a cura di Liviana Editrice, Centanni di... antologie. Come insegnare letteratura. Si torna a studiare sui testi ("Scuola Snals", 9 aprile 1986)

 

Far ritrovare il piacere di leggere, far scoprire direttamente dai testi autori nuovi e sconosciuti, oppure aspetti inediti nella produzione degli scrittori maggiori: è uno dei compiti di una buona antologia scolastica, libro perennemente in bilico fra le "prescrizioni" dei programmi di studio e le istanze di universalità dei contenuti. Il problema del ruolo dell'antologia è il problema del ruolo della letteratura, anch'essa divisa fra aspettative di successo commerciale e considerazioni più elevate di carattere artistico e filosofico.

Nella scuola però il problema si complica ulteriormente: cosa trasmettere agli studenti? Come conciliare la selezione dei testi e la necessità di fornire un quadro completo "veritiero" dell'autore e del periodo storico considerati?

Sono domande alle quali la nostra antologia Centanni di letteratura fornisce alcune risposte originali, com'è originale, nello stesso autore del libro, Giancarlo Majorino, la doppia veste di poeta e di critico; nella sua opera egli ha utilizzato e valorizzato al massimo queste sue competenze, come rileva nell'intervista a fianco il professor Piervincenzo Mangaldo, a sua volta critico letterario, oltre che docente universitario.

 

Al professor Piervincenzo Mengaldo, critico letterario e docente di Storia della Lingua Italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, abbiamo chiesto qualche opinione sui testi di italiano in uso nelle scuole, e in particolare sulle ragioni della crescente diffusione delle antologie.

"La ragione sta nella sempre maggiore importanza che ha assunto il testo, e lo studio diretto su di esso -dichiara il docente- e questo non può che essere considerato un fatto positivo: ha perso credito invece il tradizionale manuale su cui si studiava la letteratura alcuni anni fa. Una volta lo studio dei testi aveva valore per così dire "esemplificativo", cioè si cercava nei testi la conferma di quello che si era studiato. Ora invece si tende, più correttamente, a partire dal testo per ricavarne considerazioni che possono riguardare ambiti anche più ampi della letteratura, come la storia della civiltà. In questa inversione di tendenza ha giocato una grande importanza il mutamento nei rapporti fra insegnanti e studenti, che ora reclamano il diritto a partire dalla loro esperienza nell'interpretazione dei testi".

Queste considerazioni valgono secondo lei anche per le antologie di letteratura contemporanea?

"La tendenza a dare la prevalenza ai testi direi che è la stessa. In questo caso poi la lettura dei brani a scuola ha un'importanza fondamentale, perché permette di affrontare dei problemi a partire da scritti il cui contesto è intuitivamente e sperimentalmente noto. Si potrebbe in questo caso addirittura proporre un percorso opposto a quello seguito normalmente dalle antologie, cioè partire dai testi più recenti per risalire all'indietro".

Secondo lei "Centanni di letteratura" risponde alle esigenze di avvicinamento al testo e di ricostruzione storica di un'epoca?

"Cenatanni è una storia-antologia che offre una scelta molto vasta di brani, organizzati in centri concentrici: al centro il testo e l'autore, intorno il periodo storico e le tendenze letterarie e culturali che vi si manifestano: il suo maggior pregio direi che è il taglio molto personale dato dall'autore: di solito accade il contrario, in nome di una malintesa ricerca di oggettività. Majorino però non è un autore qualsiasi, egli è prima di tutto un critico e uno scrittore. Il suo procedimento consiste innanzitutto nel sintonizzarsi con i testi che ha davanti, e poi rapportarsi con la bibliografia esistente su di essi. Il libro arriva fino alla contemporaneità più immediata, ed esemplifica bene le tendenze più in evidenza oggi: non rischia di imbalsamare il Novecento, come fanno in tanti, ma ci dà il senso di un'esperienza ancora in corso. Detto questo direi che vedrei volentieri una ristrutturazione in alcune parti, perché non tutti i percorsi del libro sono facilmente leggibili. Poi ci avrei visto bene una maggiore abbondanza di commenti, perché al giorno d'oggi in una decina di anni un testo rischia di diventare quasi incomprensibile, se si perdono di vista i riferimenti".

