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24 novembre 2000 |
Beni minerari: i piani della Regione |
Anche i privati potranno favorire il rilancio dell’economia del Sulcis Iglesiente. Non saranno solo gli enti pubblici a gestire il grande patrimonio lasciato in eredità dalle società minerarie del gruppo Emsa. Nella seconda puntata dell’inchiesta sul patrimonio dell’Ente Minerario Sardo, infatti, l’assessore all’Industria spiega quali sono i programmi della Regione che si accinge a fare il bando di gara internazionale per consentire alle imprese di investire nel territorio, valorizzando i tesori delle miniere. Con un limite: non potranno essere ceduti gli immobili di pubblica utilità. |
21 novembre 2000 |
Emsa, una miniera di tesori |
Il
50 per cento di terreni e fabbricati è nell’Iglesiente
Turisti in galleria al posto
dei minatori. O ancora vecchi villaggi
trasformati in complessi alberghieri con annesse
discoteche, piscine e quant’altro possa
servire ad attirare visitatori. Da una parte i
progetti, dall’altra la realtà: tanti
terreni, molti fabbricati e centinaia di ruderi.
Ovvero, quel che resta al termine dell’intensa
attività estrattiva che ha sfruttato per
decenni il territorio, trasformandolo
radicalmente. Più precisamente, ecco cosa
rimane del patrimonio Emsa, l’Ente regionale
diventato operativo nel 1969 e attualmente in
liquidazione. Si tratta di migliaia di ettari di
terreni, sparsi in tutta la Sardegna e
concentrati prevalentemente nel Sulcis
Iglesiente. È questa, con Iglesias in testa, la
zona che più ha pagato le conseguenze per
l’intensa attività estrattiva. L’area dove
maggiori sono i segni del degrado lasciato da
decenni di sfruttamento. Ma è anche questa la
zona più ricca e con le maggiori
potenzialità, se si pensa al grande patrimonio
lasciato in eredità da tutte quelle società
che facevano capo al gruppo regionale.
Cinzia Simbula
|
SULCISd |
Monteponi,
fronte unito del parco Cresce la solidarietà intorno alla protesta di Giampiero Pinna Manifestazione degli studenti delle scuole davanti all'ingresso della miniera Il sindacato: «Costruiamo l'alternativa» Erminio Ariu |
MONTEPONI.
E' più compatto il fronte dei sostenitori del parco
Geominerario della Sardegna. Da tutte le parti
dell'isola, su Giampiero Pinna, e sui lavoratori Lsu
continuano a piovere valanghe di attestati di
solidarietà che confermano la volontà di tanti a
vigilare sulle iniziative politiche che dovranno
essere assunte in Regione e dal governo centrale.
«Siamo convinti - ha detto Mario Crò della Uil -
che le iniziative collegate al parco non possono
superare i problemi sorti con le dismissioni delle
miniere che hanno prodotto ben 7mila posti di lavoro
in meno. Ora occorre recuperare, anche se parzialmente il deficit occupazionale subito, ma tutto deve avvenire con avvedutezza». Niente insomma forme di assistenzialismo, per fare buste paga, si sostiene a Monteponi, Guspini, Villacidro, Arbus e in tutti quei centri che hanno pagato duramente la fuga dell'Eni dalla Sardegna. «Siamo pronti a fornire il nostro apporto concreto - insiste Sergio Usai - a Stato-Regione per individuare le priorità che dovranno attivare il Parco. Il sindacato sardo è in linea con le proposte dell'assessore regionale all'ambiente, Emilio Pani, quando dice che non si dovrà fare nulla a caso e senza il consenso dei sindaci e delle amministrazioni interessate. Dall'assemblea dei lavoratori Lsu è arrivato il sollecito al ministero dell'Ambiente per l'avvio di un piano di stabilizzazione occupazionale dei lavoratori Lsu e ex minatori. «In queste settimane- si legge in un comunicato - sono giunte anche voci che non sono convergenti all'impegno degli operai. Siamo certi però che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si disporrà di maggior consenso. L'assemblea inoltre rivolge un sentito ringraziamento ed apprezzamento per il vasto consenso e sostegno politico sociale, morale e popolare registrato in queste settimane di lotta nel Pozzo Sella di Monteponi». Tra i lavoratori si avverte un malcelato ottimismo anche se la vertenza è ancora lontana dall'approdo finale. «Intensificheramo gli impegni - aggiunge Giorgio Piras della Uil - certi che non sarà facile marciare spediti attraverso un progetto di così vasta importanza. Ci sono in ballo centinaia di posti di lavoro diretti ma non è improbabile,come accaduto in altre regioni italiane e in altri stati, che le gallerie possano far evitare che i giovani continuino ad emigrare». Sono già tanti i piccoli esempi che dimostrano che i cantieri minerari possono dare occupazione e essere artefici di nuovo sviluppo. Una troupe cinematografica di Los Angeles ha fissato le riprese nelle gallerie di Masua, Nebida, Porto Flavia e a Plagemesu. Ma ancor prima Monteponi ha battezzato, con sucesso, l'università del Sulcis Iglesiente sfruttando i locali dell'ex società Monteponi, appunto.E nel circondario le attrattive dei cantieri minerari non mancano: Grotta S. barbara, il villaggio di Normann, Seddas Modditzis, e per fuggire dal Sulcis basti ricordare Ingurtosu, Villasalto, Funtana Raminosa e Seui. Una vera miniera di tesori che l'Unesco ha consacrato come patrimonio dell'umanità e che pochi politici potevano vanificarne la valorizzazione. Dalla prossima settimana i rappresentanti dei lavoratori, con il sindaco di Guspini in testa, Tarcisio Agus inizieranno le consultazioni con le forze politiche dei comuni interessati e con la regione. In attesa dell'approvazione della legge finanziaria la macchina del sindacale è già avviata. |
24 OREdonica 19 novembre 2000, S. Fausto |
Una
vecchina (a 7 anni lavorava in miniera) le ha donate
al politico che occupa pozzo Sella Calze di lana per il consigliere Pinna g.l.s. |
IGLESIAS.
Gli studenti delle scuole superiori di Iglesias
hanno sfilato, ieri, in corteo per le strade della
città fino al piazzale di fronte alla galleria di
Monteponi. Insieme a loro c'era anche Rosina Carta.
Ha 88 anni e a sette aiutava il padre a scavare la
galleria di porto Flavia, frantumando la roccia con
la dinamite. I suoi sono ricordi di «tempi
brutti»: lo dice agli studenti e a loro augura anni
più prosperi, un futuro che dalle fatiche dei
minatori sappia far nascere un'alternativa migliore. A Monteponi, ci è andata per incontrare il consigliere regionale Giampiero Pinna e per dare un sostegno concreto alla sua protesta. Rosina Carta conosce il buio delle gallerie e sa che la lotta nel ventre della terra è battaglia di idee e di muscoli. Per questo, ha regalato a Giampiero Pinna un paio di calze di lana fatte a mano: tengono caldi i piedi e il cuore e proteggono dall'umido dei pozzi. |
Il corteo degli studenti e le calze di zia Rosina |
19 novembre 2000 |
Monteponi Gli
studenti scendono in strada assieme ai lavoratori
socialmente utili del Geoparco e Zia Rosina
va in miniera. Ovvero, la battaglia per
l’istituzione del Parco Geominerario, avviata il 5
novembre scorso dall’ex presidente dell’Emsa
Giampiero Pinna con l’occupazione della miniera di
Monteponi, continua. Per rimarcare la necessità di
istituire al più presto il Geoparco, ieri mattina
sono scesi in piazza gli studenti delle scuole
superiori. Alle 9, scortati dalle forze dell’ordine
gli studenti partono da via Isonzo. Aprono il corteo,
che prima di passare in via Cattaneo farà il giro di
piazza Sella, via Nuova e quindi nel centro storico,
cinque lavoratori socialmente utili del Geoparco,
seguiti a ruota dagli alunni del Minerario. Saltellare
saltellare, è il primo slogan. Pochissimi
riferimenti alle lotte operaie del passato, ai canti
dei lavoratori e molti coretti da stadio. Geoparco
olé, geoparco olé, è il coro che si sente in
via Baudi di Vesme e in via Cattaneo. Il corteo arriva
alle 10.15 a Monteponi. Sosta all’ingresso della
galleria Villamarina, per applaudire e salutare gli
operai in agitazione. «Siamo molto contenti per la
vostra partecipazione -esordisce Giorgio Piras,
segretario territoriale della Filcer-Uil - la vostra
presenza è importante, sia per questa battaglia che
per il vostro futuro. Noi stiamo lottando anche per
voi». Davanti agli studenti non mancano nemmeno le
polemiche verso il Comune di Iglesias. «Il sindaco
Collu deve smetterla di avere dubbi sul valore di un
progetto riconosciuto dall’Unesco -dice Sergio Usai,
segretario della Camera del Lavoro del Sulcis
Iglesiente- lasci stare le beghe e sostenga i
lavoratori in lotta. Qui c’é in gioco il futuro del
territorio». Alle 11, la sorpresa: arriva Rosina
Carta, ex minatrice di 88 anni, che porta calze in
lana fatte a mano e la cioccolata calda al consigliere
regionale in occupazione. «Sarei voluta rimanere
anche io in miniera ma non me lo permettono». Quanto
alla mobilitazione, nel camper sistemato fuori dalla
galleria commentano: «Per adesso non si esce, vediamo
come vanno le cose. Innanzitutto devono essere
presentati i programmi di stabilizzazione per gli Lsu
che non ci sono». |
IGLESIASdomenica 19 novembre 2000, S. Fausto |
Un
comitato per sostenere la dolorosa protesta Occupazione di Monteponi: raccolta di fondi per i lavoratori in galleria g.f.b |
IGLESIAS.
