Giuliano Gramigna, Majorino, viaggiatori sperimentali (“Corriere della Sera”, 19 aprile 2002)

 

Dove si coglie meglio il carattere assolutamente sperimentale di questa nuova poesia di Giancarlo Majorino, Gli alleati viaggiatori, addirittura di tutta la sua poesia, come si è sistemata dopo Tetrallegro e Autoantologia? Non tanto nei virtuosismi, nelle trovate formali che pure non mancano, quanto nell'enorme spazio di tensione, di attesa che investe sia l'aneddoto poetico sia il linguaggio. Vi si assiste, fin dal primo verso, a una enigmatica trasmigrazione forse umana, forse animale a non si sa che pozzo, "abbandonando non si sa che male" (ma potrebbe essere la rappresentazione di uno di quei trasferimenti coatti, in massa, che contraddistinguono le nostre società). E' la prima attesa o enigma del libro che non sarà mai sciolto del tutto. Ma poi: chi parla nel testo: un componente delle mandrie in fuga? uno spettatore, uno "storico"? una "stupida linguetta smarrita nella polvere nel brusio"? e in che linguaggio: di semplice testimonianza (epico)? o in un linguaggio che, con i suoi arbitri (allitterazioni, interruzioni, salti di tempo e di grammatica, soggetti insieme singoli e plurimi, stupefazioni e violenze), ma anche aperture limpide ("è la mattina e non piange ha un limite forte/ in una smaltata ingiustizia dovunque diffusa..."), provoca proprio quel tumulto, quella migrazione disastrosa, quella fuga che racconta? E' un caos non astratto, concretissimo anzi: "è una nave Milano questo covo di muri" - "questa è la poesia che non è la poesia/ che non fa la poesia", "questi ritmi bassi poco più che niente", "è la poesia presente" che mi pare qui voglia dire soprattutto questo: che Majorino in un verso, in una strofa, in una pagina ricompone, riconnette i propri materiali poetici che aveva contratto e spezzato, li "sperimenta". Ne esce un testo fitto, rigoroso per non dire rigido, che disciplina una sostanza visionaria -persino nella disposizione tipografica della pagina. Colate di immagini, scarti linguistici associativi producono in questo libro felicemente insensato un brusio che mette alla prova la nostra identità di contemporanei.

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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