E’
Pasqua
E’
Pasqua. E’ il tempo in cui il passato si fa presente: ritorna,
liberato dalla nostalgia e dai rimpianti sterili, per rivelare ciò che
è essenziale e per aiutare a vivere.
Celebrare
la Pasqua e il tempo della memoria significa rileggere, nella vita di
ognuno di noi e nella storia dell'intera umanità, la traccia di Dio «che
scrive diritto su righe storte». Significa
credere che anche la storia del nostro mondo moderno è una storia
sacra, proprio come quella del popolo ebreo.
Significa
possedere l'udito talmente fine, lo sguardo talmente innamorato,
l'intelligenza talmente aperta da saper conservare - di là dalle azioni
rumorose e dai segni grandiosi - la parola, il volto, il segno
apportatori di speranza e di risurrezione.
Significa
- quando «i morti seppelliscono i loro morti» - essere consapevoli che
l'aprire una nuova via su un avvenire migliore è il più bel culto che
possiamo rendere ai nostri defunti.
Significa
rifiutare di chiudersi nella nostalgia del
passato-sempremigliore-dell'oggi, nella tomba dei ricordi imbalsamati,
per affrontare il rischio dell'avvenire.
Celebrare
il tempo della Pasqua significa assomigliare a Dio, il quale, quando
ricorda il passato, parla di avvenire; a Dio che ricorda il futuro.
O
Dio,
concedici
quella fede
che
non fa soltanto memoria dei passato,
ma
che diventa capace
di
far memoria dell'avvenire
in
Gesù, il Risorto
Buona Pasqua
PER
IL MATTINO DI PASQUA
Io vorrei donare una
cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per
le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri
dicano: è pazzo!
E mi fermerò
soprattutto coi bambini
a giocare in
periferia,
e poi lascerò un
fiore
ad ogni finestra dei
poveri
e saluterò chiunque
incontrerò per via
inchinandomi fino a
terra.
E poi suonerò con
le mie mani
le campane sulla
torre
a più riprese
finché non sarò
esausto.
E a chiunque venga
- anche al ricco -
dirò:
siedi pure alla mia
mensa,
(anche il ricco è
un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il
Signore?
Ma lo dirò in
silenzio
e solo con un
sorriso.
Io
vorrei donare una cosa al Signore,
ma
non so che cosa.
Tutto
è un suo dono
eccetto
il nostro peccato.
Ecco,
gli darò un'icona
dove
lui - bambino - guarda
agli
occhi di sua madre;
così
dimenticherà ogni cosa.
Gli
raccoglierò dal prato
una
goccia di rugiada
-
è già primavera
ancora
primavera
una
cosa insperata
non
meritata
una
cosa che non ha parole;
e
poi gli dirò di indovinare
se
sia una lacrima
o
una perla di sole
o
una goccia di rugiada:
E
dirò alla gente:
avete
visto il Signore?
Ma
lo dirò in silenzio
e
solo con un sorriso.
David
Maria Turoldo
LA
SETTIMANA SANTA
La
Settimana santa sono i giorni nei quali la Liturgia segue passo passo
gli ultimi eventi della vita terrena di Gesù
LA
DOMENICA DELLE PALME
Da
questa domenica ha inizio la Settimana santa.
In
questo giorno la Chiesa fa memoria dell’ingresso di Cristo in
Gerusalemme per compiervi il suo Mistero pasquale.
Nella
liturgia rivivono e si rivelano i due aspetti fondamentali della Pasqua:
·
l’ingresso messianico in
Gerusalemme
·
la memoria della sua
Passione.
Non
si tratta di fare un pio ricordo, ma di rendere presente oggi
l’avvenimento.
La
liturgia dà rilievo alla processione in onore di Cristo Re. Facciamo attenzione
a non dare valore soltanto al ramo d’ulivo e non
trascuriamo il vero significato della celebrazione.
In
comunità
Ore
8,50 Benedizione dei rami d’ulivo in oratorio e processione
verso la Chiesa
LA
CONFESSIONE
PASQUALE
Nei
giorni conclusivi della Quaresima celebreremo il sacramento della
riconciliazione.
Poiché
la Pasqua è una celebrazione essenzialmente comunitaria, è bene che
si celebri la Penitenza anche con il rito comunitario: mediante
l’assemblea penitenziale, la comunità cristiana ribadisce l’impegno
di vivere più coerentemente il mistero della Pasqua.
