Mario Dentone ("La scuola di domani", luglio/settembre 1984)

 

Ricordo senza nostalgia le antologie di letteratura italiana sulle quali (ogni anno una diversa perché insegnanti e programmi cambiavano, anche se poi nulla cambiava) la mia generazione (quella che nel '68 credeva di cambiare, urlando, il mondo) doveva formarsi, e accanto a quelle antologie le storie della letteratura. Erano gli anni sessanta, tuttavia la letteratura italiana finiva a Montale e Ungaretti, a qualche innocuo racconto di Alvaro e di Verga, e qualche frettoloso cenno anagrafico a Palazzeschi, Moretti, e via... Ma i confini del vero studio rimanevano sui "tre grandi": Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Poi non c'era più tempo per andare oltre, perché intanto s'era al termine dell'anno scolastico.

Considero questo guardando il bel volume che la Liviana Editrice ha affidato a Giancarlo Majorino, poeta egli stesso fra i più rappresentativi della generazione del realismo sociale, critico limpido, non etichettato o "sponsorizzato" (quindi condizionato) dalle catene dell'industria culturale; un volume nel quale sono percorsi, con serenità critica e profondità d'intento culturale (non soltanto divulgativo e miseramente nozionistico, ma, anzi, con vera e propria libertà di proposta e discussione) gli ultimi cento anni di letteratura, sia italiana, sia per gli importanti riflessi prodotti su essa, di letteratura mondiale.

Antologia di testi e note biografiche, però accompagnata, nella sua disposizione storica, da ampie e capillari analisi socio-culturali (pertanto ideologiche, economiche, religiose e di costume) della vita, in una ricerca efficace del filo conduttore fra tutte le valenze della cultura nel suo senso più lato: l'arte, sì, ma comunque sempre come conoscenza, espressione e valore umano.

Siamo insomma di fronte alla prima opera organica di letteratura che, in un unico volume, abbraccia e percorre un secolo di cultura, in un riferimento documentato e puntuale fra le varie manifestazioni del vivere che alla cultura portano e la cultura influenzano, così che l'aspetto propriamente letterario appare l'esemplificazione, il culmine della montagna al quale si giunge dopo aver percorso pazientemente e consciamente tutti i pensieri.

I tabù, le remore storiche devono cadere, ormai, in una scuola che debba recuperare informazione e dibattito; e Majorino tratta ogni materia con misura, sì, ma insieme con chiarezza, senza nascondersi dietro le sfuggenti ombre di sempre. Basti leggere (ed è anche il piacere di leggere, fra i pregi dell'opera) la trattazione della terza parte, quella relativa il secondo dopoguerra fino ai nostri giorni: dalla liberazione al centrosinistra, da Pio XII a Giovanni Paolo II, dalla squallida esperienza delle "brigate rosse" a Moro e Pertini, così come dal neorealismo alle avanguardie, al '68 al cosiddetto riflusso, in uno specchio della nostra società che ci aiuta a rivederci e a pensare, per proporci a chi viene dopo di noi. I "valori" (allora, eccoli) sono lì.

Lavoro imponente, lo si constata subito; non è il solito parziale proporre letture di testi e di autori. La parte antologica, a differenza che in altre (quasi sempre discutibili) esperienze, è sì pur sempre rilevante, ma è, ripeto, esemplificazione e punto di arrivo di quanto trattato nel capitolo relativo. Eppure la precisione critica sugli autori e sulle opere consente di avere tanti brevi saggi degni di attenzione: Gadda, Svevo, Tozzi, Montale, Pirandello, tanto per citarne alcuni.

L'opera è divisa in tre parti: "1880-1915, anni di svolta"; "Il periodo fra le due guerre" e infine "Il mondo presente. Ciascuna parte (quasi un volume a sé) è a sua volta suddivisa in quattro sezioni: "La letteratura italiana del periodo"; "Sfondi internazionali di chiarimento"; "Sfondi italiani di chiarimento"; "Scritture e autori". Si incontrano poi quattro saggi specifici, che si potrebbero definire brevi monografie fuori testo, relativi a Marx, Freud, Nietzsche, Einstein, vale a dire ai quattro protagonisti che indubbiamente, in misura maggiore, hanno caratterizzato la cultura e il costume del nostro secolo.

Vale la pena a questo punto, più d'ogni ulteriore sintesi o commento, riportare quanto è scritto a pagina X dell'introduzione: "Si è preferito apertamente optare per un discorso personale, da insegnante e da scrittore, radicato quindi in entrambi gli universi trattati, con prese di posizione argomentate proficuamente discutibili. Ne è risultato, crediamo, un libro, come una persona viva che dice ciò che pensa, ciò che sente, ciò che sa". Già questa dichiarazione è cosa rara ai nostri tempi, specie in presentazione di antologie, dove il gioco delle convenienze e compiacenze è sempre dietro l'angolo delle tentazioni, così limite culturale confusione per studenti e lettori qualunque. Ebbene, posso dire che in questa sede Majorino è stato maestro di se stesso, insegnante e scrittore, appunto, esperienza del primo e sensibilità del secondo, dunque, e soprattutto con serietà.

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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