Dalla Resistenza a Berlinguer
Il dopoguerra
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Roma, Basilica di Massenzio, settembre 1946. Togliatti e Ingrao alla
festa de " l’Unità ".
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All’indomani del 25 aprile il PCI può
presentarsi come un protagonista della Resistenza, su di esso si appuntano
domande spesso radicali, la scommessa è tradurle nella crescita
dello schieramento rinnovatore e in iniziativa cosciente delle masse.
L’obiettivo non è quello di una trasformazione socialista, ma
l’eliminazione delle radici sociali del fascismo e l’instaurazione di un
regime di democrazia progressiva.
Alla fine del ‘45 i tesserati sono quasi un milione e mezzo, di cui
oltre 270 mila donne. |
Roma, settembre 1947. Manifestazione contro il carovita a Piazza
del Popolo. |
IL V Congresso del PCI, il primo legale dopo
l’avvento del fascismo si svolge a Roma dal 29 dicembre ‘45 al 7 gennaio
‘46. Togliatti ribadisce la linea tracciata con la svolta di Salerno.
Linee generali del V Congresso
Si riafferma la validità della linea di unità nazionale
democratica, decisa con la svolta di Salerno, e la concezione del Partito
nuovo, di massa, nazionale, di governo. In politica estera si richiede
il ripristino integrale dell’indipendenza del paese, sulla base di un trattato
di pace equo, che tenga conto del contributo italiano alla battaglia antifascista
e alla guerra di liberazione.
Sul piano istituzionale il V Congresso si pronuncia nettamente per la
soluzione repubblicana, reclama l’abolizione del regime prefettizio, il
rafforzamento di forme di controllo popolare. |
Sul piano economico viene rivendicata l’attuazione di riforme di struttura,
fondate su una politica di nazionalizzazione dei grandi complessi monopolistici,
sulla pianificazione economica e sul controllo della produzione da parte
dei lavoratori.
Il PCI fa appello, per realizzare il suo programma, non solo alla classe
operaia, ma "a tutti gli italiani che vivono del proprio lavoro, senza
esclusioni di ceti sociali e discriminazioni filosofiche o religiose".
Lo statuto del partito stabilisce che non è richiesta, per entrare
nelle sue file, l’adesione all’ideologia marxista. |
La Costituzione
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Parma 1945. Comizio per la Costituente.
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Il 2 giugno 1946 si tengono le elezioni per
l’Assemblea costituente, con il sistema proporzionale e a suffragio universale;
per la prima volta in Italia votano anche le donne.
Contemporaneamente alle elezioni per la Costituente si tiene il referendum
istituzionale. Prevale la repubblica, con 2 milioni di voti di scarto.
A favore della scelta repubblicana si sono schierati i partiti di sinistra,
a favore della monarchia i liberali. |
Milano settembre ‘45. Manifestazione in Piazza del Duomo. |
La DC si è pronunciata ufficialmente
a favore della repubblica, ma aveva lasciato libero il suo elettorato di
votare per la monarchia, evitando in tal modo contrasti e fratture al suo
interno.
Le elezioni per la Costituente premiano i tre partiti di massa, DC 35%,
PSI 20% e il PCI 19%.
La nuova costituzione (1 gennaio 1948) è il frutto della ricerca
di unità tra le forze che hanno dato vita alla Resistenza, proprio
in un periodo in cui si manifestano fratture profonde per quanto riguarda
le alleanze di governo.
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I principi della Costituzione repubblicana e antifascista.
La Costituzione del 1948 è strutturata sui valori della democrazia,
della solidarietà, della valorizzazione del lavoro.
Prevede il ruolo attivo dello Stato per realizzare forme di equità
e di giustizia sociale.
Stabilisce la preminenza del Parlamento sul governo, allo scopo di assicurare
il massimo controllo sulle scelte di governo ed evitare ogni rischio di
degenerazione dittatoriale.
Nell’articolo 7 si regolano i rapporti tra Stato e Chiesa "ciascuno
nel suo ordine indipendente e sovrano", recuperando ciò che era
stato fissato dai Patti Lateranensi del 1929. La votazione di quest’articolo
suscitò scalpore e una lunga polemica.
