Il territorio di Cabras ha un estensione di 10300 ettari
circa, de quali, potenzialmente, 7400 circa sono destinati
all’agricoltura ed alla pastorizia.
Della superficie destinata all’attività agricola si
distinguono 3 diversi areali:
1.
Bennaxi;
2.
Gragori;
3.
Sinis.
Il Bennaxi
pedologicamente è un terreno alluvionale (Miocene) di origine recente,
ricco di humus, molto fertile. Si estende in prossimità del fiume e si
estende per circa 300 ha. Risulta adatto alla coltivazione di ortive.
Il
Gragori
dal punto di vista pedologico è un terreno alluvionale (Miocene) di
antica origine, più sabbioso e ricco di potassio, perciò meno fertile.
Si estende per 1500 ettari. E’ adatto alla coltivazione della vite, in
particolare del vitigno Vernaccia; infatti, le caratteristiche
pedologiche del suolo conferiscono al vino delle qualità organolettiche
singolari che sono in grado di rendere unico il prodotto finale: per
l’appunto il vino “Vernaccia”
Il
Sinis
è un terreno alluvionale antico che si estende per 5914
ettari e a differenza degli altri due è pedologicamente eterogeneo, in
quanto abbiamo diversi tipi di suolo a seconda della zona e
dell’altimetria. Nel Sinis si coltivano prevalentemente colture
cerealicole, cucurbitacee, carciofo, vite e olivo (quest’ultima coltura
è di recente diffusione – anni 50-60 – in quanto, precedentemente, era
diffusa soprattutto vicino al centro abitato).
Un territorio dalle caratteristiche pedoclimatiche
uniche, dove si possono praticare diverse colture con risultati
notevoli sia sotto il profilo quantitativo sia qualitativo.
Le colture più diffuse nel nostro territorio sono:
-
il
carciofo
var. spinoso sardo, oggi affiancato da un’altra varietà,
Thema 2000, molto più precoce e con un capolino di maggior diametro, ma
non autoctono (deriva da un ibridazione fra la varietà spinoso sardo e
moretto toscano). In passato si coltivava unicamente nel Bennaxi e nel
Gragori vista la disponibilità di acqua di irrigazione, oggi si coltiva
in tutte e tre le zone del territorio visto che nel Sinis si sono
realizzati numerosissimi punti di approvvigionamento di profondità
talvolta rilevanti a seconda dell’altimetria e della presenza più o meno
superficiale della falda acquifera.
-
il
pomodoro,
con le varietà da industria e da mensa. La varietà da mensa
risulta una coltura specializzata protetta in quanto si coltiva
unicamente negli apprestamenti serricoli. Si coltiva prevalentemente in
Bennaxi e in alcune zone del Sinis in terreni soprattutto organogeni;
-
le
cucurbitacee
(melone ed anguria) sono diffuse in tutte e tre le zone della superficie
agraria territoriale, ma le migliori qualità organolettiche del melone
sono perseguite quando si coltiva nel Sinis e non viene irrigato. Il
prodotto melone viene esportato anche fuori dalla Sardegna con il
marchio “Melone del Sinis”. Ultimamente si sta abbandonando la
coltivazione del melone in asciutto per le mutate condizioni climatiche
(le piogge non sono particolarmente abbondanti durante il ciclo
biologico della coltura): così si hanno scarse rese di produzione per
ettaro e un calibro di prodotto non rispondente a canoni di mercato;
-
cerali,
quali grano e orzo, diffusi prevalentemente nel Sinis. La
cerealicoltura nel nostro territorio è marginale data la presenza di
appezzamenti di ridotte dimensioni e diversi appezzamenti di terra non
adatti pedologicamente;
-
erbai,
in prevalenza di erba medica, data la presenza di 4 importanti aziende
zootecniche (ovini), che si sono particolarmente modernizzate in questi
ultimi quindici anni sostituendo la mungitura meccanica alla obsoleta
mungitura manuale, pratica tramandata per secoli e non più in grado di
adeguarsi agli standard qualitativi imposti dalla CEE per quanto
riguarda il prodotto latte;
-
vite:
si coltivano i vitigni Vernaccia e Nieddera, che sono autoctoni, anche
se ultimamente si stanno impiantando nuove varietà per la produzione di
vini più richiesti dal mercato quali Vermentino, Cannonau, Monica e
Cabernet. La coltivazione della Vernaccia ha avuto grande fervore negli
anni 60, con importanti impianti ed il sorgere della Cantina Sociale.
Per una serie di motivi, fra cui i contributi per espianto negli
anni 80, il prodotto sempre meno richiesto dal mercato per
l’avvento di nuove bevande e maggior consumo di birra e prezzo di
mercato che non remunera gli alti costi di produzione del vino,
oggi questo rinomato vino sta purtroppo scomparendo e si rischia che
altre superfici vitate vengano espiantate.
-
olivo.
Come abbiamo precedentemente detto, in passato l’olivicoltura era
concentrata prevalentemente nelle zone in prossimità di Cabras e fra
questo e Nurachi, Riola Sardo e Zeddiani. A partire dagli anni ’60 si
assiste ad un importante riassetto del Sinis: ampie superfici ricoperte
di macchia vengono disboscate ed arate per fare posto alla
cerealicoltura, alla viticoltura e alla olivicoltura. Il Sinis ritenuto
sino ad allora non adatto all’olivicoltura fu destinato a tale coltura
con risultati talvolta rilevanti in termini e qualitativi e
quantitativi.
-
riso.
