Giovanni Pacchiano (“Epoca”, 18 dicembre 1988)

 

Dei vecchi sperimentatori, o neo-avanguardisti, alcuni hanno abbassato le ali e si sono uniformati a uno stile più convenzionale, rientrando nell'ordine. Ma c'è chi ha la vocazione sperimentale nel sangue, come Giancarlo Majorino.

Il suo punto di partenza è un autobiografismo di linea lombarda (che per altro l'autore non ammetterà mai) avvalorato da tutta una tradizione, ma gli esiti del testo poetico sono camuffati, metamorfizzati da un'incessante ginnastica linguistica, da fratture ritmiche, da giochi verbali, dalla totale soppressione della punteggiatura. Eppure, gli echi di vicende private, che sono anche quelle di tutti, le emozioni, i trasalimenti, e soprattutto l'angoscia, colpiscono e commuovono. Come le parole di un ventriloquo, in cui, alterata da un cupo dolore, riconosciamo la sua voce, la nostra voce.

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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