Dalla Resistenza a Berlinguer
 
 
 
 


 
 

Il dopoguerra

Roma, Basilica di Massenzio, settembre 1946. Togliatti e Ingrao alla festa de " l’Unità ".
All’indomani del 25 aprile il PCI può presentarsi come un protagonista della Resistenza, su di esso si appuntano domande spesso radicali, la scommessa è tradurle nella crescita dello schieramento rinnovatore e in iniziativa cosciente delle masse. 

L’obiettivo non è quello di una trasformazione socialista, ma l’eliminazione delle radici sociali del fascismo e l’instaurazione di un regime di democrazia progressiva.

Alla fine del ‘45 i tesserati sono quasi un milione e mezzo, di cui oltre 270 mila donne.

Roma, settembre 1947. Manifestazione contro il carovita a Piazza del Popolo.

IL V Congresso del PCI, il primo legale dopo l’avvento del fascismo si svolge a Roma dal 29 dicembre ‘45 al 7 gennaio ‘46. Togliatti ribadisce la linea tracciata con la svolta di Salerno. 

Linee generali del V Congresso

Si riafferma la validità della linea di unità nazionale democratica, decisa con la svolta di Salerno, e la concezione del Partito nuovo, di massa, nazionale, di governo. In politica estera si richiede il ripristino integrale dell’indipendenza del paese, sulla base di un trattato di pace equo, che tenga conto del contributo italiano alla battaglia antifascista e alla guerra di liberazione.

Sul piano istituzionale il V Congresso si pronuncia nettamente per la soluzione repubblicana, reclama l’abolizione del regime prefettizio, il rafforzamento di forme di controllo popolare.

Sul piano economico viene rivendicata l’attuazione di riforme di struttura, fondate su una politica di nazionalizzazione dei grandi complessi monopolistici, sulla pianificazione economica e sul controllo della produzione da parte dei lavoratori.

Il PCI fa appello, per realizzare il suo programma, non solo alla classe operaia, ma "a tutti gli italiani che vivono del proprio lavoro, senza esclusioni di ceti sociali e discriminazioni filosofiche o religiose".

Lo statuto del partito stabilisce che non è richiesta, per entrare nelle sue file, l’adesione all’ideologia marxista. 


 

La Costituzione

Parma 1945. Comizio per la Costituente.
Il 2 giugno 1946 si tengono le elezioni per l’Assemblea costituente, con il sistema proporzionale e a suffragio universale; per la prima volta in Italia votano anche le donne.

Contemporaneamente alle elezioni per la Costituente si tiene il referendum istituzionale. Prevale la repubblica, con 2 milioni di voti di scarto. A favore della scelta repubblicana si sono schierati i partiti di sinistra, a favore della monarchia i liberali. 


 
 

Milano settembre ‘45. Manifestazione in Piazza del Duomo.

La DC si è pronunciata ufficialmente a favore della repubblica, ma aveva lasciato libero il suo elettorato di votare per la monarchia, evitando in tal modo contrasti e fratture al suo interno.

Le elezioni per la Costituente premiano i tre partiti di massa, DC 35%, PSI 20% e il PCI 19%. 

La nuova costituzione (1 gennaio 1948) è il frutto della ricerca di unità tra le forze che hanno dato vita alla Resistenza, proprio in un periodo in cui si manifestano fratture profonde per quanto riguarda le alleanze di governo. 
 


 
 
I principi della Costituzione repubblicana e antifascista.






La Costituzione del 1948 è strutturata sui valori della democrazia, della solidarietà, della valorizzazione del lavoro.

Prevede il ruolo attivo dello Stato per realizzare forme di equità e di giustizia sociale.

Stabilisce la preminenza del Parlamento sul governo, allo scopo di assicurare il massimo controllo sulle scelte di governo ed evitare ogni rischio di degenerazione dittatoriale.

