Su

E’ Pasqua  

 

 

 

E’ Pasqua. E’ il tempo in cui il passato si fa presente: ritorna, liberato dalla nostalgia e dai rimpianti sterili, per rivelare ciò che è essenziale e per aiutare a vivere. 

 

Celebrare la Pasqua e il tempo della memoria significa rileggere, nella vita di ognuno di noi e nella storia dell'intera umanità, la traccia di Dio «che scrive diritto su righe storte».  Significa credere che anche la storia del nostro mondo moderno è una storia sacra,  proprio come quella del popolo ebreo.

 

Significa possedere l'udito talmente fine, lo sguardo talmente innamorato, l'intelligenza talmente aperta da saper conservare - di là dalle azioni rumorose e dai segni grandiosi - la parola, il volto, il segno apportatori di speranza e di risurrezione.

 

Significa - quando «i morti seppelliscono i loro morti» - essere consapevoli che l'aprire una nuova via su un avvenire migliore è il più bel culto che possiamo rendere ai nostri defunti.

 

Significa rifiutare di chiudersi nella nostalgia del passato-sempremigliore-dell'oggi, nella tomba dei ricordi imbalsamati, per affrontare il rischio dell'avvenire.

 

Celebrare il tempo della Pasqua significa assomigliare a Dio, il quale, quando ricorda il passato, parla di avvenire; a Dio che ricorda il futuro.

 

O Dio,

concedici quella fede

che non fa soltanto memoria dei passato,

ma che diventa capace

di far memoria dell'avvenire 

in Gesù, il Risorto

 

 

Buona Pasqua

 

 

 

PER IL MATTINO DI PASQUA

 

Io vorrei donare una cosa al Signore,

ma non so che cosa.

Andrò in giro per le strade

zufolando, così,

fino a che gli altri dicano: è pazzo!

E mi fermerò soprattutto coi bambini

a giocare in periferia,

e poi lascerò un fiore

ad ogni finestra dei poveri

e saluterò chiunque incontrerò per via

inchinandomi fino a terra.

E poi suonerò con le mie mani

le campane sulla torre

a più riprese

finché non sarò esausto.

E a chiunque venga

- anche al ricco - dirò:

siedi pure alla mia mensa,

(anche il ricco è un povero uomo).

E dirò a tutti:

avete visto il Signore?

Ma lo dirò in silenzio

e solo con un sorriso.

 

Io vorrei donare una cosa al Signore,

ma non so che cosa.

Tutto è un suo dono

eccetto il nostro peccato.

Ecco, gli darò un'icona

dove lui - bambino - guarda

agli occhi di sua madre;

così dimenticherà ogni cosa.

Gli raccoglierò dal prato

una goccia di rugiada

- è già primavera

ancora primavera

una cosa insperata

non meritata

una cosa che non ha parole;

e poi gli dirò di indovinare

se sia una lacrima

o una perla di sole

o una goccia di rugiada:

E dirò alla gente:

avete visto il Signore?

Ma lo dirò in silenzio

e solo con un sorriso.

 

David Maria Turoldo

 

 

 

LA SETTIMANA SANTA

La Settimana santa sono i giorni nei quali la Liturgia segue passo passo gli ultimi eventi della vita terrena di Gesù

 

 

 

LA DOMENICA DELLE PALME  

  Da questa domenica ha inizio la Settimana santa.

In questo giorno la Chiesa fa memoria dell’ingresso di Cristo in Gerusalemme per compiervi il suo Mistero pasquale.

Nella liturgia rivivono e si rivelano i due aspetti fondamentali della Pasqua:

·                l’ingresso messianico in Gerusalemme

·                la memoria della sua Passione.

Non si tratta di fare un pio ricordo, ma di rendere presente oggi l’avvenimento.

La liturgia dà rilievo alla processione in onore di Cristo Re. Facciamo attenzione a non dare valore soltanto al ramo d’ulivo e non trascuriamo il vero significato della celebrazione.

 

In comunità

 

Ore 8,50    Benedizione dei rami d’ulivo in oratorio e processione verso la Chiesa

 

 

 

 

LA CONFESSIONE

PASQUALE  

 

Nei giorni conclusivi della Quaresima celebreremo il sacramento della riconciliazione.