In
Comunità
13
Giovedì
|
14,30
|
Confessioni
dei Ragazzi
|
14
Venerdì
|
14,30
|
Confessioni
dei Ragazzi
|
|
|
|
17
Lunedì
|
20,30
|
Confessioni
per Adulti
|
18
Martedì
|
20,30
|
Confessioni
per Adolescenti, Giovani e Catechisti
|
LA
MESSA DEL CRISMA
La
Messa crismale viene celebrata sotto la presidenza del Vescovo nella
cattedrale la mattina del Giovedì santo.
Evidenzia
il clima di festa del sacerdozio all’interno del popolo di Dio.
Nella
stessa messa sono benedetti: il Crisma (l’olio profumato utilizzato
nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordine), l’Olio dei catecumeni e
l’Olio degli infermi.
LA
PASQUA IN TRE GIORNI
“Il
Triduo pasquale della Passione e Resurrezione del Signore ha inizio
dalla Messa in cena domini, ha il suo fulcro nella Veglia pasquale e
termina con i Vespri della Domenica di Resurrezione.”
Questo
triduo è la realtà stessa della Pasqua del Signore celebrata in tre
giorni: il venerdì celebra la morte, il sabato la sepoltura, la
domenica la resurrezione. Ogni
giorno del triduo richiama l’altro e si apre sull’altro. Il centro
di gravitazione dei tre giorni è la Veglia pasquale con la celebrazione
eucaristica.
GIOVEDI’
SANTO
Nella
Messa “in cena domini” la Liturgia ricorda l’istituzione
dell’Eucaristia, celebrando
il memoriale dell’ultima cena.
E’
importante sottolineare che la vera Eucaristia pasquale è quella delle
Veglia.
Questa
messa ha un carattere festivo, unitario e comunitario.
Deve
partecipare tutta la comunità, perché appaia una celebrazione che ha
per soggetto il popolo di Dio riunito dal sacrificio di Cristo che è
presente nel segno della cena.
Il
Vangelo parla della figura di Cristo che, pur essendo Signore e maestro,
si fa servo, lavando i piedi agli apostoli. In questo contesto va visto il
rito della “lavanda dei piedi”.
Il
rito che celebriamo deve aiutarci a comprendere meglio il grande e
fondamentale comandamento cristiano della carità fraterna.
In Comunità
Ore
16,00
|
S.
Messa in Parrocchia
|
Ore
17,00
|
S.
Messa al Carmine
|
|
|
Ore
20,30
|
Messa
nella Cena del Signore
|
|
Adorazione
notturna
|
L’ADORAZIONE
DELL’EUCARISTIA
Al termine delle celebrazione della Messa, le
ostie vengono processionalmente portare al luogo debitamente preparato,
perché siano esposte in un tabernacolo, adorate e conservate per la
comunione del Venerdì santo.
La
Chiesa con il segno dell’adorazione vuole sottolineare anche la
presenza permanente di Cristo sotto le specie eucaristiche.
L’adorazione
termina entro la mezzanotte; a quest’ora subentra il ricordo del
tradimento, della cattura, della passione e morte di Gesù.
In
Comunità
Dopo
la messa del Giovedì Santo l’eucarestia verrà riposta nella Chiesa
della Confraternita dove potremo sostare fino alla mezzanotte per
l’adorazione
OGNI
COMUNITÀ
È
GIUDICATA DALLA
EUCARISTIA
CHE CELEBRA
Il
gesto dell’ultima cena compendia e interpreta tutta la vita e la
missione di Gesù. La celebrazione della Cena del Signore è
l’incontro più forte della comunità credente con il Risorto e con i
fratelli.
Perché
possiamo celebrare degnamente il mistero eucaristico, è necessario che
ci sforziamo di formare tra noi, una vera comunità, una vera famiglia e
ci consideriamo come veri fratelli.
La
celebrazione dell’Eucaristia è il luogo e il criterio per verificare
la vita della comunità, in altri termini è il momento per verificare
se sappiamo “far Chiesa”.
Si
tratta allora di celebrare l’Eucaristia come “annuncio della morte
del Signore sino alla sua venuta” da parte di una comunità che
esprime con la vita, e non a parole soltanto, il senso salvifico e
liberatore della morte del Signore.
Di’
loro
Di' loro
che una bontà
immensa
penetra l'universo.
Di' loro
che
Dio non è quello che credono,
che è vino di
festa,
banchetto di
condivisione,
in cui
ciascuno dà e riceve.
