Intervista al poeta G. Majorino

 

Barbara Pietroni: Qual è il tuo rapporto con le donne? Mi sembra che una volta tu abbia detto: “Le donne avrebbero un grande privilegio sugli uomini, che usano poco o malamente (anche perché il potere finora è maschile): la loro unità fisico-spirituale”

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Giancarlo Majorino: Sì, le donne sono una gioia mondiale. Ritengo anche, oltre ciò così in generale, diciamo, che abbiano in sé qualcosa che gli uomini non hanno e che sarebbe decisivo per tutti. L'unità della persona, appunto. Mi è capitato mille volte, quando sono accanto ad una donna, ad una ragazza, di notare come da parte sua ci possa essere sia un interesse per un’argomentazione, un discorso, un’idea, per queste cose teoriche, diciamo, e nello stesso tempo, a volte proprio nello stesso tempo, ci sia uno sguardo di fisicità e per la fisicità. Io ho un po’ imparato da loro questo, e in qualche maniera, spesso non sempre, molto meno di loro, mi capita di guardare la bocca di una persona, non solo per quello che dice, ma anche per come è fatta. Ecco, questa unificazione, a mio giudizio, sanerebbe una serie di dualismi sbagliati. Io non credo né all’anima-e-corpo, né allo spirito-e-materia. Penso che noi siamo un’unità di una zona più all’interno e di una zona più all’esterno. 

E allora le donne hanno questo grande potere, solo che il potere vero l’abbiamo noi maschi ("maschi caschi") e allora le cose diventano gravi, perché non solo, avendo i maschi il potere, se non glielo strappano è difficilissimo che lo mollino (come tutti i poteri), ma anche perché le donne, purtroppo, sono spesso angariate e dipendenti da condizionamenti forti. Hanno, per esempio, la fissazione della famiglia e dei figli, della coppia e dell’amore duale come il centro di tutto, una fissazione che può indebolire la grande voglia di un amore generale oltre che per qualcuno. Le donne mettono sempre prima l’amore a due oppure la famiglia o i figli. E' una lunga tradizione, ma dovrebbe essere sottoposta a critica spregiudicata. Alcune lo fanno, integralmente o a metà: con travagli immensi, contro gli uomini, contro la maggioranza delle donne, contro una parte di sé. Oppure, che è ancora peggio, fanno le scimmie dell’uomo: donne manager, donne Rambo, neomodi già bacati che fanno pena. Un’imitazione smaccata dell’uomo, insomma.

 

 

 

 

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Barbara Pietroni: Io sono fondamentalmente d’accordo con te. Devo dire però che, secondo me, una forte componente di questo attaccamento, se vuoi tradizionale e conformista, all’amore dualistico, alla famiglia, ecc. ha radici anche biologiche, legate alla natura. Cioè per noi staccarci da questo, oltre che fare una battaglia contro i maschi, le tradizioni e le convenzioni, vuol dire anche staccarci da fattori biologici.

 

 

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Giancarlo Majorino: Può darsi che ci sia davvero questo, perché in effetti quella femminile e quella maschile sono strutture un po’ simili, ma anche molto dissimili.

 

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Barbara Pietroni Quello che voglio dire è un po’ questo (ma prendilo con la dovuta cautela, perché è probabile che “me la conti un po’ su”, per usare una tua espressione). Io cerco sempre di guardare me e gli altri da diversi punti di vista: un uomo-avventuriero in cerca della verità filosofica, un uomo-macchina che produce continuamente sogni, un uomo-animale che si comporta secondo i codici naturali della sua specie. Naturalmente ogni punto di vista è limitativo, ma credo che serva per mettere insieme un’icona più completa di chi siamo. Il maschio, dunque, è quello che cerca di portare avanti il suo patrimonio genetico, per cui è costantemente in cerca di compagne sempre diverse; la donna invece cerca di preservare e difendere la sua progenie.

 

 

 

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Giancarlo Majorino: Sì, questo credo che sia vero. Però non è che la figura dell’uomo debba sempre essere solo quella. Cioè l’amore generale non vuol sempre e solo dire tante coppie. Può voler dire una coppia e amore per tutti. 

Però hai ragione anche tu a dire che c’è proprio una differenza fisica. Il fatto stesso di ricevere e non penetrare proprio a livello sessuale ha riferimenti, conseguenze di vario tipo. La maggior cautela delle donne, certi atteggiamenti... si vede subito nei bambini piccoli qual è il bambino e qual è la bambina, perché bene o male nella femmina sono in atto ricezione e grazia; nel maschio, c’è un prorompere esterno. Questi elementi, probabilmente, non dico che siano innati o forse sì, ma comunque si notano immediatamente.

 

 

 

 

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Barbara Pietroni: Ecco, torniamo al discorso che stavi facendo sull’unità di mente e corpo, spirito e materia. So che, a questo riguardo, hai da raccontarmi un episodio del ’68...

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Giancarlo Majorino: Ah, sì. Nel ’68... io poi sono entrato a scuola che già avevo 40 anni, quindi abbastanza tardi, come dire, già tutto "formato". Soprattutto per aver partecipato a quella sinistra spregiudicata, che aveva nemici sia a sinistra, che a destra.

(Apro una parentesi per dire che io non sono mai stato iscritto a nessun partito, a nessuna zona specifica. Ho sempre pensato alla politica come a qualcosa legato all’etica, alla morale).

Ecco, quando scoppia il ’68, ero professore di filosofia e storia in un liceo e naturalmente ho prestato subito attenzione a questi eventi, perché avevano in sé due o tre momenti di grande rilievo, una specie di preveggenza sul fatto che le cose, il denaro, il potere, avrebbero da lì in avanti avuto sempre più potere. Scoppia allora il ’68, ci sono questi studenti che prendono in mano tutto e io ero affascinato da certe cose: prima di tutto, come dicevo prima, da questo “no” alla cultura di allora e poi in un secondo tempo da qualcosa che stava ancora più sotto, una specie di richiamo ad avere vite più felici, richiamo che derivava in gran parte dallo stare insieme -io ho preso questo dal’68- All’inizio gli studenti, soprattutto quelli che mi seguivano molto – dall'altra parte c’erano anche quelli che facevano finta di niente e stavano per conto loro, la famosa maggioranza silenziosa, che adesso trionfa, sostenuta dallo stradominio dell'unica superpotenza, con Berlusconi – ma anche i più avvertiti, i più lucidi mi chiedevano di entrare subito in lotta con loro. E dicevo che sarei voluto entrare non solo perché mi piacevano delle idee, ma anche con tutto il corpo. Tutto il corpo voleva dire l’abitudine al piacere, voleva dire mettere sé in una posizione forte, aperta. Poi, sono arrivato con tutto il corpo, anche da loro, però facendo una specie di combinazione con quello che avevo già pensato e fatto in precedenza, diciamo così.

per un discorso più ampio sul '68 vedi anche: 

"Lotte secondarie"

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SEZIONE: intervista   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: dal 4/2003 al 2/2004

 

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