Poiché la Pasqua è una celebrazione essenzialmente comunitaria, è bene che si celebri la Penitenza anche con il rito comunitario: mediante l’assemblea penitenziale, la comunità cristiana ribadisce l’impegno di vivere più coerentemente il mistero della Pasqua.

 

In Comunità

 

13   Giovedì 

14,30

Confessioni dei Ragazzi

14   Venerdì

14,30

Confessioni dei Ragazzi

 

 

 

17   Lunedì 

20,30

Confessioni per Adulti

18   Martedì

20,30

Confessioni per Adolescenti, Giovani e Catechisti

 

 

LA MESSA DEL CRISMA  

 

La Messa crismale viene celebrata sotto la presidenza del Vescovo nella cattedrale la mattina del Giovedì santo.

Evidenzia il clima di festa del sacerdozio all’interno del popolo di Dio.

Nella stessa messa sono benedetti: il Crisma (l’olio profumato utilizzato nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordine), l’Olio dei catecumeni e l’Olio degli infermi.

 

 

 

LA PASQUA  IN TRE GIORNI

 

“Il Triduo pasquale della Passione e Resurrezione del Signore ha inizio dalla Messa in cena domini, ha il suo fulcro nella Veglia pasquale e termina con i Vespri della Domenica di Resurrezione.”

Questo triduo è la realtà stessa della Pasqua del Signore celebrata in tre giorni: il venerdì celebra la morte, il sabato la sepoltura, la domenica la resurrezione. Ogni giorno del triduo richiama l’altro e si apre sull’altro. Il centro di gravitazione dei tre giorni è la Veglia pasquale con la celebrazione eucaristica.

 

 

 

GIOVEDI’ SANTO

 

Nella Messa “in cena domini” la Liturgia ricorda l’istituzione dell’Eucaristia, celebrando il memoriale dell’ultima cena.

E’ importante sottolineare che la vera Eucaristia pasquale è quella delle Veglia.

Questa messa ha un carattere festivo, unitario e comunitario.

Deve partecipare tutta la comunità, perché appaia una celebrazione che ha per soggetto il popolo di Dio riunito dal sacrificio di Cristo che è presente nel segno della cena.

Il Vangelo parla della figura di Cristo che, pur essendo Signore e maestro, si fa servo, lavando i piedi agli apostoli. In questo contesto va visto il rito della “lavanda dei piedi”.

Il rito che celebriamo deve aiutarci a comprendere meglio il grande e fondamentale comandamento cristiano della carità fraterna.

 

 

In Comunità

 

 

Ore 16,00 

S. Messa in Parrocchia

Ore 17,00

S. Messa al Carmine

 

 

Ore 20,30 

Messa nella Cena del  Signore

 

Adorazione notturna

 

 

L’ADORAZIONE DELL’EUCARISTIA

 

Al termine delle celebrazione della Messa, le ostie vengono processionalmente portare al luogo debitamente preparato, perché siano esposte in un tabernacolo, adorate e conservate per la comunione del Venerdì santo.

La Chiesa con il segno dell’adorazione vuole sottolineare anche la presenza permanente di Cristo sotto le specie eucaristiche.

L’adorazione termina entro la mezzanotte; a quest’ora subentra il ricordo del tradimento, della cattura, della passione e morte di Gesù.

 

In Comunità

 

Dopo la messa del Giovedì Santo l’eucarestia verrà riposta nella Chiesa della Confraternita dove potremo sostare fino alla mezzanotte per l’adorazione

 

 

OGNI COMUNITÀ

È GIUDICATA DALLA

EUCARISTIA CHE CELEBRA

 

Il gesto dell’ultima cena compendia e interpreta tutta la vita e la missione di Gesù. La celebrazione della Cena del Signore è l’incontro più forte della comunità credente con il Risorto e con i fratelli.

Perché possiamo celebrare degnamente il mistero eucaristico, è necessario che ci sforziamo di formare tra noi, una vera comunità, una vera famiglia e ci consideriamo come veri fratelli.

La celebrazione dell’Eucaristia è il luogo e il criterio per verificare la vita della comunità, in altri termini è il momento per verificare se sappiamo “far Chiesa”.

Si tratta allora di celebrare l’Eucaristia come “annuncio della morte del Signore sino alla sua venuta” da parte di una comunità che esprime con la vita, e non a parole soltanto, il senso salvifico e liberatore della morte del Signore.

