Pasquina Chiatti                  indietro

Le Amorevoli Cure

Lo Faro Editore 


ã Lo Faro

Una donna, Erminia, sola contro il veleno dei paesani in una Italia antica di provincia. Si ribella alle dicerie e si abbandona alle fantasie. Solo la presenza dell’acqua del lago le dà un’istintiva liberazione.

La delicata Erminia è alla ricerca di affetti e solidarietà in un mondo con forti  residui di un medioevalismo ancora radicato nel nostro primo novecento.

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 La posta del cuore.

               

                      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Opera di Pasquina Chiatti

(Diritti d’autore riservati all’autrice - vietata qualsiasi riproduzione)

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      Le Amorevoli Cure

CAPITOLO PRIMO

 Da sotto i suoi passi Erminia vedeva luccicare di pioggia al sole il selciato dei vicoli. L'arcobaleno si inarcava al di sopra della vecchia torre dell'orologio, colorando l'aria fumosa del dopo temporale e segnando il silenzio di quell'ora che seguiva il pranzo di mezzodì. Nel borgo dei pescatori dei ragazzini stavano per la via con il culetto scoperto e il naso smoccolante, alcuni ridevano mentre altri piangevano. L'infante frastuono si propagava tra il silenzio delle case e lungo l'arco dell'iride sopra le loro teste. Era quello l'agglomerato di case più povero e sconsolato del paese, sorgeva inerpicato sul lato volto al lago, digradando in vecchie case tra irti vicoli fino alla riva. Erminia viveva nella parte alta del paese, quella più ricca e pulita, e attraversava quel luogo, odorante di pesce essiccato, che a lei piaceva, solo quando doveva andare a lavare i panni. Stava scendendo fissando a terra il brillare felice del sole, mentre la sua ampia gonna a ruota si apriva ad ogni colpo delle ginocchia per i veloci passi che faceva in giù verso il lago. Dopo un paio di giri e volte tra le fitte case le si aprì davanti l'acqua ferma. Le reti ciondolavano stesi tra gli alberi sulla riva, emanando odore di pesce ora che la pioggia le avevano bagnate. Le barche a secco si alternavano dal blu al rosso e dal giallo senape al verde smeraldo. A largo i gabbiani davano movimento allo specchio di acqua immobile. Ogni volta quello spettacolo le pareva una apparizione di meraviglie.

Percorse tutta la riva sabbiosa inebriandosi dell'olezzo di umido. Arrivò alle rocce spianate per la lavatura dei panni sotto il promontorio. Posò la cesta della biancheria sporca e si sedette lasciando che i piedi ciondolassero giù dal masso. Era sola e restò a respirare con tutti i sensi aperti i colori spontanei di quel quadro dipinto da un misterioso quanto abile pittore. La natura si riassumeva davanti ai suoi occhi, pullulante di vita in movimento in quel tutto quieto e immobile. Immobili erano le case del paese, alveari antichi e immutati che di generazione in generazione vedevano figliare e morire; secolari i boschi di querce e aceri; aerei i vapori ascendenti dal paese sulla riva opposta. La vita si stendeva lì al suo sguardo: ad anello intorno all'acqua ferma e dentro il lago stesso, come se questo fosse la placenta che dà vita al mondo. Il denso olio si sfumava al movimento del vento. Gli occhi le inviavano al cervello una gelatinosa sensazione di voler prendere possesso di tutta quella immensità racchiusa in un così piccolo territorio circoscritto dai monti alle spalle dei paesi rivieraschi.

Si chiedeva come fosse la vita dei pesci immersi in quel liquido radiante e se da sotto comprendessero che tutt'altro mondo, tanto diverso, esisteva sopra le loro pinne. Se fossimo, senza saperlo, sovrastati da altre vite nell'universo? che ci guardano senza essere visti?

A loro, creature pinnute, pare che l'esistenza si riassuma tutta nel micro cosmo che è il lago immutabile ed eterno; ma che eterno non è affatto: nato da un vulcano spento che gli concesse il suo ventre cavo per vivere, rimanendogli assoggettato. Per ogni cosa, anche la più grande in assoluto, la rimanenza in vita è sottoposta alla sopravvivenza delle altre conviventi e contemporaneamente vincolata al percorso esistenziale del corpo che la contiene. I pesci lo sono con le alghe e gli altri pesci e tutti assieme al lago, gli uomini con gli altri animali e vegetali e mari ecc.. e tutti assieme al sistema solare e tutti assieme al'emisfero planetare e.... Mentalmente percorreva in ordine crescente le immagini dal suo piccolo lago fino agli emisferi planetari, in modo che quella successiva contenesse quella precedente nel tentativo di arrivare all'ultima grandezza. L'universo sovrasta gli esseri umani e il mondo, ed è grande tando da non potersi immaginare, ma anch'esso è soggetto ad una esistenza con principio e fine, non può che essere così essendo materia, ed al suo crollo trascinerà tutto con sé, pensava e vi si perdeva.

 

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