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Il Giubileo: Gesù al centro della vita

Con lo sguardo fisso al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, la Chiesa si appresta a varcare la soglia del terzo millennio”[1]

 

Già con le parole che aprono la Bolla di indizione Incarnationis Mysterium il Papa Giovanni Paolo II ci aiuta a comprendere cosa sarà il Grande Giubileo dell’anno 2000: un tempo speciale nel quale la Chiesa vuole innanzi tutto fare memoria dell’Incarnazione del Figlio di Dio, del fatto che 2000 anni fa Egli si è fatto uomo.

 

Ciò non significa che il Giubileo si limiterà ad essere una semplice rievocazione, ma vorrà diventare per tutti una profonda esperienza di gioia e di conversione, di festa e di cambiamento: “La nascita di Gesù a Betlemme non è un fatto che si possa relegare nel passato. Dinanzi a lui, infatti, si pone l'intera storia umana: il nostro oggi e il futuro del mondo sono illuminati dalla sua presenza. Egli è “il Vivente” (Ap 1, 18), “colui che è, che era e che viene” (Ap 1, 4).(…) Incontrando Cristo ogni uomo scopre il mistero della propria vita».[2]

 

Il motivo grande della gioia è quindi il fatto che da 2000 anni l’umanità può conoscere l’amore smisurato di Dio e sa di poter vivere alla sua presenza perché in Gesù di Nazareth Egli si è fatto incontrare in modo definitivo e inaspettato: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”[3].

Rileggiamo le parole del nostro vescovo Roberto: “Gesù è il “giubilo” di Dio e dell’umanità perché in Lui si è attuato il sogno eterno di Dio e si è compiuto il desiderio umano, confuso ma insopprimibile, di libertà autentica, di vita piena, di amore totale, di felicità senza limiti”.[4]

L’incontro con Cristo è quindi l’esperienza che permette ad ogni uomo di conoscere il mistero profondo della vita, di capire che la verità e la felicità della nostra esistenza consiste nel vivere insieme come fratelli perché in Gesù ci possiamo riconoscere figli amatissimi di Dio.

 

Da qui il Giubileo diventa un richiamo alla conversione affinché ciascuno si disponga ad incontrare veramente e profondamente Gesù di Nazareth e incominci a vivere con Lui e come Lui dentro il mondo di oggi.

Ecco l’appello del nostro vescovo: “Per vivere seriamente il Giubileo, dovremmo interrogarci sulla nostra reale conoscenza di Colui che vogliamo festeggiare in occasione di un anniversario straordinario”[5].

L’invito quindi è che il Giubileo non sia un’ennesima festa da consumare, ma diventi un tempo pieno per l’incontro con Dio in Gesù Cristo: “Dalla apertura o chiusura a questo dono dipende la riuscita o il fallimento della nostra vita, il poter dare o no il nostro insostituibile contributo per la crescita del progetto di Dio sull’umanità”[6].

Vivere il Giubileo significa allora riconoscere chi è Gesù Cristo, incontrarlo profondamente e, alla luce di questo incontro, rileggere e ricostruire la propria vita e la storia del mondo. E’ questo ciò che il Giubileo chiede a ciascuno e per questo propone alcuni gesti particolari: il Pellegrinaggio, la Porta Santa, l’Indulgenza, la memoria dei martiri, la purificazione della memoria e la carità.

 

La Chiesa sa bene che la vita nuova a cui il Giubileo vuole condurre è già presente ogni volta che si celebra l’Eucaristia: nella Messa infatti, facendo memoria della sua Pasqua, la comunità cristiana vive nel tempo presente l’incontro reale con Cristo, in attesa della sua venuta.

Sappiamo però come tutto questo sia anche da costruire e realizzare in una autentica vita cristiana che corrisponda effettivamente a ciò che la Messa realizza. Ecco perché la Chiesa di Bergamo nell’anno 2000 si propone di verificare e di rendere più vivo il proprio modo di celebrare l’Eucaristia, cosicché ogni comunità celebri ciò che vive e viva ciò che celebra.

Al centro del Giubileo nella nostra diocesi, come anche a Roma e a Gerusalemme, ci sarà quindi l’Eucaristia perché essa è il luogo più vero nel quale gli uomini possono incontrare Dio nel loro tempo, ma, in quanto l’Eucaristia è anche un punto di arrivo, il cammino del Giubileo costituirà un grande segno per rinnovare e rendere più vera la vita cristiana.