 

   

 

Di’ loro

 

 

Di' loro

che una bontà immensa

penetra l'universo. 

Di' loro

che Dio non è quello che credono,

che è vino di festa,

banchetto di condivisione,

in cui ciascuno dà e riceve.

Di' loro che Dio è immensamente Padre.

 

Di' loro

che è Colui che nella luce del giorno

si avvicina e scompare chiamandoci alle sorgenti. 

Di' loro

che soltanto la sua voce

poteva insegnarti il tuo nome. 

Di' loro che Dio è teneramente Figlio.

Di' loro

l'innocenza del suo volto,

i suoi lineamenti ed il suo sorriso. 

Di' loro

che egli è il tuo spazio e la tua notte,

la tua ferita e la tua gioia.

Di' loro che è Dio coraggiosamente Spirito Santo.

 

Di' loro anche

che egli non è ciò che tu dici

e che tu non sai nulla di lui. 

Tutto quello che vuoi è che Padre, Figlio e Spirito Santo

siano per te nuovo linguaggio

di carità e di missione.

 

 

 

VENERDI’ SANTO  

 

Il venerdì santo non è considerato dalla Liturgia un giorno di lutto e di pianto, ma un giorno di amorosa contemplazione del sacrificio di Gesù.

 

L’elemento fondamentale e universale della Liturgia di questo giorno è la proclamazione della Parola: possibilmente celebrata alle tre pomeridiane, ora della morte di Gesù, in cui viene letta la Passione secondo Giovanni.

 

Dalla contemplazione del mistero, fondata sulla Liturgia della Parola nel tempo si è passati ad una specie rappresentazione visiva che si è sviluppata nella devozione popolare: la via crucis.

 

Dopo le letture e l’omelia la Liturgia della Parola si conclude con la solenne preghiera dei fedeli. Con questa solenne preghiera tutta la famiglia di Dio e tutta l’umanità è come portata ai piedi della Croce sulla quale Cristo muore per tutti.

 

A questo punto del rito abbiamo la presentazione e adorazione della Croce in cui la Chiesa innalza il segno della vittoria del Signore.

 

Si termina con la Comunione; non si celebra l’Eucaristia quindi l’altare è interamente spoglio senza croce, senza candelieri e senza tovaglie.

 

Il venerdì santo è giorno di digiuno, da protrarsi possibilmente anche al sabato santo, come segno esteriore di partecipazione interiore al Sacrificio di Cristo.

 

 

 

In Comunità

 

Ore 9,00 

Lodi del Signore

Ore 9 –12

Adorazione dei gruppi e dei ragazzi

 

 

Ore 15,00

Liturgia della Passione e morte del Signore

 

 

Ore 20,30 

Processione con il Cristo Morto

 

Il frutto del Digiuno verrà devoluto per la Riduzione del Debito Estero dei Paesi Poveri

 

 

 

SABATO SANTO  

 

In questo giorno la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare la Messa.

 

Ogni fedele è chiamato alla contemplazione, nutrendo il cuore di quegli affetti suggeriti dalla Liturgia delle Ore: la tranquillità nella pace di Dio, il riposo nella speranza, la fiducia piena nella Parola di Dio, certezza del compimento delle promesse divine e abbandono al giudizio di Dio.

 

Il Sabato santo diventa forte richiamo ai credenti a “ritirarsi nel deserto” per rimanere soli davanti a Dio solo in una preghiera silenziosa di puro ascolto.

 

 

 

ORIGINE DELLA PASQUA

 

L’origine della celebrazione della Pasqua si trova nell’Antico Testamento: Esodo e Deuteronomio.

Ogni anno Israele celebrava il memoriale degli eventi dell’Esodo secondo il comando del Signore. Nella celebrazione si vanno affermando due aspetti dell’evento pasquale: l’immolazione dell’agnello e l’uscita dall’Egitto come passaggio dalla schiavitù alla libertà.

Il passaggio dall’istituzione pasquale dell’Antico Testamento a quella del Nuovo Testamento avviene grazie alla coincidenza cronologica della morte di Gesù con la festa pasquale ebraica.

Secondo Giovanni la Nuova Pasqua nasce sul Calvario dove Gesù è immolato come agnello pasquale.

Per essere esatti bisogna considerare quattro Pasque nella storia della salvezza:

-    la Pasqua del Signore: il passaggio di Jahvè nella notte dell’uscita dall’Egitto.

