Al consiglio generale del Wto a Ginevra cede il governo brasiliano di Lula. 
L'ACCORDO SUI FARMACI SALVAVITA E' UN'ELEMOSINA AI PAESI POVERI
Stati Uniti e Unione europea impongono limitazioni per garantire le multinazionali
"MEDICI SENZA FRONTIERE'': E' LA VITTORIA DEI BREVETTI ( L'epidemia dell'AIDS nel Terzo mondo)

I Paesi del Terzo mondo rivendicano da decenni di non pagare le grosse royalties sui brevetti esistenti, sulla fabbricazione e importazione delle versioni generiche dei medicinali anti-Aids e degli altri 325 medicinali indicati come "essenziali'' dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). In questo senso uno spiraglio minimo si era aperto con la dichiarazione del vertice del Wto di Doha (Qatar) del dicembre del 2001, che tuttavia si limitava a rimettere in vigore, con molti vincoli, la possibilità di produrre (non importare) farmaci fuori brevetto in caso di epidemia. Era il frutto dello scontro che aveva visto da una parte le multinazionali farmaceutiche, che temono che i "generici'' prodotti dai Paesi poveri possano sottrarre quote del mercato mondiale dei loro farmaci e giustificano la copertura brevettuale e gli altissimi prezzi dei loro prodotti con la necessità di finanziare la ricerca. Dall'altra, i paesi del Terzo mondo che, di fronte alle devastazioni dell'Aids, della malaria, della tubercolosi ritengono ingiustificabile la difesa del brevetto da parte delle industrie occidentali spalleggiate dall'Organizzazione mondiale per il commercio. E cercano quindi di scavalcare queste barriere.
Ma la via infernale della globalizzazione imperialista è lastricata di promesse e buone intenzioni: Washington, premuta dalla lobby farmaceutica americana e spalleggiata dalla Ue, ha disatteso e boicottato in ogni modo le sia pur generiche e insufficienti concessioni ai paesi del Terzo mondo continuando a sostenere che i monopoli farmaceutici non si toccano e che le terapie si comprano alle condizioni capestro di chi detiene i brevetti.
Sulle imprese farmaceutiche di Sudafrica, India e Brasile che avevano cominciato a produrre e a volere esportare autonomamente farmaci esenti dal pagamento dei brevetti si scatena una escalation di minacce e ritorsioni da parte delle multinazionali del farmaco, 39 delle quali denunciano questi paesi per "violazione delle norme'' all'Organizzazione mondiale del commercio. Il Wto da parte sua accoglie le denunce dei colossi farmaceutici. I manager delle grandi multinazionali per schiacciare la concorrenza delle piccole aziende brasiliane, sudafricane o indiane ricorrono ai tribunali e foraggiano gli sherpa che, in sede di negoziato, fanno di tutto per bloccare qualsiasi accordo concreto sulla abolizione dei brevetti. A Pretoria (Sudafrica), per esempio, nel 2001 si svolge il processo intentato dalle case farmaceutiche per affossare un provvedimento, già bloccato dal 1997, che permetterebbe al governo di superare i diritti di proprietà industriale a favore della produzione locale dei medicinali contro l'Hiv consentendone una relativa accessibilità a tutti i malati. Il blocco di questa legge (medicin act) secondo le associazioni ha causato la morte, dal 1997 al 2001 di almeno 400mila malati di Aids. Una denuncia sostenuta da alcune organizzazioni, tra cui, oltre a Medici Senza Frontiere, Lila, Gruppo Abele e Legambiente, che hanno manifestato a Roma contro le multinazionali del farmaco per le quali ipotizzano il reato di genocidio. Con lo slogan "Farmaci per curare non per arricchirsi'' hanno sfilato davanti alla sede di Farmaindustria a sostegno dei 25 milioni di cittadini sudafricani poveri affetti dal virus. Nel frattempo, i malati poveri continuano a morire e qualsiasi Paese si azzardi ad alzare la testa, come hanno fatto timidamente il Sudafrica, il Brasile, la Thailandia e l'India, rischia pesantissime sanzioni economiche unilaterali (ossia decise da una singola superpotenza imperialista) o multilaterali (ossia decise nei consessi dell'imperialismo internazionale).