Di' loro che Dio è
immensamente Padre.
Di' loro
che è Colui che
nella luce del giorno
si avvicina e
scompare chiamandoci alle sorgenti.
Di' loro
che soltanto la sua
voce
poteva insegnarti il
tuo nome.
Di' loro che Dio è
teneramente Figlio.
Di' loro
l'innocenza del suo
volto,
i suoi lineamenti ed
il suo sorriso.
Di' loro
che egli è il tuo
spazio e la tua notte,
la tua ferita e la
tua gioia.
Di' loro che è Dio
coraggiosamente Spirito Santo.
Di' loro anche
che egli non è ciò
che tu dici
e che tu non sai
nulla di lui.
Tutto quello che
vuoi è che Padre, Figlio e Spirito Santo
siano per te nuovo
linguaggio
di carità e di
missione.
VENERDI’
SANTO
Il
venerdì santo non è considerato dalla Liturgia un giorno di lutto e di
pianto, ma un giorno di amorosa contemplazione del sacrificio di Gesù.
L’elemento
fondamentale e universale della Liturgia di questo giorno è la
proclamazione della Parola: possibilmente celebrata alle tre
pomeridiane, ora della morte di Gesù, in cui viene letta la Passione
secondo Giovanni.
Dalla
contemplazione del mistero, fondata sulla Liturgia della Parola nel
tempo si è passati ad una specie rappresentazione visiva che si è
sviluppata nella devozione popolare: la via crucis.
Dopo
le letture e l’omelia la Liturgia della Parola si conclude con la solenne
preghiera dei fedeli. Con questa solenne preghiera tutta la
famiglia di Dio e tutta l’umanità è come portata ai piedi della
Croce sulla quale Cristo muore per tutti.
A
questo punto del rito abbiamo la presentazione e adorazione della Croce
in cui la Chiesa innalza il segno della vittoria del Signore.
Si
termina con la Comunione; non si celebra l’Eucaristia quindi
l’altare è interamente spoglio senza croce, senza candelieri e senza
tovaglie.
Il
venerdì santo è giorno di digiuno,
da protrarsi possibilmente anche al sabato santo, come segno esteriore
di partecipazione interiore al Sacrificio di Cristo.
In
Comunità
Ore
9,00
|
Lodi
del Signore
|
Ore
9 –12
|
Adorazione
dei gruppi e dei ragazzi
|
|
|
Ore
15,00
|
Liturgia
della Passione e morte del Signore
|
|
|
Ore
20,30
|
Processione
con il Cristo Morto
|
Il frutto del
Digiuno verrà devoluto per la Riduzione del Debito Estero dei Paesi
Poveri
SABATO
SANTO
In
questo giorno la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando
la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare la Messa.
Ogni
fedele è chiamato alla contemplazione, nutrendo il cuore di quegli
affetti suggeriti dalla Liturgia delle Ore: la tranquillità nella pace
di Dio, il riposo nella speranza, la fiducia piena nella Parola di Dio,
certezza del compimento delle promesse divine e abbandono al giudizio di
Dio.
Il
Sabato santo diventa forte richiamo ai credenti a “ritirarsi nel
deserto” per rimanere soli davanti a Dio solo in una preghiera
silenziosa di puro ascolto.
ORIGINE
DELLA PASQUA
L’origine
della celebrazione della Pasqua si trova nell’Antico Testamento:
Esodo e Deuteronomio.
Ogni
anno Israele celebrava il memoriale degli eventi dell’Esodo secondo il
comando del Signore. Nella celebrazione si vanno affermando due aspetti
dell’evento pasquale: l’immolazione dell’agnello e l’uscita
dall’Egitto come passaggio dalla schiavitù alla libertà.
Il
passaggio dall’istituzione pasquale dell’Antico Testamento a quella
del Nuovo Testamento avviene grazie alla coincidenza cronologica della
morte di Gesù con la festa pasquale ebraica.
Secondo
Giovanni la Nuova Pasqua nasce sul Calvario dove Gesù è
immolato come agnello pasquale.
Per
essere esatti bisogna considerare quattro Pasque nella storia della
salvezza:
-
la Pasqua del Signore:
il passaggio di Jahvè nella notte dell’uscita dall’Egitto.
-
la Pasqua dei Giudei:
la celebrazione della memoria della cena pasquale.
