Su

Prepariamoci

Arriva

il  Santo Natale

 

Rischia di arrivare impreparato: schiacciato anche lui da ritmi e cose che si organizzano ormai per conto loro e non rispettano gli spazi che certe feste si creavano spontaneamente attorno. Le luminarie e i negozi dei regali arrivano presto: ma non sono mandati dagli abitanti del mistero. Obbediscono ai loro padroni commercianti e alle nuove abitudini sociali. Per proteggere il Natale misterioso dobbiamo far riferimento forzato a qualche zona della nostra anima che rischia un po' di popolarsi solo di ricordi lontani e infantili.

 

Eppure sarà possibile anche per noi uomini d'oggi vivere il Natale. Dobbiamo crederci e spenderci energie: per dare forza vera alle cose che questa società ci offre: ai regali, al pranzo, agli incontri, al ritrovo familiare, alla Messa di mezzanotte, al presepio.

 

Certo è un'altra cosa se abbiamo percorso seriamente l'itinerario di Avvento in parrocchia e nelle nostre case (magari lasciandoci condurre anche dal libretto di preghiere che è stato distribuito in ogni famiglia), se la Parola di Dio e i suoi gesti ci hanno portato a scoprire il segreto cristiano del Natale: quella tenue luce nascosta nella notte: l'amore di Dio disceso ad abbracciare il mondo fin nei suoi abissi: il mistero dell'Incarnazione di Dio.

 

E’ un'altra cosa... se ci siamo lasciati aiutare dalla comunità (nella messa e nella catechesi degli adulti che abbiamo iniziato, negli incontri con i catechisti dei ragazzi) a compiere alcuni passi in questa fede...

Una cosa comunque non deve mancare a Natale: il ricordo e in qualche maniera la presenza ai "poveri". C'è di sicuro qualcuno che aspetta da noi la rivelazione consolante che Dio è venuto a nascere dalle nostre parti.

 

 

 

Avvento: un libretto e una candela per

Pregare in Famiglia

 

Per vivere il tempo dell’Avvento, in preparazione al Natale e al Giubileo de 2000, il Vescovo invita tutte le famiglie della diocesi a pregare nelle famiglie. Anche nella nostra comunità è stato distribuito questo piccolo sussidio che vuole essere un aiuto  gustare la gioia di  pregare insieme nelle nostre case,  anche se ciò ci appare difficile

 

Viviamo infatti così immersi nelle preoccupazioni quotidiane, nel lavoro, nella cura dei figli, nelle 'cose da fare' che a fatica troviamo del tempo per pregare.  Qual è il tempo per Dio nelle nostre giornate?  Spesso sono pochi minuti, prima di chiudere gli occhi, ognuno per conto suo: nelle nostre case non si riesce più a fare il segno della croce insieme e a ricordare il nome di Gesù prima di mangiare o di iniziare una giornata.  Gli impegni sono tantissimi e la vita è scandita da ritmi martellanti, eppure basterebbero alcune piccole attenzioni per trovare un tempo per il Signore da condividere in famiglia.  Se gli facciamo posto verrà nella nostra casa, sederà alla nostra tavola e colmerà del suo amore i nostri cuori.

Questo libretto con la candela allegata vuole essere proprio questo: un'occasione per recuperare il tempo dimenticato per Dio e un aiuto per trovare le parole con la quali pregare attraverso la Scrittura e alcune brevi riflessioni.

 

In questo Avvento ricorderemo che da sempre Dio trova del tempo per noi, perché ci considera così preziosi da donarci tutto, proprio tutto e questo ce l'ha dimostrato donandoci suo Figlio.  Quanto sono preziosi i figli che occupano le nostre case!  Il segno che Dio ha scelto per dirci quanto ci vuole bene è proprio un figlio, il segno della benedizione e della gioia della casa.  Questo Figlio ci è donato perché anche noi ci possiamo scoprire figli del Padre che abita nei cieli e che ama così tanto la terra.

 

Anche questo Natale Qualcuno busserà alla porta della nostra casa per chiederci di entrare e per stare un po' con noi.  Gesù è un amico, vi ricordate?  Era l'ospite più importante al vostro matrimonio, colui che ha gioito per l'amore che avete celebrato il giorno delle nozze e che è stato il primo testimone delle promesse che vi siete scambiati.  Gesù è l'amico che torna a trovarci: come ogni anno si fa piccolo per abitare nella culla che gli prepareremo nel presepe, ma lui ha già una casa: è il cuore di ognuno di noi.  Dobbiamo prepararci alla sua venuta con l'ascolto e la preghiera.

 

Che bello poter fare insieme questi preparativi: si potrà decidere insieme quale posto riservare alla candela e quale momento della giornata dedicare tutti a Gesù.  La nostra casa sarà allora anche un luogo dove pregare, dove riconoscere la presenza di Dio vicina.  Non dobbiamo credere che Dio abiti solo nelle chiese: anche la nostra famiglia, come la vita di tutti i giorni, è la casa di Dio: è una piccola chiesa tra le pareti domestiche.

In queste settimane scopriremo che parlare con Dio è proprio bello e poterlo incontrare tutti i giorni con le persone che più si ama è un'esperienza nuova che cambia il cuore e lo sguardo sulla vita.

 

Accanto alla liturgia della comunità cristiana, alla quale è bene che la famiglia partecipi insieme, si compirà una “liturgia familiare”, propria della “chiesa domestica”, che ha caratteristiche proprie e uno stile originale: una preghiera con linguaggio familiare, in cui tutta la famiglia può essere coinvolta, costruita “a misura dei bambini”, ma ricca di contenuti anche per gli adulti; una preghiera nella quale confluisce la concretezza della vita quotidiana fatta di relazioni, di esperienze consolanti e sofferte, di sentimenti, di povertà e di ricchezza umana, di segni semplici nei quali si manifesta la benevolenza e la tenerezza di Dio per il suo popolo.

 

A Natale per la Chiesa intera inizierà il tempo della festa e del perdono: il Giubileo.  Da duemila anni il Figlio di Dio è venuto tra gli uomini ricordando la benevolenza che il Padre ha per ogni creatura, anche i nostri cuori si devono preparare a questo tempo ricco di speranza e misericordia perché nelle nostre famiglie si compia il mistero di comunione che vogliamo celebrare con tutta l'umanità attraverso il perdono reciproco e il desiderio di accoglierci gli uni gli altri, superando gli ostacoli e le incomprensioni e condividendo di cuore con chi è povero e solo la ricchezza che Dio ci ha donato.

Conteremo quindi i giorni che mancano al Natale con attenzione, aiutati dalla candela da consumare un poco alla volta e dal libretto che come un calendario scandirà le tappe da compiere. Come i pastori e i magi giungeremo alla grotta di Betlemme per adorare il Bambino che per noi nascerà questo 25 dicembre.

 

 

Una Bibbia per Natale

 

Si può rovinare la fede nel banale

 

Natale consumistico, Natale allo champagne, Natale della tenerezza, Natale al panettone, Natale decorativo.

Queste definizioni pubblicitarie e psicologiche non possono lasciare indifferente la comunità cristiana. Le tentazioni si vincono, quando si conoscono. Sapere che si può rovinare il Natale, come si può rovinare la fede nel banale, è già un modo positivo di celebrare il 25 dicembre.

Un cristianesimo simbolo o decorazione non è sufficiente. La nostra fede in Gesù Cristo uomo-Dio ha da essere fede viva, reale, pratica.

Essa si confronta con due concrete possibilità: la prima si concretizza nel far posto a Cristo, facendo posto ai fratelli più deboli, più soli, più rifiutati. Questo rifiuto ha fatto si che sovente la storia fosse criminale, caricandosi di indifferenza, di noncuranza e di disprezzo.

La seconda si concretizza nel rendere visibile Cristo oggi nella nostra comunità. Come è possibile questo? Peguy scriveva: “Egli, Gesù di Betlemme e di Nazareth è qui come il primo giorno. Una parrocchia ha brillato di luce eterna: ma tutte le parrocchie brillano eternamente, perché in tutte le parrocchie c'è il Corpo di Cristo”.

 

Riscoprire la presenza di Gesù Bambino fra noi

 

Ecco allora il significato di questo Natale: riscoprire con gli occhi della fede la presenza di Gesù bambino fra noi. Nei modi della fede e del mistero cristiano.

Gesù sono i piccoli, Gesù è l'Eucaristia, il battesimo il perdono di Dio. Gesù è la pace. Ma Gesù Cristo è anche la Parola di Dio.

Ebbene ogni parrocchia è tutto questo essenzialmente: l'Eucaristia è il cuore della comunità cristiana, il battesimo, la sua crescita, la Parola sotto la luce dello Spirito è il sangue che scorre, nutre e ossigena questo corpo meraviglioso dei credenti.

La Parola di Dio deve dunque avere nella comunità cristiana un posto importante.