La lotta dei lavoratori socialmente utili e dei
disoccupati, impegnati insieme al consigliere
comunale Giampiero Pinna nell'occupazione di una
galleria della miniera di Monteponi, sarà sorretta
da una raccolta dei fondi che coinvolgerà, nei
prossimi giorni, anche gli altri comuni del
Sulcis-Iglesiente coinvolti dal parco geo-
minerario. Ieri mattina si è costituito, proprio a Monteponi, un comitato - formato dalle circoscrizioni, dall'Ascom, da Centro Città e dai comitati di quartiere - che predisporrà delle cassette per la raccolta di offerte nei negozi e nei luoghi di lavoro. Garante dell'operazione sarà il parroco di Serra Perdosa Don Benizzi, mentre il centro di coordinamento della raccoltà avrà sede nella parrocchia di San Pio X. I fondi, raccolti a attraverso un conto corrente bancario (13700 della Bnl di Iglesias) serviranno ad aiutare gli occupanti, già allo stremo dopo due settimane di presidio ininterrotto. «Stiamo cercando di sensibilizzare i sindaci degli otto comuni del Sulcis-Iglesiente perchè sostengano la raccolta - spiega Giuseppe Ciosci, uno dei promotori dell'iniziativa - e ci sono già i lavoratori di alcune aziende del territorio che si sono proposti per donare un'ora di lavoro al favore di questa lotta». La speranza è che la raccolta possa contare sulla generosità dei cittadini e di quanti hanno a cuore le sorti dei lavoratori impegnati in una lotta che s'annuncia ancora lunga e dolorosa, oltre che dagli esiti incerti. |
Il corteo degli studenti e le calze di zia Rosina |
19 novembre 2000 |
Monteponi Gli
studenti scendono in strada assieme ai lavoratori
socialmente utili del Geoparco e Zia Rosina
va in miniera. Ovvero, la battaglia per
l’istituzione del Parco Geominerario, avviata il 5
novembre scorso dall’ex presidente dell’Emsa
Giampiero Pinna con l’occupazione della miniera di
Monteponi, continua. Per rimarcare la necessità di
istituire al più presto il Geoparco, ieri mattina
sono scesi in piazza gli studenti delle scuole
superiori. Alle 9, scortati dalle forze dell’ordine
gli studenti partono da via Isonzo. Aprono il corteo,
che prima di passare in via Cattaneo farà il giro di
piazza Sella, via Nuova e quindi nel centro storico,
cinque lavoratori socialmente utili del Geoparco,
seguiti a ruota dagli alunni del Minerario. Saltellare
saltellare, è il primo slogan. Pochissimi
riferimenti alle lotte operaie del passato, ai canti
dei lavoratori e molti coretti da stadio. Geoparco
olé, geoparco olé, è il coro che si sente in
via Baudi di Vesme e in via Cattaneo. Il corteo arriva
alle 10.15 a Monteponi. Sosta all’ingresso della
galleria Villamarina, per applaudire e salutare gli
operai in agitazione. «Siamo molto contenti per la
vostra partecipazione -esordisce Giorgio Piras,
segretario territoriale della Filcer-Uil - la vostra
presenza è importante, sia per questa battaglia che
per il vostro futuro. Noi stiamo lottando anche per
voi». Davanti agli studenti non mancano nemmeno le
polemiche verso il Comune di Iglesias. «Il sindaco
Collu deve smetterla di avere dubbi sul valore di un
progetto riconosciuto dall’Unesco -dice Sergio Usai,
segretario della Camera del Lavoro del Sulcis
Iglesiente- lasci stare le beghe e sostenga i
lavoratori in lotta. Qui c’é in gioco il futuro del
territorio». Alle 11, la sorpresa: arriva Rosina
Carta, ex minatrice di 88 anni, che porta calze in
lana fatte a mano e la cioccolata calda al consigliere
regionale in occupazione. «Sarei voluta rimanere
anche io in miniera ma non me lo permettono». Quanto
alla mobilitazione, nel camper sistemato fuori dalla
galleria commentano: «Per adesso non si esce, vediamo
come vanno le cose. Innanzitutto devono essere
presentati i programmi di stabilizzazione per gli Lsu
che non ci sono». |
In galleria c’è il vescovo Scambio di doni tra Pinna e monsignor Pillolla |
Monteponi Una
candela giubilare in cambio delle videocassette e dei
libri sul Parco Geominerario. Sono i doni che
monsignor Tarcisio Pillolla, vescovo di Iglesias, e
Giampiero Pinna, consigliere dei Ds dal 5 novembre in
occupazione nella miniera di Monteponi, si sono
scambiati ieri mattina nel pozzo Vittorio Emanuele. «Sono
venuto a portare la nostra solidarietà -commenta
Monsignor Pillolla- e anche un ricordo». Nonostante
per il momento non sia stato fatto il presepe o
l’albero di Natale, l’occupazione della galleria
Villa Marina, sembra destinata a continuare ancora. «Devono
essere ancora presentati i piani di stabilizzazione
per i 550 operai impegnati nei lavori socialmente
utili del Geoparco -spiega Giampiero Pinna- e inoltre
deve essere siglata l’intesa Stato Regione». Questa mattina invece, in galleria ci sarà una lezione sul “diritto del lavoro”, cui parteciperanno gli studenti e i docenti della facoltà di Economia dell’Università di Cagliari. Questa sera alle 18, dal piazzale antistante la chiesa di Monteponi partirà la fiaccolata, diretta in piazza Municipio, per l’azzeramento del debito dei paesi poveri. |
24 OREdomenica 19 novembre 2000, S. Fausto |
Una
vecchina (a 7 anni lavorava in miniera) le ha donate
al politico che occupa pozzo Sella Calze di lana per il consigliere Pinna g.l.s. |
IGLESIAS.
Gli studenti delle scuole superiori di Iglesias
hanno sfilato, ieri, in corteo per le strade della
città fino al piazzale di fronte alla galleria di
Monteponi. Insieme a loro c'era anche Rosina Carta.
Ha 88 anni e a sette aiutava il padre a scavare la
galleria di porto Flavia, frantumando la roccia con
la dinamite. I suoi sono ricordi di «tempi
brutti»: lo dice agli studenti e a loro augura anni
più prosperi, un futuro che dalle fatiche dei
minatori sappia far nascere un'alternativa migliore. A Monteponi, ci è andata per incontrare il consigliere regionale Giampiero Pinna e per dare un sostegno concreto alla sua protesta. Rosina Carta conosce il buio delle gallerie e sa che la lotta nel ventre della terra è battaglia di idee e di muscoli. Per questo, ha regalato a Giampiero Pinna un paio di calze di lana fatte a mano: tengono caldi i piedi e il cuore e proteggono dall'umido dei pozzi. |
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E l’assessore Pani andò nel pozzo Scontro fra sindacati |
18 November 2000 |
Monteponi L’assessore
regionale all’Ambiente Emilio Pani entra in miniera
e porta la sua solidarietà a Giampiero Pinna - ex
presidente Emsa e consigliere regionale dei Ds - dal 5
novembre chiuso nel pozzo Vittorio Emanuele a
Monteponi. Un incontro tra due avversari politici,
Emilio Pani è assessore tecnico di An, per ribadire
la necessità di far avviare nel più breve tempo la
macchina del Geoparco. «Pur non appartenendo allo
stesso schieramento politico sono un uomo come lui -
esordisce l’assessore, fermandosi nel piazzale di
Monteponi- e per questo rispetto la sua decisione».
