14. L’insegnamento della L2 ad alunni disabili o con difficoltà di apprendimento

 Ad un primo impatto parlare di insegnamento di una seconda lingua ad alunni disabili o con particolari difficoltà di apprendimento può dar luogo a dubbi o a prese di posizione certamente non favorevoli: si potrebbe infatti pensare che vi sia una reale possibilità che tale insegnamento possa interferire con l’apprendimento di una lingua materna non ancora ben padroneggiata o che non sia adeguato alle reali capacità degli alunni.

 Ovviamente bisogna fare delle distinzioni ben precise dal momento che, come ogni alunno è diverso dall’altro, i bambini con difficoltà di apprendimento e/o disabili sono diversi gli uni dagli altri, per cui ogni soggetto rappresenta un mondo unico ed irripetibile. Esistono infatti diverse tipologie e gradi, sia per quanto riguarda la disabilità che le difficoltà di apprendimento. Occorre quindi fare una prima ed importante distinzione, a volte scontata:

 -         alunni con difficoltà di apprendimento

-         alunni con particolari disabilità

 

Alunni con difficoltà di apprendimento

 Molti degli alunni che presentano difficoltà di apprendimento già con uno studio strutturato della lingua materna italiana, possono incontrare difficoltà nell’apprendere una seconda lingua. Questo può essere dovuto ad abilità non ben sviluppate o a scarsa motivazione ed impegno. Ma non sempre è così.

 L’insegnamento dell’Inglese o del Francese ( oppure del Tedesco e dello Spagnolo), per sua struttura, modalità  di presentazione e didattica specifica, comporta a tutti gli alunni un “partire da zero”, per cui ognuno di loro, indistintamente, si ritrova ad imparare un qualcosa di nuovo, in questo caso, una lingua. Alcuni alunni, probabilmente, potranno già conoscere delle parole o alcune semplici strutture linguistiche, magari per aver frequentato piccoli corsi privatamente o alla Scuola materna, oppure per semplici esperienze di esposizione o contatto durante viaggi o la visione di programmi televisivi. Ma questo accade anche nella prima classe delle elementari, dove si ritrovano bambini che sanno scrivere o leggere qualcosa, mentre sono rari i bambini che leggono e scrivono perfettamente. Quindi, si può affermare che i bambini si trovano in una situazione di partenza quasi omogenea.

 In questo modo, anche gli alunni che hanno alcune difficoltà di apprendimento, considerato anche il carattere giocoso e motivante dell’insegnamento delle attività svolte, si ritrovano coinvolti attivamente, soprattutto in attività che stimolano tutti i canali legati alla percezione (e, quindi, all’apprendimento, quali la vista, l’udito, il movimento, la manipolazione), non solo i canali classici della “lezione tipo” (ascoltare/scrivere/parlare…).

 Questi bambini possono quindi trarre dei benefici per quanto riguarda la motivazione ad apprendere, vedendosi in grado di raggiungere molti (se non addirittura tutti) gli obiettivi come i propri compagni, assicurando loro un guadagno dal punto di vista della sicurezza personale e della conseguente motivazione ad apprendere.

 

Alunni con particolari disabilità

 Anche per questi bambini sono necessarie delle particolari distinzioni perché, a seconda di dove è localizzata la disabilità (ed anche il grado), dipende il tipo di attività che possono essere svolte e le richieste che possono essere avanzate.

 Proprio per questo motivo sarà cura dell’insegnante collaborare strettamente con i docenti di sostegno e conoscere al meglio delle possibilità il PEI (Piano Educativo Individualizzato) che accompagna ogni alunno disabile e che rappresenta un utile strumento (insieme all’esperienza delle colleghe del Team) per valutare i possibili interventi nell’ambito di un progetto già strutturato che tiene conto delle capacità di quel particolare alunno e delle prospettive di crescita possibili ed auspicabili.

 In diversi casi, soprattutto quando la disabilità riguarda la comunicazione orale, è utile una presentazione differenziata del percorso di l2 in lingua italiana, in modo da non interferire con l’apprendimento della lingua materna ma, anzi, rinforzando le attività già svolte dalla classe e permettendo all’alunno/a il raggiungimento di un maggior grado di autostima, dal momento che svolge attività simili (anche se secondo modalità diverse) con i propri compagni.

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Cosa fanno i nostri bambini a scuola?