Nell’articolo 7 si regolano i rapporti tra Stato e Chiesa "ciascuno nel suo ordine indipendente e sovrano", recuperando ciò che era stato fissato dai Patti Lateranensi del 1929. La votazione di quest’articolo suscitò scalpore e una lunga polemica.

L’attuazione delle norme costituzionali è stata, purtroppo, molto lenta e per molti anni parziale. L’ordinamento dello Stato e la legislazione, elaborata in buona parte nel ventennio hanno stentato ad adeguarsi agli innovativi principi costituzionali. 

Articoli che caratterizzano in senso progressista la Costituzione

L’art1 L’Italia è una "repubblica democratica fondata sul lavoro" l’art 3 che definisce il dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano l’esercizio della libertà dei cittadini, l’art 40 sul diritto di sciopero, l’art 7 sui rapporti fra Stato e Chiesa ("ciascuno nel suo ordine indipendente e sovrano"). 

Sulla condizione femminile, i più importanti sono l’art 3, l’art 37 e 51.


 
 

Le elezioni del '48

Milano aprile 1948. La campagna elettorale del Fronte democratico popolare.

Roma 1948. Comizio del MSI (sulla destra Almirante).

La campagna elettorale del 1948 assume toni molto aspri. 

Il Vaticano e la DC agitano lo spettro incombente di una " minaccia comunista ". La campagna contro il PCI e i suoi legami con l’URSS è alimentata dalla speculazione sui " prigionieri in Russia ", elemento costante della propaganda democristiana e della destra. Gli americani dichiarano che gli aiuti verranno sospesi se in Italia prevarrà la sinistra.Il 1948 segna anche l’inizio delle prime attività delle risorgenti organizzazioni fasciste.

Il 9 febbraio ‘48 una squadraccia devasta a San Ferdinando di Puglia la sede del PCI ed uccide cinque persone durante un comizio del fronte.
 

I frontisti, che innalzano come simbolo l’effigie di Garibaldi, reagiscono con forza agli attacchi del governo e della DC e denunciano le interferenze americane e vaticane, l’attività dei comitati civici e i comizi del gesuita padre Lombardi, detto il "microfono di Dio", ispirati a un anticomunismo dai toni apocalittici. 

Continua è anche la battaglia del Fronte contro le discriminazioni dei comunisti nelle fabbriche e negli enti pubblici. E’ l’epoca della caccia ai " fazzoletti rossi " partigiani: vengono arruolati nella polizia oltre ventimila nuovi agenti e ne sono esclusi tutti coloro provenienti dalla Resistenza

Torino aprile 1948. Campagna elettorale del Fronte democratico popolare

I risultati delle elezioni politiche ‘48.

Il 18 aprile vota il 92 % degli iscritti alle liste elettorali. Lo spostamento dei voti rispetto alle elezioni del ‘46 è nettissimo. La DC raggiunge i 12 milioni (dal 35,2 % al 48,4 %), il Fronte popolare scende da 9 a 8 milioni (dal 39,7 % al 31,1 %), il PSLI circa 2 milioni.

Alla camera la DC ha la maggioranza assoluta dei seggi. Un duro colpo per le sinistre, che non si attendevano una sconfitta di tali proporzioni.

La formula del Fronte non ha raggiunto il suo scopo, anzi ha limitato le possibilità di espansione dei due partiti della sinistra.

Napoli aprile 1948. Campagna elettorale del Fronte democratico popolare.

 

L'attentato a Togliatti

Roma, 14 luglio 1948. Togliatti viene trasportato al Policlinico dopo l’attentato.

Il 14 luglio ‘48, nel clima di tensione seguito alla campagna elettorale del 18 aprile, Togliatti è ferito gravemente in un attentato ad opera di uno studente di destra sulle soglie di Montecitorio. L’attentato al capo dei comunisti determina in tutto il paese un’ondata senza precedenti di proteste e di lotte popolari, in gran parte spontanee. 

In tutte le grandi città si crea un clima preinsurrezionale: si hanno blocchi stradali e ferroviari, occupazioni di fabbriche e di edifici pubblici, casi di disarmo della polizia.