-    la Pasqua dei Giudei: la celebrazione della memoria della cena pasquale.

-    la Pasqua di Cristo: la sua immolazione sulla croce, il suo passaggio da questo mondo al Padre attraverso la passione e la risurrezione.

-    la Pasqua della Chiesa: celebrata ogni anno, ogni settimana e ogni giorno nel rito eucaristico.

 

 

 

LA VEGLIA PASQUALE  

 

La speranza della Chiesa nella notte pasquale è fondata sulle promesse di Dio e viene ravvivata dalla lettura di queste promesse con i testi che parlano di Abramo, dell’Esodo e della Terra promessa.

Il vegliare acquista, in questo clima, il valore simbolico dell’attesa della venuta del Signore.

La ragione del carattere notturno di questa celebrazione sta nel significato del passaggio dalle tenebre alla luce come passaggio di Israele dalla schiavitù alla libertà, passaggio di Cristo dalla morte alla vita gloriosa, passaggio dei credenti in Cristo dalla morte del peccato alla vita divina.

 

Liturgia della luce

(Benedizione del fuoco, preparazione del cero, processione, annunzio pasquale).

Il cero pasquale è simbolo di Cristo risorto, le candele che si accenderanno dal cero sono simbolo della vita nuova che il Signore ci comunica mediante lo Spirito santo nella sua Risurrezione.

Il cero viene portato processionalmente verso l’altare. Il senso di questa processione è: siamo il nuovo popolo di Dio, seguiamo Cristo risorto, luce del mondo.

Il canto dell’exultet annuncia il messaggio della Risurrezione e celebra le meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza.

 

Liturgia della Parola

(Sono proposte nove letture, noi normalmente ne leggiamo cinque) .

La tradizione liturgica ci dice che la Scrittura va letta meditando e pregando.

Le prime sette letture sono tratte dall’Antico Testamento e ripercorrono la storia del Popolo di Israele nel suo cammino verso la salvezza guidato dall’intervento di Dio.

Dopo l’ultima lettura dell’Antico Testamento si accendono le candele dell’altare e si canta il Gloria.

L’ottava lettura è l’Epistola tratta dalla lettera ai Romani.

Dopo la proclamazione dell’Epistola: si canta l’Alleluia, acclamazione che contraddistingue il tempo pasquale.

La nona lettura è il Vangelo della Risurrezione.

 

Liturgia Battesimale

Canto delle Litanie dei Santi.

Preghiera di benedizione dell’acqua battesimale.

Celebrazione di eventuali Battesimi.

La benedizione del fonte significa che la grazia del Battesimo non scaturisce dall’acqua come elemento materiale, ma dallo Spirito Santo che la santifica. Ciò viene espresso mediante il segno dell’immersione del cero nel fonte battesimale.

 

Liturgia Eucaristica

L’Eucaristia di questa notte è l’azione di grazie più alta e significativa resa dalla Chiesa al Padre, per averci dato il suo Figlio morto e risorto. Tutto ciò che la Chiesa compie durante l’intero Anno Liturgico converge in questa Messa e parte da questa Messa pasquale.

Tutto il mistero cristiano è qui, tutta la meraviglia dei sacramenti, tutto il senso del destino divino degli uomini.

 

In Comunità

 

Ore 9,00

Lodi del Signore

Ore 9-12

Adorazione  gruppi e ragazzi

 

 

Ore 10,00

Confessioni al Carmine

 

 

Ore 15-18

Confessioni

 

 

Ore 20,30

Solenne Veglia Pasquale

 

 

 

IL GIORNO DI PASQUA  

 

La Liturgia del giorno di Pasqua celebra l’evento pasquale come giorno di Cristo Signore.

Le letture accentuano il valore sacramentale della celebrazione della Pasqua che partecipata fa entrare in una condizione di vita nuova.

 

 

 

Questo è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia

 

Buona Pasqua

a tutta la Comunità

 

 

 

PASQUA 2000

 

A Pasqua l’tùrna töt

ol mónt a’ndà’n vigùr

e l’òm al se regónt

contét de’ndà’nnamùr!

 

Col cólt che l’se fa sènt

la tùrna amò a fiurì,

perché l’è primaèra,

la rösa’nde giardì!

