Pathway Journal - Index Cinema
Settembre/Ottobre 1999SommarioAnno 1  - Numero 6

 Cinema 
        Anna Magnani 
        Mamma Roma 
        Deep impact 
        Festen 
        Il grande Hitchcock 
        Hitchcock: Gli Uccelli 
        La congiura degli innocenti 
        L'uomo dalla maschera di ferro 
        Notorius, l'amante perduta 
        Salvate il soldato Ryan 
        Sequel & Remake 
        Il sesso a Venezia 
        Star Wars: Episode I 
        Il grande Toto' 

 Cultura e società 
        Accadde a settembre... 
        L'amore in carcere 
        Catechismo a scuola: si o no? 
        Chi sono i macellai? 
        Confessione di un mammone 
        Se questa e' giustizia... 
        I delitti di Jack 
        Il palio di Asti 
        Lettera di un bambino abortito 
        La perfezione dell'anima... 
        Roswell, dov'e' la verita'? 
        Le Satire di Giovenale 
        Teatro: El Tannura 

 Libri e Fumetti 
         La vendetta nella letteratura 
         Dragonball: il manga 
         Maison Ikkoku alla ribalta 

 Musica 
         Labyrinth: Timeless crime 
         Marduk: Panzer Division Marduk 
         Meeting delle etichette indipendenti 

 Sport 
         L'Inter torna grande? 
         Atletica:  Siviglia '99 
         Mondo calcio 

 Green Corner 

 Aspettando il 2000... 

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LA CONGIURA DEGLI INNOCENTI 

Siamo in una cittadina del Vermont. La collocazione temporale...no, la collocazione temporale non ha importanza, e del resto gli splendidi paesaggi del New England suggeriscono una dimensione atemporale. In unatranquilla mattinatata autunnale non c'e'niente di meglio che accostarsi ai paradisiaci boschi del luogo, e dedicarsi all'hobby che "soddisfa l'istinto predatore dell'uomo": la caccia!. Lo ha capito un vecchio pensionato, ex capitano di marina, che dopo essersi messo l''animo in pace, con un discorso che farebbe accaponare la pelle ai Verdi, si accinge a porre fine alla vita di una lepre. Brutta sorpresa per il simpatico panciutello: la sua preda e'stata, disgraziatamente per lui, un mammifero ben piu'evoluto della lepre: un uomo!!. Ebbene si', il capitano si e'trasformato in un omicida, ma non e'il rimorso a questo punto che lo tormenta, bensi'la speranza che la polizia non riesca ad indagare sul caso, e, ancor peggio della polizia, i giornali, che non avrebbero tardato a ribaltare l'accaduto, e a dipingerlo magari come un mostro, pur di aumentare la tiratura delle copie. 
Questo e'il pensiero che immediatamente affiora nella sua mente e non puo'certo immaginare la reazione di tutti coloro i quali successivamente paseranno nel bosco: una signorina attempata, che trova la situazione "imbarazzante", e addirittura invita l'assassino a casa sua per "fare onore"alle ciambelline da lei cucinate; una giovane donna col proprio figlio che sostituisce alla freddezza-investita da un leggerissimo, recondito senso di colpa, che in seguito verra'ampliamente giustificato-della "visitatrice"precedente con una gioia contenuta, quasi un...compiacimento, come se anche lei, come la signora precedente, fossero in qualche modo coinvolte nel caso...verra'poi un vagabondo, che, approfittando del fatto che il morto non poteva reclamare, gli ruba le belle scarpe (il vagabondo ricorda lo spaventapasseri, e la vivacita'cromatica dei mocassini del morto le scarpette di Dorothy: per un attimo sembra di essere nel Mago di Oz di Fleming); il quarto visitatore del bosco e'un medico orbo che non si accorge dell' "ostacolo"rappresentato dal cadavere per terra, e gli casca addosso (ma quando questo episodio si ripetera'per la seconda volta si sentira'in dovere di chiedergli scusa!). 
In seguito verra'fuori la personalita'di un artista, simpatico ma fallito, che cava di bocca alla giovane signora il motivo per cui era cosi'fiera per la morte di quell'uomo: era suo marito, e si era fatto vivo dopo tantissimi anni reclamando il diritto di averla in moglie; lei, cedendo alle presioni, decide di dargli una bottigliata in testa e cosi'...ecco una seconda potenziale omicida!. Impossibile, due persone che contemporaneamente credono di aver ucciso lo stesso uomo???sembra paradossale, lo e', e lo sara'ancor di piu'quando si verra'a sapere che anche la signorina attempata e'convinta di avergli agevolato il passaggio a miglior vita dandogli un colpo di tacco!. La verita'?sara'proprio il medico orbo ad affermare che il povero Harry (questo il nome del cadavere)ha avuto un normalissimo, comunissimo arresto cardiaco. Intanto pero'e'stato seppellito e disseppellito piu'volte, a seconda di cio'che in un determinato momento gli sembrava piu'conveniente. 
Lieto fine per i quattro protagonisti della vicenda, che oltre a poter dimostrare alle autorita', senza bisogno di sporcarsi la coscienza, che il morto e'morto per conto suo, formano due coppie piu'o meno bene assortite: artista/giovane vedova & vecchio capitano/signorina attempata. Del primo poi qualcuno ha capito il suo estro figurativo, e ha deciso di comprare tutti i suoi quadri. 