14 luglio 1948. Attentato a Togliatti-L’Unità esce in edizione straordinaria.

I dirigenti nazionali e provinciali del Partito e i dirigenti sindacali riescono ad evitare che il movimento di protesta degeneri.

Sesto San Giovanni, 14 luglio 1948. Comizio di Armando Cossutta contro l’attentato a Togliatti

.Le condizioni di salute di Togliatti migliorano rapidamente, si allenta la tensione nel paese. Finita la convalescenza, Togliatti torna a Roma per partecipare ai lavori del Comitato centrale.

Vi pronuncia un intervento in cui dà la giusta dimensione dell’accaduto ed invita i compagni a rimettersi al lavoro per il bene del paese e del Partito. Il 27 settembre, a Roma, la prima grande Festa de "l’Unità", dedicata al ritorno di Togliatti, vede oltre 500.000 persone raccolte intorno al Segretario.


 

La legge truffa

Roma, 1953. Il deputato Pietro Ingrao colpito al capo dalla Celere mentre è in corso al Parlamento il dibattito sulla " legge truffa ".
Alle elezioni amministrative del 1951 e del 1952 la DC ha perduto, rispetto al 1948, 4 milioni di voti.

Nel tentativo di ristabilire un regime di maggioranza assoluta la DC propone una nuova legge elettorale che viene ribattezzata "legge truffa".

Essa prevede che il gruppo dei partiti " apparentati " che superi il 50 % dei voti ottenga in " premio " il 65 % dei seggi .

PCI e PSI danno battaglia in Parlamento e nel Paese

Calabria giugno 1953. Abbasso la legge truffa.

Milano 1953. La polizia carica i dimostranti durante una manifestazione contro la " legge truffa ".

Contro le proteste delle sinistre viene usata la mano pesante.
Dopo drammatiche sedute la maggioranza riesce a far passare la legge alla Camera e al Senato.  Viene indetto un grande sciopero di protesta.

Roma 1953. Piazza della Marina.

La campagna elettorale per il voto del 7 giugno ‘53 si apre in un clima accesissimo. La DC rilancia il tema dell’anticomunismo con l’aiuto massiccio della Chiesa e della Confindustria, ma il 7 giugno la " legge truffa " non scatta. 

Alla DC e agli "apparentati" mancano 57.000 voti per raggiungere la maggioranza assoluta.

L'VIII Congresso

Roma 8-14 dicembre 1956. VIII Congresso del PCI " per una via italiana al socialismo ".

Dall’ 8 al 14 dicembre 1956, si tiene a Roma l’VIII Congresso del PCI. Si tratta di un Congresso di " svolta ". 

Nelle tesi, nel rapporto al Comitato centrale che prepara il Congresso, negli interventi di Togliatti e nel discorso di Longo sullo Statuto, si enuncia con vigore il rapporto stretto e irrinunciabile tra democrazia e socialismo.

Per una via italiana al socialismo

Vengono trattati in modo nuovo i problemi dello Stato, della libertà, della legalità democratica, dei valori non transitori della Costituzione e si afferma il superamento della concezione del "Partito e dello Stato guida".

Roma, 8-14 dicembre 1956. Longo e Togliatti all’VIII Congresso del PCI.

Sono i fondamenti della "via italiana al socialismo".

La discussione rispecchia la volontà della maggioranza di proseguire la lotta su due fronti, contro il settarismo e il riformismo.

Il governo Tambroni

Genovaa, 30 giugno 1960. La manifestazione dei "centomila".

Agli inizi del 1960 si apre una nuova, grave crisi di governo. Per un attacco del presidente della Confin-dustria, De Micheli, contro il potenziamento delle industrie controllate dallo Stato, i liberali si ritirano

dal governo. Segni si dimette nel marzo 1960. 

Gronchi, capo dello Stato, punta apertamente su Tambroni, la DC designa Piccioni e poi Segni.