Caschetto bianco, giaccone pesante, Emilio Pani entra
in galleria. «Ribadisco tutto il mio impegno e quello
dell’Assessorato all’Ambiente per far sorgere il
Parco». Non è che l’ultimo aspetto della giornata di ieri, iniziata alle 9.30 con la riunione di tutti i sindaci, i sindacati e i lavoratori socialmente utili e ricca di contestazioni e polemiche. Un incontro voluto da Tarcisio Agus per scegliere la strada da seguire, prima del 9 dicembre, data entro la quale dovranno essere presentati i piani di stabilizzazione per l’occupazione dei lavoratori socialmente utili. «Questa battaglia non è né della destra né della sinistra - dice Sergio Usai, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente - siamo invece con i lavoratori socialmente utili, con i disoccupati e gli uomini e le donne di questo territorio. L’approvazione della legge non può che essere considerata una nostra vittoria». Parte la prima accusa: «È una vergogna che ancora non sia stata riconosciuta l’importanza a di un progetto promosso dall’Unesco, e quindi considerato patrimonio dell’umanità». A contestare l’iniziativa, o meglio, a manifestare le sue perplessità sul Geoparco è Paolo Collu, sindaco di Iglesias. «Pur sostenendo questo progetto - spiega- dico pure che non sono tanto convinto. Non solo, ma non mi va proprio bene che il ministero dell’Ambiente vincoli i nostri territori e gli abitanti non possano più fare nulla per via dei lacci ministeriali». Dubbi fugati da Gavino Marras della segreteria della Cgil e da Franco Todde dell’Associazione per il Parco Geominerario. «Nessun vincolo, solo un qualcosa in più per far ripartire lo sviluppo di questo territorio». Non è l’unica contestazione, dal tavolo della presidenza c’è anche chi mette in risalto l’assenza della Cisl territoriale dalla vertenza. «La Cgil e la Uil- esordisce Giorgio Piras, rappresentante territoriale Filcer Uil- stanno aspettando ancora un confronto con le altre associazioni sindacali territoriali, sino a oggi assenti. Meno male che i lavoratori ragionano con la propria testa».Cerca di stemperare gli animi e la polemica Andrea Pilurzu, segretario territoriale della Fit Cisl e assessore comunale all’Ambiente. «Non sono dello schieramento di Pinna, ma penso che una scelta come la sua vada rispettata sino in fondo. Quanto alla Cisl, io sono stato il primo a portare la nostra bandiera in fondo al pozzo. Chi poi non ha aderito si assumerà le sue responsabilità». Questa mattina gli studenti di tutte le scuole cittadine andranno in corteo sino a Monteponi. La manifestazione partirà alle 8.30 da via Isonzo. |
SULCISdomenica 12 novembre 2000, S. Regato |
ATTESTATI Documenti di solidarietà |
IGLESIAS.
Ancora attestati di solidarietà alla manifestazione
in corso a Monteponi. «Pieno sostegno alla
coraggiosa azione intrapresa da Giampiero Pinna»,
è stato espresso dal segretario del comitato
cittadino del Ppi di Iglesias Giampiero Frau.
«Riteniamo vergognoso - si afferma nel documento -
dopo l'alto riconoscimento dell'Unesco, che il
progetto del Parco Geominerario rischi di venire
vanificato dal farraginoso iter parlamentare».
Oltre alla custodia della memoria storica, afferma
ancora ancora il Ppi, il Parco «rappresenta
un'occasione di sviluppo economico irrinunciabile
per la nostra isola e il Sulcis Iglesiente colpiti
da una gravissima crisi occupazionale». Il Ppi si
impegna quindi per questi obiettivi «a sostenere
l'azione dell'onorevole Pinna con un intervento di
sensibilizzazione degli organi di partito ai vari
livelli, sollecitando in particolare modo i
parlamentari del partito ad adoperarsi fattivamente
per accelerare l'iter della legge istitutiva». Un invito a «superare barricate politiche e mantenere la mobilitazione per l'obiettivo del Parco Geominerario» è stato lanciato da Daniele Reginali per la Sinistra giovanile. La necessità «di intensificare l'azione di lotta coinvolgendo il maggior numero dei soggetti politici e istituzionali per l'approvazione della legge istitutiva» è stata dichiarata anche dalla delegazione del Pdci che si è recata nella miniera per portare solidarietà ai Lavoratori socialmente utili e a Giamnpiero Pinna. Il Pdci, rappresentato nell'occasione dalla consigliera provinciale Maria Tuveri, dal segretario cittadino Gianfranco Dongu e dal rappresentante della segreteria federale Giorgio Madeddu, ha stabilito contatii con il segretario nazionale Oliviero Diliberto, che ha assicurato un intervento per favorire una iniziativa «con il concerto dei gruppi parlamentari». Attestati di solidarietà anche dal settore Handicap della Cgil di Iglesias, con i rappresentanti Enzo Atzori, Maria Palmas, Annibale Pireddu, Elisabetta Palmas, e dal Comittao direttivo dello Spi, il sindacato pensionati che fa capo alla Cgil, che «protesta per i ritardi accumulati dalla Camera dei deputati e ritiene indipensabile che il progetto venga approvato e finanziato rapidamente in favore dello sviluppo». |
12 November 2000 |
L’onorevole con l’elmetto giallo |
Dal nostro inviato
Lorenzo Paolini
Monteponi Isolato e deriso.
Sostiene Giampiero Pinna di aver messo in conto in
anticipo di tutto e di più. Per questo nel bagaglio
di sopravvivenza - destinazione Sala argano del Pozzo
Sella, fine occupazione chissà quando - aveva
infilato una decina di chili di libri (di cui, per
inciso, non ha letto una riga). La Bibbia e il nuovo
romanzo di Giampaolo Pansa, Emilio Lussu e El Tano
di Carlo Figari. E, per la serie imparare-un-mestiere,
il resoconto della gesta di Julia Butterfly Hill. La
signorina, per salvare le sequoie dalla sega
elettrica, elesse domicilio sulle fronde per un paio
d’anni. Un auspicio per la salute di Pinna:
l’occupazione della Galleria Villamarina - costruita
nel 1852 per l’estrazione di piombo zinco e argento,
in pensione dal 1993 - dovrebbe durare meno. Per
questioni di artrosi, sinusite, e via elencando. Già
un’oretta trascorsa a ripararsi dalle gocce che
trasudano dal soffitto in pietra mette a prova
durissima la funzionalità di piedi e mani. I
lavoratori socialmente utili gli hanno costruito una
sorta di letto con il baldacchino, tubi Innocenti e
panettoni di polistirolo come materasso. Nel corredo
del buon occupatore di miniera che va a dormire c’è
poi un sacco a pelo e un berretto da calare sulla
testa fino agli occhi.Non è esattamente splendida solitudine quella dell’ex presidente dell’Emsa, consigliere regionale e comunale Ds. Ieri era una giornata particolare, fuori il gruppo dei sindaci avanti la Giunta di Iglesias, fuori gli Lsu avanti le signore vivandiere. Sono le 16 e lui non ha avuto ancora il tempo di mangiare un panino. Caschetto in testa, giacca a vento, maglione di lana pesante e pacchetto di sigarette in mano. La barba è lunga ma non è un vezzo da lupo solitario: «La crescita dei peli mi fa venire prurito, ho troppi problemi per cercarmene altri». Se l’intenzione era quella di creare movimento intorno a una legge semisommersa dalle sabbie mobili delle commissioni parlamentari, l’obiettivo è centrato. La solidarietà popolare abbonda, come dimostrano tazebao lettere e telegrammi in quantità industriale. Semmai è la solidarietà politica quella che non scorre a fiumi. «È venuto anche il sindaco Paolo Collu, la presenza della Giunta testimoniava l’adesione alla sostanza della mia protesta. Però mi ha rimproverato la forma. Eravamo insieme anche il giorno prima, perché non me l’hai detto? Ma come facevo a annunciarlo, lo sapeva solo mia moglie?». Fenomenologia di un’occupazione: nessuno deve sapere. Pinna ci ha costruito sopra una teoria scientifica: «Pensiamo alle vecchie azioni di protesta dei minatori, in due o tre sapevano, gli altri seguivano». Di certo neanche il suo partito ha apprezzato la scelta corsara: «Sono stati i primi a rimbrottarmi, totale adesione alla protesta per il Parco geominerario ma non alla forma. Ma perché, mi domando, c’è qualcuno che è contrario? Ovviamente no, così come nessuno è contrario al restauro di Villa Bellavista oppure al contratto d’area. Peccato che poi non si faccia nulla». Nella stanza di rappresentanza, l’unica con un osceno ma funzionale soffitto di plastica, c’è il disegno che parco che (forse) sarà. Gli otto distretti minerari, che vanno da Nurra e Argentiera alla Gallura, da Lula al Sulcis-Iglesiente-Guspinese passando per il Sarrabus, Orani e Monte-Arci, sono segnalati con l’evidenziatore. Per questi 3500 metri quadrati, Pinna ha deciso di immergersi in questa umida e tosta avventura. «Non sto cercando una nuova carriera. Se penso a quando, figlio di minatore, scaricavo barite per pagarmi gli studi, mi rendo conto di aver fatto anche troppo». Però. Se la sua cronaca è corretta, la rabbia avrebbe iniziato a montargli dentro dopo un convegno internazionale dell’Unesco a Terni. Addì 29 settembre 2000 «Arrivano sottosegretari, eminentissime personalità varie. La settimana successiva, convegno sullo stesso argomento a Villasalto. Peccato che le stesse persone, che pure avevano dato conferma, sono sparite. Ero mortificato, ho capito che siamo considerati davvero la periferia della periferia». Altra tappa di stizza, Como. «Con Gianfranco Cabiddu, andiamo nel circolo degli emigrati per parlare di Parco. Grande sostegno, enorme interesse. Lì chiediamo alla vicepresidente della Camera, adesso non ricordo neanche il nome, a che punto era la legge. Qualche giorno dopo, da Roma, arriva la risposta: non è neanche in calendario». Punto e basta: «Ho pensato che la legislatura stava finendo, che tutto il lavoro del Comitato del parco finiva in malora. Ci voleva un gesto che richiamasse l’attenzione, l’ho fatto». La nemesi della cronaca: qualche anno fa Mauro Pili si incatenò in miniera per protestare proprio contro di lui, allora presidente dell’Emsa, che voleva staccare la spina alle pompe dell’acqua in profondità. «Quella di Pili era una manifestazione contro qualcuno, in quel caso io. Peccato che poi la storia mi abbia dato ragione, l’acqua di miniera non solo non è inquinata ma è diventata ricercatissima. Io non sto manifestando contro nessuno ma per qualcosa». Una torcia in fondo al corridoio, c’è un gruppo di operai della Baronia che porta la centesima attestazione di solidarietà. Fine visita, si cambia. Fuori nel piazzale qualcuno del suo partito pensa a come convincerlo a venir fuori: opportunità politica lo vorrebbe. A occhio e croce, non sarà facile. |
SULCISsabato 11 novembre 2000, S. Martino di Tours |
I
lavoratori replicano al parlamentare Cherchi «Noi siamo fiduciosi» |
IGLESIAS.
