''LA
SINISTRA ALLA PROVA''
Alberto Asor Rosa
Cosa ne è stato della sinistra in Italia? Da circa 5 anni, molto
dopo la caduta del muro, si è aperta una accesa discussione sulla
nuova sinistra; in questa discussione si sono cimentati parecchi studiosi
di diversi ambiti disciplinari (economisti, sociologi, politologi), editorialisti
(le grandi firme), e alcuni personaggi che pur potendosi qualificare come
politici hanno alle loro spalle una lunga carriera di studi (Amato, Foa
ecc.). Le posizioni dei contendenti sono abbastanza note. Si va da un'idea
apocalittica di fine della sinistra (Le due destre di Revelli) ad una molto
più ottimista in cui si argomenta che finalmente la sinistra si
avvia ad un compiuto riformismo che la condurrà (e forse l'ha già
condotta) ad un pieno inserimento nell'area di governo, posizione molto
più diffusa tra i giornalisti (Pirani, Scalfari, Della Loggia) che
tra gli accademici. Tra questi estremi, come al solito, ci sono parecchie
posizioni intermedie ma risulta abbastanza semplice catalogare le posizioni
sull'uno o sull'altro fronte. Il lavoro di Alberto Asor Rosa, "La sinistra
alla prova", L.18.000) cerca di spiegare come si è arrivati a discutere
della 'nuova sinistra', come la sinistra che faceva capo al Pci sia arrivata
a questo grado di elaborazione strategica. Nel libro si tracciano le linee
di quella che è stata l'esperienza politica del partito negli ultimi
vent'anni dal punto di vista del militante critico. Provando a ragionare
sulle scelte del partito Asor Rosa ricostruisce una buona parte della storia
d'Italia recente, naturalmente con particolare attenzione per la vita degli
altri due grandi partite di questi anni la Dc e il Psi.
Il libro inizia con alcune considerazioni storico/antropologiche di
lungo periodo. Si ricorda la relativa giovinezza di uno stato viceversa
a lungo separato in diversi staterelli frammentati; la difficoltà
di trovare fattori nazionali aggreganti e l'importanza che hanno avuto
in questo processo i due grandi partiti di massa, Dc e Pci, la struttura
dualista del Paese, con un Nord via via più industrializzato e ricco
rispetto ad un Sud sempre più povero e contadino.
Ma questi sono solo accenni; il libro dispiega la propria forza esplicativa
nell'appassionata storia dell'ascesa di Craxi, del meccanismo di controllo
del consenso democristiano, grazie all'utilizzo di fonti non particolarmente
consultate per raccontare la svolta di Occhetto dell'89.
L'idea di Asor Rosa è che il contrasto tra Pci e Psi, ancor
prima di diventare un contrasto tra gruppi dirigenti di diversa moralità,
è lo scontro di due prospettive. La novità è che le
prospettive in questione non sono contrapposte lungo l'asse riformismo/rivoluzione,
ma si trovano entrambe all'interno della grande famiglia del riformismo.
Il Pci ha abbandonato da tempo la via della dittatura del proletariato
e non soltanto con i fatti (tra cui non andrebbe mai dimenticato il deciso
isolamento in cui posero le Br e tutti i gruppi terroristici degli anni
'70) ma anche con le proprie elaborazioni teoriche. Tanto che all'apertura
del XVIII congresso, Occhetto può dire che " [sono] i principi della
democrazia come via del socialismo e della non violenza, [e la] strategia
del riformismo forte ..... le idee fondamentali che prefigurano e determinato
l'identità del Pci" (pag. 120).
Nonostante alcune riflessioni renderanno perplessi quelli che si sono
tuffati nel relativismo degli anni '90, come la ritrovata idea della preminenza
degli interessi del partito rispetto a quelli dello stato (pag. 43) bisogna
sottolineare la straordinaria capacità di analisi di Asor Rosa,
che lo porta a non essere mai banale e ad apparire ad una visione superficiale,
provocatorio. Ma il libro è da tenere sul comodino anche per l'insolita
vena narrativa, così inusuale tra chi si occupa di politica.
(Einaudi - £ 18.000)

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