfruttamento e a subordinare spazi sempre più ampi della propria vita alle esigenze produttive, di competitività e di risultato aziendali. Obiettivi che la Whirlpool ha raggiunto con misure diverse da quelle bocciate alla Zanussi (come il job on call ossia il contratto di lavoro a chiamata) ma non per questo meno deleteri per le condizioni dei lavoratori.
Certo, nell'intesa c'è anche un impegno per nuove assunzioni e un incremento salariale; che poi sono i punti sventolati strumentalmente dai sindacalisti collaborazionisti nelle assemblee per farla ``digerire'' ai lavoratori interessati. Ma bisogna vedere come e per quali finalità sono stati concordati, bisogna vedere quali ``contropartite'' sono state concesse all'azienda. Si scoprirà così che l'utilizzazione degli impianti passa da 73 a 102 ore settimanali; i turni di lavoro da due di 8 ore per 5 giorni (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22) diventano tre su sei giorni con l'aggiunta del sabato lavorativo e il turno di notte. Si scoprirà che i nuovi assunti, di cui una parte a termine, saranno impiegati proprio nel turno notturno.
Per quanto riguarda l'incremento salariale si tratta di un aumento del ``premio produzione'' diluito fino al 2004, portandolo a un milione di lire all'anno. Istituto che si aggiunge al ``premio di risultato'' già esistente di 1.300.000 lire annue legato all'efficienza, alle flessibilità, alla qualità del prodotto, all'andamento economico del gruppo. E' dunque un aumento non certo, pieno di vincoli e diversificato secondo le circostanze che si verificano.
Tirando le somme, l'azienda ottiene il turno notturno, il sabato lavorativo, ulteriori flessibilità orarie e un sistema salariale subordinato quasi interamente alla produttività, alla qualità del prodotto, in ultima analisi ai profitti padronali.
è quindi tutt'altro che un accordo-modello da seguire per gli altri lavoratori in procinto di rinnovare l'integrativo!