La Parola è presenza che spira amore

 

Ma intendiamoci bene sui due termini: la Parola di Dio. Essa non è semplicemente una parola, una lezione, una istruzione, ma è il soffio stesso di Dio che dà vita. E’ una Parola che spira amore.

Troppe volte nella comunità cristiana si è pensato che il Libro della Parola di Dio fosse un settore della nostra vita comunitaria e un settore intellettuale, esplicativo, istruttivo. Invece la Parola di Dio è sacramento. Opera ciò che dice, è presenza del pensiero di Dio e del cuore di Dio, è dono di Amore per noi, per la nostra povertà.

Ecco perché il  sacerdote la domenica quando termina di leggere il Vangelo bacia quel libro. Egli bacia la presenza misteriosa della persona di Cristo nell'atto di proclamare la buona notizia dell'amore di Dio.

 

Una Bibbia per Natale

 

Ecco una proposta. Non per diventare più istruiti, più intellettuali, più astratti, ma per credere di più, per vivere di più, per avere in casa la Parola di Dio che è Cristo.

La Bibbia da meditare, come libro di preghiera, poiché pregare è anche ascoltare che cosa Dio ha da dirci.

La Bibbia da disturbare le nostre viltà, le nostre comodità, spada che taglia il nodo del nostro egoismo e i nodi della nostra incredulità.

La Bibbia come nuovo orizzonte per la vocazione di ognuno, poiché la Parola di Dio sollecita scelte nuove, imprese nuove.

La Bibbia come compagnia, perché nell'intimo della tua casa, Dio vi possa abitare non genericamente, ma con i suoi pensieri, le sue confidenze e i suoi comandi.

La Bibbia come pane e più del pane. Una dispensa di spiritualità per nutrirci, noi che abbiamo sempre fame di verità e di giustizia, noi che siamo poveri nel cuore e nella mente.

La Bibbia come testamento, testamento di Dio per oggi, eredità che dobbiamo cogliere e spartire, testamento di Dio per il domani essendo la Parola di Dio l'unica promessa certa che merita fiducia.

 

La Bibbia familiare, quotidiana, domestica, cioè piccolo segno della nostra fede.

 

 

Grazie  e …

auguri

 

A te che vieni in Chiesa a pregare

A te che porti i fiori

A te che vieni a pulire

A te che servi all'altare

A te che fai il sacrestano

A te che canti in chiesa

A te che suoni alle funzioni

A te che hai offerto doni

A te che hai fatto i tanti lavori

A te che fai il catechismo

A te che orni l'altare

A te che leggi in Chiesa

A te che hai dato suggerimenti

A te che lavori nei vari gruppi parrocchiali

A te che hai pazienza e sopporti

A te che ci saluti per strada

A te che preghi

A te che sempre vivi con generosità i tuoi incarichi nella comunità

                                                      Buon Natale

 

L’Avvento

 

“Per vivere il Natale non c’è bisogno di spremersi le meningi. Una cosa sola occorre: penetrare dentro le formule liturgiche con una contemplazione calma, amorosa e piena di fede e di stupore. Quando il cuore ne è conquistato, mette in movimento tutta l’esistenza.”

 

IL SIGNIFICATO

 

Dopo l’annuale rievocazione del Mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della celebrazione del Natale del Signore.

Il tempo di Avvento fu istituito perché i fedeli si preparassero alla celebrazione del Natale, ma entro breve tempo assunse un doppio significato: è il tempo in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

 

LA LITURGIA

 

Nella riforma liturgica, l’Avvento conserva la sua durata, cioè quattro settimane, tuttavia non è più soltanto un tempo di penitenza: anzi è un tempo di lieta attesa.

Se nelle domeniche di questo tempo non si dice il “Gloria”, ciò si fa per un motivo diverso da quello per cui lo si omette nel tempo di Quaresima, ossia perché l’inno angelico nella notte di Natale risuoni come qualcosa di nuovo.

 

Ogni Domenica ha un tema specifico:

1. la vigilanza nell’attesa del Cristo;

2. un pressante invito alla conversione contenuto nella predicazione di Giovanni Battista;

3.  la testimonianza data da Gesù a Giovanni;

4.  l’annuncio della nascita di Gesù fatta a Giuseppe e a Maria.

Le letture dei giorni feriali nella prima parte dell’Avvento presentano i segni e le caratteristiche del Regno  messianico e le condizioni per entrarvi; nella seconda parte preparano direttamente al Natale narrando le diverse annunciazioni e l’attuazione in Cristo delle promesse di Davide.

 

LE FIGURE CHIAVE

 

Nella liturgia dell’Avvento emergono alcune figure bibliche particolari:

 

Isaia - In lui, più che negli altri profeti, si trova un’eco della grande speranza che ha confortato il popolo eletto durante i secoli duri e decisivi della sua storia, soprattutto durante l’esilio. La seconda parte del suo libro contiene essenzialmente un lieto annuncio di liberazione, parla di un nuovo e più glorioso esodo e della creazione di una nuova Gerusalemme.

 

Giovanni Battista - E’ l’ultimo dei profeti e riassume nella sua persona e nella sua parola tutta la storia precedente nel momento in cui sfocia nel suo compimento. Giovanni è il segno dell’intervento di Dio per il suo popolo; quale precursore del Messia, ha la missione di preparare le vie al Signore, di offrire ad Israele la “conoscenza della salvezza” che consiste nella remissione dei peccati, opera della misericordia di Dio e, soprattutto, di indicare Cristo già presente in mezzo al suo popolo.

 

La Madonna - durante l’Avvento si pone in rilievo la relazione e la cooperazione di Maria al mistero della redenzione. Maria “primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza”. Maria è colei che, nel mistero dell’Avvento e dell’Incarnazione, congiunge il Salvatore al genere umano.

 

San Giuseppe - è l’anello di congiunzione che attraverso Davide da cui discende, unisce Cristo alla grande “promessa”, cioè ad Abramo.

Proprio perché legalmente “figlio di Giuseppe” Gesù ha potuto rivendicare a se il titolo messianico di “figlio di Davide”.

Infine la figura di Giuseppe appare come l’uomo giusto per la sua fede, modello per ogni uomo che vuole entrare in dialogo e in comunione con Dio.

 

LA TEOLOGIA

 

L’Avvento è il tempo liturgico nel quale è più richiamata la grande verità della storia come luogo dell’attuazione del piano salvifico di Dio.

La salvezza va considerata nella prospettiva escatologica del “giorno del Signore”.

Questo tempo ha come caratteristica l’annuncio del Regno e il suo interiorizzarsi nel cuore degli uomini fino alla manifestazione gloriosa del Cristo.

La Chiesa “sacramento universale di salvezza” non vive per se, ma per il mondo. Ogni cristiano, anche se a titoli diversi, è partecipe di questa missione. L’ansia missionaria è una componente essenziale della vita cristiana.

La missione, come appare nella luce del mistero dell’Avvento, è tutta orientata a suscitare la speranza degli umili e dei deboli che non può fondarsi sui potenti di questo mondo, sempre deludenti, ma sulla potenza del Dio di Gesù che si manifesta nella debolezza per irridere e denunciare l’orgoglio presuntuoso di progetti umani.

 

LA SPIRITUALITA’

 

La liturgia dell’Avvento è tutta un richiamo a vivere alcuni atteggiamenti essenziali del cristiano: l’attesa vigilante e gioiosa, la speranza, la conversione.

L’attesa vigilante e gioiosa deve sempre caratterizzare il cristiano e la Chiesa perché il Dio della rivelazione è il Dio della promessa che in Cristo ha manifestato tutta la sua fedeltà all’uomo.

Tutta la liturgia dell’Avvento risuona delle promesse di Dio. La speranza della Chiesa è la stessa speranza d’Israele, ma già compiuta in Cristo. Lo sguardo, della comunità cristiana si fissa con più sicura speranza verso il compimento finale: la venuta gloriosa del Signore.

Il Padre che dona al mondo Gesù suo Figlio, allo stesso tempo dona al mondo la speranza. Egli è  infatti il sostegno e il fondamento della speranza nella vita eterna.

L’Avvento è il tempo liturgico della grande educazione alla speranza: una speranza forte e paziente, una speranza che accetta l’ora della prova, della persecuzione e della lentezza nello sviluppo del Regno; una speranza che si affida al Signore e libera dalle impazienze soggettivistiche e dalle frenesie del futuro programmato dall’uomo.

Questa Chiesa è chiamata dal mistero dell’Avvento a rendersi segno e luogo di speranza per il mondo in un impegno concreto di liberazione integrale dell’uomo.

Avvento, tempo di conversione. Non c’è possibilità di speranza e di gioia senza ritornare al Signore con tutto il cuore nell’attesa del suo ritorno. La vigilanza richiede di lottare contro il torpore e la negligenza, di essere sempre pronti.

