Sì, devo molto a Crema, difatti ci torno frequentemente, e perché quindicenne sono stato lì per almeno due anni, inglobando parecchie esperienze e conoscendo il tempo di guerra in un modo obliquo ma di grande rilevanza, e perché vi sono tornato poi, vinta la cattedra di filosofia nel 1970-1971, nel pieno dei grandi moti del '68, quindi con ulteriori esperienze e incontri. Tant'è che Crema sta quale protagonista all'interno dello smisurato poema, cui lavoro (o che mi sta lavorando) dal 1969.

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"Che cosa ha voluto e vuole dire per te aver visto e vissuto Crema in anni diversi?"

Il fatto stesso di essere stato a Crema in almeno tre fasi della mia vita (quella dello sfollamento da ragazzo, quella dell'insegnamento diciamo da quarantenne e infine quella più frammentata di questi ultimi anni), ha consentito, per lo meno, di poter usufruire, da un lato, dell'avvertirne le mutazioni, e in sé e in rapporto a Milano, anche quale cittadina dirimpetto la città grande e viceversa, e di approfondire un paesaggio non solo esterno tanto in rapporto ai suoi stessi mutamenti, quanto in rapporto al movimento del poema. In alcune poesie Crema è naturalmente presente, per queste e anche per altre ragioni e irragioni.

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