 

L’è’l tép che’l nòs Signùr

l’è mórt sö la sò crùs,

però, dopo tri dè,

al s’è destàt gluriùs!

 

Al s’è fàcc vèt in gìro

piö bèl e lüminùs

de spaentà la zét

che’llìa ést in crùs!

 

Al tùrna a splènt ol sùl

con töt ol so calùr

intàt che l’cüra l’òm

de töcc i sò fregiùr!

 

A s’tùrna a èt la pégora

söi pràcc coi sò agnèi

che i bèsla e i löcia’nsèm

compàgn che i fös pötèi!

 

Intàt la zét contéta

del tép che l’se fà bèl,

la se prepàra a Pàsqua

a fà rüstì l’agnèl!

 

Per regordà chelòter,

l’Agnèl tàt dulurùs

che l’à pagàt per nóter

co la sò mórt in crùs!

 

Pasqua l’è öna gran fèsta

pròpe perché’l Signùr

al dèsda fò po’a’i mórcc

per gót insèm l’amùr!

 

Intàt però a sto mónt

la tùrna amò a fiurì

con töcc i óter fiùr

la rösa coi so spì!

 

Perché la Pasqua giösta

l’è chèla che egnerà

per fa finì la éta

dei crùs, al mónt de là!

 

Però de ché se spèra

che l’gìre’l mónt piö giöst

per imparà a fa Pasqua

sensa perdìga’l göst!!

 

            Mons. Giulio Gabanelli

 

 

Parafrasi della poesia dialettale “Pasqua 2000”

 

A Pasqua tutto il mondo riprende il suo vigore intanto che pure nell’uomo rivive l’amore.

Col calore della primavera anche la rosa torna a fiorire nei giardini.

E’ il tempo in cui nostro Signore è morto sulla sua croce, ma in capo a tre giorni si è risvegliato glorioso.

Si è fatto vedere in giorno più bello e luminoso al punto di spaventare la gente che l’aveva visto in croce.

Il sole intanto che risplende con il suo calore cura l’uomo da ogni suo raffreddore.

Di nuovo la pecora torna sui prati coi suoi agnellini che belano e piagnucolano come fossero dei bambini.

Così, la gente, contenta del bel tempo, si prepara a far Pasqua facendo arrostire l’agnello.

A ricordo dell’altro Agnello che ha pagato per noi con la sua morte di croce.

Pasqua è sempre una gran festa perché il Signore risuscita persino i morti per condividere insieme l’amore.

Tuttavia, a questo mondo, se torna a fiorire la rosa, con tutti gli altri fiori, ne conserva purtroppo anche le spine.

Perché la Pasqua è quella che verrà dopo di aver posto fine a questa nostra vita di croci, nel mondo di là.

Intanto di qui si spera che il mondo giri meglio se vogliamo imparare a far Pasqua evitando il rischio di perderne il gusto.

Il Messaggio del Vescovo

per la Quaresima  

 

Quaresima: «in cammino verso la pienezza della vita e per esprimere la ricchezza dell'amore di Dio e dell'umanità rivelata e donata dalla Croce» Dovremmo riconciliarci con il vero volto di Dio, accettandolo come la realtà che ci permette di comprendere la verità e la ricchezza della nostra esistenza

 

 

La Quaresima è il cammino che la comunità cristiana vuole compiere ogni anno per vivere con maggior consapevolezza, responsabilità e intensità il cuore della fede cristiana e della storia dell'umanità: la morte e resurrezione del Signore Gesù, pienamente e perennemente presente nell'Eucarestia per fecondare con il suo inesauribile amore le nostre relazioni con noi stessi, con gli altri, con la società e le cose.

È il cuore della fede cristiana, della storia del mondo e di ogni persona perché, nella Pasqua, Dio si è rivelato come amore gratuito sempre alla ricerca dell'uomo per offrirgli la sua alleanza, l'unica che dona significato eterno alla nostra esistenza. È amore solidale con la nostra esistenza, specialmente con chi soffre, con i deboli, con gli sconfitti della vita, con i dimenticati per eccellenza quali sono i morti.

Condivide la fatica e la gioia del nostro vivere, e il dramma del morire, offrendo la sicura speranza che il nostro cammino non sprofonderà nel nulla ma saremo accolti nella pienezza di vita di Cristo Risorto. È amore che di fronte al violento rifiuto degli uomini continua nella sua offerta, anzi prende il volto del perdono, cioè della fiducia e speranza che anche il «no» più deciso può diventare libera accoglienza dell'amicizia divina, la sola realtà che può ricolmare di pace eterna il nostro cuore.