Sbaglia chi lo definisce un Hitchcock minore: e'un delizioso surrogato di humor britannico e slapstick preso dalle comiche americane; una cornice naturalistica idillica che si fonde mirabilmente col tema della morte, nonostante quel tripudio di rosso e oro suggerisca l'idea contraria. Senza contare poi il tema della colpa presunta, una delle costanti del cinema hitchcockiano, che viene trattato in una maniera del tutto innovativa. Nonostante la serieta'dell'argomento (non dimentichiamoci che anche se a un certo punto si ha l'impressione che i protagonisti si curino tanto di un pupazzo, quel pupazzo e'in realta'un defunto!)i protagonisti vivono il loro travaglio in un modo che non puo'che far inevitabilmente scaturire la risata: hanno fretta di vivere, e per loro non esistono intricati labirinti psicologici. Hanno paura della giustizia, ma basterebbe la certezza che la polizia non indaghera'mai sul caso per fargli tornare immancabilmente la serenita'. Dunque siamo ben lungi dalle atmosfere de "La donna che visse due volte", ma se facciamo un piccolo sforzo riusciamo a trasformare in un capolavoro questa onesta black comedy. Potremmo per esempio dire che la noncuranza con cui i protagonisti sballottano il cadavere da un posto all'altro potrebbe essere una metafora dell'edonismo che gia'dalla meta'degli anni '50 sta affliggendo l'America, per poi trasferirsi in Europa; edonismo che corrisponde a una considerazione da parte dell'uomo che la terra sia divenuta una sorta di Eden in cui e'possibile spassarsela senza problemi. L'uomo ama profondamente il mondo in cui vive: che diavolo vogliono questi morti?facciano il loro mestiere di morti, e non secchino chi vuole vivere in pace!. 
E il funerale?non parliamone neanche: stai a vedere se adesso l'uomo degli anni '50, che comincia a prendersi il vizio di non credere piu'a nulla, si puo'preoccupare dell'importanza di un rito funebre coi fiocchi... 
Stando cosi'le cose, la considerazione sarebbe davvero amara!. 
Comunque, di considerazioni a priori se ne possono fare tante: stai a vedere che probabilmente il genio della suspence voleva riposare un po'la mente, e aveva deciso di fare una commedia bonaria per tutte le eta': probabilmente lassu' si stara'sbellicando dalle risate sentendo questi intellettualismi che ho cavato fuori...se cosi'fosse, ti domando scusa Alfred, anche a nome di tutto lo staff del Pathway journal, che pende dalle mie labbra ignaro del fatto che qualche volta posso sbagliare anch'io ^ _____ ^ 

Fra tante supposizioni, per fortuna c'e'anche qualche punto fermo: la partitura di Bernard Hermann, qui alla prima delle sue collaborazioni col maestro, che sottolinea, a colpi di fagotto e di controfagotto, la goffaggine dei personaggi; il fatto che Hitchcock apare mentre attraversa la strada, e che John Forsythe, l'attore che interpreta il disegnatore, presto verra'inghiottito dalla serie TV Dynasty (ruolo che gli dara'popolarita'ma che sara'anche un'autocondanna alla prigionia artistica) 
Il resto e'vita 

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