L’attuazione delle norme costituzionali è stata, purtroppo, molto
lenta e per molti anni parziale. L’ordinamento dello Stato e la legislazione,
elaborata in buona parte nel ventennio hanno stentato ad adeguarsi agli
innovativi principi costituzionali.
Articoli che caratterizzano in senso progressista la Costituzione
L’art1 L’Italia è una "repubblica democratica fondata sul
lavoro" l’art 3 che definisce il dovere della Repubblica di rimuovere gli
ostacoli economici e sociali che limitano l’esercizio della libertà
dei cittadini, l’art 40 sul diritto di sciopero, l’art 7 sui rapporti fra
Stato e Chiesa ("ciascuno nel suo ordine indipendente e sovrano").
Sulla condizione femminile, i più importanti sono l’art 3, l’art
37 e 51. |
Le elezioni del '48
Milano aprile 1948. La campagna elettorale del Fronte democratico
popolare. |
Roma 1948. Comizio del MSI (sulla destra Almirante). |
La campagna elettorale del 1948 assume toni
molto aspri.
Il Vaticano e la DC agitano lo spettro incombente di una " minaccia
comunista ". La campagna contro il PCI e i suoi legami con l’URSS è
alimentata dalla speculazione sui " prigionieri in Russia ", elemento costante
della propaganda democristiana e della destra. Gli americani dichiarano
che gli aiuti verranno sospesi se in Italia prevarrà la sinistra.Il
1948 segna anche l’inizio delle prime attività delle risorgenti
organizzazioni fasciste.
Il 9 febbraio ‘48 una squadraccia devasta a San Ferdinando di Puglia
la sede del PCI ed uccide cinque persone durante un comizio del fronte.
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I frontisti, che innalzano come simbolo l’effigie di Garibaldi, reagiscono
con forza agli attacchi del governo e della DC e denunciano le interferenze
americane e vaticane, l’attività dei comitati civici e i comizi
del gesuita padre Lombardi, detto il "microfono di Dio", ispirati a un
anticomunismo dai toni apocalittici.
Continua è anche la battaglia del Fronte contro le discriminazioni
dei comunisti nelle fabbriche e negli enti pubblici. E’ l’epoca della caccia
ai " fazzoletti rossi " partigiani: vengono arruolati nella polizia oltre
ventimila nuovi agenti e ne sono esclusi tutti coloro provenienti dalla
Resistenza |
Torino aprile 1948. Campagna elettorale del Fronte democratico
popolare |
I risultati delle elezioni politiche ‘48.
Il 18 aprile vota il 92 % degli iscritti alle liste elettorali. Lo spostamento
dei voti rispetto alle elezioni del ‘46 è nettissimo. La DC raggiunge
i 12 milioni (dal 35,2 % al 48,4 %), il Fronte popolare scende da 9 a 8
milioni (dal 39,7 % al 31,1 %), il PSLI circa 2 milioni.
Alla camera la DC ha la maggioranza assoluta dei seggi. Un duro colpo
per le sinistre, che non si attendevano una sconfitta di tali proporzioni.
La formula del Fronte non ha raggiunto il suo scopo, anzi ha limitato
le possibilità di espansione dei due partiti della sinistra. |
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Napoli aprile 1948. Campagna elettorale del Fronte democratico popolare. |
L'attentato a Togliatti
Roma, 14 luglio 1948. Togliatti viene trasportato al Policlinico
dopo l’attentato. |
Il 14 luglio ‘48, nel clima di tensione seguito
alla campagna elettorale del 18 aprile, Togliatti è ferito gravemente
in un attentato ad opera di uno studente di destra sulle soglie di Montecitorio.
L’attentato al capo dei comunisti determina in tutto il paese un’ondata
senza precedenti di proteste e di lotte popolari, in gran parte spontanee.