Genova, 30 giugno 1960. La manifestazione dei "centomila".

L’incarico va a Tambroni che si presenta alla Camera con un governo monocolore, ottiene la fiducia per soli tre voti e con l’appoggio determinante dei ventiquattro deputati del MSI. Subito si dimettono tre ministri. La DC è incerta. Moro chiede l’apertura di una nuova crisi governativa.

Genova, 30 giugno 1960. Scontri in piazza De Ferrari.

Gronchi, il 23 aprile, respinge le dimissioni di Tambroni e lo respinge al senato dove ottiene la fiducia: 128 si e 110 no. A suo favore votano soltanto democristiani e fascisti.

"Questo governo - commenta Togliatti - è il punto più basso cui la DC ha condotto il paese".

Intanto, Tambroni fa intervenire pesantemente la polizia a Ravenna e a Bologna dove si manifesta contro i missili NATO, e a Palermo, dove scendono in piazza gli operai.

Roma. Porta S.Paolo, 6 luglio 1960.
Nel giugno del 1960 il MSI dovrebbe tenere a Genova il suo congresso nazionale. La città è teatro di impressionanti manifestazioni di massa. Antifascisti di tutta Italia accorrono nel capoluogo ligure.

Il 30 giugno uno sciopero indetto dalla CGIL paralizza la città. Un corteo di centomila persone sfila per le vie; quando sta per sciogliersi le camionette della celere caricano la folla.

Reggio Emilia, 7 luglio 1960 (un manifestante ucciso dalla polizia).

Vi sono manifestazioni antifasciste in altre città di Italia e il prefetto è costretto a spostare la sede del Congresso neofascista.

Le repressioni continuano: a Reggio Emilia, dove il 7 luglio la polizia spara raffiche di mitra: 5 morti.

L’8 luglio l’Italia è paralizzata da uno sciopero proclamato dalla CGIL contro Tambroni.

Roma 6 luglio 1960. In piazza contro Tambroni.

Il 12 luglio alla Camera, Togliatti grida rivolto al Presidente del Consiglio:" Vergogna, il suo è l’animo di chi già vive nella guerra civile: il suo è l’animo di un criminale e di un vile".

Il 19 luglio Tambroni è costretto a dimettersi.

La morte di Togliatti

 Roma, 25 agosto 1964: i funerali di Togliatti.

Il 21 agosto 1964 - nel corso di un soggiorno in URSS durante il quale avrebbe dovuto incontrare i leaders sovietici - Palmiro Togliatti muore a Yalta.

La salma è caricata su un aereo che giunge a Roma nel pomeriggio del 22. 

Roma, 25 agosto 1964: i funerali di Togliatti.

I funerali, dopo che per due giorni lavoratori, giovani, donne, uomini di cultura sono sfilati davanti alla bara della camera ardente allestita in via delle Botte-ghe Oscure, sono un avvenimento di enorme portata.

Quel milione di persone, che silenziose e tristi vi prende parte, colpisce e impressiona. Tutta la stampa italiana sottolinea il significato della eccezionale partecipazione di folla.

Roma, 25 agosto 1964: Piazza S. Giovanni i funerali di Togliatti.


 
 

 Roma, 25 agosto 1964: via delle Botteghe Oscure i funerali di Togliatti.

Togliatti ha lasciato un testamento politico: il Memoriale di Yalta. Longo ne annuncia la pubblicazione già il giorno dei funerali, nel triste commiato a S. Giovanni. 

L'XI Congresso


Roma, 25-31 gennaio 1966. XI Congresso del PCI -nella foto Longo, Pajetta, Alicata e Scoccimarro
 Il Palazzo dei Congressi dell’EUR ospita a Roma nel gennaio 1966 l’XI Congresso del PCI . E’ il primo dopo la morte di Togliatti e si svolge in un contesto di grave tensione internazionale (Vietnam),mentre la fase "riformatrice" del centro sinistra appare esaurita .