Di fronte al boicottaggio degli accordi e alle ritorsioni economiche e commerciali i Paesi africani gridano allo scandalo ("Siamo di fronte ad una nuova apartheid''), l'Unione europea, finge di avere a cuore le condizioni di salute dei popoli e cerca di mediare per favorire l'espansione dei propri monopoli nei Paesi del Terzo mondo mentre alcuni Paesi in cerca di uno sviluppo commerciale regionale (India e Brasile) sbattono momentaneamente la porta e se ne vanno.
Al G8 di Genova del 2001 i padroni del mondo si dicono tutt'al più disposti a concedere qualche elemosina propagandistica ai paesi del Terzo mondo (Bush e il neoduce Berlusconi annunciavano la nascita di una "internazionale del conservatorismo misericordioso'') purché non si metta in discussione il principio della protezione brevettuale, che impedisce per 20 anni di copiare le medicine e garantisce i monopoli farmaceutici. Anzi rilanciano sui cosiddetti Trips, gli accordi sulla proprietà intellettuale, ideati proprio allo scopo di estendere la logica del brevetto industriale a tutto il mondo e a ogni categoria - dalle molecole farmaceutiche ai software, dai semi ai geni.
Come era prevedibile la riunione del consiglio generale del Wto tenutasi a fine agosto a Ginevra, preparatoria del vertice di Cancun, si trasforma in una presa di giro delle masse popolari del continente africano. Su tutto prevalgono i diktat delle superpotenze americana ed europea: restano intatti i brevetti ventennali sulle medicine, con limitatissime eccezioni da stabilire caso per caso. Le multinazionali del farmaco se ne infischiano e studiano nuove strategie per dominare i mercati e in questo senso si rendono conto che cercare d'imporre il costo esorbitante dei brevetti a Paesi assolutamente incapaci di pagarli equivale a rinunciare a margini di profitti consistenti e a fette consistenti di mercato, d'altro canto con il via libera dei generici c'è il forte timore di provocare l'invasione di medicine a basso costo in importanti mercati come quello indiano e brasiliano. La migliore soluzione è mantenere a tutti i costi i brevetti e abbassare il costo dei farmaci a seconda delle esigenze e di quel tanto che basta affinché gli stati più poveri e più flagellati dall'epidemia possano acquistarli in grande quantità. Propongono allora in modo inaccettabile di definire a seconda delle loro convenienze di stilare una lista limitata di paesi e di condizioni per cui tollerare il mancato rispetto dei brevetti sui farmaci. Sulla vergognosa trattativa il Wto aveva chiesto proprio al governo italiano di mediare con i paesi africani per mettere in piedi un piatto di elemosine che lasciasse immutata la situazione di fondo assicurando alle multinazionali che i farmaci "copiati'' su "licenza obbligatoria'' sarebbero stati usati all'interno di programmi sanitari pubblici, in un contesto non commerciale.
Vietate le importazioni dei generici per la maggior parte dei paesi, spariti gli incentivi per dare una mano ai paesi dove le epidemie dilagano, restrizioni sull'"uso umanitario'' dei generici, pochi i farmaci che rientrano nell'accordo, introdotta una "clausola di dissociazione'' che consentirebbe ai Paesi più ricattabili di non aderire al trattato, l'obbligo di rispettare dei costosi standard produttivi per i fornitori infine l'imposizione di un "meccanismo di verifica'' per monitorare il rispetto di tutte le limitazioni e scongiurare la diffusione delle medicine sui mercati. Insomma una raffica di divieti per scoraggiare qualsiasi Paese dalla importazione di farmaci fuori brevetto. Nel caso dell'Aids ciò significa che continuerà il monopolio delle sette compagnie farmaceutiche che hanno l'esclusiva delle terapie fino al 2016.