-
la Pasqua di Cristo: la
sua immolazione sulla croce, il suo passaggio da questo mondo al Padre
attraverso la passione e la risurrezione.
-
la Pasqua della Chiesa:
celebrata ogni anno, ogni settimana e ogni giorno nel rito eucaristico.
LA
VEGLIA PASQUALE
La
speranza della Chiesa nella notte pasquale è fondata sulle promesse di
Dio e viene ravvivata dalla lettura di queste promesse con i testi che
parlano di Abramo, dell’Esodo e della Terra promessa.
Il
vegliare acquista, in questo clima, il valore simbolico dell’attesa
della venuta del Signore.
La
ragione del carattere notturno di questa celebrazione sta nel
significato del passaggio dalle tenebre alla luce
come passaggio di Israele dalla schiavitù alla libertà, passaggio di
Cristo dalla morte alla vita gloriosa, passaggio dei credenti in Cristo
dalla morte del peccato alla vita divina.
Liturgia
della luce
(Benedizione
del fuoco, preparazione del cero, processione, annunzio pasquale).
Il
cero pasquale è simbolo di Cristo risorto,
le candele che si accenderanno dal cero sono simbolo della vita nuova
che il Signore ci comunica mediante lo Spirito santo nella sua
Risurrezione.
Il
cero viene portato processionalmente verso l’altare. Il senso di
questa processione è: siamo il nuovo popolo di Dio, seguiamo Cristo
risorto, luce del mondo.
Il
canto dell’exultet annuncia il messaggio della Risurrezione
e celebra le meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza.
Liturgia
della Parola
(Sono
proposte nove letture, noi normalmente ne leggiamo cinque) .
La
tradizione liturgica ci dice che la Scrittura va letta meditando e
pregando.
Le
prime sette letture sono tratte dall’Antico Testamento e ripercorrono
la storia del Popolo di Israele nel suo cammino verso la salvezza
guidato dall’intervento di Dio.
Dopo
l’ultima lettura dell’Antico Testamento si accendono le candele
dell’altare e si canta il Gloria.
L’ottava
lettura è l’Epistola tratta dalla lettera ai Romani.
Dopo
la proclamazione dell’Epistola: si canta l’Alleluia, acclamazione
che contraddistingue il tempo pasquale.
La
nona lettura è il Vangelo della Risurrezione.
Liturgia
Battesimale
Canto
delle Litanie dei Santi.
Preghiera
di benedizione dell’acqua battesimale.
Celebrazione
di eventuali Battesimi.
La
benedizione del fonte significa che la grazia del Battesimo non
scaturisce dall’acqua come elemento materiale, ma dallo Spirito Santo
che la santifica. Ciò viene
espresso mediante il segno dell’immersione del cero nel fonte
battesimale.
Liturgia
Eucaristica
L’Eucaristia
di questa notte è l’azione di grazie più alta e significativa resa
dalla Chiesa al Padre, per averci dato il suo Figlio morto e risorto. Tutto
ciò che la Chiesa compie durante l’intero Anno Liturgico converge in
questa Messa e parte da questa Messa pasquale.
Tutto
il mistero cristiano è qui, tutta la meraviglia dei sacramenti, tutto
il senso del destino divino degli uomini.
In Comunità
Ore
9,00
|
Lodi
del Signore
|
Ore
9-12
|
Adorazione
gruppi e ragazzi
|
|
|
Ore
10,00
|
Confessioni
al Carmine
|
|
|
Ore
15-18
|
Confessioni
|
|
|
Ore
20,30
|
Solenne
Veglia Pasquale
|
IL
GIORNO DI PASQUA
La
Liturgia del giorno di Pasqua celebra l’evento pasquale come giorno
di Cristo Signore.
Le letture
accentuano il valore sacramentale della celebrazione della Pasqua che
partecipata fa entrare in una condizione di vita nuova.
Questo
è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia
Buona
Pasqua
a
tutta la Comunità
PASQUA 2000
A Pasqua l’tùrna töt
ol mónt a’ndà’n
vigùr
e l’òm al se regónt
contét de’ndà’nnamùr!
Col
cólt che l’se fa sènt
la
tùrna amò a fiurì,
perché
l’è primaèra,
la
rösa’nde giardì!
L’è’l tép
che’l nòs Signùr
l’è mórt sö la
sò crùs,
però, dopo tri dè,
al s’è destàt
gluriùs!