In tutte le grandi città si crea un clima preinsurrezionale:
si hanno blocchi stradali e ferroviari, occupazioni di fabbriche e di edifici
pubblici, casi di disarmo della polizia. |
14 luglio 1948. Attentato a Togliatti-L’Unità esce in edizione
straordinaria.
I dirigenti nazionali e provinciali del Partito e i dirigenti sindacali
riescono ad evitare che il movimento di protesta degeneri. |
Sesto San Giovanni, 14 luglio 1948. Comizio di Armando Cossutta contro
l’attentato a Togliatti |
.Le condizioni di salute di Togliatti
migliorano rapidamente, si allenta la tensione nel paese. Finita la convalescenza,
Togliatti torna a Roma per partecipare ai lavori del Comitato centrale.
Vi pronuncia un intervento in cui dà la giusta dimensione dell’accaduto
ed invita i compagni a rimettersi al lavoro per il bene del paese e del
Partito. Il 27 settembre, a Roma, la prima grande Festa de "l’Unità",
dedicata al ritorno di Togliatti, vede oltre 500.000 persone raccolte intorno
al Segretario. |
La legge truffa
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Roma, 1953. Il deputato Pietro Ingrao colpito al capo dalla Celere mentre
è in corso al Parlamento il dibattito sulla " legge truffa ".
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Alle elezioni amministrative del 1951 e del
1952 la DC ha perduto, rispetto al 1948, 4 milioni di voti.
Nel tentativo di ristabilire un regime di maggioranza assoluta la DC
propone una nuova legge elettorale che viene ribattezzata "legge truffa".
Essa prevede che il gruppo dei partiti " apparentati " che superi il
50 % dei voti ottenga in " premio " il 65 % dei seggi .
PCI e PSI danno battaglia in Parlamento e nel Paese |
Calabria giugno 1953. Abbasso la legge truffa. |
Milano 1953. La polizia carica i dimostranti durante una manifestazione
contro la " legge truffa ". |
Contro le proteste delle sinistre viene usata la mano pesante.
Dopo drammatiche sedute la maggioranza riesce a far passare la legge
alla Camera e al Senato. Viene indetto un grande sciopero di protesta. |
Roma 1953. Piazza della Marina. |
La campagna elettorale per il voto del 7 giugno
‘53 si apre in un clima accesissimo. La DC rilancia il tema dell’anticomunismo
con l’aiuto massiccio della Chiesa e della Confindustria, ma il 7 giugno
la " legge truffa " non scatta.
Alla DC e agli "apparentati" mancano 57.000 voti per raggiungere la
maggioranza assoluta. |
L'VIII Congresso
Roma 8-14 dicembre 1956. VIII Congresso del PCI " per una via italiana
al socialismo ". |
Dall’ 8 al 14 dicembre 1956, si tiene a Roma
l’VIII Congresso del PCI. Si tratta di un Congresso di " svolta ".
Nelle tesi, nel rapporto al Comitato centrale che prepara il Congresso,
negli interventi di Togliatti e nel discorso di Longo sullo Statuto, si
enuncia con vigore il rapporto stretto e irrinunciabile tra democrazia
e socialismo.
Per una via italiana al socialismo
Vengono trattati in modo nuovo i problemi dello Stato, della libertà,
della legalità democratica, dei valori non transitori della Costituzione
e si afferma il superamento della concezione del "Partito e dello Stato
guida". |
Roma, 8-14 dicembre 1956. Longo e Togliatti all’VIII Congresso del
PCI. |
Sono i fondamenti della "via italiana al socialismo".
La discussione rispecchia la volontà della maggioranza di proseguire
la lotta su due fronti, contro il settarismo e il riformismo. |
Il governo Tambroni
Genovaa, 30 giugno 1960. La manifestazione dei "centomila". |
Agli inizi del 1960 si apre una nuova, grave
crisi di governo. Per un attacco del presidente della Confin-dustria, De
Micheli, contro il potenziamento delle industrie controllate dallo Stato,
i liberali si ritirano
dal governo. Segni si dimette nel marzo 1960.
