La Storia di Molfetta  

                                         

Dalla Preistoria alla dominazione romana

La storia di Molfetta inizia nella preistoria, nei pressi del "Pulo di Molfetta", una dolina del diametro di circa 150 m, nata dall'erosione delle acque e dal conseguente cedimento del terreno calcareo; qui si insediarono i primi abitanti (età preistorica). Alcuni pensano che l'insediamento umano, dalle grotte del Pulo, si sia spinto verso la costa in cerca di dimore più sicure e si sia insediato in un'isoletta separata dalla terra da un breve tratto di mare. Su quest'isoletta, denominata di sant'Andrea, gli uomini avrebbero vissuto in età preistorica dediti all'agricoltura, alla caccia, alla pesca e all'allevamento del bestiame. L’ipotesi oggi più accreditata è invece quella secondo cui Molfetta sarebbe stata fondata dai Greci intorno al IV secolo a. C.; la nascita della città, quindi, sarebbe da collegare quasi certamente alla fase storica legata alle origini della civiltà mediterranea. Intorno al VII sec. a. C. iniziò la migrazione di colonie greche nei paesi dell'Italia meridionale; anche Molfetta subì l'influsso ellenistico e sorsero templi dedicati alle dee Mammona, Cerere, Venere e Giunone.

Ai Greci succedette il dominio di Roma e Respa (antico nome latino di Molfetta) ne adottò le leggi e persino lo stemma; uno scudo rosso attraversato da un bindello bianco sormontato da una corona a cinque punte, cui in seguito venne apposta la sigla S.P.Q.M. Sotto il dominio romano la cinta muraria venne fortificata e i due ingressi principali muniti di ponti levatoi.

Si pensa che alcuni esuli provenienti da Sebenico e da Ragusa, approdati a Respa l'abbiano denominata Melfacta (fatta di miele) per la dolcezza del clima e la piacevolezza del territorio; un’ altra versione (quasi certamente leggendaria) attribuisce il nome "Melfacta" ai soldati di Costantino quivi rifugiatisi dopo una tempesta. Col tempo il nome “Melfacta” divenne Melfi, Mephicte, Melfictum e infine Molfetta.

Molfetta nell’ età medievale

Il medioevo fu tra i più difficili della storia di Molfetta, giacchè mancava una solida organizzazione politica e si doveva provvedere alla difesa di casali e borghi rurali sparsi per la campagna, infestata da incursioni saracene. Questa età di generalizzata incertezza è documentata dalle torri-vedetta di cui Molfetta abbonda (ricordiamo alcuni nomi di torri: Falcone, Gallo, Villotta, Cappavecchia, Eremo, Casale, Navarino, Gavettone, Calderina).

Si suppone che, quando le incursioni provenivano dal mare, da torre Calderina le sentinelle segnalavano l'arrivo dei pirati alla torre della Chiesa Vecchia mediante fumate di giorno e fuochi di notte. Il segnale poi veniva dato con gli stessi mezzi o con rintocchi di campana a tutte le altre torri in modo che si provvedesse ad organizzare la difesa.

Generalmente a base quadrata, sono alte dai dieci ai venti metri e costruite in pietra locale (chianche o lastre squadrate). Sono per lo più a due o tre piani, ai quali si accedeva mediante scale rettrattili; molte, perpendicolarmente alla porta d'ingresso, sono provviste della caratteristica saettiera, sostenuta da gattoni, che serviva per colpire il nemico dall'alto.

Nel Medioevo a Molfetta si susseguirono vari dominatori; subito dopo il crollo dell'impero romano la città fu soggetta a Goti, Bizantini e Longobardi. A causa delle frequenti incursioni era stata più volte fortificata; il canale che la separava dalla costa fu adattato a strada, la muraglia aumentata d'altezza e munita di torrioni e nel territorio sorsero –come detto- casali, villaggi e torri di vedetta e di difesa. Nella città la figura dominante era diventata quella del vescovo, tanto che intorno al 1000 fu costituita la sede vescovile.

Dopo il 1000 iniziò il dominio normanno, nell'epoca in cui venne indetta la prima crociata. Molfetta era già affermata fra i centri marittimi e vantava numerose barche da trasporto e galere per la difesa contro i corsari, pertanto era un approdo ideale per pellegrini e crociati di ritorno dalla Terrasanta. Dopo la conquista di Gerusalemme numerosi cristiani provenienti dall'Oriente, infermi e stanchi, vi sostavano; perciò fu fatto costruire, a circa un chilometro a ponente dell'abitato, un edificio che servisse da ospizio e da ospedale, l'«Ospedale dei Crociati», e sull'area del cimitero fu eretto il tempio dedicato alla «Madonna dei Martiri».

