Intervista al poeta G. Majorino

 

Barbara Pietroni: Adesso raccontaci un po’ della tua giornata. Anzi, prima, dicci qualcosa della tua casa, per quelli che non l’hanno mai vista.

 

 

 

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Giancarlo Majorino: La mia casa è sempre stata piccola. L’Enrica che vive con me da cinquant’anni potrebbe dirti molte cose, la sa lunga (infatti a me piace usare la parola “con-sorte”, cioè ha la mia stessa sorte, il mio destino, se vuoi. Meglio di quei nomi terribili, come moglie o signora, che anche lei non vuole mai che vengano usati).

E' una casa piena di libri, ma anche di pitture, per lo più dipinti regalati da amici. Anche i CD di musiche sono di miei amici, ma anche in generale e soprattutto, forse con un’accentuazione per la musica del Novecento, quindi Britten, Stravinskji, Prokofiev, Schönberg, Berg, cioè questi grandi musicisti che ancora pochi conoscono. 

Una casa che mi è molto naturale fatta in questo modo. Non c’è una sala. Cioè c’è una specie di soggiorno, c’è una stanza dove lavoro (io prendo sempre la più bella -con condiscendenza dell’Enrica- che abbia una grande finestra, che faciliti un po’ questo essere a parte rispetto ai trambusti eventuali altrove). Le stanze sono senza porte, come vedi, salvo il bagno e quindi c’è una grande circolazione. 

C’è da dire anche questo: che mi sono anche abituato ormai da parecchi anni a scrivere, al termine della notte, con la pila, per non svegliare l’Enrica nell’altra stanza. Cercando di non far rumore. Capita spesso che mi svegli alle cinque, ma mi alzi alle sei, sei e mezzo. Il rischio è di svegliare l’Enrica, il che succede: è da un po’ che anche lei dorme poco. 

Io, torno a dire, non sono appassionato della casa in sé, figuriamoci poi della proprietà, che mi farebbe ridere ancora di più. Io avrei vissuto anche in albergo, francamente. Purché ci fosse questa stanza completamente a sé, piena di cose e di libri. Per cui come è adesso è quello che si dovrebbe dire “una brutta casa”, è quello che si dovrebbe dire “molto periferica”. E lo stesso prima, in via Melloni. Erano tutte così. Sono degli studi più che delle case. Per fortuna che anche l’Enrica la pensa così e quindi non abbiamo problemi al riguardo.

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SEZIONE: intervista   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: dal 4/2003 al 2/2004

 

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