Pathway Journal - Index Societa'
Settembre/Ottobre 1999SommarioAnno 1  - Numero 6

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 Libri e Fumetti 
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CONFESSIONE DI UN MAMMONE RECIDIVO 

Se ho imparato una cosa durante i miei anni di scuola, dalle medie alle superiori, sulla storia, è proprio, che essendo tale, è fatta di corsi e ricorsi, di cicli che si ripetono inesorabilmente, di fatti, di battaglie, di guerre sanguinose e conquiste cruente, che, però, nonostante tempo (inteso come periodo storico) e spazio (inteso come luogo degli avvenimenti), hanno sempre lo stesso filo conduttore, la stessa matrice. In realtà questa introduzione non ha molto a che vedere con l'argomento che vorrei trattare (forse meno storico e più sociale) e di cui ne sono partecipe, ma paradossalmente la nostra epoca, forse, sarà la prima, che anche se lievemente, si discosterà dai dettami che la storia nell'arco dei secoli ci ha imposto, non certo, quindi, per guerre, carestie e pestilenze, ma almeno per comportamenti che si sono tramandati per secoli e secoli, per generazioni e generazioni; sto parlando dei valori, quei capisaldi che ogni civiltà ha sempre imposto. 
Analizzando oggettivamente l'evoluzione della nostra specie, ma in fondo anche di ogni essere vivente conosciuto sulla terra, lo scopo primo, è sempre stato la procreazione, e in particolare, il nostro, come esseri evoluti, è stato la famiglia, nascere, raggiungere l'età della ragione, per poi lasciare il prima possibile la propria casa e i propri cari, con lo scopo di crearsi un'altra casa e altri cari. Ovvio, le eccezioni ci sono sempre state, quindi zitelloni e zitellone non sono una mia scoperta (anche se sono un'altra cosa rispetto al mio caso), ma, almeno parlo per la mia generazione, il fenomeno del mammone incallito sta prendendo sempre più piede, e anche se a piccoli passi si assiste sempre di più a matrimoni di ultra trentenni e oltre, e meno a matrimoni di baby coppie. 
Vogliamo dare la colpa alla civilizzazione, al progresso, all'emancipazione, alla globalizzazione (un termine un po' troppo usato e abusato ultimamente), alla carriera e ai soldi. Certo, questi sono le conseguenze del 19esimo e del 20esimo secolo, ma sono il vero e unico motivo? Forse si, ma questa versione di tendenza secondo me è dettata anche da altre esigenze, meno materiali, meno terrene. Non grido certo all'allarme, non rischiamo certo l'estinzione, ma guardandomi un po' in giro, nonché, nel mio caso,  molto vicino (tipo allo specchio), ho notato che il matrimonio non è più il primo obbiettivo dei giovani d'oggi, me compreso se non si fosse ancora capito (ma ne dubito), e devo dire, che almeno nel mio caso ci dormo benissimo la notte, nel senso che sto proprio bene così e non mi vergogno di ammetterlo. Non voglio con questo dire che non intendo sposarmi mai, e credo di comprendere con questa affermazione il pensiero di molti miei "colleghi/colleghe" che la pensano come me, quello che voglio cercare di spiegare è che le motivazioni di tale comportamento, come dicevo prima, forse non sono legate ai motivi sopra esposti, ma ai vantaggi che tale status dà in questo nostro periodo storico rispetto ai precedenti: 
Vitto e alloggio gratuito o quasi, visto che per quelli che come me sono assaliti dai rimorsi, partecipare al budget familiare con saltuari contributi monetari è comunque necessario, per non dire scusante, anche se tali contributi non rappresentano minimamente la spesa di una famiglia propria. 
Libertà totale e incontrastata nel territorio casalingo, egemonia predominante del figlio sul genitore, perché si sa, dopo i 25 anni di età i figli prendono il sopravvento sul povero genitore pensionato, che come in un accordo tacito passa il "testimone", o lo scettro, che dir si voglia, al figlio, che in cambio garantisce la sua presenza giornaliera entro le mura natali. 
Ma soprattutto amore libero, inteso non certo come nuovo gigolò degli anni 2000, che va dietro a ogni gonnella che passa, ma come "saggio pensatore" che prima di prendere una decisione così importante come quella del matrimonio, vuole poter fare esperienze per valutare al meglio tale scelta e soprattutto per non trovarsi impreparato e sprovveduto. 
Condizione della donna, che da umile serva è passata a spietata concorrente (ed è giusto così) del padrone maschile. 
Diciamola tutta, i motivi che spingevano a sposarsi, oltre L'AMORE, che rimane comunque al primo posto, erano legati alla condizione familiare e sociale, il matrimonio era visto come una unione per poter affrontare le situazioni avverse della vita, come dire che l'unione fa la forza, in due si combatte meglio, i figli, poi, erano nuove braccia per lavoro, (vedi proletariato), oggi, invece, almeno nei paesi sviluppati, queste grosse problematiche sociali, vanno scomparendo, il tasso di disoccupazione aumenta, non c'è lavoro, certo, ma con un paio di stipendi da operai, si può garantire una vita decente per se e per i propri figli, e la mia generazione è quella che ne sta approfittando di più. 
Siamo quelli, che abbiamo potuto studiare, che non abbiamo dovuto passare tra pestilenze e guerre, tra fame e povertà, condizione, invece, che ben conoscono i miei genitori , che hanno vissuto il periodo del dopo guerra, e la crisi degli anni '60. Siamo quelli che sono cresciuti con la libertà già ben stretta fra le mani. 
E quindi non c'è da meravigliarsi se i valori sono cambiati, anche se per essere precisi dovremmo dire che hanno subito una trasformazione. 
Ci sposiamo meno, va bene, ma forse, ci sposiamo meglio, e alla fin fine, tutto torna come prima, il mammone incallito sfrutta la sua situazione finché può, ma poi, prima o poi, anche lui ci casca, perché si sa........alla natura non si comanda.......COME LA STORIA C'INSEGNA!!!!!!! 
 

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