I lavoratori sociali hanno diffuso una nota in
risposta alle dichiarazioni rilasciate ieri dal
parlamentare diessino Tore Cherchi. «Come Lsu
desideriamo chiarire che siamo al corrente che la
legge istitutiva del Parco (nel caso riuscisse a
essere emanata) non stabilizza con effetto immediato
i lavoratori attualmente impegnati nel progetto
Parco, ma siamo fiduciosi perchè esistono degli
accordi tra sindacati e l'assessore al Lavoro della
Raegione, perchè l'istituzione del Parco
Geominerario sia uno strumento di vitale importanza,
che possa porre le condizioni affinchè questa forma
di lavoro precario si tramuti in lavoro stabile. Per
questo motivo sosteniamo attivamente l'iniziativa
dell'onorevole Pinna, presidiando, sostando nel
piazzale Monteponi e occupando con lui il pozzo
Sella, fino a quando non si saranno ottenuti i
risultati che tutti auspichiamo». |
PRIMO PIANOs |
Anche
la Chiesa di Iglesias sollecita il Parco minerario Delegazione incontra a Roma il presidente della commissione Ambiente della Camera Nello Moi |
IGLESIAS.
È necessario il concorso di tutte le forze
politiche per potere approvare l'istituzione del
Parco Geominerario della Sardegna, del quale lunedì
si discuterà in sede di comitato ristretto della
commissione Ambiente della Camera. È il risultato
che la delegazione di minatori, sindaci, diocesi ha
strappato a Montecitorio con il presidente della
commissione Ambiente e alcuni parlamentari. Intanto, arrivano anche dai sindaci della Barbagia di Seulo e da quella di Belvì, paesi direttamente interessati all'approvazione della norma sul Parco geominerario, attestati di stima e solidarietà piena alla battaglia di Giampiero Pinna. Si tratta, infatti, di una grande prospettiva per le comunità che ricadono tra gli otto siti destinati a comporre l'area che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità e all'interno della quale sono compresi anche il complesso minerario di Funtana Raminosa a Gadoni e i paesi di Seui e Seulo. Sono comunità che sperano che parte delle cospicue sostanze finanziarie destinate al recupero e alla valorizzazione delle vecchie miniere possano raggiungere il centro dell'isola in modo da rivitalizzare un'economia che segna il passo. «Una lotta per il lavoro condotta nell'Iglesiente dall'esponente regionale dei Ds, ma i cui sviluppi interessano da vicino la Barbagia per l'ottenimento di condizioni di vita più accettabili e per il rafforzamento di un tessuto economico che in questa parte dell'isola si è fatto ancor più precario per l'assenza di opportunità occupazionali - afferma il sindaco di Seulo, Giancarlo Boi -. L'approvazione definitiva della legge sul Parco geominerario sollecitata dal consigliere regionale Pinna, non ci può che trovare concordi, solidali e disponibili ad attivare forme di sostegno». «Il varo della norma istitutiva dell'area protetta - aggiunge Boi - rappresenterebbe per le popolazioni interessate al progetto del recupero delle aree minerarie dismesse una sferzata decisiva all'ottenimento di occasioni di lavoro. Lo richiedono sindaci e amministratori civici, ma lo sollecitano soprattutto i disoccupati residenti nella Barbagia di Belvi e in quella di Seulo, ma anche i sindacati che già denunciano gravi ritardi rispetto agli accordi sottoscritti a Roma». Da parte loro, alcuni amministratori della Barbagia sperano «che non si verifichi quanto già avvenuto per il parco del Gennargentu di cui ancora non si sa quando e se potrà veramente decollare». «Esprimo solidarietà per la sua battaglia - scrive Filippo Soggiu, presidente della Fasi (Federazione associazioni sarde in Italia) -. Siamo convinti che il patrimonio debba vivere e diventare una risorsa per lo sviluppo». |
SULCISsabato 11 novembre 2000, S. Martino di Tours |
LETTERA
APERTA «Inizio di una grande lotta» di Pierpaolo Boi* |
AI
Lavoratori socialmente utili del Parco Geominerario Nell'esprimere tutta la mia solidarietà, come presidente del Consiglio comunale di Iglesias, ma credo anche di tutta l'assemblea civica, mi preme sottolineare che concordo pienamente con l'intervento dell'onorevole Tore Cherchi sull'eventualità che non vengano create false illusioni. Purtroppo ormai da lungo tempo siamo costretti ad assistere a pie illusioni: gli accordi per i Patti Territoriali, Contratti d'area, insediamenti effimeri ect, questo perchè forse ci stiamo adagiando a vivere l'occupazione in modo virtuale nella drammaticità del nostro territorio e inconsciamente ci sentiamo appagati. Forse è giunto il momento dove tutti i soggetti delle amministrazioni del territorio e tutti i soggetti preposti alla rivendicazione di un diritto, sempre virtuale, insito nella Costituzione Italiana lascino da parte le appartenenze, i personalismi e quant'altro, perchè si esca da questa situazione di dramma sociale e si riscopra lo spirito di forte democrazia delle popolazioni del Sulcis Iglesiente e di grande coesione che i nostri padri hanno voluto lasciarci come eredità nelle loro lotte e nelle vite da alcuni di essi sacrificate in epoche passate, per l'affermazione dei diritti irrinunciabili. Pertanto, questa non può essere solo la lotta dei lavoratori socialmente utili del Parco Geominerario ma deve essere l'inizio di un coinvolgimento totale per tutte le problematiche che riguardano il nostro territorio, con un invito specifico a creare i presupposti che non diventi una rivendicazione, seppure sacrosanta, di un settore ma sia l'avvio per un programma che veda coinvolti tutti quei soggetti preposti a costruire le base per una effettiva e concreta politica di sviluppo che non rimanga sulla carta, ma crei le condizioni di stabilità economica, perchè è impensabile svolgere una politica di risoluzione o di difesa a compartimenti stagni. Auspico che parlamentari, i consiglieri regionali e gli amministratori locali tutti insieme escano dalla pura accademia e si battano unitariamente per le prospettive di uno sviluppo concreto e duraturo di tutto il territorio. |
SULCISsabato 11 novembre 2000, S. Martino di Tours |
ATTESTATI La solidarietà è più forte |
IGLESIAS.
