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BUFFON & BUFFONI 

In quanti altri paesi al mondo si sarebbe scatenato lo stesso putiferio per una scritta su una maglia da gioco? 
Il giovane portiere del Parma scrivendo la frase "Boia chi molla" sulla maglia certo non immaginava di suscitare un tale vespaio e che tale ragazzata scatenasse un acceso diverbio in parlamento, dove alcuni dei nostri politici visto l'argomento credevano di essere allo stadio e non in una sede istituzionale di un paese democratico e civile. 
Ciò che ha acceso la discussione non è tanto la frase in sé ma il significato politico che se ne è voluto dare, imputando tali parole alla destra dato che furono usate come slogan dai giovani fascisti in manifestazioni di svariati anni indietro. 
Il fatto è che la frase in questione fu utilizzata in precedenza durante le cinque giornate di Milano del 1848, insurrezione che costrinse gli austriaci a lasciare il capoluogo lombardo e che segnò uno dei passi fondamentali per l'unificazione d'Italia. 
Qualche settimana dopo un fatto ben più grave, a mio parere, ha coinvolto un collega più anziano di Buffon; il portiere del Bologna è stato fatto oggetto di un lancio di rubinetti allo stadio di Genova ma lo spazio dedicato dai media a tale evento è stato solo di poco superiore a quello del portiere del Parma. 
Non discuto sul fatto che la frase scritta sulla maglia non è stata una brillante idea, avrei detto la stessa cosa se la frase fosse stata "Lotta dura senza paura" di ben altra estrazione politica, ma mi sembra più importante l'incolumità fisica di una persona che non una scritta che sarebbe passata inosservata se non fosse stato intervistato prima di entrare nello spogliatoio. 
 

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