Gronchi, capo dello Stato, punta apertamente su Tambroni, la DC designa
Piccioni e poi Segni. |
Genova, 30 giugno 1960. La manifestazione dei "centomila". |
L’incarico va a Tambroni che si presenta alla
Camera con un governo monocolore, ottiene la fiducia per soli tre voti
e con l’appoggio determinante dei ventiquattro deputati del MSI. Subito
si dimettono tre ministri. La DC è incerta. Moro chiede l’apertura
di una nuova crisi governativa. |
Genova, 30 giugno 1960. Scontri in piazza De Ferrari. |
Gronchi, il 23 aprile, respinge le dimissioni di Tambroni
e lo respinge al senato dove ottiene la fiducia: 128 si e 110 no. A suo
favore votano soltanto democristiani e fascisti.
"Questo governo - commenta Togliatti - è il punto più
basso cui la DC ha condotto il paese".
Intanto, Tambroni fa intervenire pesantemente la polizia a Ravenna e
a Bologna dove si manifesta contro i missili NATO, e a Palermo, dove scendono
in piazza gli operai. |
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Roma. Porta S.Paolo, 6 luglio 1960. |
Nel giugno del 1960 il MSI dovrebbe tenere a Genova il suo
congresso nazionale. La città è teatro di impressionanti
manifestazioni di massa. Antifascisti di tutta Italia accorrono nel capoluogo
ligure.
Il 30 giugno uno sciopero indetto dalla CGIL paralizza la città.
Un corteo di centomila persone sfila per le vie; quando sta per sciogliersi
le camionette della celere caricano la folla. |
Reggio Emilia, 7 luglio 1960 (un manifestante ucciso dalla polizia). |
Vi sono manifestazioni antifasciste in altre
città di Italia e il prefetto è costretto a spostare la sede
del Congresso neofascista.
Le repressioni continuano: a Reggio Emilia, dove il 7 luglio la polizia
spara raffiche di mitra: 5 morti.
L’8 luglio l’Italia è paralizzata da uno sciopero proclamato
dalla CGIL contro Tambroni. |
Roma 6 luglio 1960. In piazza contro Tambroni. |
Il 12 luglio alla Camera, Togliatti grida rivolto
al Presidente del Consiglio:" Vergogna, il suo è l’animo di chi
già vive nella guerra civile: il suo è l’animo di un criminale
e di un vile".
Il 19 luglio Tambroni è costretto a dimettersi. |
La morte di Togliatti
Roma, 25 agosto 1964: i funerali di Togliatti. |
Il 21 agosto 1964 - nel corso di un soggiorno in URSS durante
il quale avrebbe dovuto incontrare i leaders sovietici - Palmiro Togliatti
muore a Yalta.
La salma è caricata su un aereo che giunge a Roma nel pomeriggio
del 22. |
Roma, 25 agosto 1964: i funerali di Togliatti. |
I funerali, dopo che per due giorni lavoratori,
giovani, donne, uomini di cultura sono sfilati davanti alla bara della
camera ardente allestita in via delle Botte-ghe Oscure, sono un avvenimento
di enorme portata.
Quel milione di persone, che silenziose e tristi vi prende parte, colpisce
e impressiona. Tutta la stampa italiana sottolinea il significato della
eccezionale partecipazione di folla. |
Roma, 25 agosto 1964: Piazza S. Giovanni i funerali di Togliatti. |
Roma, 25 agosto 1964: via delle Botteghe Oscure i funerali
di Togliatti. |
Togliatti ha lasciato un testamento politico: il Memoriale
di Yalta. Longo ne annuncia la pubblicazione già il giorno dei funerali,
nel triste commiato a S. Giovanni. |
L'XI Congresso
Roma, 25-31 gennaio 1966. XI Congresso del PCI -nella foto Longo,
Pajetta, Alicata e Scoccimarro |
Il Palazzo dei Congressi dell’EUR ospita
a Roma nel gennaio 1966 l’XI Congresso del PCI . E’ il primo dopo la morte
di Togliatti e si svolge in un contesto di grave tensione internazionale
(Vietnam),mentre la fase "riformatrice" del centro sinistra appare esaurita
.
