La solitudine e gli altri
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La solitudine e gli altri di Giancarlo Majorino - Garzanti, 1990 "Le brevi liriche di questo nuovo libro di Majorino compongono una sorta di tessitura musicale che ha come tema la relazione dell'individuo con gli altri, con una realtà somigliante e diversa. Una condizione che da tempo è oggetto di una ricerca filosofica, scientifica e di costume, e che tuttavia la poesia pare particolarmente adatta ad indagare proprio attraverso i suoi strumenti più caratteristici: l'andamento rabdomantico, il gioco delle immagini e delle evocazioni, le soste della memoria, gli scatti del dialogo, le stesse vibrazioni del silenzio e dell'assenza. Dopo la sperimentazione di Provvisorio, opera amara e tuttavia ridente; oltre le maglie larghe e curiose di Testi sparsi, in questo libro, il suo ottavo, Majorino si muove in un ambito originale e non ancora frequentato, in quella libera e continua caccia ai "fantasmi veri" che costituisce uno dei tratti distintivi del suo lavoro". (testo tratto dal risvolto di copertina) |
"La solitudine e gli altri esce nel 1990 ed è uno dei libri che, in quanto a consensi e bellezza, fa concorrenza a Provvisorio. Secondo un modo che mi è abituale, questa raccolta "reagisce" tanto alla sperimentazione spregiudicata di Provvisorio, quanto alla forte presa di realtà delle opere ancora precedenti. Potrei dire che ne La capitale del nord e ancor di più in Lotte secondarie venivano "chiamate" con energia, spesso polemicamente, realtà oggettive e generali presenti in ciascuno di noi; in Provvisorio agiva una varietà di stili aperta ad |
ogni ricerca; qui subentra uno stile concentrato e meditante, che, pur non rinunciando del tutto a caratteristiche precedenti, si svolge per forme nuove. Sono per lo più poesie brevi, insieme però tendenti alla comunicazione. Alcune, divenute memorabili, come "La Guida è confusa./ Tutti sono guide", "Diciamo il taciuto", "Sono brevi poesie, sono fortune". Questo libro ha di strano che l’ho fatto in soli sei mesi – io di solito ci metto tantissimo tempo - e l’ho scritto in via Barbavara, quando ero un po’ "oppresso". Abitavo al primo piano e avevo davanti un albero -qualcosa d'insolito per un vampiro affamato di persone. Qui dentro c’è anche un’interrogazione su quell’albero. Secondo alcuni questo è il libro più bello, secondo altri lo è Provvisorio, secondo altri ancora Gli alleati viaggiatori". vai alle POESIE de "La solitudine e gli altri" vai alla CRITICA de "La solitudine e gli altri" |
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