Con varietà di toni, gli attestati di sostegno
all'iniziativa che si è sviluppata a Monteponi sono
numerosi fin dal primo giorno. Una nota è arrivata
dai lavoratori della Asl 7 a firma del coordinatore
della Rsu Giancarlo Sias, dei segretari territoriali
di categoria della Uil Efisio Aresti e della Cgil
Claudio Melis: «Piena solidarietà - dicono -
all'atto di protesta dei lavoratori Lsu perchè la
vertenza venga risolta. Auspichiamo la mobilitazione
dei lavoratori di tutti i comparti a sostegno della
lotta dei lavoratori Lsu affinchè si realizzi uno
dei tasselli ritenuti fondamentali per lo sviluppo
del nostro territorio». Il fiduciario dell'Ascom Gianni Loi con l'intero comitato tecnico esprimono «solidarietà all'iniziativa del concittadino Giampiero Pinna, e consapevoli del grave stato di crisi del nostro territorio e particolarmente della nostra città, chiedono di essere parte attiva in qualsiasi forma di protesta e di iniziative che mirino a un rapido raggiungimento degli obiettivi. Perciò chiediamo di essere coinvolti e che nell'eventuale marcia a Roma possa essere presente anche una nostra delegazione». Altri attestati di solidarietà sono stati manifestati dal Circolo del cinema Arci di Iglesias, dagli operai della Sardamag attraverso il rappresentante della Rsu Roberto Pucci, dai Comitati di quartiere di Campo Romano e Monteponi (in questo caso con un «ringrazimento all'onorevole Pinna per avere autorevolemnete richiamato l'attenzione di tutti sui problemi del settore minerario dismesso»). Un documento è stato messo a punto ieri dalla giunta della Comunità montana 19ª presieduta da Marco Marras, che «ha esaminato e discusso gli sviluppi della battaglia in atto da parte dei Lavoratori socialmente utili». Riferendosi al Geoparco, la giunta della Cm ha sottolineato che «Si tratta di un obiettivo strategico fondamentale per il nostro territorio. Non c'è dubbio che in questa fase diventa decisivo un consenso ampio - prosegue il documento - generale e convinto da parte delle forze politiche, istituzionali e sociali. Tuttavia non può essere tacciuto un pericoloso calo di tensione che si è potuto registrare in questi mesi a vari livelli, nonchè quella marcata resistenza esternata da amministratori e rappresentanti politici di vario livello, che vedono nel Parco uno strumento che limita l'autonomia di programmazione e di sviluppo del proprio territorio comunale, perchè farebbe calare le scelte dall'alto. Ma ciò che può apparire un limite può diventare un punto di forza, perchè nulla vieta ai Comuni che sono i detentori di questso inestimabile patrimonio ma anche i destinatari e i fruitori delle ricadute socio economiche dello strumento Parco Geominerario, di attivare immediatamente un tavolo permanente tecnico politico da cui scaturisca un progetto organico di utilizzazione di questo patrimonio, perchè la battaglia per il Parco sia accompagnata da un futuro di sviluppo e occupazione stabile». |
SULCISvenerdì 10 novembre 2000, S. Leone Magno |
IL
PARCO GEOMINERARIO Battaglia per la legge In delegazione alla Camera Erminio Ariu |
MONTEPONI.
Una delegazione a Roma per trattare con il
presidente della commissione Ambiente della
Camera, Sauro Turroni, una procedura rapida per
far approvare definitivamente la legge
istitutiva del Parco Geominerario della Sardegna
mentre a Monteponi si terrà l'assemblea,
davanti all'ingresso della galleria Villamarina,
dei lavoratori socialmente utili alla presenza
dei 51 sindaci dei centri interessati
all'approvazione del provvedimento di legge. Due fronti con l'unico obiettivo di far terminare l'iter parlamentare di un provvedimento che l'Unesco ha messo in rampa di lancio quando ha riconosciuto come patrimonio dell'umanità le gallerie sfruttate per secoli dalle società minerarie. «Roma deve decidere di valorizzare l'ingente patrimonio immobiliare - ha detto Sergio Usai della Cgil -. Oggi per noi è una giornata decisiva e se dalla commissione ambiente non arriveranno garanzie sull'approvazione della legge il sindacato metterà in azione la macchina organizzativa per far arrivare, nelle prossime settimane, davanti a Palazzo Chigi, 550 minatori provenienti da tutta la Sardegna». Cinque giorni di picchetto davanti a Pozzo Sella, occupato dal consigliere regionale, Giampiero Pinna e da quattro minatori, non hanno intaccato la forte fibra dei lavoratori Lsu che per tutta la mattina hanno sostato nel piazzale della chiesetta di Monteponi. In mattinata è prevista l'assemblea generale e sabato mattina Iglesias sarà invasa da una folla di manifestanti che si riuniranno per far coro con i minatori ridotti al rango di Lsu. «E' una vertenza regionale - ha precisato Gavino Marras - e ai lavoratori delle ex miniere si uniranno gli operai di Portovesme, gli studenti della scuole cittadini, gli amministratori comunali del Sulcis Iglesiente, i disoccupati e i pensionati. Ci auguriamo che tutti i sindaci, i consiglieri comunali del territorio partecipino compatti a questa manifestazione. I rappresentanti degli studenti degli istituti superiori hanno già dato la loro disponibilità a sostenere una vertenza che vuole, essenzialmente, valorizzare il patrimonio immobiliare della zona». Che ci siano defezioni o persone distratte nessuno lo nega ma è probabile che all'ultima ora, considerata l'importanza della posta in palio, le posizioni personali e partitiche vengano superate dagli interessi collettivi che la battaglia la carica dei 550 propone. «Ottenere la legge istitutiva del Parco Geominerario - ha detto Mario Crò della Uil - equivale a garantire sicurezza lavorativa ad almeno 400 operai del territorio. Il recente passato ci da ragione: a Monteponi, nei locali della società mineraria è sorta la facoltà di scienze dei materiali, il prossimo anno l'università di Cagliari attiverà anche il corso di laurea in informatica, c'è un self-service ed è in predicato il recupero del Bellavista che fungerà da aule universitarie. Si vuole che questo processo continui con altre soluzioni in campo turistico e industriale». |
FATTO DEL GIORNOgiovedì 9 novembre 2000, Ded. Basilica Lateranense |
«SUBITO
IL PARCO» L'appello dei minatori |
CAGLIARI.
Non c'erano quelli della Carbosulcis, tanto cari a
Scalfaro che li aveva ricevuti anche al Quirinale
ricevendo in dono il loro casco giallo, ma pure ieri
la voce dei minatori si è fatta sentire in
occasione della visita del capo dello Stato. Una
manifestazione di cittadini del Sulcis-Iglesiente
ora impegnati nei lavori socialmente utili ha
attirato l'attenzione di Ciampi al suo arrivo a
Villa Devoto. Con uno striscione hanno chiesto il
rapido avvio del parco geominerario. E' la vertenza
per la quale sta manifestando il consigliere
regionale dei Democratici di sinistra Giampiero
Pinna, che ha occupato una miniera. Nel parco,
infatti, molti lavoratori vedono una prospettiva di
lavoro e il Sulcis-Iglesiente spera per un rilancio
dell'economia del territorio. Ad attendere Ciampi c'erano anche altre due piccole e opposte manifestazioni, una di Sardigna Natzione (lo striscione era «Indipendentzia»), l'altra del movimento giovanile di Alleanza nazionale (lo striscione diceva «Anche noi siamo italiani» a proposito della vertenza per la continuità territoriale. Le forze dell'ordine hanno vigilato con attenzione per evitare anche il ninimo incidente ma comunque non hanno avuto problemi. Non c'è stata neanche la minima tensione, nonostante i due gruppetti gareggiassero per far prevalere i rispettivi slogan, soprattutto durante il rapido passaggio del corteo del presidente della Repubblica. |
SULCISgiovedì 9 novembre 2000, Ded. Basilica Lateranense |
Seicento
lavoratori vogliono il Geoparco Cresce la mobilitazione a Monteponi Polemica sulle dichiarazioni del sindaco Erminio Ariu |
MONTEPONI.
Una delegazione di lavoratori LSU del Sarrabus
Gerrei e del Sulcis Iglesiente è stata inviata ad
incontrare, davanti al municipio di Cagliari, il
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ma
un folto gruppo di operai, non mancano neppure le
lavoratrici, è rimasto a presidiare l'ingresso
della galleria Villamarina dove da quattro giorni si
sono imprigionati, con Giampiero Pinna, altri
quattro operai precari. La mobilitazione si
irrobustisce sempre più. E non manca qualche
polemica. Nell'ampio piazzale della miniera di Monteponi stazionano da ieri mattina oltre centocinquanta minatori giunti da ogni parte dell'isola per dare sostegno alle intenzioni dell'ex presidente dell'Emsa Giampiero Pinna, che chiede, in nome di 500 lavoratori l'approvazione della legge istitutiva del Parco geominerario alla Commissione ambiente della Camera e alla Regione sarda una serie di corollari per valorizzare i cantieri minerari dismessi. Ieri mattina agli LSU del Sulcis Iglesiente si sono uniti i lavoratori Igea del Sarrabus Gerrei scesi in massa per sostenere la vertenza. In pratica l'azione disperata di un uomo solo è diventata vertenza regionale e rivendicazione quasi collettiva. Il distinguo è d'obbligo dopo la verifica dell'assenza della Cisl territoriale dal campo di battaglia di Monteponi e dal distinguo assunto dal sindaco di Iglesias Paolo Collu, che ha ritenuto di non poter condividere l'azione di Giampiero Pinna. «Ci preoccupa - ha sostenuto Giorgio Piras della segreteria territoriale della Uil - che il sindaco della città mineraria giochi a cercare cavilli in una vertenza che vede 550 lavoratori impegnati per salvaguadare la loro pagnotta e per valorizzare un patrimonio che appartiene all'umanità come ha affermato l'Unesco. I lavoratori si augurano che ci sia un ravvedimento e se ciò non dovesse accadere vorrà dire il sindaco di Iglesias crede che questa vertenza sindacale si possa fermare perchè è stata propugnata da un consigliere regionale. Si voleva fare di più? Poteva scendere in campo anche il sindaco di Iglesias, ma non lo ha fatto». La pioggia battente che ha impervesato per tutto il giorno sul piazzale di Monteponi non ha scoraggiato tanti uomini, usi a lotte e sacrifici decisamente più logoranti nei cantieri di minerari. Per far fronte alle intemperie sono state issate tre tende e da ieri due roullotes accolgono anche i lavoratori che giungono dal Basso Sulcis con i mezzi pubblici. Alle otto e trenta in punto, quando dalle tende cominciavano a uscire gli operai rimasti a presidiare la zona, Monteponi è stata invasa da una settantina di operai giunti da Villasalto, Ballao, Villaputzu, San Nicolò Gerrei, Armungia e Funtana Raminosa. «Con la nostra presenza - ha sostenuto Beniamino Desogus della Uil del Sarrabus Gerrei - vogliamo rimarcare che a fianco di Giampiero Pinna ci sono quelli che hanno atteso che le promesse dei politici diventino legge. Sono stati fatti convegni, incontri, tavole rotonde, sono giunte assicurazioni che i cantieri minerari con i loro reperti sarebbero diventati Parco. A Villasalto sono stati effettuati interventi di recupero che hanno già prodotto un notevole flusso turistico. Questi interventi non possono essere fermati. Abbiamo già costruito aree di sosta, recuperato, con un intervento di due miliardi, il palazzo della direzione mineraria, edificio in stile liberty e sono state restaurate attrezzi che sono destinati ad arricchire il paese-museo». Venerdì mattina una delagazione sarà a Roma per incontrare il presidente della commissione all'Ambiente della Camera Salvatore Turroni al quale verrà sottoposto il problema e sollecitato un intervento per accelerare le procedure di approvazione della legge che istituisce il Geoparco della Sardegna. |
SULCISgiovedì 9 novembre 2000, Ded. Basilica Lateranense |
«Noi,
protagonisti di un progetto che deve rilanciare questo territorio» IL FATTO I lavoratori dei cantieri Siro Corriga |
IGLESIAS.
