Gli alleati viaggiatori

 

Gli alleati viaggiatori di Giancarlo Majorino - Specchio Mondadori, 2001

Gli alleati viaggiatori di Giancarlo Majorino - Specchio Mondadori, 2001

"C'è una grande energia visionaria nei movimenti di questi Alleati viaggiatori. Giancarlo Majorino ci narra di formidabili migrazioni di animali, di "grandi gruppi che lottano", di febbrili spostamenti di popoli. E lo fa con impressionanti colate di immagini. Coglie il senso inquieto e stravolto, l'ansia vorticosa della realtà in cui viviamo, con l'occhio del poeta che vede oltre le cose e le trapassa, e al tempo stesso con la lucida attenzione di una mente sempre vigile e attiva, che non si fa ingannare. Coniuga, in sostanza, dimensione epica e dimensione civile, nel magma di un dire aperto, di ampio respiro, che sa convogliare spezzoni di vita del presente e del ricordo, figure reali o immaginarie, portate via dal tempo e dagli eventi. Parla della città con impennate memorabili: "è una nave Milano questo covo di muri". Riesce comunque a far vibrare con delicatezza il sentimento, a osservare i "i mille musini di ciascuno". Gli alleati viaggiatori è uno dei libri più belli e importanti di Majorino, ed è un'opera potente e originale che ci spiega il nostro tempo con magnanimità vitale e dirompente capacità d'invenzione".

(testo tratto dal risvolto di copertina)

 

il poeta Giancarlo Majorino copyright Barbara Pietroni

 

"Nel 2001 esce l’ultima raccolta, Gli alleati viaggiatori, che apre la nuova versione dello Specchio Mondadori, insieme a Zanzotto e a Noël (alta tiratura, formato più moderno, tascabile quasi, fotografia in copertina, ecc.)

Raccoglie poesie scritte dalla fine del 1996 al marzo 2001. Fanno eccezione due testi, entrambi del 1991. Uno di questi, "andavamo tutti come fosse un'emigrazione", ha correttamente una posizione di rilievo, apre da solo il libro, per più ragioni e irragioni. Uscito quasi all'improvviso come un fotone alle cinque di mattina, non è più stata toccato. Ho sempre criticato le leggende sottolineanti l'ispirazione dell'artista come enigmatica fonte esclusiva del suo creare, tuttavia 

 

quel caso così evidente direbbe che faccio male a non credervi. E' una poesia che viene richiesta continuamente, la leggo un po' dappertutto: risponde probabilmente a una verità, ampiamente condivisibile, di questo tempo.

Il libro è pieno di bestie, feroci però, non quelle casalinghe. Entrano e naturalmente le accolgo. Tra le varie spiegazioni della loro presenza, una mi sembra la più pertinente: le bestie feroci sono sempre poste come dinanzi a un aut-aut: vita o morte. Altre questioni possono esistere ma non con tale necessità. Inutile aggiungere che dall'alto o dal basso dei miei 38 milioni di minuti mi sento partecipe a fondo di quelle lotte.

Una questione per me appassionante riguarda la forma di queste poesie; ogni verso dice tre o quattro cose, non una; ogni testo ne dice trenta o quaranta. Di qui la coincidenza, anche tecnica, con l'esistenza del gremito che caratterizza il nostro tempo (vedi Poesie e realtà 1945-2001). Lo stesso poema ne risente profondamente."

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