Il Congresso, nella relazione di Longo, stabilisce che il centro sinistra
deve essere giudicato in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue componenti. |
Roma ,25-31 gennaio 1966 XI Congresso del PCI
Nella foto Luigi Longo, Segretario Generale. |
E’ dunque più che mai valida la
battaglia per l’unità della classe operaia, anche se essa si pone
in modi diversi rispetto al passato. Con il PSI, del resto, i comunisti
mantengono saldi legami unitari nel movimento sindacale e nelle amministrazioni
locali.
Né la classe operaia può considerarsi "integrata", perchè
proprio il fallimento del centro sinistra rende necessarie e possibili
nuove e più ampie lotte.
Il Congresso, poi, sviluppa e precisa la concezione che il PCI ha dello
Stato, come Stato laico, cioè non ideologico.
Luigi Longo viene confermato Segretario Generale.
Precedentemente, nel giugno 1965, si è tenuta la V Conferenza
delle donne comuniste .
La recessione seguita agli anni del miracolo economico si è tradotta
in un duro attacco all’occupazione femminile. Nella relazione, Nilde Jotti
propone alla discussione della Conferenza il tema di una pianificazione
finalizzata anche allo sviluppo del lavoro delle donne e sollecita una
riforma dell’istituto famigliare in cui siano sanciti i principi di eguaglianza
e di libertà. |
La guerra in Vietnam
Roma, 1967. Manifestazione contro l’intervento americano nel Vietnam. |
Nel febbraio 1965 gli americani bombardano le
città della Repubblica democratica vietnamita.
Il PCI, le sinistre, le organizzazioni democratiche, gli uomini di cultura
organizzano la protesta.
E’ un crescendo di " marce ", di " veglie " , di manifestazioni unitarie
che durerà fino al raggiungimento degli accordi di Parigi.
In novembre si costituisce il Comitato permanente per la pace e la libertà
nel Vietnam, promosso da 34 professori universitari. |
Roma 1967. Manifestazione per il Vietnam. |
Nel ‘66, dopo i bombardamenti di Hanoi, l’Italia
è ancora in piazza. Nel dicembre Enrico Berlinguer, che guida una
delegazione del PCI nella Rdv, si incontra con il presidente Ho Chi Minh,
al quale porta la solidarietà dei comunisti e del popolo italiano.
A novembre parte da Milano la "Marcia nord-sud", un altra colonna si
muove da Napoli. L’incontro è a Roma, dove il corteo dalle Ardeatine
si snoda fino all’ambasciata USA.
L’impegno dei democratici continuerà ancora. |
Le lotte degli studenti
Roma, 1968. Le lotte degli studenti. |
Negli anni 1968 e 1969 i paesi occidentali sono scossi da
profondi movimenti di contestazione e di protesta. I giovani, e in particolare
gli studenti e gli operai, ne costituiscono la parte piu’ combattiva. La
rivolta studentesca ha il suo epicentro nelle università statunitensi,
in Germania, in Francia, in Italia.
In Italia il movimento è molto articolato. Punto di partenza
sono problemi specificamente legati alla vita degli atenei, in particolare
l’ostilità a quella che viene definita la "controriforma universitaria"
promossa dal ministro DC Luigi Gui. |
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Milano, piazzale Loreto 1968. Le lotte degli studenti |
Le occupazioni di facoltà si susseguono,
il movimento si estende anche alle scuole medie superiori. Si verificano
scontri, interventi polizieschi, arresti.
Il movimento va assumendo via via colorazioni marcatamente politiche.
Accanto alle questioni dei contenuti e dei metodi degli studi, dell’accesso
generalizzato ai livelli elevati di istruzione, dell’attacco ai "baroni
", si agitano temi ideologici, con riferimento all’assetto generale della
società, alle prospettive internazionali, alla polemica antimperialista. |
L'autunno caldo
Torino, autunno 1969. Le lotte operaie. |
Torino, autunno 1969. Le lotte operaie |
L’"autunno caldo" del ’69 è il momento centrale della
più ampia offensiva operaia del dopoguerra. E’ l’anno in cui i congressi
di CGIL, CISL e UIL non solo rendono più salda l’unità d’azione,
ma avvicinano l’unità organizzativa. |
Milano, autunno 1969. Le lotte operaie. |
Il 1969 è l’anno in cui i lavoratori rivendicano
insieme miglioramenti delle loro condizioni economiche e la possibilità
di contare di più nelle scelte produttive e nei diversi aspetti
dell’organizzazione di fabbrica.