La predicazione del Battista, è tutta un richiamo alla conversione per preparare le vie al Signore.

Lo spirito di conversione, proprio dell’Avvento, ha tonalità diverse da quelle richiamate dalla Quaresima. La sostanza essenzialmente è sempre la stessa, ma, mentre la Quaresima è contrassegnata dall’austerità per la riparazione del peccato, l’Avvento è contrassegnato dalla gioia per la venuta del Signore.

Un atteggiamento infine che caratterizza la spiritualità dell’Avvento, è quello del povero. Non è tanto il povero in senso economico, ma il povero inteso nel senso biblico: colui che si affida a Dio e si appoggia con fiducia in lui.

 

IN CONCLUSIONE

 

Durante l’Avvento meditiamo sul Natale del Signore e sull’attesa del suo ritorno.

La liturgia dell’Avvento mette in risalto come Gesù rappresenti l’adempimento delle promesse che Dio fa al suo popolo.

La speranza dei cristiani è il ritorno di Gesù Cristo.

La missione della Chiesa è quella di annunciare questa speranza a tutti gli uomini, soprattutto ai poveri e ai deboli, che vedranno il loro riscatto nel Regno di Dio.

Come vivere l’avvento? Come un’attesa gioiosa e come occasione di conversione riconoscendo di essere “poveri” e di avere bisogno dell’amore di Dio.

 

 

Il Natale del Signore

 

L’angelo disse: “Non temete! Io vi porto una bella notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. (Lc 2,10-12)

 

ORIGINE E STORIA

Abbiamo notizia della festa del Natale a Roma per la prima volta nel 336.

Al sorgere della celebrazione del Natale hanno contribuito cause diverse.

Prima di tutto è pacifico il fatto che il 25 dicembre non è storicamente il giorno della nascita di Gesù. Questa data è indicata come un’antica tradizione secondo la quale Gesù sarebbe stato concepito nello stesso giorno e mese in cui poi sarebbe morto e, cioè, il 25 marzo; conseguentemente la sua nascita sarebbe avvenuta il 25 dicembre. Si ritiene però che questa tradizione non abbia determinato l’origine della festa.

La spiegazione più probabile, invece, secondo gli studiosi, è da ricercarsi nel tentativo della Chiesa di Roma di soppiantare la festa pagana del “Natalis (solis) invicti”.

Nel secolo III si diffuse nel mondo greco-romano il culto del sole. La principale festa di questo culto veniva celebrata nel solstizio d’inverno, il 25 dicembre, perché rappresentava l’annuale vittoria del sole sulle tenebre. Per allontanare i fedeli da queste celebrazioni idolatriche, la Chiesa di Roma diede a quelle feste pagane un diverso significato. Nel momento in cui si celebrava la nascita astronomica del sole, fu presentata ai cristiani la nascita del vero sole, Cristo, che appare al mondo dopo la lunga notte del peccato.

Un secondo fattore ha contribuito all’affermarsi delle feste natalizie: le grandi eresie cristologiche del IV e V secolo che annullavano con le loro teorie la realtà di Cristo, Uomo-Dio. L’istituzione e la rapida e universale diffusione del Natale è stata mezzo ed occasione per affermare l’ortodossia della fede sui punti fondamentali del cristianesimo.

 

LA PASTORALE

 

l’impegno pastorale per celebrare nelle nostre assemblee un Natale autentico è difficile. L’attuale contesto socio-culturale, coi suoi richiami ad un “magico natale” consumistico e turistico, approfitta di una forte tradizione religiosa per trasformare una festa cristiana in una festa pagana.

Una visione devozionistica e sentimentale degli episodi della Natività del Signore (vedi presepio, Messa di mezzanotte) rischia di svuotare, nella mente dei fedeli, il significato salvifico dell’evento dell’Incarnazione. L’azione pastorale deve dirigersi in due direzioni precise: un’azione sui praticanti, che attraverso l’Avvento devono giungere ad una celebrazione consapevole del mistero, ed un’azione sui lontani, sui non praticanti, sui presenti alla sola Messa di Mezzanotte e del giorno di Natale per trasmettere loro, mediante la testimonianza della comunità credente, il messaggio della Nascita del Signore.

L’azione pastorale sulla comunità credente e praticante deve essere forte ed impegnata: è questa comunità che è chiamata a rinnovare la sua credibilità, ponendosi come segno del Cristo povero.

Celebrare il vero Natale cristiano significa condividere le scelte di Cristo, scelte di povertà, di umiltà, di servizio e di dono totale della propria vita.

In questo senso il Natale ha in se una formidabile carica contestativa: contro la grande ipocrisia di volontà di pace e di sincera solidarietà umana, che attenua la cattiva coscienza col farsi regali (divenuto un qualcosa di altamente consumistico), contro la presunzione di una pace fattibile solo dall’uomo, il Natale oppone l’evento di Gesù Cristo che non ha nulla a che vedere con questi calcoli e con queste aspettative.

Le iniziative natalizie (presepio, albero di Natale, carità verso i poveri, ecc.) da parte della comunità credente devono essere ispirate da una forte carica evangelizzatrice. La celebrazione del Natale deve essere pensata in modo da porsi come un grande segno per tutti: indifferenti, non praticanti e non credenti. Il Natale ha ancora una grande forza di richiamo per tutti, non può essere trascurata questa occasione per far sentire la luce del messaggio del Vangelo sull’uomo, sulla famiglia, sulla società.

La celebrazione natalizia deve essere valorizzata non come tradizione, ma come dono di amore, di verità e di speranza a tutti gli uomini del nostro tempo.

 

 

I Segni del Natale

         La Festa

 

Nei primi secoli la Chiesa non celebrava il Natale, perché non si conosce la data della nascita di Gesù a Betlemme.

Il calendario civile di Roma festeggiava, il 25 dicembre, la festa del sole nuovo —“natale dell'invitto Sole ”—, nel complesso delle feste saturnali.

Verso la fine del terzo secolo la Chiesa fissa il Natale in quella data (lo troviamo nel calendario filocaliano, anche se il nome "Natale" si trova solo nel nono secolo).

La Chiesa aveva già prima usato adattare le feste pagane alle tradizioni cristiane, svuotandole del significato pagano e sostituendo il significato cristiano; così il sorgere del sole nel solstizio d'inverno viene assunto come nascita del Sole cristiano, cioè di Gesù. Si vuole significare —come dice San Leone Magno —  lo scambio tra la divinità e l'umanità: l'Incarnazione ne è l'accettazione dell'umanità da parte di Dio.

Sempre, nei secoli, l'umanità aveva aspirato a migliorarsi fino a diventare come Dio:

   da Adamo ed Eva, che vogliono diventare Dei;

   fino a Prométeo, che vuol far sorgere il fuoco di vita;

      ai giganti che vogliono scalare l'Olimpo, alla torre di Babele e a tanti altri tentativi dell'uomo di raggiungere il cielo. Sempre l'uomo ha desiderato diventare Dio, ma il riuscirci non è nelle sue forze, nelle sue possibilità. Quando l'uomo se ne rende conto e riconosce la propria incapacità, ecco allora che questa aspirazione è soddisfatta da Dio: si fa Lui Uomo, per far diventare gli uomini come Lui. L'umanità viene assunta da Dio e divinizzata: è uno scambio tra Dio e l'uomo, l'uomo e Dio. Si sviluppa così questo significato dell'Incarnazione.

La Cornice

 

Le feste pagane dei saturnali duravano una settimana, (l'ottava di Natale attuale): era un'occasione per scambiarsi dei doni; ancora adesso gli auguri di Natale vengono accompagnati da regali ai parenti e amici. Il significato spirituale può essere quello di ricordare lo scambio di doni tra Dio e l'uomo.

Era anche un'occasione per darsi alla gioia, espressa con vestiti variopinti e cappelli di carta, e con l'uso di far scoppiare i "botti" specialmente nell'ultimo giorno che corrisponde alla fine dell'anno.

L'accensione delle candeline e dei ceppi di Natale è simbolo del fuoco e della luce, che riscaldano e illuminano le fredde serate invernali; è di origine nordica, come pure il baciarsi sotto il vischio, segno di augurio di pace (i vichinghi usavano appendere un ramo di vischio davanti all'ingresso della casa, come benvenuto agli stranieri, segno di ospitalità e di fraternità) .

 

Il Babbo Natale è invece una mescolanza (anche questa di origine nordica) con il culto di S. Nicola, patrono dei bimbi; per questo i regali vengono fatti soprattutto ai bambini. Il cristianesimo ha introdotto il significato che i doni vengono portati da Gesù Bambino: è sempre il ricordo dello scambio tra Dio e l’uomo.

 

 

L’Albero di Natale

 

Gli alberi venivano considerati dai pagani, in quasi tutte le parti del mondo, come segno di fertilità, perché le loro foglie rispuntano dopo l'inverno: simbolo di morte e risurrezione. Per questo furono assunti anche come simbolo della nascita del Redentore.