Il Congresso, nella relazione di Longo, stabilisce che il centro sinistra deve essere giudicato in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue componenti.


 
 

Roma ,25-31 gennaio 1966 XI Congresso del PCI

Nella foto Luigi Longo, Segretario Generale.

 E’ dunque più che mai valida la battaglia per l’unità della classe operaia, anche se essa si pone in modi diversi rispetto al passato. Con il PSI, del resto, i comunisti mantengono saldi legami unitari nel movimento sindacale e nelle amministrazioni locali.

Né la classe operaia può considerarsi "integrata", perchè proprio il fallimento del centro sinistra rende necessarie e possibili nuove e più ampie lotte.

Il Congresso, poi, sviluppa e precisa la concezione che il PCI ha dello Stato, come Stato laico, cioè non ideologico.

Luigi Longo viene confermato Segretario Generale.

Precedentemente, nel giugno 1965, si è tenuta la V Conferenza delle donne comuniste .

La recessione seguita agli anni del miracolo economico si è tradotta in un duro attacco all’occupazione femminile. Nella relazione, Nilde Jotti propone alla discussione della Conferenza il tema di una pianificazione finalizzata anche allo sviluppo del lavoro delle donne e sollecita una riforma dell’istituto famigliare in cui siano sanciti i principi di eguaglianza e di libertà.

La guerra in Vietnam



Roma, 1967. Manifestazione contro l’intervento americano nel Vietnam.
Nel febbraio 1965 gli americani bombardano le città della Repubblica democratica vietnamita.

Il PCI, le sinistre, le organizzazioni democratiche, gli uomini di cultura organizzano la protesta.

E’ un crescendo di " marce ", di " veglie " , di manifestazioni unitarie che durerà fino al raggiungimento degli accordi di Parigi.

In novembre si costituisce il Comitato permanente per la pace e la libertà nel Vietnam, promosso da 34 professori universitari.

 Roma 1967. Manifestazione per il Vietnam.

Nel ‘66, dopo i bombardamenti di Hanoi, l’Italia è ancora in piazza. Nel dicembre Enrico Berlinguer, che guida una delegazione del PCI nella Rdv, si incontra con il presidente Ho Chi Minh, al quale porta la solidarietà dei comunisti e del popolo italiano.

A novembre parte da Milano la "Marcia nord-sud", un altra colonna si muove da Napoli. L’incontro è a Roma, dove il corteo dalle Ardeatine si snoda fino all’ambasciata USA.

L’impegno dei democratici continuerà ancora.


 

Le lotte degli studenti

Roma, 1968. Le lotte degli studenti.

Negli anni 1968 e 1969 i paesi occidentali sono scossi da profondi movimenti di contestazione e di protesta. I giovani, e in particolare gli studenti e gli operai, ne costituiscono la parte piu’ combattiva. La rivolta studentesca ha il suo epicentro nelle università statunitensi, in Germania, in Francia, in Italia.

In Italia il movimento è molto articolato. Punto di partenza sono problemi specificamente legati alla vita degli atenei, in particolare l’ostilità a quella che viene definita la "controriforma universitaria" promossa dal ministro DC Luigi Gui.


 
 
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Milano, piazzale Loreto 1968. Le lotte degli studenti

Le occupazioni di facoltà si susseguono, il movimento si estende anche alle scuole medie superiori. Si verificano scontri, interventi polizieschi, arresti. 

Il movimento va assumendo via via colorazioni marcatamente politiche. Accanto alle questioni dei contenuti e dei metodi degli studi, dell’accesso generalizzato ai livelli elevati di istruzione, dell’attacco ai "baroni ", si agitano temi ideologici, con riferimento all’assetto generale della società, alle prospettive internazionali, alla polemica antimperialista.


 

L'autunno caldo

Torino, autunno 1969. Le lotte operaie.


 
 

 Torino, autunno 1969. Le lotte operaie

L’"autunno caldo" del ’69 è il momento centrale della più ampia offensiva operaia del dopoguerra. E’ l’anno in cui i congressi di CGIL, CISL e UIL non solo rendono più salda l’unità d’azione, ma avvicinano l’unità organizzativa.