La rivelazione definitiva del vero volto di Dio è anche la manifestazione del mistero dell'uomo, cioè del significato finale della nostra esistenza e della nostra storia. Tale significato non è stabilito arbitrariamente dalle singole persone, ma è inscritto nella vita stessa ed è offerto alla nostra libertà perché lo realizzi nel modo più ricco possibile.

Dio Uno e Trino chiama a condividere, ora e sempre, la sua vita di amore e di pace. Siamo sempre nel cuore del Padre, costantemente visitati e rinnovati dalla sua misericordia e dal suo desiderio di riaccoglierci come figli amati nella casa della vita e della felicità. Il nostro insopprimibile bisogno di vita, di amore, di perdono, di accoglienza, di fraternità, di fiducia reciproca, trova nella Pasqua la risposta alle nostre attese; risposta sperata ma non immaginata, tanto è superiore ai nostri desideri. Nella Pasqua troviamo pure la chiamata a «umanizzare» il tempo della propria vita e della società. Infatti sempre più viviamo freneticamente i diversi momenti della nostra esistenza come possibilità di accumulare cose da consumare frettolosamente per soddisfare rapidamente il desiderio di vita. La Pasqua ci dice che la «pienezza del tempo», cioè della vita, è l'abisso di amore del Crocifisso-Risorto. Quindi il tempo è umanizzato, è a servizio dell'uomo, quando è vissuto come possibilità di iscrivere nella nostra vita personale, familiare e sociale la ricchezza inesauribile dell'amore del Padre definitivamente presente nel Cristo Risorto.

Durante la Quaresima dovremmo scrutare con più intensità il mistero di Dio e quello dell'uomo, per meglio viverli nella realtà quotidiana.

Dovremmo riconciliarci con il vero volto di Dio, accettandolo come la realtà che ci permette di comprendere la verità e la ricchezza della nostra esistenza; accogliendolo come il centro, la luce del nostro cammino e come la roccia del nostro sperare. Tenendo presente che sovente anche noi credenti abbiamo lasciato depositare molta cenere sul volto del Signore, ignorandolo, sfigurandolo e lasciandolo ai margini della vita. E questa è una delle cause che sta all'origine dell'ateismo pratico, uno dei fatti più gravi del nostro tempo, già denunciato dal Concilio Vaticano II e sempre più presente nella nostra realtà: «Molti nostri contemporanei, tuttavia, non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano questo intimo e vitale legame con Dio, così che l'ateismo va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo» (Gaudium et Spes, 19). Ma alterando il volto di Dio si deturpa anche quello dell'uomo, il nostro, quello degli altri, della società e della speranza.

Come credenti dovremmo essere più consapevoli che non c'è nulla di meglio, di più profondo, di più liberante e di più gioioso, di dire la parola della Pasqua, anche e soprattutto al secolo appena iniziato. Una parola da far risuonare nella vita quotidiana rendendola segno della verità di Dio e dell'uomo; segno della continua presenza nella nostra storia del Signore come dono di sé, come potenza d'amore che nessun rifiuto può scoraggiare e nessun ostacolo può fermare, nemmeno la morte: «Chi ci separerà dall'amore di Cristo?…né morte né vita potrà mai separarci dall'amore di Dio in Gesù Cristo, Signore nostro» (Rm 8, 35,38). Dove trovare simili parole di vita e di speranza?

Diremo queste parole con la nostra quotidianità se sentiremo rivolto a noi l'invito: «Lasciatevi riconciliare con Dio»; è l'invito di S. Paolo che apre l'itinerario Quaresimale.