La coltura del riso da noi è relativamente recente; infatti negli anni
50-60 furono destinati alla risicoltura soprattutto gli appezzamenti di
terra in prossimità dello Stagno (terreni pedologicamente adatti, i
cosiddetti Mollisuoli, aventi capacità di ritenzione idrica notevole)
particolarmente vocati per tale coltivazione. A Cabras la risicoltura ha
avuto e continua ad avere grande importanza grazie alla nota Azienda
Meli, che ha saputo far conoscere il prodotto “Riso di Oristano” in
tutto il territorio nazionale.
Dopo un periodo d’oro negli anni ’90, ora siamo in una
fase di crisi dovuta a svariati motivi, primo fra i quali la presenza
sul mercato di riso di produzione nazionale, oggigiorno anche estera.
Breve analisi della situazione attuale dell’agricoltura
A
partire dal 2000 il numero delle superfici coltivate a carciofo
si è moltiplicato notevolmente per il fatto che, per la legge di
mercato secondo la quale all’aumentare della domanda aumenta l’offerta
(curva della domanda e dell’offerta) fino a che si raggiunge
un’equilibrio, il prodotto era fortemente richiesto. Perciò molti
agricoltori sono stati spinti ad aumentare la produzione, andando
incontro all’inconveniente che un aumento di produzione ha determinato
un abbassamento dei prezzi, con la conseguenza che in questi ultimi anni
i ricavi non hanno remunerato i costi.
A
ciò si deve aggiungere il fatto che si stanno affacciando sulla scena
dell’agricoltura mondiale numerosi Paesi in Via di Sviluppo (est
europeo, Cina; Nord Africa) che riescono ad immettere sul mercato
prodotti il più delle volte mediocri dal punto di vista organolettico e
sanitario a prezzi molto più bassi, non remunerativi per gli
agricoltori.
In seguito alla nuova PAC si è assistito al decremento delle superfici
coltivate a cerali: infatti secondo la nuova PAC molte superfici
coltivate a cereali per il sistema del disaccoppiamento possono rimanere
incolti per due anni (ogni tre anni si possono coltivare anche per una
sola volta) dal momento che il coltivatore beneficia dei premi della
Unione Europea sulla base dei contributi ottenuti negli anni
2000-2001-2002. Oltre a questo si aggiunge che il prodotto grano viene
pagato pochissimo al coltivatore e pertanto non c’è convenienza a
praticare tale coltura.
Se in passato la superficie agraria di Cabras era dominata dalla
remunerativa coltura della barbabietola da zucchero, oggigiorno
tale coltivazione è totalmente scomparsa. Una politica regionale errata,
costi troppo elevati di produzione e concorrenza spietata a livello
nazionale hanno fatto sì che un importante realtà come lo zuccherificio
di Villasor chiudesse permanentemente i battenti mandando in rovina
molti operatori del settore saccarifero. Alcuni agricoltori di Cabras si
sono trovati pertanto ad abbandonare un’attività che avevano praticato
per anni e verso la cui avevano compiuto notevoli investimenti,
indebitandosi enormemente ed ora costretti a ripiegare su altre colture
seppure il più delle volte con risultati deludenti.
Il quadro per le altre colture non si discosta di molto rispetto alle
due descritte pocanzi: perché non citare il pomodoro da industria in
crisi da diversi anni e verso il quale sembrano non esserci segnali
troppo positivi, per il fatto che l’industria di trasformazione non
riesca ad attuare una politica di rilancio tale da far risorgere un
prodotto,come la passata di pomodoro, un tempo vanto per la nostra
regione. Che dire del riso, del melone, della viticoltura e
dell’olivicoltura.
Lo stato dell’agricoltura è sicuramente un’emergenza nazionale ma nella
nostra isola la situazione sembra essere ancora più allarmante; ciò
ormai non è più una novità visto che le emittenti regionali e
provinciali, i mass media non fanno che parlar di altro (ultimo episodio
quello degli agricoltori del Cagliaritano).
Analisi delle principali problematiche dell’agricoltura a
Cabras
•
Eccessiva concorrenza prodotti nel mercato
•
Costi di produzione sempre più elevati e prezzi prodotti
non remunerativi
•
Piano paesaggistico regionale
•
Altri vincoli eccessivi
•
Notevole frammentazione fondi
•
Scarsa tendenza ad associarsi
•
Assenza di un sistema di sorveglianza volto a tutelare la
proprietà agricola del territorio, in modo da evitare i sempre più
frequenti furti dovuti al decentramento delle aziende rispetto al centro
abitato
•
Scarsa viabilità rurale
•
Costi elettrificazione non sostenibili dalle aziende
agricole
•
Omogeneità di coltivazione e quindi non diversificazione
attività agricola
•
Irrigazione nel Sinis (disponibilità di acqua data
unicamente dai pozzi: eccessivo sfruttamento porta a diminuzione
della quantità e della qualità)
•
Maggiore interconnessione Agricoltura-Turismo,
valorizzando e diversificando l’attività agrituristica locale, creando
nuove iniziative collegate all’attività agricola come per esempio le
“Fattorie didattiche”).
Punti di forza dell’agricoltura a Cabras
-
Buoni terreni dal punto di vista morfologico e pedologico
-
Ampia possibilità di diversificare le coltivazioni (es
piante officinali)
-
Condizioni climatiche favorevoli
-
Buona competenza da parte degli operatori del settore
-
Buona disponibilità di acqua di irrigazione (Consorzio,
pozzi nel Sinis, etc)
-
Maggiore interconnessione Agricoltura-Turismo,
valorizzando e diversificando l’attività agrituristica locale, creando
nuove iniziative collegate all’attività agricola come per esempio le
“Fattorie didattiche”)
-
Buona viabilità e vicinanza con il porto di Oristano e di
Cagliari, il che favorisce la commercializzazione dei prodotti agricoli.
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