Le "gabbie salariali" sono annullate, i contratti di categoria si concludono
con importanti conquiste. |
L'era Berlinguer
Milano, marzo 1972. Il XIII Congresso del PCI. |
Lo scioglimento anticipato delle Camere, l’imminenza
della consultazione elettorale, la crisi economica e la controffensiva
delle destre rappresentano il contesto politico nel quale si svolgono i
lavori del XIII Congresso del PCI.
Enrico Berlinguer, vice segretario generale, svolge il rapporto sostenendo
la necessità di una "svolta democratica che muti i fini e la qualità
dello sviluppo economico, cambi la collocazione delle masse lavoratrici
nella vita nazionale, dia una nuova direzione politica al paese". |
I diritti civili
Napoli, maggio 1974. Manifestazione a favore del divorzio. |
Il 12 maggio 1974 l’Italia dice no alla richiesta
di abrogazione della legge che consente il divorzio, già operante
da tre anni.
A favore dell’abrogazione agisce la DC di Fanfani, che si trova, nell’occasione,
schierata sullo stesso fronte del MSI di Almirante. |
Napoli, 1974. Manifestazione per il divorzio. |
Roma, 1974. Incontro in piazza con Nilde Jotti |
Maggio 1974 oltre il 59 % degli italiani si
pronuncia per il no all’abrogazione del divorzio.
E’ una vittoria cui il PCI reca un contributo determinante, non solo
per il grande apporto dei suoi voti, ma per il modo in cui, anche in polemica
con altre posizioni settarie e anticlericali dello schieramento laico,
ha saputo rivolgersi alle masse, soprattutto a quelle cattoliche.
Molto importante nello scontro risulta l’iniziativa delle donne e dei
movimenti femminili. |
Le elezioni del '75-'76
Roma, 16 giugno 1975. Via delle Botteghe Oscure. |
Le elezioni regionali, provinciali e comunali
del 15 giugno 1975 provocano un vero e proprio sconvolgimento. La geografia
politica del paese cambia, i rapporti di forza fra i partiti mutano a favore
del PCI e della sinistra.
Il PCI guadagna il 5,6% e 48 seggi nei consigli regionali; per converso
la DC perde quasi il 3%, mentre anche la destra, nel suo insieme, cala.
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Roma, 17 giugno 1975. La bacheca de "L’Unità" con i
risultati elettorali. |
Roma, 17 giugno 1975. Giovani della FGCI si avviano verso piazza
S. Giovanni per festeggiare la vittoria. |
La distanza in percentuale
fra i voti della DC e del PCI si riduce all’1,84% e, per la prima volta,
dall’epoca della elezione della Costituente, i voti dei partiti comunista
e socialista superano, sommati, quelli della DC.
Le regioni amministrate dalle sinistre, oltre a Emilia, Toscana, Umbria,
sono ora anche Lazio, Liguria, Piemonte.Fra i comuni capoluogo, giunte
di sinistra si insediano a Torino, Milano, Napoli, Venezia, Firenze, Bologna,
Genova, Perugia.
E’ la prima volta che una città come Napoli sia amministrata,
col sindaco Maurizio Valenzi, dalle sinistre, e venga quindi sottratta
al pluridecennale dominio monarchico e democristiano.
Diversi fattori hanno influito su questi profondi mutamenti. Uno di
essi è che quelle del ‘75 sono state le prime elezioni nel quale
il voto è stato esteso ai diciottenni. Un altro fattore è
l’estensione e il consolidamento del tessuto democratico di base . |
Roma, 17 giugno 1975. Si festeggia la vittoria delle elezioni amministrative.