La mobilitazione dei lavoratori socialmente utili
del parco geominerario continua. Volti tesi per le
lunghe ore di attesa, sguardi fermi a cercare una
qualsiasi forma di novità, sanno tutti che il
destino del loro futuro si gioca in questi giorni.
Camminano piano all'ingresso del pozzo Vittorio,
dove da qualche giorno è iniziata l'occupazione da
parte consigliere regionale Giampiero Pinna.
Camminano lenti, si affiancano, cercano un amico, un
conoscente per scambiare impressioni sulle
aspettative che si sono create nel corso delle
ultime ore. Le notizie sfuggono, si perdono. C'è
entusiasmo quando una pattuglia della polizia arriva
per consegnare al consigliere regionale un messaggio
del prsidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
che assicura il proprio immediato impegno in favore
del problema. E apprezzano anche il messaggio del
numero due di Forza Italia, il parlamentare sardo
Beppe Pisano. Fanno movimento, i lavoratori, si sentono perte di una storia che di qui a qualche giorno in bene e in male andrà comunque a chiudersi. La sentono agitarsi dentro se stessi: «Noi siamo protagonisti», è la storia del territorio scolpita nei loro volti, qualcuno forse non ha mai fatto il minatore, non è mai nemmeno entrato in miniera, ma è il sentiero dei percorsi storici a tracciare il cammino e le attese di queste persone. «I lavoratori credono nell'idea del Parco geominerario - racconta Emanuele Atzei - vogliamo essere protagonisti di una lotta non strumentalizzabile, una lotta per il lavoro, per l'affermarsi di una cultura che non possiamo accantonare. Non chiediamo la conservazione di un posto di lavoro, chiediamo di investire su un progetto». Agitati raccolgono la disponibilità all'insegna dei numerosi ospiti intervenuti, danno penne per segnare fogli di solidarietà, ma arrivano altri camper e stand, alzano, spostano e urlano. Si imbarazzano di fronte all'obiettivo delle telecamere, ma lo sguardo rimane fisso a guardare aldilà, qualcosa che non si vede ma che si cerca. «Sarà un percorso lungo quello che abbiamo appena iniziato, chiediamo la responsabilizzazione degli uomini politici, di tutti gli uomini politici per dimostrare coerenza rispetto ai problemi del territorio». Male hanno assorbito le parole del sindaco di Iglesias, invitano la città a muoversi, al di là delle posizioni espresse dall'amministrazione. Richiamano la città all'impegno e questo sembra muoversi a reagire, arriva qualche timido segnale. Alcuni ragazzi provano a coordinarsi, studiano iniziative, provano anche loro a sentirsi protagonisti del territorio, forse anche protagonisti di un pezzetto di storia. La storia che passa, scritta nei libri scolastici, si muove qui: vive nelle ansie e nei pensieri di questi lavoratori socialmente utili negli occhi stanchi e nei bicchieri di mirto bevuti per riscaldarsi. «Vorremo che la lotta che portiamo avanti diventasse lotta di tutti, tutti devono capire che è un problema di sviluppo del territorio, tutta la nazione deve vedere il nostro impegno. |
SULCISgiovedì 9 novembre 2000, Ded. Basilica Lateranense |
Iniziativa
dell'associazione guidata da Tarcisio Agus Sabato Comuni minerari convocati nel piazzale Luciano Onnis |
GUSPINI.
Tutti i sindaci dei Comuni interessati al Parco
Geominerario davanti all'ingresso di Pozzo Vittorio,
nel piazzale di Monteponi, sabato mattina alle 10.
E' la proposta del coordinatore dell'associazione
dei Comuni minerari sardi Tarcisio Agus, sindaco di
Guspini, che intende con questa iniziativa dare un
segnale forte e di incondizionato sostegno alla
clamorosa manifestazione di protesta intrapresa
domenica scorsa da Giampiero Pinna. «Credo che sia
opportuno che anche noi Comuni minerari - spiega
Tarcisio Agus - ci uniamo alla sua voce in quanto
rivendica l'urgente approvazione di una legge,
quella istitutiva del Parco Geominerario, che ci
riguarda tutti da vicino». In questi ultimi due giorni il coordinatore dei Comuni minerari sardi è stato sollecitato a una presa di posizione forte da alcuni componenti l'Associazione culturale per la promozione del Parco, nonchè dai rappresentati dei gruppi organizzati di lavoratori socialmente utili che già lavorano da tempo al recupero delle aree minerarie più significative. «La protesta di Giampiero Pinna - aggiunge Agus - deve avere in prima fila anche i sindaci». L'associazione dei Comuni minerari ritiene necessario mettere a punto uno statuto e dare corpo a un Consorzio degli stessi Comuni «quale fondamentale tassello per l'istituzione del Comitato di gestione». L'auspicio, conclude Agus, è che i sindaci possano discutere insieme a tutte le associazioni e forze sociali della proposta». |
PRIMO PIANO mercoledì 8 novembre 2000, S. Goffredo |
La
commissione Ambiente incontrerà i sindacati Accolto a Roma l'appello per il parco minerario Erminio Ariu MONTEPONI. Fronte compatto dei lavoratori Lsu del Sulcis Iglesiente all'iniziativa di Giampiero Pinna, consigliere regionale dei Ds, asserragliato da 72 ore a Pozzo Vittorio per ottenere dalla Camera dei deputati il voto che consenta ai cantieri delle miniere di 51 comuni di diventare Parco Geominerario della Sardegna. Ma intanto la vertenza conosce una novità importante. Da Roma, a tarda sera, è infatti arrivata la conferma della disponibiltà da parte del presidente della commissione ambiente della Camera, Salvatore Turroni, ad incontrare una delegazione di lavoratori e di rappresnetanti sindacali. L'incontro si terrà venerdi mattina. Subito si è messa in moto la macchina organizzatica del sindacato per predisporre la spedizione romana. La delegazione sarà composta dai segretari regionali di Cgil (Giampaolo Diana), Cisl (Mario Moro) e Uil (Michele Calledda), i territoriali, Sergio Usai, Bruno Saba e Mario Crò, da tre lavoratori Lsu e dal sindaco di Guspini, Tarcisio Agus in qualità di presidente dell'associazione dei centri interessati al Parco Geominerario della Sardegna. Intanto nel fondo della galleria di Villamarina, ci sono oltre all'ex presidente dell'Emsa, gli altri quattro minatori che hanno voluto condividere le rivendicazioni del consigliere regionale. Fuori, i lavoratori, oltre 150, sono in assemblea permanente. Il fronte è compatto e il comunicato stampa delle organizzazioni sindacali Confederali e di categoria del Sulcis Iglesiente e l'assemblea dei lavoratori Lsu del parco geomineraio conferma che il presidio davanti all'ingresso della galleria non sarà rimosso finchè le ex miniere non saranno parco. «La mancata realizzazione dei programmi e degli impegni, volti alla valorizzazione del patrimonio minerario, già riconosciuto patrimonioo universale dell'Unesco, impone una rapida conclusione dell'iter parlamentare finalizzato all'istituzione del parco», dice il documento dell'assemblea degli Lsu che si conclude con l'impegno a proseguire la lotta ad oltranza. Intanto a Giampiero Pinna e ai lavoratori cominciano ad arrivare gli attestati di solidarietà. Ieri pomeriggio in galleria sono entrati i consiglieri regionali, Emanuele Sanna, Renato Cugini, i consiglieri provinciali, Giacomo Guadagnini e Maria Tuveri, i sindaci di Carbonia e di Gusini, Antonangelo Casula e Tarcisio Agus e decine e decine di consiglieri comunali dei centri limitrofi. La lotta di Giampiero Pinna, viene condivisa anche dalla sezione del partito Poolare di Iglesias. In un comunicato il segretario cittadino, Giampiero Frau, definisce coraggiosa l'azione intrapresa. Controcorrente invece la posizione del sindaco di Iglesias, Paolo Collu, che «manifesta disagio circa l'occupazione del cantiere di Monteponi da parte di Giampiero Pinna. «Le battaglie del nostro territorio - sostiene in una nota il sindaco di Iglesias - sono sempre state battaglie di popolo e di larga partecipazione. Fatti singoli non appartengono alla nostra tradizione. Questa amministrazione - conclude Paolo Collu - si sta adoperando per sbloccare il provvedimento che essendo in sede legislativa può essere approvato direttamente in commissione». |
«Ho riserve sull’operato di Pinna |
08 November 2000 |