HANNO SCRITTO DI LUI

ALFABETA n.67, dicembre 1984

"Ci stiamo... interrogando daccapo sul "senso della letteratura" e cerchiamo di ritrovare forza nella ricerca disinteressata, e il lavoro critico-storico che Majorino ha fatto per Centanni di letteratura serve a dare impulso a direzioni nuove, energia ai progetti, verità alle emozioni, dopo aver sgombrato il campo dagli equivoci che si prestano ad una presunta autonomia assoluta del are letterario..."

"Majorino ha bene impostato il metodo per soluzioni possibili, come un buon tronco d'albero che può sorreggere molti rami. Alcuni destinati a seccarsi presto, forse, altri ad aggiungersi; ma le radici sono forti e sane"

"... polemica, anche se ferratissima, vuole essere questa antologia per le scuole medie superiori. E ce n'era bisogno in questa tendenza all'assopimento".

IL MANIFESTO, 22 aprile 1984

"Centanni di letteratura... si presenta come libro compatto -antologia di letteratura italiana per le scuole medie superiori con scelte personali, non celate, da libro d'autore più che di compilatore- e impressionante snodo di percorsi critici, metodologie aggiornate, letture di autori e di forme confrontate con la realtà sociale e storica, ma però appiattite su di essa..."

"... Ultimo, ma del tutto fuori dal comune in un'antologia: è "da antologia" anche la scrittura del curatore. Il libro diventa così un continuum, un flusso, senza per questo soffrire di un continuo smontaggio e rimontaggio da parte dell'insegnante".

RINASCITA, 6 ottobre 1985

"... Majorino ribadisce i pesanti pericoli di condizionamento ideale insiti in questo quadro, che fa sempre più del libro, anche di poesia e di narrativa, un oggetto di mercato; e denunzia, fermamente quanto opportunamente, una certa diffusa mancanza di reazione da parte di scrittori e critici italiani e dei loro strumenti di espressione".

" Un'esemplificazione, che è anche un modo concreto di intervento, di queste sue idee, Majorino ce la offre nell'antologia Centanni di letteratura, ove lo sforzo di individuare un "vero" referente sociale agli itinerari della produzione poetica e narrativa italiana dell'ultimo secolo, è sottolineato in maniera costante dai capitoli di "costruzioni storico sociali" che introducono e accompagnano i testi; dai profili sul parallelo svolgimento nella cultura, nella scienza, nelle arti; da "finestre-inserti" su Marx, Freud, Nietzsche, Einstein; e infine dai capitoli dedicati alla <letteratura nell'ombra>, allo <stile mrcantile>, all'<area proletaria>, alla <scrittura femminile>. Non vi è che compiacersi che testi come questo -o, sotto un altro aspetto, come quello curato da Maria Corti, Mauro Bersani e Maria Braschi, Viareggio nel '900 (Milano, Mondadori, 1984)- bussino alla porta della nostra scuola. Così come vi è da augurarsi che talune indicazioni di questo lavoro di Majorino vengano riprese ampiamente, e ridiscusse, nell'ambito del "campo" letterario italiano".

PANORAMA, 10 febbraio 1985

"... Majorino è ormai distaccato dalle sue radici "lombarde"... Questa maggiore apertura va vista anche in rapporto a una disseminazione esistenziale e psicologica del soggetto, che ci parla chiaramente dell'oggi... Majorino, ... al presente, è sempre più attivo anche come prosatore "d'invenzione" e critico -sua una recentissima antologia del '900: Padova Liviana..."

 

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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