La scelta dell'abete rosso è dovuta al fatto che questo albero è verdeggiante in questo periodo, e, forse, anche perché la sua forma assomiglia vagamente ad una capanna e una chiesa. Il primo a porre candeline accese su un albero di Natale, tenuto in casa, pare sia stato il riformatore protestante Martin Lutero (secolo XVI), con l'intento e allo scopo di imitare il cielo stellato.

 

 

Il Presepio

 

Il nome latino "praesepe" vuol dire greppia (in francese Crèche, in tedesco Krippe) ed è la rappresentazione dell'adorazione di Gesù neonato a Betlemme. Questa rappresentazione è realizzata per mezzo di figure, disegni, statue, con elementi paesaggistici; talora per mezzo anche di persone (presepio vivente), ma sempre in posizione statica.

Pare che il primo presepio sia stato composto nella campagna di Greccio, nell'anno 1223, da San Francesco d'Assisi, che in quella occasione servì alla messa come diacono. La Chiesa favorì la diffusione del presepio, anche per sostituire le rappresentazioni teatrali popolari, diventate spesso fantasiose e devianti. Dapprima i presepi si costruivano a grandi dimensioni nelle chiese, poi anche nelle case private, ovviamente con dimensioni ridotte. Il materiale usato era di vario tipo; talora assurse a valore artistico. Nel settecento si costruirono presepi meccanici, in cui le figure si muovono compiendo i gesti propri del loro mestiere oppure sfilando davanti al Bambino.

Il presepio è, perciò, una rappresentazione che vuole aiutare i fedeli a ricordare la nascita di Gesù; ed è ispirato alla tradizione italiana e cattolica, mentre invece l'albero di Natale è di tradizione tedesca e protestante.

 

 

Il Pranzo in Casa

 

Mangiare e bere è una necessità vitale. Mangiare e bere seduti alla stessa tavola —con la famiglia, con la parentela, con gli amici, ecc.— ha sempre significato l'unione di tutti quelli che vivono assieme ed è servito a sottolineare e celebrare i momenti più importanti della vita; così come nascita, nozze, compleanni, onomastici, promozioni, "pranzi di lavoro", incontri e i grandi avvenimenti che meritano di essere festeggiati. Perciò anche la solennità del Natale —che viene considerata una festa importante dell'anno— diventa occasione di compiere questo gesto, di mangiare insieme.

 

Di qui, poi, deriva il significato della festa dell'intimità familiare, festa dei bimbi, festa della pace e della gioia del vivere insieme, accogliendo l'augurio degli Angeli, che sulla capanna di Betlemme annunciarono gloria a Dio in cielo e pace agli uomini sulla terra.

 

 

 

 

Programma Pastorale

E’ il Signore

 

Il programma pastorale per l’anno 1999-2000 si colloca nella scia dei precedenti programmi pastorali e intende offrire spunti per aiutare ad elaborare il piano pastorale delle comunità parrocchiali, suggerendo riflessioni ed esperienze che conducano al Congresso

Eucaristico Diocesano, attraverso l’impegnativo itinerario del Giubileo, nella condivisione del cammino ecclesiale per una nuova evangelizzazione.

Il programma pastorale vuole favorire la valorizzazione del grande Giubileo dell’anno 2000, con il suo cammino di conversione e di comunione, attraverso la ricerca condivisa e comunitaria delle pratiche cristiane adatte ai nostri tempi, che in questi anni la Chiesa di Bergamo si è sforzata di cercare in due settori fondamentali della vita cristiana: la Parola di Dio e la Liturgia. Per questo, la tematica del programma pastorale è la revisione delle pratiche pastorali della Liturgia, mettendo al centro la celebrazione dell’Eucaristia, con attenzione all’itinerario giubilare e alla celebrazione del Congresso Eucaristico Diocesano.

I cristiani sono invitati nel corso dell’anno a non perdere la possibilità, che la fine del millennio propone loro, di rileggere alla luce del Vangelo e del Vaticano II, che lo interpreta autorevolmente, la loro storia comunitaria e individuale, per ripetere con rinnovata consapevolezza e convinzione il loro atto di fede in Gesù Cristo, unico salvatore del mondo. Gesù Cristo, presente e vivo nella Chiesa, è la perla preziosa dell’umanità, che la Chiesa, sempre in cammino verso la patria celeste e sempre in atteggiamento di penitenza e di rendimento di grazie, ha il compito di testimoniare e di annunciare.

 

Non dobbiamo dimenticare che lo scopo del programma pastorale è quello di acquisire certezze condivise su ciò che il Signore vuole da noi oggi, come suoi discepoli per il bene della Chiesa e del mondo. L’importante è che ogni comunità faccia i passi che riesce a fare, ma continui a camminare in modo consapevole e fedele nella ricerca dei cammini che il Buon Pastore indica ai suoi discepoli oggi.

 

L’idea di fondo del programma pastorale è che il vero Giubileo è Gesù Cristo, presente nella sua Chiesa. Gli uomini di oggi faticano a dire di sì a Gesù, anche perché la comunità cristiana spesso non riesce a riconoscere il suo Signore presente e vivo in mezzo a essa e perciò fatica a trovare le forme per testimoniare la novità evangelica agli uomini di oggi. Questa novità è appunto la presenza reale del Signore risorto nella Chiesa, nella modalità del sacramento eucaristico e nella modalità della testimonianza della carità nella storia.

Le proposte pastorali che vengono suggerite, possono essere accolte e tradotte in molti modi: ogni parrocchia e ogni comunità può lasciarsi guidare dalla sua generosità e dalla sua creatività. Possiamo però indicare, per semplicità, una specie di parabola applicativa del programma pastorale, dicendo che ogni parrocchia potrebbe domandarsi come celebrare con intensità e con verità il Giubileo. Esso consiste propriamente in un cammino di conversione e di riconciliazione che trova momento celebrativo giubilare il suo punto culminante.

Che cosa significa fare un cammino di conversione che culmina in una celebrazione?

E qual è il centro di questa esperienza?

 

Il programma pastorale riprende dal Congresso Eucaristico il tema centrale: è la presenza reale di Gesù Cristo ciò che la Chiesa vive e annuncia. L’incontro con Gesù Cristo è il vero Giubileo. Questo avviene nel cammino storico di carità che la Chiesa compie e trova espressione simbolica e storica proprio nella celebrazione eucaristica, in cui la vita dell’uomo si esprime come vita di fede, proprio quella fede oggi così difficile all’uomo contemporaneo.

 

Per preparare la celebrazione giubilare la parrocchia deve chiedersi come essa normalmente vive la presenza di Gesù nell’Eucaristia per rendere la messa giubilare vero incontro con il Signore e vera espressione del cammino di conversione che la comunità vive.

Chi prepara questa celebrazione?

Come far sì che tutte le componenti della comunità esprimano la loro vita in quella celebrazione?

Come fare in modo che la celebrazione sia culmine di un reale cammino di perdono?

Come esprimere nel corso dell’Anno Liturgico la ricchezza del cammino di conversione che esprime l’incontro con Gesù Cristo e che la celebrazione eucaristica ogni domenica riattualizza?

 

Domande di questo tipo sono quelle che rendono possibile l’attuazione del programma pastorale proposto: la revisione delle pratiche liturgiche relative all’Eucaristia chiede di essere applicata proprio alla celebrazione eucaristica del Giubileo. Possiamo così, quasi provocatoriamente, esprimere l’intento del programma pastorale dicendo che il modo pastorale per non rendere il Giubileo una pratica esteriore che poco o nulla apporta al cammino di conversione è lo stesso modo con cui la comunità cristiana vive la messa domenicale come fonte e culmine della sua vita.

 

 

 

Dal Vangelo secondo Giovanni,

cap 21, 1-14

 

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E’ il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.

Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di cento cinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

 

Un gruppo di apostoli, delusi e sconfitti per la morte dei Gesù, si ritrovano sulla spiaggia del mare di Tiberiade. E’ lo stesso mare dove hanno conosciuto la forza e la potenza di Gesù: la pesca miracolosa, il suo passaggio sulle acque, il suo intervento a calmare il vento e l’uragano. Erano contenti, entusiasti. Adesso invece sono discepoli in ritirata: amareggiati per tutto quello che è accaduto al loro Maestro.

Il loro trovarsi lì, dice la loro condizione di inerzia, di una vita trascinata, di una perdita di entusiasmo. Capita a tutti… forse spesso, troppo spesso.

Succede anche a noi che Gesù muoia nella nostra vita, che venga dimenticato tra le cose del passato, che sia stato una bella esperienza di gioventù ma che adesso non ci dica più di tanto.