Il sindaco di Iglesias, Paolo Collu, ha espresso qualche riserva sull’azione solitaria intrapresa dal consigliere regionale ds Giampiero Pinna. «In genere - ha scritto - di fronte a fatti del genere è d’obbligo o normale esprimere comprensione e solidarietà, ma nella circostanza non posso non esprimere qualche riserva». Poi il primo cittadino ricorda che «le battaglie del nostro territorio sono sempre state di popolo e di larga partecipazione». Collu non ha voluto esprimere un giudizio specifico, ma ha spiegato che l’amministrazione «si sta adoperando per sbloccare il provvedimento in sede legislativa che può essere approvato in commissione». Poi Paolo Collu ha spiegato che il disagio nasce dal fatto che il Consiglio comunale ha discusso l’argomento e che , personalmente, si è adoperato per giungere alla formazione di un documento unitario». L’assemblea ne votò due distinti. «Questo fatto mi impedisce di essere solidale con l’occupazione in galleria». Ma non c’è indifferente al problema «che considero importante ma non determinante per lo sviluppo». A favore del parco Collu si esprimerà se gli interventi saranno confacenti ai piani comunali. (a.m.) |
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FATTO DEL GIORNOlunedì 6 novembre 2000, S. Leonardo |
Dal
'98 patrimonio dell'umanità L'Unesco rispose alla Regione in poche settimane LA STORIA Ancora al palo la legge istitutiva a. d. m. IGLESIAS. Se la battaglia solitaria intrapresa dal consigliere Giampiero Pinna con la simbolica occupazione della miniera si concludesse con una vittoria, e il Parco geomineraio della Sardegna divenisse (o si avviasse a divenire) realtà effettiva ed operante, ne deriverebbero vantaggi di non poca consistenza. Intanto perchè al nostro paese (o a chi in seno ad esso esercita il potere ai livelli più alti: al Parlamento, al governo, alla stessa Regione) verrebbe risparmiata una figuraccia sul piano internazionale. Una eventualità, dopo quelle accumulate in tempi recenti e recentissimi, della quale non sembra esservi grande bisogno. Non si può supporre, in ogni caso, che valga ad accrescere il prestigio internazionale del paese e di chi lo governa il fatto che al riconoscimento accordato alle testimonianze della millenaria civiltà mineraria sarda dall'assemblea generale dell'Unesco che le dichiarò patrimonio dell'umanità, non siano seguiti gli atti concreti che avrebbero consentito di assicurarne non soltanto una efficace salvaguardia, comunque doverosa, ma anche la rivitalizzazione così sul piano archeologico-industriale, scientifico e tecnico, storico-culturale, come su quello economico, poichè gli antichi insediamenti minerari potrebbero divenire sede di attività turistiche e produttive. Niente di tutto questo è avvenuto in concreto: le miniere sarde e quanto le circonda saranno anche, come ha decretato l'Unesco, patrimonio dell'umanità, ma non sembrano esserlo degli italiani, nè dei sardi. Fu nel settembre del 1997 che la Regione chiese all'Unesco, attraverso il governo, di riconoscere l'alto valore internazionale dei luoghi nei quali nel corso di millenni (dall'estrazione e dalla lavorazione dell'ossidiana alle miniere dei secoli recenti) si sviluppò in Sardegna la civiltà mineraria e delle testimonianze che essa lasciò dietro di sè. A sostegno della richiesta fu presentata una densa documentazione raccolta dall'Ente minerario sardo (proprio Giampiero Pinna, il consigliere regionale che da ieri si è confinato in fondo al pozzo Sella, ne fu l'ultimo presidente, prima che l'Ente fosse messo in liquidazione). La risposta dell'Unesco, per ogni verso lusinghiera, giunse poche settimane più tardi: l'assemblea generale, riunita a Parigi (vi erano rappresentati 174 paesi di tutti i continenti), aveva deliberato d'istituire una rete mondiale di luoghi di speciale valore geologico e minerario; di questa rete il complesso delle miniere sarde sarebbe stato il primo nucleo. La deliberazione ottenne la sanzione formale nei mesi successivi, dopo che un comitato internazionale di esperti ebbe valutato la materia ed espresso un giudizio incondizionamente positivo: il 30 luglio 1998 l'Unesco sottoscrisse l'atto che sanciva il riconoscimento del Parco geominerario sardo, il primo del mondo, come patrimonio dell'umanità. Due mesi dopo, il 30 settembre, i rappresentanti del governo, della Regione, dell'Unesco, dell'Ente minerario e delle due università sarde, riuniti a Cagliari, approvarono un documento (la 'Carta di Cagliari', appunto) in forza del quale ciascuna istituzione si impegnava a «promuovere e sostenere l'istituzione del Parco geominerario, storico e ambientale sardo con l'adozione degli atti amministrativi e legislativi più opportuni». Dopo questa sagra dei buoni propositi e degli impegni concordi, che altro poteva mancare perchè il Parco divenisse realtà effettiva? Tanto più che i sindaci degli 81 comuni compresi nelle otto aree del Parco (complessivamente poco meno di 4 mila kmq, quasi un sesto, dunque, della superficie dell'intera Sardegna), l'11 novembre non soltanto espressero la loro adesione al progetto, ma sollecitarono «un'azione forte e solidale delle istituzioni autonomistiche» perchè il Parco fosse rapidamente istituito. Tutti d'accordo, dunque. Se era davvero così, non è facile capire per qual motivo, dopo due anni, le cose siano ancora al punto in cui erano allora. I motivi, in realtà vi sono, e sono quelli - dei quali si è fatta lunga esperienza e contro i quali oggi è rivolta la protesta del consigliere regionale Pinna - costituiti dalla scarsa attitudine, o dalla tenace riluttanza, dei poteri istituzionali (la Regione, il governo, il Parlamento) a tradurre le enunciazioni verbali, o anche gli impegni assunti formalmente, in atti concreti. L'istituzione di un Parco nazionale, come dovrebbe essere quello geominerario, richiede un'intesa fra lo Stato e la Regione direttamente interessata. In questo caso si volle fare di meglio, poichè la Regione decise, lodevolmente, di assumere un ruolo determinante: avrebbe presentato al Parlamento, come prevedono le norme costituzionali, una proposta di legge d'iniziativa regionale che sancisse l'istituzione del Parco. Vi era, però, un delicato problema da risolvere: a presentare alle Camere la proposta di legge doveva essere la giunta, oppure il consiglio? La decisione, evidentemente, non poteva essere presa senza un'attenta riflessione. Si riflettè, infatti. Ma si riflettè così a lungo che nel frattempo giunse alla scadenza la legislatura regionale, e insieme ad essa decadde la proposta di legge dalla quale dipendeva la nascita del Parco. La vicenda avrebbe avuto a quel punto il suo deludente epilogo se a riavviarla non fossero intervenuti i deputati e i senatori sardi, i quali si affrettarono a presentare una loro proposta di legge che ricalcava quella che era stata oggetto delle interminabili meditazioni degli organi regionali. Si fece di più, anzi, poichè l'originaria proposta di legge, perchè potesse essere più spedito il corso del suo esame, fu trasformata in una serie di emendamenti ad una legge già in discussione in seno ad una commissione del Senato. La legge fu approvata dalla commissione, e con essa furono approvati gli emendamenti che prevedevano l'istituzione del Parco geominerario, ne definivano la struttura e i meccanismi di gestione e disponevano, per il suo finanziamento, uno stanziamento di quindici miliardi: i fondi erano scarsi rispetto alle necessità reali, ma avrebbero comunque consentito al Parco di prendere vita. Accade, però, che i tempi delle procedure parlamentari abbiano cadenza non molto più rapida di quelli biblici. Così la definitiva approvazione della legge da parte del Senato è avvenuta soltanto nello scorso mese di luglio. Ed ora? Ora, perchè possa divenire operante, la legge dovrà passare alla Camera, essere esaminata dalle commissioni e, se approvata, superare la discussione in aula. Le esperienze passate inducono a pensare che alla votazione finale non si possa giungere in un tempo molto breve: non prima, vi è da temere, che vengano sciolte le Camere (all'attuale Parlamento restano, nell'ipotesi più felice, non più di cinque o sei mesi di vita) e che le nuove elezioni travolgano progetti, attese, speranze. Se tanto avverrà quello del Parco geominerario resterà uno dei tanti progetti vanificati dall'inerzia e dall'insipienza: non è eventualità alla quale si possa pensare senza apprensione e senza amarezza. Sarà il caso che si rifletta in concreto sulla realtà delle cose: oggi vi è un patrimonio di altissimo valore da salvaguardare e da mettere a frutto; vi sono decine e decine di chilometri di cavità sotterranee delle quali garantire almeno la sicurezza, centinaia di edifici ai quali restituire integrità e decoro; vi sono, di più, terreni da sottrarre al dissesto, veleni da rimuovere o da rendere inattivi (la montagna di fanghi rossi che si leva ai piedi della miniera di Monteponi è considerata dagli esperti una delle più temibili minacce ecologiche dell'Europa intera). Quella della quale oggi è in gioco la sorte è una vasta realtà che sarebbe colpa gravissima abbandonare al disfacimento: le sue rovine seppellirebbero non soltanto il passato e le memorie di questi luoghi e dei molti altri che in Sardegna hanno vissuto l'esperienza mineraria, ma anche, e in parte non piccola, il loro futuro. |