 Milano, autunno 1969. Le lotte operaie.

Il 1969 è l’anno in cui i lavoratori rivendicano insieme miglioramenti delle loro condizioni economiche e la possibilità di contare di più nelle scelte produttive e nei diversi aspetti dell’organizzazione di fabbrica.

Le "gabbie salariali" sono annullate, i contratti di categoria si concludono con importanti conquiste.

L'era Berlinguer


Milano, marzo 1972. Il XIII Congresso del PCI.

Lo scioglimento anticipato delle Camere, l’imminenza della consultazione elettorale, la crisi economica e la controffensiva delle destre rappresentano il contesto politico nel quale si svolgono i lavori del XIII Congresso del PCI.

Enrico Berlinguer, vice segretario generale, svolge il rapporto sostenendo la necessità di una "svolta democratica che muti i fini e la qualità dello sviluppo economico, cambi la collocazione delle masse lavoratrici nella vita nazionale, dia una nuova direzione politica al paese".


 

I diritti civili


 Napoli, maggio 1974. Manifestazione a favore del divorzio.

Il 12 maggio 1974 l’Italia dice no alla richiesta di abrogazione della legge che consente il divorzio, già operante da tre anni.

A favore dell’abrogazione agisce la DC di Fanfani, che si trova, nell’occasione, schierata sullo stesso fronte del MSI di Almirante.

 Napoli, 1974. Manifestazione per il divorzio.

Roma, 1974. Incontro in piazza con Nilde Jotti

Maggio 1974 oltre il 59 % degli italiani si pronuncia per il no all’abrogazione del divorzio.

E’ una vittoria cui il PCI reca un contributo determinante, non solo per il grande apporto dei suoi voti, ma per il modo in cui, anche in polemica con altre posizioni settarie e anticlericali dello schieramento laico, ha saputo rivolgersi alle masse, soprattutto a quelle cattoliche.

Molto importante nello scontro risulta l’iniziativa delle donne e dei movimenti femminili.

Le elezioni del '75-'76

Roma, 16 giugno 1975. Via delle Botteghe Oscure.

Le elezioni regionali, provinciali e comunali del 15 giugno 1975 provocano un vero e proprio sconvolgimento. La geografia politica del paese cambia, i rapporti di forza fra i partiti mutano a favore del PCI e della sinistra.

Il PCI guadagna il 5,6% e 48 seggi nei consigli regionali; per converso la DC perde quasi il 3%, mentre anche la destra, nel suo insieme, cala.
 

 Roma, 17 giugno 1975. La bacheca de "L’Unità" con i risultati elettorali.

 Roma, 17 giugno 1975. Giovani della FGCI si avviano verso piazza S. Giovanni per festeggiare la vittoria.

 La distanza in percentuale fra i voti della DC e del PCI si riduce all’1,84% e, per la prima volta, dall’epoca della elezione della Costituente, i voti dei partiti comunista e socialista superano, sommati, quelli della DC. 
Le regioni amministrate dalle sinistre, oltre a Emilia, Toscana, Umbria, sono ora anche Lazio, Liguria, Piemonte.Fra i comuni capoluogo, giunte di sinistra si insediano a Torino, Milano, Napoli, Venezia, Firenze, Bologna, Genova, Perugia.

E’ la prima volta che una città come Napoli sia amministrata, col sindaco Maurizio Valenzi, dalle sinistre, e venga quindi sottratta al pluridecennale dominio monarchico e democristiano.

Diversi fattori hanno influito su questi profondi mutamenti. Uno di essi è che quelle del ‘75 sono state le prime elezioni nel quale il voto è stato esteso ai diciottenni. Un altro fattore è l’estensione e il consolidamento del tessuto democratico di base .


 
 
Roma, 17 giugno 1975. Si festeggia la vittoria delle elezioni amministrative.

