Pathway Journal - Index Cinema
Settembre/Ottobre 1999SommarioAnno 1  - Numero 6

 Cinema 
        Anna Magnani 
        Mamma Roma 
        Deep impact 
        Festen 
        Il grande Hitchcock 
        Hitchcock: Gli Uccelli 
        La congiura degli innocenti 
        L'uomo dalla maschera di ferro 
        Notorius, l'amante perduta 
        Salvate il soldato Ryan 
        Sequel & Remake 
        Il sesso a Venezia 
        Star Wars: Episode I 
        Il grande Toto' 

 Cultura e società 
        Accadde a settembre... 
        L'amore in carcere 
        Catechismo a scuola: si o no? 
        Chi sono i macellai? 
        Confessione di un mammone 
        Se questa e' giustizia... 
        I delitti di Jack 
        Il palio di Asti 
        Lettera di un bambino abortito 
        La perfezione dell'anima... 
        Roswell, dov'e' la verita'? 
        Le Satire di Giovenale 
        Teatro: El Tannura 

 Libri e Fumetti 
         La vendetta nella letteratura 
         Dragonball: il manga 
         Maison Ikkoku alla ribalta 

 Musica 
         Labyrinth: Timeless crime 
         Marduk: Panzer Division Marduk 
         Meeting delle etichette indipendenti 

 Sport 
         L'Inter torna grande? 
         Atletica:  Siviglia '99 
         Mondo calcio 

 Green Corner 

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L'UOMO CHE SAPEVA TROPPO 

Poco o niente sappiamo dell'infanzia del grande Hitch. Sappiamo che nacque a Londra il 13 agosto 1899 da genitori cattolici (frequento'il St Ignatius College dei gesuiti; il padre era un commerciante di pollame e importatore di frutta e verdura; studio'presso l'istituto professionale tecniche e strumenti di navigazione. 
Come vedete, nulla che possa far presagire un suo futuro nel mondo della celluloide. Eppure l'acostamento avvenne, in quel 1919: il suo primo impiego fu disegnatore di didascalie per film muti presso lo studio cinematografico "famous Players"di Londra. 
La sua prima regia e'del 1925, "Il giardino del piacere", che anticipa il suo primo successo di critica e di pubblico, "The lodger", una storia in cui per la prima volta vengono presentate al pubblico alcune tematiche a lui care, quali il sospetto, la minaccia e l'innocente perseguitato. 
Stiamo parlando del periodo artistico piu'interessante: il periodo inglese, che va dal '25 al '39, anno in cui il produttore Selznick lo chiamera'ad Hollywood (e da allora non se ne stacchera'mai piu'). 

Questa breve carrellata non puo'certo fare onore a uno dei grandi maestri del cinema di ogni tempo, 
grande sperimentatore del mezzo, ma anche, e questo non tutti lo sanno, uno dei primi ad aver capito che il film e'un prodotto commerciale, e come tale va venduto al pubblico. Hitchcock capi'che per far accorrere la gente in massa nelle sale non basta un buon soggetto e un buon sviluppo della trama, bensi'ci vuole il "marchio", che garantisca fiducia al consumatore, proprio come un normale prodotto commerciale. E chi poteva essere dunque questo marchio se non lui???pensateci bene, Hitchcock e'uno dei pochi registi di cui conosciamo non soltanto il volto, ma anche la personalita': forse e'l'unico regista insieme a Fellini (escludendo gli attori/registi, naturalmente)a godere di un privilegio del genere al cospetto del pubblico. Lo abbiamo visto nella presentazione dei suoi gialli alla TV, ma non solo: pensate che quando Psyco usci'nelle sale, conscio del fatto che il pubblico lo conosceva ormai alla perfezione, si permise di porre un megafono all'ingresso nelle sale, e gli spettatori, prima ancora di godersi la figura del pazzo Bates, si potevano gia'entusiasmare sentendo la sua voce registrata che dava delle dritte sulla pellicola!!! 
Insomma, che dire, Berlusconi in confronto era un pivellino!!! 

Una delle ragioni del successo de "L'uomo che sapeva troppo"risiede sicuramente nella personalita'di Hitchcock, che gia'andava affermandosi, come dicevo prima, come marchio inconfondibile. 

Il film non e'tra i migliori del periodo ingelese (che anticipa il primo periodo americano, dal 1939 al 1947, e il secondo periodo americano, dal 1948 al 1975), ma sicuramente quello che ha ricevuto maggiori entusiasmi da parte del pubblico e della critica di allora (la critica moderna considera "Il club dei 39"il capolavoro del primo periodo). Tanto che ne fu fatto un remake, nel 1956, con James Stewart & Doris Day, quando gia'era un rifinito professionista, padrone del crescendo narrativo del film. 

Il film comincia con una vacanza a Saint-Moritz, dove due coniugi, insieme alla figlia, stanno passando le vacanze in mezzo alla neve. Sono testimoni involontari dell'omicidio di un uomo implicato in un caso di spionaggio. Prima di esalare l'ultimo respiro, l'uomo afferma che nel pennello per farsi la barba e'nascosto un biglietto molto importante. Cosa ci sara'scritto di cosi'importante in questo biglietto??c'hanno capito veramente poco i signori Lawrence (questo il nome dei coniugi), ma tanto basta per spingere i delinquenti implicati nella faccenda a rapire la loro figlioletta, con la minaccia di ucciderla se proveranno a far cenno alla polizia di qualcosa. 

Tutta la pellicola e'percorsa dal sottile filo dell'humor britannico, che sottolinea anche i momenti clou della vicenda. 
C'e' un ottimo Lorre nel ruolo del capo delle spie (lo ricordiamo come protagonista di M di Lang, in cui interpretava il mostro stupratore di bambine), che riesce, grazie alla sua recitazione perfetta, a rendere molto piu'intrigante la vicenda. 
Non mancano comunque le pennellate di stile: la sequenza all'Albert Hall su tutte, ma rimangono nella memoria anche la finta chiesa, che in realta'e'la base delle spie, come la finta purificatrice che ipnotizza l'amico di Lawrence. Da non trascurare infine i primissimi piani di Lorre, davvero struggenti, che fanno meditare su quanto il linguaggio delle immagini in bianco e nero non sia in secondo piano rispetto a quello delle immagini a colori. 

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