Intorno al XII secolo, in un periodo di eccezionale floridezza dei traffici marittimi, sorsero il Duomo e l'Episcopio per la forte influenza dell'autorità ecclesiastica sul popolo molfettese. E questo il periodo in cui, secondo la leggenda, Corrado di Baviera, fer-matosi nell'ospizio dei Crociati, acquistò la fama di uomo pio e dotato di poteri taumaturgici, tanto da divenire in seguito il Santo patrono della città.

Nel 1148 Molfetta stipulò un trattato di commercio con Ragusa e successivamente con Ortona e Amalfi e i suoi navigli compivano frequenti viaggi specie a Venezia e Alessandria d'Egitto; la prosperità economica che ne derivò ebbe un notevole riflesso nello sviluppo urbano.

Ai Normanni intanto erano succeduti gli Svevi e Molfetta divenne città «demaniale»: i cittadini furono autorizzati a riunirsi in parlamento e la popolazione fu divisa in due classi distinte: quella dei nobili e quella dei popolani, che avevano i loro seggi in via Piazza. Dai capifamiglia delle due classi venivano eletti 36 consiglieri (12 nobili e 24 popolani) che costituivano il senato con a capo due sindaci, uno dei nobili e l'altro del popolo, che governavano la città.

Sotto gli Angioini sorsero la chiesetta di santo Stefano e il tempietto della santissima Trinità e nel sobborgo numerose edicole sacre.

Nel 1374 i nobili, mal sopportando che il senato fosse composto da un numero doppio di popolani, ottennero che il numero dei consiglieri fosse pareggiato: 18 popolani e 18 nobili. Da allora ebbe inizio l'attrito fra le due classi che sfociò in lotte inteme, ruberie, assassinii e soprusi; decaddero così l'artigia-nato ed il commercio che si ripresero in parte dopo che, dal 1399, fu concesso a Molfetta da Ladislao di Durazzo il beneficio della «fiera» e fu ampliato il porto. Nel 1448 il vescovo di Molfetta, Giambattista Cybo, divenne papa col nome di Innocenzo VIII e nel 1451 fu eretto il monastero dei frati Zoccolanti, con annessa una chiesa intitolata a san Bernardino da Siena.

Le due lunghe dominazioni nell’ età moderna: spagnoli prima e Borboni poi

All'inizio del XVI secolo ebbe inizio la dominazione spagnola che si protrasse fino al 1734 causando un grave regresso all'intera nazione. Fu un’ epoca di confusione, lotte sociali intestine e di debolissimo potere centrale, con conseguente pullulare di Signorie: nel 1522 divenne signore di Molfetta Ferrante di Capua ; nel 1531 la città passò a Ferrante Gonzaga, i cui discendenti la vendettero ai Doria nel 1640; tre anni più tardi appartenne alla famiglia Spinola e quindi agli Scotti-Gallarati di Milano.

Durante tutta la dominazione spagnola le esasperate avversità fra le due classi sfociarono nel famoso «sacco» di Molfetta, dal 18 al 21 luglio 1529, da parte di francesi e veneziani che invasero la città e la ridussero ad un cumulo di macerie causando oltre mille vittime e distruggendo completamente l’archivio storico della città. Nobili e popolani, dimenticando antichi attriti, si impegnarono nella ricostruzione; furono riparate le muraglie, ricostruiti i templi distrutti e scavate delle cisterne per ovviare alla siccità, antico male della terra di Puglia.

La confraternita di santo Stefano istituì il culto delle cinque statue dei «Misteri» e nel 1572 fu terminata la chiesa dei Cappuccini; all'interno delle mura furono ricostruiti anche gli edifici civili e i palazzi patrizi che erano stati distrutti e ne vennero innalzati dei nuovi (palazzi Nesta, Tattoli, Museali, Filioli, Michielli, Giovene, Ribera, de Luca, Monna, Passari).

I Gonzaga fecero erigere una seconda e più ampia cinta muraria provvista di quattro porte orientate a ovest con Bisceglie, a sud con Terlizzi, a sud-est con Bitonto, ad est con Giovinazzo. Intorno al 1600 nel sobborgo fu costruita la Cattedrale con l'annesso Seminario.