 

Il Pellegrinaggio: un cammino di fede

 

Il Pellegrinaggio giubilare non è innanzi tutto un viaggio in senso fisico, ma spirituale e vuole portare il credente ad aderire più fortemente al Signore. Infatti vivere il Giubileo, mettere Cristo al centro della vita e riscoprire l’Eucaristia come fulcro di tutta l’esperienza cristiana implica che si faccia un cammino.

 

«Il pellegrinaggio è sempre stato un momento significativo nella vita dei credenti, rivestendo nelle varie epoche espressioni culturali diverse. Esso evoca il cammino personale del credente sulle orme del Redentore: è esercizio di ascesi operosa, di pentimento per le umane debolezze, di costante vigilanza sulla propria fragilità, di preparazione interiore alla riforma del cuore. Mediante la veglia, il digiuno, la preghiera, il pellegrino avanza sulla strada della perfezione cristiana sforzandosi di giungere, col sostegno della grazia di Dio, “allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo (Ef 4, 13)»[7].

 

E’ evidente come non si possa confondere il pellegrinaggio con il generico vagabondare dell’uomo di oggi, sempre in movimento, ma difficilmente legato a una verità e neppure con la corsa ininterrotta sfrenata tra i mille impegni e i molti beni di consumo che occupano la nostra società.

Il pellegrinaggio è piuttosto il desiderio di dare alla propria vita un punto di riferimento. In questo senso è un simbolo, ma proprio per questo deve prendere tempo e così trasformare il modo di orientare la vita.

 

“Per vivere l’esistenza come un progressivo cammino di comunione con il Risorto, e in Lui con Dio Uno e Trino e l’intera famiglia umana, è necessario rendere abituale il pellegrinaggio interiore. (…) Probabilmente ci accorgeremo di come una porzione abbondante della nostra vita non è stata ancora illuminata dalla sua parola, e il pellegrinaggio giubilare sarà vissuto come confessione della nostra distanza da Lui, e della volontà di continuare, con perseveranza, a camminare verso di Lui”.[8]

 

Se pensiamo poi che al termine del pellegrinaggio il Giubileo propone la Porta Santa il messaggio è ancora più chiaro:

 

“Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. E' una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cfr Mt 13, 44-46)”[9]

 

Entrare nella Porta Santa è decidere di credere in Gesù, è dire con il proprio corpo che non c’è altro modo di stare nel tempo se non quello di aderire a Cristo con tutta la propria vita. È proprio il corpo che esprime la forza del simbolo: oltrepassare con l’intera persona quella soglia è come dire che con tutto di noi vogliamo aver a che fare con Cristo: niente di noi persona, della nostra storia, delle nostre relazioni deve rimanere fuori dal riferimento al Signore risorto.

 

Ecco perché oltre la soglia c’è la chiesa e al centro di essa lo spazio per la celebrazione eucaristica. E’ l’Eucaristia il vero culmine del Pellegrinaggio; un momento che raccoglie un effettivo cammino di conversione e che, nell’anno giubilare, offre anche il dono dell’Indulgenza prima di rilanciare nel tempo della storia come testimoni del Signore risorto.

 

È significativo che la Diocesi di Bergamo abbia scelto per il Giubileo e per tutto il “pellegrinaggio” che la accompagnerà al Congresso Eucaristico Diocesano[10] il testo capitolo 21del vangelo di Giovanni:

 

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E’ il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.

Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di cento cinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

 

Questo testo è ampiamente presentato e commentato nella seconda parte del Programma Pastorale 1999-2000 per la diocesi di Bergamo: “ È il Signore”. Qui vogliamo semplicemente farne una lettura che diventi come una “mappa” per quanti decideranno di compiere il Pellegrinaggio giubilare. La meta prescelta potrà essere Gerusalemme, Roma oppure la Cattedrale o una della altre sette chiese giubilari presenti nella diocesi di Bergamo, ma il punto di riferimento per tutti sarà Gesù così come lo incontriamo nell’Eucaristia e come questo testo ce lo presenta.

 


[1] Incarnationis Mysterium, 1.

[2] Incarnationis Mysterium, 1.

[3] Gv 3,16.

[4] R. Amadei, E’ il Signore, Programma Pastorale per la diocesi di Bergamo 1999-2000, 1.2.6.

[5] R. Amadei, E’ il Signore, Programma Pastorale per la diocesi di Bergamo 1999-2000, 2.1.4.

[6] R. Amadei, E’ il Signore, Programma Pastorale per la diocesi di Bergamo 1999-2000, 1.3.1.

[7] Incarnationis Mysterium, 7.

[8] R. Amadei, E’ il Signore, Programma Pastorale per la diocesi di Bergamo 1999-2000, 2.2.1.

[9] Incarnationis Mysterium, 8.

[10] 17-24 settembre 2000.

 

 

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