Al
s’è fàcc vèt in gìro
piö
bèl e lüminùs
de
spaentà la zét
che’llìa
ést in crùs!
Al tùrna a splènt
ol sùl
con töt ol so calùr
intàt che l’cüra
l’òm
de töcc i sò fregiùr!
A
s’tùrna a èt la pégora
söi
pràcc coi sò agnèi
che
i bèsla e i löcia’nsèm
compàgn
che i fös pötèi!
Intàt la zét contéta
del tép che l’se
fà bèl,
la se prepàra a Pàsqua
a fà rüstì
l’agnèl!
Per
regordà chelòter,
l’Agnèl
tàt dulurùs
che
l’à pagàt per nóter
co
la sò mórt in crùs!
Pasqua l’è öna
gran fèsta
pròpe perché’l
Signùr
al dèsda fò
po’a’i mórcc
per gót insèm
l’amùr!
Intàt
però a sto mónt
la
tùrna amò a fiurì
con
töcc i óter fiùr
la
rösa coi so spì!
Perché la Pasqua giösta
l’è chèla che
egnerà
per fa finì la éta
dei crùs, al mónt de là!
Però
de ché se spèra
che
l’gìre’l mónt piö giöst
per
imparà a fa Pasqua
sensa
perdìga’l göst!!
Mons.
Giulio Gabanelli
Parafrasi della poesia dialettale “Pasqua 2000”
A
Pasqua tutto il mondo riprende il suo vigore intanto che pure
nell’uomo rivive l’amore.
Col
calore della primavera anche la rosa torna a fiorire nei giardini.
E’
il tempo in cui nostro Signore è morto sulla sua croce, ma in capo a
tre giorni si è risvegliato glorioso.
Si
è fatto vedere in giorno più bello e luminoso al punto di spaventare
la gente che l’aveva visto in croce.
Il
sole intanto che risplende con il suo calore cura l’uomo da ogni suo
raffreddore.
Di
nuovo la pecora torna sui prati coi suoi agnellini che belano e
piagnucolano come fossero dei bambini.
Così,
la gente, contenta del bel tempo, si prepara a far Pasqua facendo
arrostire l’agnello.
A
ricordo dell’altro Agnello che ha pagato per noi con la sua morte di
croce.
Pasqua
è sempre una gran festa perché il Signore risuscita persino i morti
per condividere insieme l’amore.
Tuttavia,
a questo mondo, se torna a fiorire la rosa, con tutti gli altri fiori,
ne conserva purtroppo anche le spine.
Perché
la Pasqua è quella che verrà dopo di aver posto fine a questa nostra
vita di croci, nel mondo di là.
Intanto di qui si spera che il mondo giri meglio se vogliamo imparare a
far Pasqua evitando il rischio di perderne il gusto.
Il Messaggio del Vescovo
per la Quaresima
Quaresima: «in cammino verso la pienezza della vita e per
esprimere la ricchezza dell'amore di Dio e dell'umanità rivelata e
donata dalla Croce» Dovremmo riconciliarci con il vero
volto di Dio, accettandolo come la realtà che ci permette di
comprendere la verità e la ricchezza della nostra esistenza
La
Quaresima è il cammino che la comunità cristiana vuole compiere ogni
anno per vivere con maggior consapevolezza, responsabilità e intensità
il cuore della fede cristiana e della storia dell'umanità: la morte e
resurrezione del Signore Gesù, pienamente e perennemente presente
nell'Eucarestia per fecondare con il suo inesauribile amore le nostre
relazioni con noi stessi, con gli altri, con la società e le cose.
È
il cuore della fede cristiana, della storia del mondo e di ogni persona
perché, nella Pasqua, Dio si è rivelato come amore gratuito sempre
alla ricerca dell'uomo per offrirgli la sua alleanza, l'unica che dona
significato eterno alla nostra esistenza. È amore solidale con la
nostra esistenza, specialmente con chi soffre, con i deboli, con gli
sconfitti della vita, con i dimenticati per eccellenza quali sono i
morti.
Condivide
la fatica e la gioia del nostro vivere, e il dramma del morire, offrendo
la sicura speranza che il nostro cammino non sprofonderà nel nulla ma
saremo accolti nella pienezza di vita di Cristo Risorto. È amore che di
fronte al violento rifiuto degli uomini continua nella sua offerta, anzi
prende il volto del perdono, cioè della fiducia e speranza che anche il
«no» più deciso può diventare libera accoglienza dell'amicizia
divina, la sola realtà che può ricolmare di pace eterna il nostro
cuore.