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Roma, 21 giugno 1976. Si festeggiano i risultati delle elezioni politiche
davanti Botteghe oscure. |
Elezioni politiche del 20 giugno 1976.
La legislatura muore anticipatamente nel ‘76 dopo la crisi di un governo
DC-PRI (e dopo la rottura sulla legge sull’aborto) per il rifiuto opposto
dalla DC a un accordo programmatico sollecitato non solo dai comunisti,
ma anche da PSI e PRI.
Agli inizi del ‘76 concordare un programma con il PCI è per la
direzione democristiana ancora "un limite invalicabile". Si vota il 20
giugno e i risultati registrano un nuovo balzo in avanti del PCI non solo
rispetto al ‘72, ma anche rispetto all’avanzata delle " regionali" del
‘75.
Se nel nuovo parlamento l’avanzata comunista determina un consistente
spostamento a sinistra, la DC vi ha ancora una forza con la quale è
inevitabile fare i conti. Queste le cifre. Con 12 milioni e seicentomila
voti il PCI raggiunge il 34,4% con un incremento del 7,3% rispetto al ‘72.
Il PSI resta al di sotto del 10%. La DC raccoglie 14 milioni e duecentomila
voti, pari al 38,7%. La destra cala.
Il mezzogiorno dà il 31,4% dei suoi voti al PCI.
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Il 20 giugno si è votato anche in alcuni comuni e provincie, la
sinistra vince a Roma, per la prima volta, dopo un trentennio di malgoverno
democristiano.
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Roma 1976. Manifestazione di donne al quartiere Tiburtino. |
Con il voto del Senato del 18 maggio 1978 la
legge sull’interruzione volontaria della gravidanza diventa operante. A
favore si esprimono PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI e Indipendenti di sinistra;
contro la DC, i fascisti e la SVP.
Si conclude così una lunga battaglia dei partiti laici e delle
donne per eliminare la piaga dell’aborto clandestino.
La nuova legge ha avuto un iter travagliatissimo (la Camera aveva approvato
le nuove norme già nel gennaio ‘77), sottoposta all’attacco della
destra e della DC. |
Roma, 1987. Un consultorio alla Magliana. |
La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza
La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza è un importante
vittoria civile del movimento delle donne e di un largo schieramento democratico,
contro la quale cominceranno ad essere tese nuove insidie, con il sabotaggio
dei medici "obiettori" e con una campagna tesa a preparare i referendum
abrogazionisti sia da parte degli ultras clericali che da parte dei radicali.
Il 17 maggio del 1981 il popolo italiano chiamato al referendum sulle
proposte di abrogazione, darà una risposta nettissima.
Dirà due grandi "no" all’abrogazione con maggioranza superiore
sia a quella realizzatasi nel 1974 sul divorzio sia quella del Parlamento
che approvò la legge.
Sarà una grande vittoria dell’Italia moderna, laica, democratica,
una grande vittoria delle donne in primo luogo. |
Le lotte per la casa
1977. Manifestazione per il diritto alla casa. |
Le lotte per il diritto alla casa
Il 27 luglio 1978 entra in vigore la legge sull’equo canone, a conclusione
di una lunga lotta condotta dal movimento democratico degli inquilini che
fanno capo al SUNIA, dalla Federazione sindacale unitaria e dal PCI. La
rivendicazione, da parte delle organizzazioni democratiche degli inquilini,
dell’equo canone, cioè di un canone di locazione depurato al massimo
dall’incidenza di ogni fattore speculativo, in modo da risultare più
compatibile con i redditi fissi dei lavoratori e dei pensionati, risale
agli inizi degli anni ‘60, in pieno boom edilizio e nel dilagare della
speculazione sulle aree fabbricabili, che fa montare il prezzo delle case
e di conseguenza i fitti dei nuovi alloggi non soggetti al regime vincolistico.