E allora? Si abbassa la testa e si comincia a fare le cose di prima: si torna a pescare… “Io vado a pescare Veniamo anche noi con te!”. Si cerca la distrazione, si cerca di evadere, di scappare perché non c’è più una speranza che sorregge la vita. Si lavora e basta. E guai a fermarsi. E’ come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia dalla fretta e dalla disperazione per non guardare in faccia la realtà. Bisogna correre, andare di corsa, inventare sempre cose nuove, scoprire così posti diversi perché fermarci è guardarsi un po’ dentro e scoprire che il sacco della nostra vita è forse vuoto: e questo ci fa paura.

Si esce a pesca, allora: sul mare instabile e molle, in una notte buia e oscura come lo spirito che si portano dentro, e la conclusione è che le reti rimarranno vuote. Tanta fatica per niente. Quante volte anche per noi… ci diciamo!

Il cuore di quei pescatori è tanto rabbuiato che sul far della luce non sa riconoscere nemmeno il volti famigliare di Gesù: “i discepoli non si erano accorti che era Gesù”. Quando per troppo tempo lo si dà per scontato, capita che non ci si ricorda più di lui, che diventiamo incapaci di riconoscerlo. Gesù non è mai scoperto una volte per tutte: è sempre da cercare, da inseguire, da desiderare. Altrimenti… scompare.

“Figlioli, non avete nulla da mangiare?” Buio fuori, buio dentro e buio nelle reti: notte infeconda. Sforzo inutile. La distrazione non dà vita? “No”. Sinceri gli uomini; non si nascondono e non vanno a cercare scuse per il loro insuccesso. Ed ecco il miracolo: l’uomo della riva parla (“gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”) e la vita degli uomini di mare cambia (la gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci). La parola di quell’uomo venuto all’alba promette pane e vita: se lui non parla noi  non sappiamo cosa fare, come vivere, dove andare. Sei lui no parla per noi non c’è speranza. Certo: su quell’invito dobbiamo sporgerci, decidere, obbedire.

E allora qualcuno si ricorda: “E’ il Signore!”. Un urlo, un grido fatto di gioia e di cuore. “Appena udì che era il Signore, Simon Pietro…” non riesce più a contenersi, l’entusiasmo è a fior di pelle: “si cinse ai fianchi il camiciotto e si gettò in mare”.

Arrivano anche gli altri, con la barca e le reti gonfie di pesci e “appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane”.

Meravigliosa scena di accoglienza, di dolce attenzione e tenerezza per degli uomini induriti dalla amarezza e dalla delusione. Gesù non solo si  preoccupa di riempire la barca di pesci, ma anche di apparecchiare la mensa, di accendere il fuoco, di procurare il pane. Lui è l’uomo del grembiule che a tavola sta come colui che serve, che è contento quando ci vede arrivare per sederci a mensa con lui. Bisogna recuperare  il sapore di questo incontro gratuito: all’Eucarestia non si va principalmente per imparare o guadagnare qualcosa, ma per stare col Signore, per sostare un po’ con lui, per goderlo: “Venite a mangiare”. Ciò che conta è dire sì a questo invito, è scoprire che il Signore ci ama e che noi siamo contenti di stare con lui come suoi figli,

Ci stupisce un Dio così, che gioisce nel dare e nel donare gratuitamente se stesso. Forse ci mette un po’ a disagio perché noi siamo abituati a calcolare e ad accumulare: ma l’uomo che non sa dare muore, rimane schiacciato e soffocato dalle sue stesse cose.

“Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce”. In questa cena, come già in quella sera santa, ancora una volta Gesù riassume tutta la sua vita che aveva come fine quello di consegnarsi alla morte per dire la radicalità dell’amore di Dio Padre per noi. E’ il momento della massima vicinanza di Dio al mondo: la croce…ed è anche il momento della massima distanza del mondo a questa vicinanza: il rifiuto.

“Questa era la terza volta che Gesù si manifestava…”. Quante volte ancora Gesù dovrà venire per scardinare la durezza dei nostri cuori? Quante volte ancora dovrà venire per vederci contenti di metterci a tavola con lui e con i nostri fratelli?                                                                        

 

 

don Paolo

 

 

 

 

 

Catechesi:

Una necessità per gli adulti

 

Ci sono tre “luoghi” nella nostra comunità, in cui è possibile fare l'esperienza e muovere i primi passi per approfondire e crescere nella fede.

 

l. La tua Comunità Parrocchiale

 

La tua Parrocchia non è una struttura burocratica ecclesiale, ma una comunità viva, una famiglia essenziale per la vita, un popolo che cammina nella storia.

 

La Comunità Parrocchiale è la comunità dei fedeli che rende visibile la vita della Chiesa in un determinato territorio, inseriti nella vita più vasta della Diocesi.

 

Nella Comunità Parrocchiale, si partecipa alla vita cristiana, in modo normale e popolare:

·        viene comunicata la fede

·        si celebrano i Sacramenti

·        si condivide la missione e la testimonianza.

 

E’ la “casa aperta a tutti e al servizio di tutti”.

 

2. La catechesi degli adulti

 

Come ogni parrocchia, anche la nostra comunità  offre un itinerario di catechesi per gli adulti.  Anche la partecipazione alla catechesi è un modo, oggi indispensabile, per conoscere e approfondire i contenuti della fede: si riflette sulla Parola di Dio e si cerca il modo per attuarla.

 

Con realismo dobbiamo dire che oggi abbiamo bisogno di una “nuova evangelizzazione”.

Viviamo infatti in una società che per molti aspetti si definisce post-cristiana: il modo di ragionare, di parlare, di vivere non è più cristiano, anche se ci illudiamo di mantenere un certo collegamento con le nostre radici cristiane.

 

Veniamo, inoltre, facilmente a contatto con altre culture e con altre religioni.  Questo fatto ci mette in difficoltà: ci sembra che tutti possano avere ragione, con la conseguenza di non dare molta importanza alla propria religione.  Quasi una sorta di indifferenza.

Allora la “nuova evangelizzazione” inizia proprio da una catechesi rinnovata.

Soprattutto oggi, la catechesi degli adulti deve  essere in grado di:

·        rispondere agli interrogativi sulla fede

·        rivelare una vita più grande di quella offerta dal mondo

·        annunciare una vita, una pace, una giustizia che l'uomo da solo non riesce a darsi

·        illuminare di speranza il mistero della vita, della sofferenza e della morte.

 

Proprio per poter essere cristiani oggi, occorre interessarsi alla proposta di catechesi per gli adulti.  Sono incontri aperti a tutti. Vi trovi delle persone accoglienti e pronte a condividere con te, in umiltà, il cammino della fede cristiana.

 

3. L'oratorio per i ragazzi

 

L’oratorio è la “comunità cristiana” dei ragazzi e dei giovani.

L’ oratorio non è solo una struttura sportiva e non è solo un “centro di aggregazione” per i ragazzi e per i giovani.

L’oratorio è invece la “comunità cristiana” dei ragazzi e particolarmente attenta ai giovani.

E’ come una grande famiglia, dove i ragazzi che lo frequentano trovano un punto di riferimento essenziale per la loro formazione cristiana, dentro un contesto particolarmente ricco di valori umani.

 

I ragazzi in oratorio trovano una comunità nel senso che trovano amici, proposte di vita, orientamenti educativi, cammini formativi.  In oratorio, l'attenzione ai ragazzi viene curata da tutte le componenti della comunità parrocchiale, in particolare dai genitori.

 

L'oratorio ha un suo progetto educativo che si articola in gruppi di catechesi, di servizio (liturgico, missionario, caritativo ... ) e di interessi (sport, attività culturali, volontariato ... ).

 

L’esperienza dell'oratorio è per i ragazzi, ma serve molto anche ai loro genitori.

Gli adulti, infatti, anche nell'oratorio possono trovare un aiuto e degli stimoli positivi per il loro cammino di fede.

Non basta quindi mandare o portare i figli all'oratorio. E’ bene inserirsi nella vita dell'oratorio e condividere il progetto educativo.

 

Questi dunque gli ambiti attraverso i quali la comunità cerca di trasmettere la fede e cerca anche di farla crescere attraverso dei cammini  che, anche se con tanti limiti, ti vengono proposti. 

 

 

 

 

 

CRISTO CERCA I GIOVANI E I GIOVANI INCONTRANO CRISTO

 

GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ – ROMA 2000

 

 

Da vent’anni a questa parte il nostro Papa è solito invitare i giovani a un raduno mondiale. A partire dagli anni ’80 ha toccato diverse città del mondo seguito da immense folle giovanili alla ricerca di una parola vera e profonda per la loro vita. E per moltissimi giovani sono stati incontri provvidenziali, occasioni di grazia, momenti privilegiati per riscoprire la fede in Cristo, per rinsaldare la comunione con la Chiesa, per sentirsi chiamati all’impegno per la costruzione del mondo. Ora questo dono, questa festa giovanile è proposta dal Santo Padre proprio nel cuore del grande Giubileo che celebrerà il millenario dell’incarnazione di Cristo.

