3. Situazione di partenza degli alunni

    Il legislatore, nei Programmi del 1985, ha previsto una seconda lingua nella scuola elementare in base a  precisi studi scientifici e psicolinguistici, che tendono a far avvicinare i bambini ad una lingua diversa dalla propria piuttosto precocemente. Ecco alcuni dati a favore di un insegnamento precoce (cioè in giovane età) di una lingua straniera :

 - dati neurolinguistici: il cervello umano non è predeterminato per nessuna lingua ed è perciò adatto e pronto per lo studio di qualsiasi lingua e di più di una lingua; la  plasticità e capacità limitate del cervello nel tempo suggeriscono che certi aspetti del linguaggio vengono acquisiti più perfettamente, anche in una seconda lingua, in giovane età. Particolari studi spiegano questo fatto con, per intenderci, una maggiore duttilità del cervello umano nei primi anni della vita di un individuo.

 - dati psicolinguistici: l’opinione psicologica, anche se richiede ancora ulteriori prove sperimentali, è generalmente d’accordo con la convinzione popolare che il bambino piccolo non solo possiede speciali capacità di imitazione, ma anche una maggiore flessibilità, una maggiore spontaneità, meno inibizioni e una motivazione più diretta dell’adolescente o dell’adulto nell’affrontare una seconda lingua. E’ opinione diffusa che per lo studio di una seconda lingua nei primi anni valgano gli stessi principi e fattori che per l’acquisizione della prima lingua (cioè quella materna, ovvero l'Italiano): per esempio, la comparsa dell’ascolto e della comprensione prima dell’espressione, l’assenza di apprendimento logico-razionale o astratto  (la classica grammatica...), l’acquisizione delle abilità attraverso l’imitazione, il condizionamento, la memorizzazione, il comunicare come atto che si svolge in un preciso contesto , personale e sociale; l’imparare a parlare come una risposta ad un impulso innato a comunicare, ad una spinta sociale ad esercitare le abilità linguistiche (in base a precise esigenze: es. chiedere una cosa che serve...) e alla curiosità verbale.

    Resta comunque il fatto che gli alunni possiedono già una lingua materna, l'Italiano, con la quale comunicano e ottengono soddisfazione di tutti i propri bisogni. Proprio per questo motivo, nell’insegnamento della Lingua Straniera si adotterà una metodologia naturalmente appropriata, che tenga conto delle necessità dei bambini, dei loro interessi, dei loro ritmi d’apprendimento e della loro non reale e primaria necessità di apprendere una seconda lingua per comunicare :infatti, al bambino è sufficiente la lingua materna per tutti i suoi bisogni essenziali per cui, piuttosto che tendere ad un bilinguismo, si effettuerà una prima alfabetizzazione o sensibilizzazione linguistica nei confronti di una lingua e di una cultura diversa dalle proprie.

    I bambini, tuttavia, non arrivano a mani vuote ad una lezione di lingua straniera, anzi, portano con sé, già ben radicato, tutto un insieme di istinti, di abilità e di caratteristiche che li potranno aiutare nell'apprendere una seconda lingua. Compito dell'insegnante è quello di saper individuare ed utilizzare a fini didattici queste capacità. 

Per fare qualche esempio:

1.      i bambini sono già bravissimi ad interpretare il senso di una frase senza per questo, necessariamente, riuscire a capire ogni singola parola;

2.      sono abili ad utilizzare un linguaggio limitato per riuscire a comunicare, in modo creativo;

3.      tendono ad imparare piuttosto indirettamente che direttamente;

4.      piace loro scoprire e creare momenti di divertimento e di svago in tutto quello che fanno;

5.      hanno una grande capacità di immaginazione e (cosa di cui spesso si discute, in negativo…) si divertono parecchio a chiaccherare.

6.      I bambini apprendono la lingua interagendo con gli altri.

7.      I bambini utilizzano il loro linguaggio limitato con efficacia, per scopi diversi.

8.      I bambini ricavano il significato di una parola dal contesto o situazione in cui questa viene utilizzata.

9.      I bambini tendono a generalizzare (cioè ad estendere) ad  altri casi una semplice regola appresa.

10. L’imitazione è una strategia fondamentale del loro apprendimento.

11. I bambini, dalla prima infanzia in avanti, sviluppano secondo un processo continuo il loro linguaggio e la sua padronanza.

12. Un ultimo fatto, che sarà stato notato da molti genitori ed educatori: i bambini che vengono definiti “precoci” tendono ad utilizzare subito quanto appreso, parlando e magari commettendo diversi errori. I bambini più “tardivi”, invece, tendono ad imparare, silenziosamente, molto più linguaggio prima di iniziare ad utilizzarlo attivamente ma, in genere, quando iniziano a farlo sono molto corretti.

  Non bisogna dimenticare che, a questo riguardo, i bambini  hanno da poco "finito" (anche se questo può essere considerato un processo mai concluso) l'apprendimento della lingua materna, per cui dispongono di capacità/abilità appena sfruttate.

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Cosa fanno i nostri bambini a scuola?