Intervista al poeta G. Majorino

 

Barbara Pietroni: Politicamente come la pensi?

Giancarlo Majorino: Insofferente di ingiustizie, sono sempre stato, diciamo, "naturalmente" di sinistra. Senza però iscrivermi mai a nessun partito, anche perché in "Equilibrio in pezzi" del 1971 già alludevo a "quei partiti che ormai sono partiti/ dalla gente per sempre", un verso che sembra essere stato letto più da Berlusconi che dalle forze-debolezze della sinistra. Ho però sempre ritenuto che i grandi eventi condivisibili e le vicende quotidiane di ciascuno fossero profondamente interconnesse. Di qui, allora, lo studio continuativo dell'aspetto estetico della politica. Tra le mille autocitazioni segnalo almeno da "La solitudine e gli altri" un verso che mi aveva procurato parecchie telefonate: "la donna che lavora sotto dice/ vivo e cresco contro/ questa è pace"; sempre in quel libro: "La Guida è confusa./ Tutti sono guide."; pure l'ultima raccolta "Gli alleati viaggiatori" chiama in più punti le vive questioni che stiamo indicando: vedi per esempio i primi quattro versi di un "interno amoroso": "e, e le piccole marce/ del tuo respiro nella notte di casa/ e i grandi gruppi che lottano insieme/ grossi animali allo stremo allo stremo".

Però a seguito del '68 mi ero anche occupato, sempre sul piano del pensiero e della scrittura, dei modi che avrebbero potuto adottare artisti ed intellettuali vogliosi di un mutamento tanto generale, quanto dei propri rispettivi specifici. E qui una questione di fondo, che mi ha sempre appassionato e che ha una sua parte di rilievo persino nel poema, riferentesi al ceto medio. Lo consideravo (come si può vedere dai vari scritti, non solo poetici, ma pure critici) una zona sociale-esistenziale indispensabile per modificazioni davvero consistenti di vita reale, di idee, di programmazioni anche politiche.

 

 

 

 

 

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E adesso... i ringraziamenti: per aver fatto insieme a noi i primi piccoli passi verso il sogno di una poesia per tutti. Grazie, Giancarlo.  
"Ma non solo al Saggio si dia lode,/ che sul libro col suo nome splende!/ ché strappargliela si deve, prima, al Saggio/ la saggezza. Anche sia grazie dunque al gabelliere/ che la seppe volere" (Bertold Brecht, "Storie da calendario") mag5.jpg (46746 bytes)

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SEZIONE: intervista   STATUS: completo   TEMPI DI LAVORAZIONE: dal 4/2003 al 2/2004

 

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