Non possiamo lasciar cadere nel vuoto questo invito!

E’ un’occasione grandissima che si svolgerà proprio a casa nostra, a Roma, dove avremo la possibilità di incontrare giovani di ogni parte del mondo con i quali condividere un po’ la nostra fede e con i quali far festa insieme. Il Papa ci chiama, ci vuole stringere in quel suo abbraccio forte e accogliente per dirci che non siamo soli nelle fatiche di ogni giorno e della fede.

Ci stringeremo attorno a un uomo che è stato chiamato dallo Spirito a guidare la Chiesa di Gesù, per pregare, soffrire, amare.

Un abbraccio disegnato sugli striscioni che troverai in Oratorio: due braccia aperte, come il cuore, una rossa croce in fondo che vigila e un sole brillante che è la gioia e la vita. Nient’altro ci aspetta! Allora, ti va l’idea? Ti piacerebbe trovarti immerso a migliaia di volti giovani che come te cercano la vita? Perché non vieni anche tu? L’Oratorio di Zogno, insieme agli Oratori bergamaschi, propone la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, che va dal 14 al 20 agosto 2000. L’esperienza è aperta a tutti i giovani a partire dai 16 anni compiuti. Altre informazioni verranno date più avanti. Tu comunque comincia ad informarti presso l’Oratorio, perché bisogna raccogliere al più presto le iscrizioni.

Ci vediamo!

                                                                                                don Paolo

 

 

 

Che cos'è il Giubileo?

 

 

Una conoscenza approssimativa

 

L’immaginazione collettiva - sulle tracce di particolari pratiche e nomenclature tradizionali - raffigura spontaneamente il Giubileo come un pellegrinaggio da compiere a Roma, con le relative visite alle Basiliche e indulgenze da lucrare, specialmente in occasione di un inizio di secolo (ma si sa poi veramente che cosa sono le indulgenze?).

 

Si arriva pure - nel migliore dei casi - a percepire la sua connessione con la celebrazione venticinquennale, cinquantennale o centenaria del mistero dell'Incamazione e della redenzione operata da Cristo.  Ma sovente ci si ferma qui.

 

Se l'occasione è questa, il Giubileo è però qualcosa di più.  Non semplice commemorazione, ma una celebrazione che rende presente in modo tipico l'evento del mistero della redenzione nella pienezza del suo significato: infinita glorificazione di Dio ed elargizione all'umanità di una copiosa ricchezza di grazia.

 

Un anno di grazia

 

E’ un anno nel quale si può ottenere - per un particolare potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori - anche “un'indulgenza plenaria che, condizionata al compimento di alcune pratiche stabilite, assicura ai fedeli in stato di grazia la remissione totale delle pene dovute per i peccati, in virtù della reversibilità dei meriti, o comunione, dei santi”

Il Giubileo, detto anche Anno santo, è un tempo particolarmente consacrato al Signore; un anno in cui gli si deve rendere grazie in modo singolare per la salvezza ottenuta attraverso i suoi meriti; un anno in cui prendere maggiore coscienza della presenza e del ruolo della Chiesa nel mondo, della comunione dei santi, di essere vere membra del Corpo mistico che è la Chiesa.

 

·        E’ un anno di grazia, perché si traduce in un prolungato e intenso invito alla santità, un anno volto a incrementare la disponibilità del popolo di Dio nell'accettare le grazie di santificazione, un anno che sollecita con insistenza il rinnovamento spirituale di ciascuno attraverso una fede più coerente e arricchita dalle opere della giustizia e della carità.

 

·        E’ un anno caratterizzato da una più abbondante elargizione di indulgenze per la remissione delle pene dovute al peccato, sempre però in unione con la rigenerazione operata dal sacramento del perdono.

 

·        E’ un anno in cui a una maggiore generosità di Dio, dispensata dalla Chiesa, deve corrispondere un adeguato impegno personale.  L’abbondanza di grazia è un privilegio che però ci ricorda - si rammenti la parabola dei "talenti" - la responsabilità del renderne conto in proporzione.

 

Perché il Giubileo?

 

Si potrebbe dire: bene, ma tutta questa attenzione a Cristo e alla sua opera di salvezza, questo rendersi pienamente disponibili alla sua grazia, questo "mendicare" indulgenza da colui che è il Giubileo fatto persona, non dovrebbe essere un atteggiamento quotidiano, un comportamento "normale" in quella che è la struttura portante della vita spirituale del cristiano?  Perché dunque il Giubileo?

Una risposta possibile: è normale per le creature, per i segnati dalla limitatezza, essere soggetti all'alternanza almeno nei ritmi o nell'intensità (quando non proprio soggetti a delle pause) e avere bisogno di un continuo rinnovarsi, cogliendo occasioni più o meno favorevoli e importanti, personali o sociali.

 

E una legge vitale che troviamo sia nell'ordine naturale - varietà di stagioni cicli vegetali, ritmi della vita animale, esigenze psicologiche e sociologiche - che nella vita soprannaturale, con i diversi periodi della liturgia, gli esercizi spirituali, i ritiri, la periodicità di accesso al sacramento del perdono, gli impegni di particolare e intensa adesione al Signore, legati alla partecipazione all'Eucaristia, all'ascolto e alla meditazione della Parola di Dio o alle intime mozioni dello Spirito che inducono il nostro cuore a un'autentica conversione.

Il Giubileo è quindi un evento che diventa uno stimolo fuori del comune, una particolare iniziativa di generosità ecclesiale che deve trasformarsi per i cattolici in un ulteriore mezzo di santificazione e impegno personale.

 

Una risonanza che diventa annuncio

 

Se “la ricorrenza giubilare - come si attende Giovanni Paolo Il dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenere la speranza protesa nell'aspettativa della vita eterna, ravvivare la carità, operosamente impegnata nel servizio dei fratelli”, il suo riecheggiare nel mondo dovrà diventare cassa di risonanza dell'annuncio cristiano da portare a coloro che non conoscono Cristo sufficientemente o che si dimostrano abitualmente indifferenti nei suoi confronti.

Dalle "antenne" di un Giubileo vissuto in profondità dalla Chiesa dovrà venire trasmesso al mondo un messaggio capace di ricordare a tutti il valore e la dignità della persona umana oggetto dell'amore sconfinato di Dio e chiamata a vivere la pienezza dell'amore, e di ripetere a ogni popolo e a ogni uomo la proposta di costituire effettivamente un'unica famiglia in cui vivere in pace, con giustizia e solidarietà.

 

 

Consiglio pastorale parrocchiale del 14 ottobre 1999

 

 

Dopo la recita della compieta, il consiglio si è soffermato ad analizzare che tipo d'incisività pastorale esso abbia all'interno della comunità .

Diversi consiglieri hanno evidenziato le seguenti difficoltà nel perseguire un coinvolgimento più attivo dei fedeli all'interno della parrocchia

·        Mancato rinnovamento generazionale dei diversi gruppi

·        Difficoltà di raggiungere le persone apparentemente distanti dalla vita comunitaria

·        Gli adulti non sono sempre consapevoli dell'educazione alla fede dei propri figli

·        Importanza di una conoscenza più approfondita del territorio per poter interagire più efficacemente in esso.

Dopo questa breve riflessione , il consiglio in modo unanime ha proposto la catechesi per adulti durante i periodi forti dell'anno liturgico: quali Avvento e Quaresima e per coinvolgere maggiormente il mondo degli adulti , si è pensato ad un invito scritto da consegnare ai ragazzi della catechesi.

La catechesi per adulti si effettuerà ogni quindici giorni: (alternando un incontro di pomeriggio e l'altro serale).

Per quanto concerne la liturgia eucaristica bisogna puntare ad una partecipazione più attiva al canto, per esempio comunicando durante le celebrazioni il numero sul libretto.

Infine, si è pensato di predisporre dei fogli per le celebrazioni domenicali con le letture 1e preghiere dei fedeli e canti. 

La seduta è tolta alla ore 23.  La data del prossimo incontro è fissata per il 12 novembre.

 

 

parrocchia di zogno

corso per fidanzati 1999

 

 

 

MARTEDÌ 9 NOVEMBRE 1999

Perché sposarsi in Chiesa – La fede dei cristiani

d.Lucio Carminati (parroco 0345-91.083)

MARTEDÌ 16 NOVEMBre 1999

La parola di Dio sull’amore e sul matrimonio

Padre Angelo Carrara (035-751057)

MARTEDÌ 23 NOVEMbre 1999

Il sacramento del matrimonio

Padre Angelo Carrara (035-751057)

MARTEDÌ 30 Novembre 1999

Maturità umana e relazione di coppia

Dott. Claudio Nicoli (035-61.86.76)

MARTEDÌ 7 DICEMbre 1999

La morale coniugale.