La
rivelazione definitiva del vero volto di Dio è anche la manifestazione
del mistero dell'uomo, cioè del significato finale della nostra
esistenza e della nostra storia. Tale significato non è stabilito
arbitrariamente dalle singole persone, ma è inscritto nella vita stessa
ed è offerto alla nostra libertà perché lo realizzi nel modo più
ricco possibile.
Dio
Uno e Trino chiama a condividere, ora e sempre, la sua vita di amore e
di pace. Siamo sempre nel cuore del Padre, costantemente visitati e
rinnovati dalla sua misericordia e dal suo desiderio di riaccoglierci
come figli amati nella casa della vita e della felicità. Il nostro
insopprimibile bisogno di vita, di amore, di perdono, di accoglienza, di
fraternità, di fiducia reciproca, trova nella Pasqua la risposta alle
nostre attese; risposta sperata ma non immaginata, tanto è superiore ai
nostri desideri. Nella Pasqua troviamo pure la chiamata a «umanizzare»
il tempo della propria vita e della società. Infatti sempre più
viviamo freneticamente i diversi momenti della nostra esistenza come
possibilità di accumulare cose da consumare frettolosamente per
soddisfare rapidamente il desiderio di vita. La Pasqua ci dice che la «pienezza
del tempo», cioè della vita, è l'abisso di amore del
Crocifisso-Risorto. Quindi il tempo è umanizzato, è a servizio
dell'uomo, quando è vissuto come possibilità di iscrivere nella nostra
vita personale, familiare e sociale la ricchezza inesauribile dell'amore
del Padre definitivamente presente nel Cristo Risorto.
Durante
la Quaresima dovremmo scrutare con più intensità il mistero di Dio e
quello dell'uomo, per meglio viverli nella realtà quotidiana.
Dovremmo
riconciliarci con il vero volto di Dio, accettandolo come la realtà che
ci permette di comprendere la verità e la ricchezza della nostra
esistenza; accogliendolo come il centro, la luce del nostro cammino e
come la roccia del nostro sperare. Tenendo presente che sovente anche
noi credenti abbiamo lasciato depositare molta cenere sul volto del
Signore, ignorandolo, sfigurandolo e lasciandolo ai margini della vita.
E questa è una delle cause che sta all'origine dell'ateismo pratico,
uno dei fatti più gravi del nostro tempo, già denunciato dal Concilio
Vaticano II e sempre più presente nella nostra realtà: «Molti nostri
contemporanei, tuttavia, non percepiscono affatto o esplicitamente
rigettano questo intimo e vitale legame con Dio, così che l'ateismo va
annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo» (Gaudium et Spes,
19). Ma alterando il volto di Dio si deturpa anche quello dell'uomo, il
nostro, quello degli altri, della società e della speranza.
Come
credenti dovremmo essere più consapevoli che non c'è nulla di meglio,
di più profondo, di più liberante e di più gioioso, di dire la parola
della Pasqua, anche e soprattutto al secolo appena iniziato. Una parola
da far risuonare nella vita quotidiana rendendola segno della verità di
Dio e dell'uomo; segno della continua presenza nella nostra storia del
Signore come dono di sé, come potenza d'amore che nessun rifiuto può
scoraggiare e nessun ostacolo può fermare, nemmeno la morte: «Chi ci
separerà dall'amore di Cristo?…né morte né vita potrà mai
separarci dall'amore di Dio in Gesù Cristo, Signore nostro» (Rm 8,
35,38). Dove trovare simili parole di vita e di speranza?
Diremo
queste parole con la nostra quotidianità se sentiremo rivolto a noi
l'invito: «Lasciatevi riconciliare con Dio»; è l'invito di S. Paolo
che apre l'itinerario Quaresimale.
