araldica 4


Bonifacio

Di questa casata, detta anche Bonifato e annotata dal Camera tra le principali famiglie antiche e notabili di Scala, conosciamo tre blasonature di stemma, ma una sola di esse ci interessa, quella cioè della famiglia iscritta al patriziato di Scala, che e uno scudo d’azzurro, alla banda scaccata d’oro e di rosso accompagnata da due leoni rampanti d’argento".

Secondo alcuni autori di araldica lo scaccato, o le pezze scaccate, provengono dalla Grecia o dalla Normandia e, nell’Italia meridionale, comparvero con le bandiere dei Normanni. La Casa reale di Sicilia alzava d’azzurro alla banda scaccata d’argento e di rosso. Per quanto attiene ai leoni, che qui si trovano nella posizione araldicamente più naturale, basta semplicemente dire che questo animale contende all’aquila il vanto di essere la più nobile figura degli stemmi simboleggiando forza, grandezza, comando, coraggio e magnanimità.

 


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Bonito

Anche per questa nobile famiglia di Scala viene scomodato il patriziato ed il Camera la vuole discendente da un Bonetus che nel 261 ab u.c. era investito del titolo di stirpator (capo della milizia) che venne a Scala al tempo della migrazione di nobili romani verso la Nuova Roma, Costantinopoli, ma anche qui l’origine probabilmente è da ricercarsi altrove.

Come per gli Afflitto e altre, è una delle famiglie giunte nella Costiera amalfitana da Roma ed alcuni la collegano alla famiglia Bonet o Beneth feudataria al tempo degli Svevi e che annovera anche nella famiglia un santo, S.Bonito vescovo di Alvernia "nato nella metropoli del mondo, Roma, da progenie illustre e senatoria intorno agli anni di Christo600", ed un Bonito abate di Montecassino nel 580, il quale a causa dell’invasione dei Longobardi di Zottone, duca di Benevento, che distrusse l’abbazia, si ritirò con la comunità in Roma.

Troviamo le prime notizie in Scala, e più precisamente a Pontone, perché fu qui che la famiglia, nel 963 edificò la Chiesa di S. Matteo poi detta di S.Filippo Neri.

Sul cornicione di detta chiesa era l’iscrizione

DEVOTIONE COLUTII DE BONETO

VIRI SENATORIS ANNO 963

e nel pavimento, presso l’altare maggiore, la tomba di Orso con l’epigrafe

BOBILIS URSUS DE BONETO

ORDINE PATRITIUS HIC REQUIESCIT

ANNO 998

 

Le due iscrizioni attestano così l’appartenenza della famiglia all’ordine patrizio e senatorio fin dal X sec.

 

I Bonito ebbero per stemma uno scudo d’azzurro, alla banda d’oro con sei mezzi gigli d’oro partenti dalla banda, tre di sopra e tre di sottocosì come viene descritto da numerosi autori; in marmo è attestato nella stessa versione in Amalfi nel Chiostro del Paradiso, proveniente probabilmente dalla cappella che la famiglia possedeva nella Cattedrale di Amalfi nella navata di S.Matteo.

Esistono però delle varianti, per quanto riguarda i gigli che sono stati notati nella tomba di Antonio Bonito (1600) nella chiesa di S. Maria SS. del Carmelo di Pontone di Scala, ove sono interi, come pure su di un Calice custodito nella Cappella di S. Lorenzo dei Sacco in Amalfi.

Altra variante è sulla filigrana della carta fabbricata nella cartiera dei Bonito, dove lo stemma è visibile con quattro semigigli anziché sei.

Il giglio è simbolo di potenza e sovranità, basta solo dire che esso è in araldica il più nobile fra i fiori e negli stemmi delle famiglie italiane ha avuto larga diffusione dopo la calata in italia di Carlo VIII (1494-95).

La famiglia risulta iscritta nell’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana.

 


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