Mario Spinella, Fare libri contro il mercato ("Rinascita", 6 ottobre 1984)

 

La qualità delle poesie di Giancarlo Majorino è ben nota, e ampiamente riconosciuta: l'imminente pubblicazione, da Mondadori, di una sua nuova raccolta, Provvisorio, non potrà, a nostro giudizio, che confermarla.

Ma non di essa -della poesia di Majorino- vogliamo occuparci in questa puntata della nostra rubrica, intitolata alla critica; bensì, appunto, di un suo recente saggio-intervento intitolato a Passaggi critici (Cooperativa Editrice Punti di mutamento, Bergamo, 1984).

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L'impostazione metodologica di Majorino -che egli stesso definisce orientata in senso marxista- è di non tenere separato lo svolgimento della produzione letteraria da quello sociale in genere; di cercare, anzi, di coglierne i nessi, e se possibile, le relative influenze. Già nella scelta antologica Poesie e realtà '45-'75, pubblicata da Savelli nel '77, egli esemplificò tale metodo, scandendo i testi in un diretto riferimento alle varie fasi della vita italiana di quel trentennio ("Il dopoguerra", "Gli anni della guerra fredda", "Il <miracolo> economico e il centro sinistra", "Dal '68 al '75"). Mi parve allora, recensendo il volume, che la periodizzazione si presentasse come troppo serrata, più attinente alla "cronaca" che alla "storia".

Nei saggi di Passaggi critici -e soprattutto in quello che apre il volume- l'orizzonte si è ampliato e precisato: il discorso si muove nella dimensione più generale del capitalismo, anzi, dati i termini temporali, dell'imperialismo, e coglie felicemente sia l'istanza di taluni processi di omogeneizzazione e mercantilizzazione della produzione letteraria e della corrispondente critica, sia il profilarsi, tutto recente, in Italia, di taluni fermenti nuovi che il panorama presenta: la scrittura delle donne e la produzione letteraria operaia in particolare.

Rilevante, e probante, è l'argomentazione che pone nettamente in luce come nella prospettata aurea diade autore/lettore, sia necessario, in misura che sembra farsi crescente con moto accelerato, tener conto di un terzo -e sempre più prevaricante- elemento: il mercato. Intendendo per mercato l'iter delle scelte editoriali, della pubblicità, delle mode indotte, dell'impatto dei grandi mezzi di comunicazione di massa, della stessa scuola e dei suoi orientamenti. Riprendendo il discorso già avanzato e sviluppato da critici e studiosi come Ferretti, Spinazzola, Cadioli, Majorino ribadisce i pesanti pericoli di condizionamento ideale insiti in questo quadro -che fa sempre più del libro, anche di poesia o di narrativa un oggetto di mercato; e denunzia, fermamente quanto opportunamente, una certa diffusa mancanza di reazione da parte di scrittori e critici italiani e dei loro strumenti di espressione. Essi infatti gli appaiono inclini, nella generalità, ad accettare questa specifica modalità di "fare" libri nel capitalismo sviluppato come "naturale".

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SEZIONE: critica   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: 11/2002 - 4/2003

 

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