Opere teatrali
 

domanda

"Anche con il teatro hai avuto esperienze molto intense e ricche. Raccontaci un po' di questo incontro poesia-teatro..."

 

il poeta Giancarlo Majorino copyright Barbara Pietroni
Giancarlo Majorino 

"Anche nel caso dei testi teatrali ho avuto a che fare con persone diverse..."

 

domanda

"Sì, questa mi sembra una tua caratteristica molto carina..."

 

il poeta Giancarlo Majorino copyright Barbara Pietroni

"Beh, ha a che fare con quella mia <fissazione> che ciascuno di noi è un singolo di molti e più partecipa in modo aperto e curioso a più incontri, più si arricchisce. Ovviamente questo funziona ancora di più con gli artisti, con chi scrive, che non può continuamente ricorrere alla propria interiorità come unica fonte creativa.

Seguendo quasi una legge, assurda dal punto di vista utilitaristico, mi è abituale fare esperienze una volta o due e poi sono come mosso verso altri ambiti con un po' più di freschezza, diciamo. Per esempio, un lavoro teatrale che ho fatto è stato L'uccellino meschino, in cui prendevo in giro le ossessioni erotiche dei maschi caschi. L'uccellino meschino è stato messo in scena all’Outoff nel 1979, all’interno di una rassegna di poesie e sesso. Mi ricordo che il pezzo più famoso era di Moravia, ma ve n'erano diversi altri interessanti. E c’era un unico attore, un mio amico, Paolo Bessegato, che poi in varie occasioni ha letto in pubblico poesie mie, di Zanzotto, di Porta: è uno dei pochissimi attori in grado di dire benissimo le poesie. C'era questo enorme monologo... enorme? no, è esagerato... c'era un lungo monologo di un uomo con una donna, che immaginava un po' tutto da solo e quindi sovrastava prepotentemente quello che succedeva. Però lo spettacolo era anche comico  e divertente. Ogni tanto si sentivano i battiti del cuore, pim, pum, pam, che ritmavano le scene e le situazioni.

Poi ho lavorato e a volte lavoro ancora con i matti, l’Accademia della follia e Misculin, con il loro modo sfrenato, molto naif, drammatico di fare teatro, sia su pezzi scritti apposta, sia su adattamenti di opere note. Poi loro continuano ad andare in giro a leggere le mie poesie, con interpretazione fortemente fisicizzata. Loro preferiscono che si chiamino "matti", senza star lì a dire "malati mentali", anche perché ci chiamano "normaloidi" e quindi non provano nessun senso di inferiorità su questo punto. 

Successivamente ho fatto un'opera interessante dal titolo Elektra. Avevo incontrato un’attrice cantante, molto affascinante, Cinzia Bauci e insieme ci eravamo messi a elaborare una specie di Elettra,  presa dalla tragedia greca, ma anche dai successivi rifacimenti, recitata e cantata. Noi l’abbiamo data una volta sola all’Outoff e poi siamo andati anche in altri posti. Esisteva pure una musica interessante di un compositore, Sabbione. Lì c’erano punti molto originali. Lei era molto capace, molto brava.

Poi c'è l'esperienza con un altro attore-regista che conosco, Silvano Piccardi, il quale aveva letto le mie Ricerche erotiche (da cui un po’ era stato tratto L’uccellino meschino) e aveva isolato un punto, che a me interessava molto, quello cioè che sotto i discorsi che noi ci facciamo ce ne sono altri più veri, del tipo: "Io sono più bello di te, io sono più intelligente di te, io sono più..." E che cosa ha fatto? Lo ha sistemato a teatro, al Filodrammatici, e poi in varie città. Prima c’erano dei pezzi importanti di Ibsen, di Strindberg, di Pirandello e alla fine c'era questa rapidissima striscia, che era un po' comica, ma anche un po' drammatica, intitolata "Io, io, io", desunta da questa mia piccola scoperta. Otteneva un grande effetto, perché era molto divertente vedere questi che da un lato dicevano una cosa e poi dicevano anche l’altra. Questo Io, io, io ha avuto molto successo di pubblico, probabilmente perché prima c’erano gli altri "grandi", però, insomma, l’insieme... E lì è stata la prima volta che ho visto arrivare dei milioni nel complesso delle mie attività poetiche e musicali (ride)".

 

 

 

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