Per riconciliarci con Dio, cioè per riconoscerlo e accoglierlo realmente nella sconvolgente realtà della Croce, occorre innanzitutto liberarci dalla cenere che si è depositata nella nostra vita e che c'impedisce di scorgere le profondità del mistero della vita nostra e altrui, di ascoltare i genuini desideri dei nostri cuori, di sapere cosa stiamo realmente cercando e chi invece dovremmo ricercare con tenacia per accogliere le promesse del Signore, per crescere in umanità. Occorre poi immergersi, con l'ascolto della Parola, nella vita, nella predicazione, nell'agire, nel soffrire e morire di Gesù per comprendere, in modo sempre nuovo, ciò che Dio promette e ciò che sta realizzando. Potremo così valutare meglio il passato e il presente della nostra esistenza, comprendendo con più chiarezza cosa cambiare nella nostra esistenza per essere in cammino verso la «pienezza della vita», e per esprimere la ricchezza dell'amore di Dio e dell'umanità rivelata e donata dalla Croce. Cioè per testimoniare quale potrebbe e dovrebbe essere oggi il cammino personale e sociale per essere veramente a servizio di ogni uomo, per essere la manifestazione della cura che Dio ha per l'umanità.

La riconciliazione significa quindi mettere a fuoco le ombre della nostra vita e impegnarsi a purificare il nostro rapporto con Dio Padre, con noi stessi, con la vita, con ogni altro e con la società.

Rapporto di fede: «La fede è il "sì" dell'uomo a Dio, il suo "Amen"», così il Papa nel messaggio per la Quaresima. E il «sì» a Dio, se sincero, diventa «sì» alla nostra vita, ad ogni persona, alla società, alla storia attuale. Un sì carico della fiducia che Dio ripone sempre nell'umanità. Rapporto di speranza: «Con la virtù della speranza, il cristiano testimonia che, al di là di ogni male e di ogni limite, la storia reca in sé un germe di bene che il Signore farà germogliare in pienezza. Egli guarda, pertanto, al nuovo millennio senza paura, ma affronta le sfide e le attese del futuro con la fiduciosa certezza che nasce dalla fede nella promessa del Signore», così ancora il Papa. La speranza aiuta a continuare sulla strada del Vangelo, anche se controcorrente, perché è l'unica che conduce alla pienezza di vita; e permette di donare ad ogni altro la fiducia che il Signore nutre per noi anche quando rifiutiamo il suo amore.  

Rapporto di carità: «In quest'anno giubilare - scrive il Papa - la nostra carità è chiamata, in modo particolare, a manifestare l'amore di Cristo ai fratelli che mancano del necessario per vivere, a quanti sono vittime della fame, della violenza e dell'ingiustizia». Non c'è bisogno di sollecitare la generosità perché più volte si è manifestata in modo lodevole. Però, in quest'anno giubilare, dovremmo sforzarci di dare qualcosa che significhi realmente una vittoria sul nostro egoismo e sulla nostra esagerata ricerca del benessere.

Però la carità di Gesù Cristo non si traduce solo nel dare soldi, cose o tempo in occasione di emergenze, ma tenta di divenire stile di vita personale, familiare e sociale. Uno stile di attenta apertura e accoglienza di ogni altro, di perdono capace di volere il bene anche di chi ci è «nemico», con la fiducia e speranza che i rapporti possono cambiare e divenire veramente umani. Stile di ricerca appassionata e disinteressata del bene comune, partecipando alla vita della società non per difendere solo i propri diritti ma per promuovere quelli di tutti. Stile di dialogo vero, rispettoso di chi la pensa diversamente, quindi capace di evitare la dannosa strada della litigiosità permanente, della demonizzazione degli avversari politici, e quella di chi si preoccupa solo di propagandare comunque le proprie idee e non tenta - o non vuole - spiegarle sinceramente e con chiarezza in modo che tutti possano scegliere con responsabilità e consapevolezza.

Aprendo maggiormente la nostra libertà a Gesù Cristo - è questo lo scopo della Quaresima e del giubileo - l'apriremo di più agli altri, a tutti, alla storia. Accoglieremo i molti germi di giustizia e di verità presenti nella storia e collaboreremo con tutti per farli crescere. Sapremo riconoscere e combattere in noi, negli altri e nella società, tutto ciò che avvilisce l'uomo oscurando la sua altissima vocazione e rendendogli difficile la speranza pasquale. Accoglienza e lotta guidate dalla misericordia, fede e speranza del Crocifisso, e sostenute dalla consapevolezza che si sta collaborando con il Signore per rendere la storia più capace di esprimere la pienezza del suo amore e la vera dignità dell'uomo. Diventeremo così più appassionati di Gesù Cristo e in lui del Padre, di ogni persona e della nostra vita.

 

+ Roberto Amadei

 

 

 

 

 

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