Don Edoardo Algeri (035-278.206)

MARTEDÌ 14 DICEmbre 1999

Valori su cui costruire la vita coniugale e familiare. Apertura alla comunità.

Dott. Ezio Aceti (0335-8214677)

Domenica 19 dicembre 1999 – Ritiro

Spiritualità coniugale e familiare

Padre Angelo Carrara (035-751057)

 

 

 

Laxolo, inaugurata
la casa per anziani


Nessun taglio del nastro inaugurale, nessun discorso delle autorità. Per l'apertura ufficiale della nuova Casa di riposo Santa Maria, realizzata a Laxolo di Brembilla dalla parrocchia di Zogno. Il 29 settembre scorso si è svolta una cerimonia discreta, una Messa, quasi a voler vivere con intensità ma anche con semplicità una delle tante giornate che gli ospiti anziani trascorreranno in futuro in questa accogliente casa.
Al di là dei tagli dei nastri, certamente nella giornata non è mancato un profondo significato umano e sociale, sottolineato nell'omelia anche dal vescovo mons. Roberto Amadei. Dopo aver espresso un convinto plauso per la realizzazione della casa di riposo, il Vescovo ha ne evidenziato il concetto ispiratore: “La società cresce quando realizza queste opere ma anzitutto quando recepisce e lavora per i bisogni dell'uomo, per rispondere alle istanze del fratello che cerca aiuto”.

Folta la partecipazione alla cerimonia, tra le autorità anche i sindaci di Brembilla, Gianni Salvi, e di Zogno, Giosuè Paninforni, e ancora della Valle Taleggio e della Valle Imagna rappresentata dal presidente della Comunità Gentile Locatelli e della Valle Brembana con il presidente Piero Busi.

Gli ospiti sono stati accolti dai direttori amministrativo e sanitario Rocco Zanardi e Gianni Chiesa e dai progettisti Ugo ed Edoardo Vitali. Alla Messa, presieduta dal Vescovo, hanno concelebrato i sacerdoti della vicaria mons. Giulio Gabanelli, don Lucio Carminati e don Luigi Nodari. La cerimonia si è conclusa con la visita alla casa di riposo che è già operativa da alcuni giorni.

Da L’Eco di Bergamo

 

L’ASSOCIAZIONE  PRIULA

 

in collaborazione con la Comunità Montana Valle Brembana

ORGANIZZA

CULTURA DEL TEMPO LIBERO

SETTIMO CICLO

Incontri del Giovedi - ore 15.00 - anno 199912000

Sala Priula presso il Museo San Lorenzo - Zogno

PROGRAMMA

                  

ANNO 1999

 

09 Ottobre       Presentazione programma e distribuzione raccolta conferenze anno 1997/1998

  (Sabato)        

 

14 Ottobre       Visita mostra 111 vizi capitali" di Mario Donizetti. Palazzo della

                        Ragione - Sala Giuristi - Bergamo - con la presenza -dell'autore.

                        Accompagnatrice: Silvana Nfllesì - Giornalista

 

21 Ottobre       Dante Alighieri: dal Dolce Stil Novo alla Vita Nova.

                        Relatore: Pro£Patrizio Mercadante - insegnante

 

28 Ottobre       Francesco Petrarca: L'interiorita' travagliata tra la salvezza

                        dell'anima e la vanital della gloria terrena.

                        Relatore: Prof Patrizio Mercadante - insegnante

 

11 Novembre       Le acque minerali: un patrimonio da scoprire.

                        Relatore: Rag.Dorino Coma.  Consigliere Delegato A.M.A. Fonte Bracca S.p.A.

 

18 Novembre       La massoneria.

                        Relatore: Mons.  Daniele Rota - Ordinario presso l'Università di Bergamo.

 

25 Novembre       Il giubileo.

                        Relatore: Mons.  Daniele Rota - Ordinario presso l'Universita' di Bergamo.

 

02 Dicembre       Arteterapia: approccio educativo.

                        Relatore: Maurizio Mattioli Marchetti - Responsabile Comunità Famiglia Nuova San Gallo.

 

09 Dicembre       Il talento: scopri la tua vera natura - prima parte.

                        Relatore: Dott.Angelo Traini - Psicologo-Psicoterapeuta

 

16 Dicembre       Il Natale.

                        Relatore: Mons.  Daniele Rota - Ordinario presso l'Università dì Bergamo.

 

ANNO 2000

 

13 Gennaio       La relazione nelle dinamiche familiari.

                        Relatore: Dott.ssa Giorgia Albani - Psicologa

                              

20 Gennaio       La farmacia omeopatica d'urgenza - seconda parte.

                        Relatori: Zahn Ralph - medico omeopata - Associazioni centro omeopatia - Milano

 

27 Gennaio       Agopuntura: il concetto di malattia nella medicina cinese.

                        Relatore: Zahn Ralph - medico omeopata- Associazioni centro omeopatia - Milano

 

03 Febbraio       Il talento: scopri la tua vera natura - seconda parte.

                        Relatore: Dott.Angelo Traini - Psicologo-Psicoterapeuta

 

10 Febbraio       L'opera nell'800 (Rossini, Donizetti, Bellini, ecc.) - prima parte

                        Relatore: Don Pierangelo Gualtieri - Parroco di Poscante - musicologo

 

17 Febbraio       L'opera nell'800 (Rossini, Donizetti, Bellini, ecc.) - seconda parte

                        Relatore: Don Pierangelo Gualtieri - Parroco di Poscante - musicologo

 

24 Febbraio       Significato ed obiettivi del Fondo Ambiente Italiano.

                        Relatrice: Pro£Anna Bianconi Cortesi - Capo delegazione di Bergamo.

 

02 Marzo       La camera picta di un umanista. - Oneta - casa di Arlecchino.

                        Relatore: Prof.  Claudio Gotti -Insegnante.

 

09 Marzo       Segni e simboli sulle pietre (incisioni e graffiti nella bergamasca)

                        Relatore: Dr. Nevio Basezzi - studioso ricercatore.

 

16 Marzo       Alimenti sottozero: aspetti nutrizionali e pratici

                        Relatore: Sofia Riegler Cortinovis - dietista

 

23 Marzo       Oceania.- la tradizione e l'attualità

                        Relatore: Don Vittorio Maconi - ordinario di scienza glottoetnologiche presso

                        l'Universíta' di Genova.

 

30 Marzo       220.000.000 d'anni fa': i nostri fossili nel mare brembano.

                        Relatore: Rocco Zambelli - ex conservatore Museo di Bergarno

 

06 Aprile       Personaggi foscoliani: letture.

                        Relatori: Arch. Alberto Fumagalli e Prof. Adelaide Bosio

 

13 Aprile            Personaggi leopardiani: letture.

                        Relatori: Arch. Alberto Fuinagalli e Prof. Adelaide Bosio

 

17 Aprile       Cena sociale.  Con la Partecipazione dei Relatori.

(Sabato)

 

Informazioni ed iscrizioni:

Ennio De Filippi tel.0345/91393 - Gozzi Mariangela tel.0345/94292

 

 

Gruppo Alpini

 

Anche quest’anno il gruppo Alpini di Zogno, che riscuote tanta simpatia dalla popolazione, vuole augurare a tutte le famiglie un sereno Natale e un felice inizio del nuovo secolo, che sia davvero ricco di bene, di soddisfazioni e di pace.

L’amicizia che ci viene dimostrata e che noi sinceramente ricambiamo, alimenta il nostro entusiasmo nell’organizzare ogni manifestazione, con la consapevolezza che il nostro lavoro ha sempre, come principale obiettivo, quello di portare un concreto e valido contributo al bene della comunità.

Nel corso dell’anno sono parecchie le occasioni di incontro che ci consentono di capire il valore della più autentica solidarietà.

Abbiamo iniziato preparando la festa per gli ospiti della nostra casa di riposo. Il pomeriggio della domenica di metà quaresima lo abbiamo trascorso con loro, offrendo dolci, musica, ma soprattutto la nostra compagnia. Qualche ora dedicata agli anziani procura un po’ di allegria a loro ed emozione a noi, che scopriamo ogni volta quanto sia bello e gratificante dare affetto a chi, più di altri, vive momenti di sconforto e di malinconia.

Meno fortuna abbiamo avuto per la “Festa degli alberi” a cui i nostri ragazzi tengono tanto. Il cattivo tempo ci ha impedito di trovarci tutti a Grumello, come era stato programmato, per mettere a dimora alcune piante. Tuttavia i Consiglieri del gruppo hanno visitato tutte le scuole materne ed elementari del comune, portando agli alunni brioches e il regalo ricordo. Assai significativi sono stati i pensieri di apprezzamento e simpatia che ci sono pervenuti dagli alunni stessi e dal direttore didattico.