Nel 1657 scoppiò una violenta pestilenza, ma Molfetta, benché colpita, ne fu presto liberata; il popolo attribuì questo «miracolo» a san Corrado e in segno di riconoscenza gli dedicò un busto in argento da portare in processione. Di questo periodo sono le chiese del Purgatorio, di san Domenico e della Morte, che servì per seppellire i cristiani deceduti durante la peste. Seguì "un periodo di floridezza economica e culturale; fiorivano le arti figurative e tra gli artisti molfettesi emerse la figura di Corrado Giaquinto che, affermatosi in Italia e in Spagna, dove fu pittore di corte, divenne un prestigioso esponente della pittura settecentesca italiana.

Dopo la conquista dell'Italia meridionale da parte di Carlo di Borbone, il regno di Napoli tornava ad essere uno stato sovrano dopo oltre due secoli di dominio spagnolo. Con i Borboni Molfetta si ampliò, sorsero, verso sud-ovest, nuovi quartieri (Catecom-be, san Gennaro e della Cattedrale) e si costituirono varie confraternite nelle quali si associavano artigiani, contadini e marinai.

700 e 800: dalle rivoluzioni all’ Unità d’Italia

Lo scoppio della rivoluzione francese e la prima calata delle armate napoleoniche ebbero grandi conseguenze sulla città: si ebbero i sanguinosi tumulti del 5 febbraio 1799, una via di mezzo fra opposizione ai francesi (avvertiti come invasori) e rivoltaa sfondo socio-economico: furono infatti trucidati diversi frati domenicani e alcuni nobili della città da parte di una turba di rivoltosi.

Con la legge del 2 agosto 1806 Molfetta tornò ad essere una città libera dopo 284 anni; qualche anno dopo furono istituiti presso l'Università i registri degli atti di nascita, morte e matrimonio; la popolazione residente risultò di 14153 abitanti. Nel 1815 (Congresso di Vienna) re Ferdinando riconquistò il potere attuando il secondo dominio borbonico; sorsero perciò anche a Molfetta società segrete che lottavano per la libertà: quella dei Greci in solitudine e quella dei Filadelfi confluite poi nella Carboneria. In questo periodo fu istituito il teatro, l'attuale Palazzo comunale, innalzata la chiesa di san Gennaro e costruiti il nuovo Porto mercantile, il Cimitero e il Calvario.

Con l’ Unità d’Italia (1861), Molfetta entrò a far parte del Regno ed ebbe la sua stazione ferroviaria, il che aprì nuove possibilità di lavoro e di commercio. A causa del notevole incremento demografico iniziò il fenomeno dell'emigrazione negli Stati Uniti. Nel 1894 fu completata la chiesa dell'Immacolata.

Il Novecento

Nei primi anni del '900 iniziò la prima espansione economica e nelle lotte elettorali emerse la figura del concittadino Gaetano Salvemini, storico e uomo politico che si avviava ad acquistare fama internazionale. Nel 1914 cominciarono a funzionare le prime fontane dell'Acquedotto pugliese; migliorò l'igiene e scomparvero le malattie epidemiche.

Con l'avvento del fascismo la crisi del commercio accentuò l'emigrazione e sorsero un nuovo quartiere fra via Baccarini e corso Umberto e la chiesa del Sacro Cuore. Fu portata a termine la Biblioteca comunale, eretti il Preventorio antitubercolare ed il

Mercato ittico e nel 1926 venne inaugurato il Seminario regionale.

Con la seconda guerra mondiale anche a Molfetta iniziarono i disagi e si ricostituirono clandestinamente partiti quali il comunista, il socialista, il partito popolare ed il nuovo partito d'azione. L'armistizio dell'8 settembre 1943 fece gridare al miracolo i molfettesi per la coincidenza con il giorno dedicato alla Madonna dei Martiri. Il 6 novembre dello stesso anno un aereo tedesco attratto dalla luce scambiò l'edificio scolastico «C. Battisti» per una caserma e sganciò una bomba che fece crollare l'angolo di una casa causando alcune vittime.

Nel dopoguerra si costruirono nuovi quartieri, edifici scolastici e chiese; diversi enti pubblici ebbero una sede più adeguata.

Nel 1964 le vittime causate dal crollo di uno stabile nella città vecchia contribuirono al progressivo abbandono del borgo medievale. Intanto, mentre la città si è adeguata alle esigenze della vita moderna, il centro storico muore di giorno in giorno: gli usci delle case sono murati, le strade ed i palazzi versano in uno stato di abbandono e fatiscenza a segnare la fine di un'epoca e di una storia viva soltanto nei ricordi.

[ da Iannone-Modugno; Molfetta, gioielli nascosti – Mezzina 1987- Molfetta ]