Baldo Meo, Son tornate a fiorire le riviste ("Rinascita", 21 luglio 1984)

 

Ma se è un mezzo per sondare presupposti, elaborare studi e ricerche, la rivista acquista reale incidenza, anche in funzione del reperimento di lettori diversi, come parte di un'azione culturale più generale. "La rivista è uno degli strumenti d'intervento tra gli altri; in se stessa rischia di cadere nel vago/vario", dice Giancarlo Majorino, autore tra l'altro di una recente antologia scolastica (ma presto anche in diversa prospettiva editoriale presso Liviana), Centanni di letteratura e direttore di Incognita, rivista che tenta una convergenza di lavoro tra Nord e Sud (con due redazioni, una a Milano e una a Catanzaro). Nata nel marzo di due anni fa e giunta al suo terzo numero, Incognita (Società Editrice Napoletana) aveva all'inizio al suo interno posizioni autonome rappresentate, diciamo, dalla tradizione (Giuseppe Pontiggia), dall'avanguardia (Alfonso Berardinelli), dal "nuovo" (Nanni Cagnone). Ora comincia a delinearsi qualcosa di più articolato attraverso altri collaboratori (soprattutto nella sezione "Il sistema della letteratura"). "Non ci interessa far valere un gruppo, ma consentire la ricerca attraverso il rigore, spostare i poli di riferimento, recuperare testi ed indicazioni fuori dalle logiche letterarie". E' in vista di questo impegno e di queste responsabilità che la rivista ospita saggi ed interventi nati in una dimensione di elaborazione "isolata" e rigorosa. Ed in questo senso vanno letti, nell'ultimo numero, il testo di Giacomo Noventa su Dante, il saggio di Fortini su Noventa e gli aforismi di Pontiggia. "La ricerca comporta la non improvvisazione -conclude Majorino- Sintetizzerei i due obiettivi di Incognita con la qualità (che superi il riprodurre consentito) e con il mutamento vero, non generico come troppo spesso rischia di essere".

 

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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