La legge è però una legge necessariamente di compromesso,
della quale purtroppo gli aspetti positivi (il controllo pubblico del prezzo
della locazione) sono stati progressivamente oscurati dagli aspetti negativi
(la limitata garanzia della stabilità della locazione) a causa dell’ulteriore
aggravarsi della crisi delle abitazioni. |
Brglinguer muore
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27 settembre 1980. Una data che i lavoratori
della Fiat non dimenticano. Due settimane prima dei 14.000 licenziamenti.
Quel giorno a Torino, ricorda Angelo Azzolina, lavoratore comunista
della fabbrica: "Berlinguer non invitò ad occupare la fabbrica,
ma affermò che il PCI avrebbe appoggiato materialmente, moralmente
e politicamente qualunque forma di lotta decisa dal sindacato.
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Sauzano, altro lavoratore comunista: "Sentendo quelle parole mi riempii
di orgoglio; quando morì in tanti vennero a darmi una pacca sulle
spalle."
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Non riesco a parlare di Enrico Berlinguer senza
che il mio pensiero vada subito a suo padre Mario, socialista, del quale
fui compagno ed amico carissimo e che condivise con me tante battaglie
democratiche e tanti rischi........
.........Certo è però questo: che se il PCI è cosi
profondamente radicato nella nostra realtà politica lo si deve anche
e direi soprattutto alla sua opera.
Desidero solo ricordare tre aspetti della sua personalità, che
mi hanno sempre colpito: l’incessante, tormentato impegno di ricerca nello
sforzo di aprire vie nuove al suo partito e ad una società come
la nostra pluralistica, democratica, in rapida evoluzione e trasformazione;
il grande rigore morale; il significato altissimo che egli attribuiva al
tessuto di solidarietà, che, al di la delle collocazioni parlamentari,
delle divisioni e anche degli scontri, tiene insieme tutte le forze politiche
democratiche italiane. Questo legame, a suo giudizio, costituiva oltre
che il dato caratteristico di una grande civiltà democratica, uno
scudo della nostra democrazia, contro ogni crisi ed ogni aggressione......
........Con questi sentimenti ho seguito a Padova la sua agonia e ho
pianto la sua morte.
Sentivo che perdevo un fraterno amico ed un compagno di lotta sicuro.
Sandro Pertini
La nostra via al socialismo scaturisce innanzitutto dalla nostra storia
nazionale e aderisce alle nostre condizioni nazionali....
...Siamo pianamente impegnati per affermare il carattere laico del nostro
partito e della sua lotta, per fare avanzare nelle nostre file e tra milioni
di donne e di uomini la conoscenza della realtà e il senso dei processi
storici come travaglio complesso, intricato, contraddittorio.
Ma questa visione realistica e critica del volgere della storia non
ci porta certo a ridurre la nostra battaglia alla semplice correzione dei
mali dell’assetto sociale esistente.
Ci liberiamo dai miti, ma non cadiamo in un piatto empirismo. E tendiamo
a impegnarci con tutte le nostre energie nella lotta per la vittoria di
una causa che ha in sé gli ideali e i valori più positivi
per la società e per l’uomo.
Questa concezione critica, scientifica e, al tempo stesso, di ampio
respiro ideale e propria della tradizione più feconda e originale
del marxismo e del movimento operaio in Italia.
Essa ha il punto di riferimento iniziale nella speculazione teorica
e nell’insegnamento politico di Antonio Labriola, che ha compiuto una grande
opera per liberare il movimento operaio e il pensiero marxista dalle deformazioni
del positivismo e del determinismo.
Successivamente Gramsci e Togliatti, continuando l’opera di Labriola
e mettendo a frutto con genialità la lezione di Lenin, ci hanno
educato a comprendere in modo nuovo la nostra storia nazionale, e a saperci
confrontare con le tradizioni migliori e con le correnti più vive
della cultura italiana, europea e mondiale, a pensare e a lavorare per
una nuova strategia della rivoluzione in Italia e in occidente e a saper
organizzare un partito comunista di tipo nuovo valido strumento di questa
strategia.....
... Tutte le nostre proposte, tutte le nostre lotte e le stesse nostre
polemiche tendono e debbono tendere ad affermare il principio, il metodo
e la pratica dell’unità....
Enrico Berlinguer
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