 
 

Roma, 21 giugno 1976. Si festeggiano i risultati delle elezioni politiche davanti Botteghe oscure.

Elezioni politiche del 20 giugno 1976.

La legislatura muore anticipatamente nel ‘76 dopo la crisi di un governo DC-PRI (e dopo la rottura sulla legge sull’aborto) per il rifiuto opposto dalla DC a un accordo programmatico sollecitato non solo dai comunisti, ma anche da PSI e PRI.

Agli inizi del ‘76 concordare un programma con il PCI è per la direzione democristiana ancora "un limite invalicabile". Si vota il 20 giugno e i risultati registrano un nuovo balzo in avanti del PCI non solo rispetto al ‘72, ma anche rispetto all’avanzata delle " regionali" del ‘75.

Se nel nuovo parlamento l’avanzata comunista determina un consistente spostamento a sinistra, la DC vi ha ancora una forza con la quale è inevitabile fare i conti. Queste le cifre. Con 12 milioni e seicentomila voti il PCI raggiunge il 34,4% con un incremento del 7,3% rispetto al ‘72. Il PSI resta al di sotto del 10%. La DC raccoglie 14 milioni e duecentomila voti, pari al 38,7%. La destra cala.

Il mezzogiorno dà il 31,4% dei suoi voti al PCI.

Il 20 giugno si è votato anche in alcuni comuni e provincie, la sinistra vince a Roma, per la prima volta, dopo un trentennio di malgoverno democristiano.

Roma 1976. Manifestazione di donne al quartiere Tiburtino.

Con il voto del Senato del 18 maggio 1978 la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza diventa operante. A favore si esprimono PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI e Indipendenti di sinistra; contro la DC, i fascisti e la SVP.

Si conclude così una lunga battaglia dei partiti laici e delle donne per eliminare la piaga dell’aborto clandestino. 

La nuova legge ha avuto un iter travagliatissimo (la Camera aveva approvato le nuove norme già nel gennaio ‘77), sottoposta all’attacco della destra e della DC.

Roma, 1987. Un consultorio alla Magliana. 

La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza

La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza è un importante vittoria civile del movimento delle donne e di un largo schieramento democratico, contro la quale cominceranno ad essere tese nuove insidie, con il sabotaggio dei medici "obiettori" e con una campagna tesa a preparare i referendum abrogazionisti sia da parte degli ultras clericali che da parte dei radicali. 

Il 17 maggio del 1981 il popolo italiano chiamato al referendum sulle proposte di abrogazione, darà una risposta nettissima.

Dirà due grandi "no" all’abrogazione con maggioranza superiore sia a quella realizzatasi nel 1974 sul divorzio sia quella del Parlamento che approvò la legge.

Sarà una grande vittoria dell’Italia moderna, laica, democratica, una grande vittoria delle donne in primo luogo.


 

Le lotte per la casa

1977. Manifestazione per il diritto alla casa.

Le lotte per il diritto alla casa

Il 27 luglio 1978 entra in vigore la legge sull’equo canone, a conclusione di una lunga lotta condotta dal movimento democratico degli inquilini che fanno capo al SUNIA, dalla Federazione sindacale unitaria e dal PCI. La rivendicazione, da parte delle organizzazioni democratiche degli inquilini, dell’equo canone, cioè di un canone di locazione depurato al massimo dall’incidenza di ogni fattore speculativo, in modo da risultare più compatibile con i redditi fissi dei lavoratori e dei pensionati, risale agli inizi degli anni ‘60, in pieno boom edilizio e nel dilagare della speculazione sulle aree fabbricabili, che fa montare il prezzo delle case e di conseguenza i fitti dei nuovi alloggi non soggetti al regime vincolistico.

La legge è però una legge necessariamente di compromesso, della quale purtroppo gli aspetti positivi (il controllo pubblico del prezzo della locazione) sono stati progressivamente oscurati dagli aspetti negativi (la limitata garanzia della stabilità della locazione) a causa dell’ulteriore aggravarsi della crisi delle abitazioni.