Per
riconciliarci con Dio, cioè per riconoscerlo e accoglierlo realmente
nella sconvolgente realtà della Croce, occorre innanzitutto liberarci
dalla cenere che si è depositata nella nostra vita e che c'impedisce di
scorgere le profondità del mistero della vita nostra e altrui, di
ascoltare i genuini desideri dei nostri cuori, di sapere cosa stiamo
realmente cercando e chi invece dovremmo ricercare con tenacia per
accogliere le promesse del Signore, per crescere in umanità. Occorre
poi immergersi, con l'ascolto della Parola, nella vita, nella
predicazione, nell'agire, nel soffrire e morire di Gesù per
comprendere, in modo sempre nuovo, ciò che Dio promette e ciò che sta
realizzando. Potremo così valutare meglio il passato e il presente
della nostra esistenza, comprendendo con più chiarezza cosa cambiare
nella nostra esistenza per essere in cammino verso la «pienezza della
vita», e per esprimere la ricchezza dell'amore di Dio e dell'umanità
rivelata e donata dalla Croce. Cioè per testimoniare quale potrebbe e
dovrebbe essere oggi il cammino personale e sociale per essere veramente
a servizio di ogni uomo, per essere la manifestazione della cura che Dio
ha per l'umanità.
La
riconciliazione significa quindi mettere a fuoco le ombre della nostra
vita e impegnarsi a purificare il nostro rapporto con Dio Padre, con noi
stessi, con la vita, con ogni altro e con la società.
Rapporto
di fede: «La fede è il "sì" dell'uomo a Dio, il suo
"Amen"», così il Papa nel messaggio per la Quaresima. E il
«sì» a Dio, se sincero, diventa «sì» alla nostra vita, ad ogni
persona, alla società, alla storia attuale. Un sì carico della fiducia
che Dio ripone sempre nell'umanità. Rapporto di speranza: «Con la virtù
della speranza, il cristiano testimonia che, al di là di ogni male e di
ogni limite, la storia reca in sé un germe di bene che il Signore farà
germogliare in pienezza. Egli guarda, pertanto, al nuovo millennio senza
paura, ma affronta le sfide e le attese del futuro con la fiduciosa
certezza che nasce dalla fede nella promessa del Signore», così ancora
il Papa. La speranza aiuta a continuare sulla strada del Vangelo, anche
se controcorrente, perché è l'unica che conduce alla pienezza di vita;
e permette di donare ad ogni altro la fiducia che il Signore nutre per
noi anche quando rifiutiamo il suo amore.
Rapporto
di carità: «In quest'anno giubilare - scrive il Papa - la nostra carità
è chiamata, in modo particolare, a manifestare l'amore di Cristo ai
fratelli che mancano del necessario per vivere, a quanti sono vittime
della fame, della violenza e dell'ingiustizia». Non c'è bisogno di
sollecitare la generosità perché più volte si è manifestata in modo
lodevole. Però, in quest'anno giubilare, dovremmo sforzarci di dare
qualcosa che significhi realmente una vittoria sul nostro egoismo e
sulla nostra esagerata ricerca del benessere.
Però
la carità di Gesù Cristo non si traduce solo nel dare soldi, cose o
tempo in occasione di emergenze, ma tenta di divenire stile di vita
personale, familiare e sociale. Uno stile di attenta apertura e
accoglienza di ogni altro, di perdono capace di volere il bene anche di
chi ci è «nemico», con la fiducia e speranza che i rapporti possono
cambiare e divenire veramente umani. Stile di ricerca appassionata e
disinteressata del bene comune, partecipando alla vita della società
non per difendere solo i propri diritti ma per promuovere quelli di
tutti. Stile di dialogo vero, rispettoso di chi la pensa diversamente,
quindi capace di evitare la dannosa strada della litigiosità
permanente, della demonizzazione degli avversari politici, e quella di
chi si preoccupa solo di propagandare comunque le proprie idee e non
tenta - o non vuole - spiegarle sinceramente e con chiarezza in modo che
tutti possano scegliere con responsabilità e consapevolezza.
Aprendo
maggiormente la nostra libertà a Gesù Cristo - è questo lo scopo
della Quaresima e del giubileo - l'apriremo di più agli altri, a tutti,
alla storia. Accoglieremo i molti germi di giustizia e di verità
presenti nella storia e collaboreremo con tutti per farli crescere.
Sapremo riconoscere e combattere in noi, negli altri e nella società,
tutto ciò che avvilisce l'uomo oscurando la sua altissima vocazione e
rendendogli difficile la speranza pasquale. Accoglienza e lotta guidate
dalla misericordia, fede e speranza del Crocifisso, e sostenute dalla
consapevolezza che si sta collaborando con il Signore per rendere la
storia più capace di esprimere la pienezza del suo amore e la vera
dignità dell'uomo. Diventeremo così più appassionati di Gesù Cristo
e in lui del Padre, di ogni persona e della nostra vita.
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Roberto Amadei
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