La camminata del 25 aprile dedicata alla nuova casa di riposo “S. Maria” di Laxolo ha avuto, come sempre, un grande successo. Ogni anno gli iscritti aumentano. Siamo arrivati a 1600. E’ un incontro di famiglie, scolaresche, gruppi vari provenienti anche da altri paesi, che si trovano per quella che è diventata ormai una bella tradizione.

Con la sola spesa del materiale occorrente e l’opera gratuita di alcuni generosi Alpini e amici, quest’anno è stato rifatto il tetto della Chiesina sul Monte Castello di Miragolo. La domenica del 22 agosto la festa all’aperto si è svolta con la solita numerosa partecipazione, in un’atmosfera di sana allegria.

Ma c’è qualcosa che in particolare ci procura un’intima soddisfazione: quella di riuscire ogni anno ad esprimere la solidarietà alpina in modo concreto ad enti e persone che desideriamo aiutare.

Abbiamo perciò dato contributo in denaro:

-          all’ANA, per la nuova sede sezionale di Bergamo

-          alla nuova casa di riposo “S. Maria” di Laxolo

-          al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico

-          al Coro “Fior di monte” in occasione del 50° di fondazione

-          alla Sezione di Bergamo che raccoglie fondi per un nuovo reparto di Chirurgia Pediatrica presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo

-          alla Parrocchia di Ambria per la ristrutturazione dell’Oratorio

-          alla Scuola Materna “Cavagnis” per la verniciatura dei cancelli e della ringhiera

-          a due famiglie di Zogno che, per motivi particolari, abbiamo ritenuto giusto tenere in considerazione.

Si dice, è vero, che i soldi non fanno la felicità, ma sicuramente la procurano a chi li sa usare pensando anche al prossimo.

E gli Alpini sanno che “donare vuol dire amare”.

 

 

Bergamaschi nel Mondo

 

Anche gli emigranti bergamaschi si stanno preparando a vivere in 'maniera straordinaria'  l’Anno del Giubileo.  Un evento epocale da non perdere perché, da sempre, ì nostri conterranei residenti all'estero si distinguono per laboriosità, serietà e religiosità.

'Molte sono le manifestazioni che abbiamo programmato ci ha dichiarato il direttore dell'Ente Bergamaschi nel mondo Dott.  Fabretti Massimo-  per ribadire, per rinnovare ed intensificare una Fede che ha aiutato la nostra gente a superare le tante difficoltà, una Fede che hanno saputo trasmette ai propri figli e parenti' .

Andiamo incontro quindi ad un Santo Natale - ha continuato Fabretti - che racchiude mille motivi di preparazione, di riflessione, di preghiera, un Santo Natale che ci condurrà in modo 'nuovo', più autentico, più vero verso l'Anno del  Cambiamento!

Un Santo Natale per il quale, conclude Fabretti, siamo ad inviare a tutti i parrocchiani i più fervidi auguri.

 

 

Buon Anno di Pace

 

La pace viene dal volto sereno di Dio. Se il Signore ci guarda con benevolenza, possiamo stare sicuri e sereni. Se i suoi occhi ci precedono e ci tracciano la via, possiamo andare incontro a tutto in pace.

Per questo anche nel nuovo anno ci troveremo: per pregare, per celebrare, per ascoltare le Sacre Scritture: per sentirci guardati dal Signore e lasciar così discendere la sua pace nel nostro cuore.

Ma come vedere il volto di Dio su di noi nella vita di tutti i giorni? Camminando, sulle nostre strade, nella giustizia, nella pietà, nella mansuetudine. La vita che ci appare troppe volte così opaca e così crudele, racchiude, in ogni luogo e in ogni momento, la sua beatitudine e la sua benedizione. I1 segreto viene però raccolto solo da chi gli va incontro.

I1 dono della pace si dà solo a chi fa la pace. Beati sono gli operatori di pace.

Fare la pace vuol dire educare i nostri sentimenti perché diventino buoni e misericordiosi.

Vuol dire costruire nelle cose di ogni giorno un ordine che favorisce rapporti di rispetto e di solidarietà tra le persone e renda la vita più amabile o almeno più sopportabile. La pace la si costruisce ogni momento nell'usare i soldi, nel fare le leggi, nel costruire una casa comune. Beati noi se saremo uomini di pace.

 

FONDAZIONE “ IL SORRISO “

 

Che cos’è?

E’ un’associazione costituita da un gruppo di persone volontarie con lo scopo di aiutare ragazzi che per vari motivi richiedono una particolare attenzione.

E’ nata a luglio ’98 e nell’arco di un anno possiamo assicurare che si è lavorato e ottenuto ottimi risultati.

Per questo cogliamo l’occasione di ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno contribuito ma soprattutto creduto a quest'associazione.

Nel mese di settembre anno in corso siamo riusciti a dare il primo contributo ad un ragazzo di Zogno, sappiamo che è riuscito nel suo intento.

Felici di questo ripartiamo fiduciosi.

Vogliamo pensare che la popolazione di Zogno sia particolarmente attenta alle necessità di questi ragazzi e che voglia contribuire a tutto ciò.

Lo può fare attraverso un c/c bancario n° 81289 aperto presso la Banca Popolare di Bergamo Ag. Zogno.

 

                                                              Grazie di cuore

 

                                                          Fondazione “Il sorriso”

 

 

ORATORINFORMA

 

 

·         Calendario Ritiri Avvento

 

Durante l’Avvento si terranno in Oratorio si terranno i Ritiri per i ragazzi divisi per fasce d’età. Questo il calendario degli incontri:

 

24 novembre                        1^ media

26 novembre                        3^ elementare

2 dicembre                        2^ media

4 dicembre                        4^ elementare

10 dicembre                        5^ elementare

15 dicembre                        3^ media

 

·         S. Lucia

 

Come ogni anno il giorno di S. Lucia i ragazzi della Professione di fede si recheranno alla Casa di riposo per portare i doni agli anziani.

Per tutti gli altri ragazzi verrà celebrata la S. Messa alle ore 16.30. Verranno raccolti i doni per i ragazzi più poveri.

 

·         Lavori in corso!

 

Sono in fase di studio alcune rilevanti iniziative per i ragazzi, i giovani e tutta la comunità. Tra queste i ritiri per l’Avvento degli adolescenti e giovani, la fiaccolata di ringraziamento di fine anno, l’ultimo dell’anno e la festa di San Giovanni Bosco.

Informazioni più dettagliate verranno rese note tramite le locandine.

 

·         Confessioni ragazzi in preparazione al Natale

 

16 dicembre                        ore 14.30                         Ragazzi delle elementari

17 dicembre                        ore 14.30                         Ragazzi delle medie

 

·         S. Messa per ragazzi elementari e medie

 

Durante il tempo di Avvento proponiamo ai ragazzi la partecipazione alla S. Messa in Oratorio al venerdì ore 16.30.

E’ un’occasione per avvicinare i ragazzi all’Eucarestia perché imparino a gustare e sentire la presenza di Gesù Cristo con un modo più familiare alla loro età.

Ci troveremo venerdì 26 novembre, 3 dicembre, 10 dicembre, 17 dicembre, 23 dicembre.

 

·         Ragazzi in-canto

 

Al sabato pomeriggio in Oratorio dalle 15.30 alle 16.30 circa ci sarà un momento di prove di canto per tutti i ragazzi delle elementari e delle medie di buona volontà. E’ un modo per imparare canti nuovi e giovanili da cantare durante la S. Messa della domenica.

 

·         Incontro di preghiera per adolescenti e giovani

 

Per valorizzare il tempo di Avvento si propone un momento di silenzio, riflessione e preghiera per adolescenti e giovani. Ci sarà la possibilità di pregare insieme attorno alla Parola di Dio che si ascolta la domenica a Messa, meditare e scambiarci le nostre riflessioni.

Ci incontriamo ogni lunedì a partire dal 29 novembre dalle 18.30 alle 19.00 in Oratorio!

 

 

CHORUS “ORATORIO ZOGNO FOREVER”

 

Il  coro “Oratorio Zogno Forever” che da tempo collabora all’animazione liturgica delle solenni celebrazioni parrocchiali, desidera attirare l’attenzione della comunità a questo particolare servizio ed invitare nuove persone ad unirsi al gruppo.

 

Non è richiesto un impegno eccessivo a livello di tempo. Infatti il coro si incontra solo una volta alla settimana (il Lunedì), ma è certo che chi desidera farne parte deve soprattutto avere oltre che voce e intonazione anche una buona dose di interesse e passione per il canto “sacro”.

 

Detto questo, si spera in una buona adesione all’invito affinché la nostra comunità possa affrontare l’Anno Giubilare con un segno in più di vitalità cristiana.

 

Buon Natale e Buon Anno a tutti!

 

Per ulteriori informazioni rivolgersi a Don Paolo o don Lucio.  

 

 

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