Considerazioni sul Forno Elettrico

 

Un impianto che prevede il forno elettrico non e' economicamente giustificabile per la produzione di acciai di qualità' medio - bassa, quali quelli prodotti a Cornigliano, dati i costi elevati dell'energia elettrica impiegata per l'arco voltaico e del rottame in carica. A meno che non si utilizzi rottame di pessima qualità ad alto rischio di inquinamento radioattivo e da diossina in atmosfera, eventualmente assieme a pellets preridotte che rilasciano in atmosfera quantità' notevoli di polveri fini.

Il forno elettrico da solo, inserito nella struttura attuale, non ha molto senso economico, in quanto le colate continue producono billette e blumi che non possono essere direttamente utilizzate negli impianti a freddo presenti a Cornigliano: devono quindi essere spediti come semiprodotto ad altri stabilimenti, mentre per gli impianti a freddo di Cornigliano occorre importare rotoli laminati a caldo a Taranto.

Potrebbe avere senso invece fare una mini - acciaieria basata:

Questa soluzione, mai esplicitata da Riva nel piano industriale, sarebbe pero' palesemente contro la legge 426/98 che subordina i 255 miliardi di finanziamenti (più' altri 40 aggiunti successivamente ) per bonifiche e infrastrutturazioni alla chiusura dell'area a caldo e al potenziamento dell'area a freddo di Cornigliano, con esplicito divieto di installare nuovi impianti del ciclo della laminazione a caldo (oltre ai laminatoi a caldo che lavorano sui semiprodotti in acciaio solido, sono quindi escluse tutte le attività' fusorie del ciclo a caldo, implicitamente anche i forni elettrici);

Una mini - acciaieria cosi' ristrutturata (INCLUSO IL LAMINATOlO A CALDO) richiederebbe investimenti non inferiori a 800- 900 miliardi (molto più' dei 300 previsti in terza fase dall'Accordo di Programma) e dal punto di vista occupazionale (dato l'alto livello di automazione e di integrazione degli impianti) potrebbe occupare tra 600 e 800 addetti (considerando livelli produttivi compresi tra 1 milione e 1,5 milioni di ton/anno di acciaio).

L'Accordo di Programma quindi non quadra da nessun punto di vista, ne' di congruenza economico-finanziaria, ne' occupazionale, ne' di politiche industriali, ne' ambientale, ne' di investimento, salvo che Riva e le Pubbliche Istituzioni non nascondano soluzioni diverse da quelle indicate nell'Accordo stesso.

A seguito dell'abbondanza nel mondo di partite di rottami a rischio radioattività, uno o più forni elettrici inseriti in un contesto urbano oggi sono comunque impianti a rischio, anche ipotizzando di installare apparecchi di controllo sulla radioattività' non solo agli ingressi del parco rottami, ma anche sulle linee produttive.

Molte sorgenti radioattive possono sfuggire ai controlli in ingresso e finire nel bagno di fusione; i controlli sui fumi, le polveri, i semiprodotti e i prodotti finiti servono a intervenire tempestivamente per limitare i danni e intraprendere subito azioni di bonifica, ma non escludono che si spargano sostanze radioattive volatili nell'atmosfera.

 


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