araldica 06


Confalone

Famiglia da collegarsi ai Compaleone e Compalone di Scala documentati rispettivamente nel 1172 e nel 1240 e che nel 1384 con Aniello detto Saggese, si trasferì in Ravello per i matrimoni contratti in prime nozze con Tiziola Muscettola e quindi con Maria Grisone. Il figlio di Aniello, Giovan Luca, sposando verso la fine del XVI sec. Camilla Mirocapillo, portò la famiglia in Maiori.

I Confalone usarono uno stemma che richiama il cognome. Esso è uno scudo d’azzurro, al leone rampante d’oro impugnante con le zampe anteriori una bandiera spiegata di rosso caricata nel cantone sinistro da una crocetta da campo.

Lo stemma è scolpito sul portone d’ingresso della ex Cartiera dei Confalone a Valle dei Mulini in Amalfi e sul portone del palazzo Confalone al n. 34 di via S. Giovanni del Toro di Ravello.

Il Bonazzi però blasona: d’azzurro, al sole d’oro tenente una banderuola svolazzante di rosso e asta d’oro e in questa versione lo si può vedere nella ex Cattedrale di S. Maria Assunta di Ravello, navata sinistra, cappella dei Nobili.

All’interno del palazzo Confalone di Ravello vi sono altri stemmi della Casata fra i quali uno in ceramica con la seguente iscrizione:

DYSTYCHON

CORDA TUA NOCTESQ. DIES MEA PECT.RE SIS TUUM

USQ.FIDES TUA ERIT SPES MEA VIVIT ADHUC

D.P.C.F.

La famiglia è iscritta nell’Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana.

 


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Coppola

Questa nobile famiglia di Scala, documentata nel territorio amalfitano fin dal 1112 ed alla quale famiglia può essere ricondotta la chiesa di S. Andrea de Copplis di Scala citata dal Franciosa, utilizza uno stemma che, dagli araldisti e definito agalrnonico o più semplicemente stemma parlante giacché esso contiene, come figura principale, una coppa.

Si conoscono due versioni di esso: la prima è d'azzurro, alla coppa d'oro sostenuta da due leoni dello stesso per il ramo di Napoli (Seggio di Portanova e di Salerno. La seconda e d'azzurro, alla coppa d'oro circondata da cinque gigli dello stesso ed e lo stemma che, dopo l'aggiunta dei gigli per dimostrare la fedeltà alla causa angioina, fu usato dalla famiglia e dai rami che si sono trasferiti in Napoli (Seggio di Montagna), in Tropea, in Nicotera ed in Sicilia.

Qui si potrebbe avanzare l'ipotesi che il primo sia lo stemma originario della famiglia nel quale i gigli hanno sostituito i leoni al momento dell'abbraccio della causa angioina. Il de Lellis accomuna le due versioni in un unico scudo mentre il Mansi accosta la seconda versione a quello dei Rufolo del giglio evidentemente per la parentela contratta per mezzo del matrimonio di Antonio Coppola, patrizio di Scala, con Marinella Rufolo nel XIV sec. della quale si ammira nella cripta della Cattedrale di Scala il monumento funebre vicino ai quale sorgeva la cappella dei Coppola posta sotto il titolo di S. Antonio abate.

Per il ramo di Sicilia, il Palazzolo Drago ed il Crollanza lo blasonano in modo diverso e cioè uno scudo d'azzurro seminato di gigli d'oro, alla coppa dello stesso, attraversante sul tutto.

Di questa famiglia conosciamo anche il motto riportato dal Dallari "Fides et pietas".

La famiglia risulta iscritta nell’elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana ed il Camera la annovera tra le antiche famiglie di Agerola.

 


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De Pando

Nobile famiglia di Scala, ove è documentata fin dal 1036, e per il Crolanza, che sconosceva lo stemma, si estinse nei Coppola verso la fine del XV sec., mentre un ramo, trasferitosi in Trani nel XIII sec.,fu iscritto a quel patriziato diramandosi quindi in Brindisi ed in Nardò ove si estinse nel XV sec.

Lo stemma inciso sulla campana grande offerta da Antonio nel 1402 alla chiesa di S. Andrea de Pando di Scala, fondata dalla famiglia e tramandatoci dal d’afflitto, è uno scudo con una sbarra caricata di tre gigli.

Il Mansi ci ha lasciati anche i colori per cui la blasonatura corretta dello stemma è la seguente: d'oro, alla sbarra d'azzurro caricata di tre gigli del campo.


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