Brglinguer muore

  27 settembre 1980. Una data che i lavoratori della Fiat non dimenticano. Due settimane prima dei 14.000 licenziamenti.

Quel giorno a Torino, ricorda Angelo Azzolina, lavoratore comunista della fabbrica: "Berlinguer non invitò ad occupare la fabbrica, ma affermò che il PCI avrebbe appoggiato materialmente, moralmente e politicamente qualunque forma di lotta decisa dal sindacato.

Sauzano, altro lavoratore comunista: "Sentendo quelle parole mi riempii di orgoglio; quando morì in tanti vennero a darmi una pacca sulle spalle."
  Non riesco a parlare di Enrico Berlinguer senza che il mio pensiero vada subito a suo padre Mario, socialista, del quale fui compagno ed amico carissimo e che condivise con me tante battaglie democratiche e tanti rischi........

.........Certo è però questo: che se il PCI è cosi profondamente radicato nella nostra realtà politica lo si deve anche e direi soprattutto alla sua opera.

Desidero solo ricordare tre aspetti della sua personalità, che mi hanno sempre colpito: l’incessante, tormentato impegno di ricerca nello sforzo di aprire vie nuove al suo partito e ad una società come la nostra pluralistica, democratica, in rapida evoluzione e trasformazione; il grande rigore morale; il significato altissimo che egli attribuiva al tessuto di solidarietà, che, al di la delle collocazioni parlamentari, delle divisioni e anche degli scontri, tiene insieme tutte le forze politiche democratiche italiane. Questo legame, a suo giudizio, costituiva oltre che il dato caratteristico di una grande civiltà democratica, uno scudo della nostra democrazia, contro ogni crisi ed ogni aggressione......

........Con questi sentimenti ho seguito a Padova la sua agonia e ho pianto la sua morte.

Sentivo che perdevo un fraterno amico ed un compagno di lotta sicuro. 

Sandro Pertini

 
 

La nostra via al socialismo scaturisce innanzitutto dalla nostra storia nazionale e aderisce alle nostre condizioni nazionali....

...Siamo pianamente impegnati per affermare il carattere laico del nostro partito e della sua lotta, per fare avanzare nelle nostre file e tra milioni di donne e di uomini la conoscenza della realtà e il senso dei processi storici come travaglio complesso, intricato, contraddittorio.

Ma questa visione realistica e critica del volgere della storia non ci porta certo a ridurre la nostra battaglia alla semplice correzione dei mali dell’assetto sociale esistente.

Ci liberiamo dai miti, ma non cadiamo in un piatto empirismo. E tendiamo a impegnarci con tutte le nostre energie nella lotta per la vittoria di una causa che ha in sé gli ideali e i valori più positivi per la società e per l’uomo. 

Questa concezione critica, scientifica e, al tempo stesso, di ampio respiro ideale e propria della tradizione più feconda e originale del marxismo e del movimento operaio in Italia. 

Essa ha il punto di riferimento iniziale nella speculazione teorica e nell’insegnamento politico di Antonio Labriola, che ha compiuto una grande opera per liberare il movimento operaio e il pensiero marxista dalle deformazioni del positivismo e del determinismo.

Successivamente Gramsci e Togliatti, continuando l’opera di Labriola e mettendo a frutto con genialità la lezione di Lenin, ci hanno educato a comprendere in modo nuovo la nostra storia nazionale, e a saperci confrontare con le tradizioni migliori e con le correnti più vive della cultura italiana, europea e mondiale, a pensare e a lavorare per una nuova strategia della rivoluzione in Italia e in occidente e a saper organizzare un partito comunista di tipo nuovo valido strumento di questa strategia.....

... Tutte le nostre proposte, tutte le nostre lotte e le stesse nostre polemiche tendono e debbono tendere ad affermare il principio, il metodo e la pratica dell’unità....
 
 

Enrico Berlinguer