Chi contravviene rischia cause legali e pesanti sanzioni commerciali. "Si tratta di difendere i nostri investimenti in ricerca e sviluppo per nuove medicine'' giustifica Alan Holmer, presidente americano di Pharma. "Non è tollerabile che medicine vitali siano riservate a pochi privilegiati mentre milioni di ammalati muoiono'', ribatte Brundtland, direttrice dell'Organizzazione mondiale della Sanità. L'intransigenza americana ed europea si è tradotta negli ultimi giorni in un vero e proprio pressing sulle importanti capitali del sud, a partire da Brasilia, tramite la vecchia tattica del bastone e della carota portata avanti dal filoamericano presidente del consiglio generale del Wto, Perez del Castillo, ambasciatore uruguaiano al Wto, dal commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, e per l'Italia dal vice-ministro delle Attività produttive Adolfo Urso (AN). Il brasiliano riformista Lula, modello vincente da seguire per "la sinistra di alternativa'' predicata da bertinotti, cede di schianto alle pressioni imperialiste ed anzi a sua volta fa pressione sul Kenya, il Sudafrica, l'India per firmare il documento del 31 agosto concordato tra Usa e Unione europea e presentarlo agli altri Paesi del Terzo mondo, già strangolati dai debiti, per far loro ingoiare il classico piatto di lenticchie.
"La decisione odierna mira a rassicurare gli interessi dell'industria farmaceutica statunitense e occidentale'', ha affermato Ellen't Hoen di Medici senza frontiere, organizzazione non governativa impegnata come l'inglese Oxfam nella campagna per l'accesso ai farmaci essenziali. "Purtroppo - ha spiegato - non favorisce gli ammalati poveri. Le regole sui brevetti continueranno a fissare i prezzi delle medicine''. "L'obiettivo iniziale delle trattative era di facilitare l'accesso ai generici ai paesi poveri - ricordano Oxfam e Msf in un comunicato pubblicato a Ginevra - ma l'intesa odierna ha aggiunto nuovi ostacoli legali, economici e politici''.
E' passato "un accordo inapplicabile che non salverà nessuna vita umana'' ribadisce Raffaella Ravinetto, tra i responsabili della campagna per l'accesso ai farmaci essenziali di Msf: "Il meccanismo, troppo farraginoso, è fatto apposta per salvaguardare gli interessi delle multinazionali. Il mercato rimarrà nelle loro mani.... si doveva trovare la soluzione più semplice per permettere ai paesi poveri di acquistare i salvavita, ma nella realtà si è trovata solo la soluzione migliore per assicurare il monopolio delle multinazionali farmaceutiche occidentali''.
"Continua la condanna a morte per 40 milioni di sieropositivi in tutto il mondo'' denuncia la Lila che lavora nei Paesi del Sud del mondo "è inaccettabile - dichiara il suo portavoce Vittorio Agnoletto - che, per difendere l'interesse delle multinazionali, solo in Sudafrica si contino 600 decessi per Aids ogni giorno. Il fuoco di fila di Big Pharma contro la completa applicazione della Dichiarazione di Doha' ha prodotto, dal 2001 ad oggi, quattro milioni di decessi per Aids''. Nel corso della prossima conferenza del Wto di Cancun più di 50mila persone moriranno'' ha sottolineato invece Michael Weinstein, capo della statunitense Aids healthcare foundation, riferendosi al numero medio quotidiano di decessi per Hiv (circa 8.500 persone).
L'esito di questa squallida vicenda, giocata sulla pelle di miliardi di persone che soffrono per la miseria, la fame, le malattie, lo sfruttamento schiavistico capitalistico dimostrano ancora una volta che il Wto non è affatto un "arbitro'' come sosteneva Fassino nei giorni di Seattle e non è neanche riformabile come sostiene l'imbroglione Bertinotti: è un'organizzazione imperialista e colonialista che va sciolta perché trae profitto anche dalle spaventose epidemie che essa stessa ha favorito, elargisce ai paesi poveri soltanto elemosine, accompagnate dai diktat a uniformarsi al modello del mondo globalizzato imperialista, ad aprire ancora di più le frontiere all'intervento dei capitali privati in cerca di nuovi profitti.