FATTO DEL GIORNOlunedì 6 novembre 2000, S. Leonardo |
Solo,
nel buio e freddo pozzo Sella Consigliere regionale Ds sollecita il decollo del Parco geominerario Protagonista del blitz Giampiero Pinna, ultimo presidente Emsa di Angelo De Murtas IGLESIAS. Dalle 11,20 di ieri mattina il consigliere regionale Giampiero Pinna (Ds) è asserragliato, solo, nel pozzo Sella della miniera di Monteponi, punto di snodo di un dedalo di gallerie sotterranee, che dal 1874 accoglie i grandi argani del pozzo Sella: è deciso a restare in quel sotterraneo esilio e a occupare non soltanto simbolicamente la miniera, fino a quando Parlamento, governo, organi della Regione non si siano scossi dall'inerzia e dal torpore che hanno impedito finora la nascita del Parco geominerario, storico e ambientale della Sardegna. A onta degli impegni solennemente assunti dopo che tre anni fa l'assemblea generale dell'Unesco lo riconobbe come patrimonio dell'umanità. È convinto che il gesto di protesta sia ormai il solo mezzo con cui si possa tentare di riavviare il processo che avrebbe dovuto condurre all'effettiva istituzione del Parco, ma che da lungo tempo, per una somma di inadempienze, svogliatezza, resistenze non dichiarate, sembra essersi perso in un inestricabile labirinto procedurale. L'occupazione della miniera è avvenuta sommessamente, in un clima di assoluta pacatezza nel quale non vi era traccia della concitazione nella quale eventi della stessa natura (minatori chiusi a decine nel buio delle gallerie e altri fuori a presidio degli ingressi) si ripeterono molte e molte volte nel corso di un passato non sempre felice. Giampiero Pinna è giunto nella piazza centrale del grande complesso minerario, deserta nella mattinata domenicale (erano chiusi l'ufficio postale, l'asilo infantile, l'istituto universitario che vi si affacciano come il palazzo cadente che fu sede della direzione; una piccola folla era raccolta per la messa nella chiesa di Santa Barbara), insieme a un drappello di sostenitori del Parco, in tutto una decina di persone nessuna delle quali sapeva del gesto clamoroso che il consigliere regionale si preparava a compiere: vi erano l'ingegnere Franco Lupo Del Bono, commissario dell'Unesco, Luciano Ottelli, direttore dell'IGea (è la società regionale che ha in carico quasi tutte le miniere sarde), alcuni professori universitari e pochissimi altri. Scopo dichiarato dell'esiguo raduno era una visita alla miniera, nella quale sono in corso i lavori intesi a ristabilirne le condizioni di sicurezza e di accessibilità. La visita vi è stata, in effetti, ma si è interrotta ben presto, quando il gruppo, guidato da Luciano Ottelli aveva percorso, alla luce delle torce elettriche, poche centinaia di metri di gallerie ben riattate. Si era appena affacciato alla sala degli argani in via di restauro (alti ponteggi accanto a ogni parete, coperto da un telo di plastica il grande argano al quale si avvolge il pesante cavo che sale verso l'oscura sommità di un vertiginoso camino), quando Giampiero Pinna, staccatosi di qualche passo dagli altri e fronteggiandoli, ha dato il suo annuncio. «Vi debbo informare - ha detto - che da questo momento io occupo, solo, la miniera, deciso a non uscirne fino a quando non siano stati raggiunti gli scopi che noi tutti ci prefiggiamo da anni, e cioè la definitiva approvazione della legge istitutiva del Parco, la sottoscrizione della necessaria intesa fra lo Stato e la Regione, la costituzione del comitato di gestione del Parco». Ha aggiunto che vi sono molte altre iniziative che, benchè indispensabili per creare occupazione nelle zone minerarie, e in qualche caso già approvate e finanziate, paiono destinate a restare indefinitamente inattuate. Ha parlato con grande pacatezza, con la voce che tradiva appena l'emozione. Ha consegnato a Luciano una lettera con la quale si scusa per le difficoltà che il suo gesto gli potrà creare e ha annunciato d'avere scritto al presidente della Repubblica per spiegargli le ragioni della sua protesto. Ottelli ha asssolto a un obbligo impostogli dal suo ruolo invitandolo a lasciare la miniera, nè si è stupito del rifiuto opposto al suo invito. Ed era arrivato il momento dei commiati: vi sono stati abbracci, strette di mano, dichiarazioni di solidarietà. Giampiero Pinna è rimasto, solo, nel silenzio della miniera inanimata (il silenzio non durerà a lungo, poichè vi è una troupe cinematografica che in quelle cavità sotterranee sta girando le scene di un film dalla trama avventurosa). Gli altri, elmetto in testa e torcia elettrica in pugno hanno ripercorso le gallerie, verso l'uscita. Fuori la grande piazza era invasa dal vociare di una torma di ragazzi che giocavano a pallone. |
Il caso.Giampiero Pinna non risale dalle gallerie: prima il Parlamento deve approvare la legge istitutiva |
In miniera per far ripartire il Parco |
L’ex presidente dell’Emsa occupa il pozzo Vittorio Emanuele |
06 November 2000 |
Monteponi La
battaglia per il parco geominerario riparte
dall’occupazione della galleria Villamarina di
Monteponi. Giampiero Pinna, consigliere comunale e
regionale dei Ds ed ex presidente dell’Ente
minerario sardo, ha occupato ieri mattina il pozzo
Vittorio Emanuele, perché ancora non è stata
approvata dal Parlamento la legge per l’istituzione
del Parco geominerario. Per lanciare la sua protesta,
Pinna ha scelto la visita in miniera di una decina di
tecnici che hanno partecipato alla progettazione del
Geo parco. Alle 10.45, il gruppo in visita,
accompagnato da Pinna e dai dirigenti dell’Igea
viene bloccato vicino alla sala argano. Giampiero
Pinna inizia a leggere il comunicato: «Oggi 5
novembre, in occasione del terzo anniversario del
riconoscimento del valore internazionale che l’Unesco
ha attribuito al Parco geominerario, ho deciso di
iniziare una difficile protesta civile con
l’occupazione della vecchia miniera di Monteponi».
Nonostante gli inviti a desistere di Luciano Otelli,
direttore dell’Igea, Pinna ha continuato la lettura.
«Si tratta di un’azione autonoma che intendo
portare avanti sino a quando non verranno rispettati
gli impegni assunti a livello internazionale,
nazionale e regionale per l’istituzione del parco
geominerario, e l’attuazione degli interventi
programmati per avviare la rinascita economica e
sociale delle aree minerarie dismesse della Sardegna».
Il gruppo di visitatori esce dalla miniera, partono i
primi comunicati. L’occupazione è ufficiale, e i
tecnici della miniera chiudono i cancelli per evitare
che altre persone entrino dentro la galleria. Il
piazzale della chiesa di Monteponi comincia però ad
affollarsi e intanto vengono distribuiti i comunicati.
Alle sedici arriva Gavino Marras, della segreteria
confederale della Cgil territoriale. «Sosteniamo la
causa - dice - da parte della Cgil c’è la massima
solidarietà di tutti. Non solo, ma per i prossimi
giorni chiediamo anche un sostegno fisico di tutti i
lavoratori impegnati nei lavori socialmente utili».
Davanti all’ingresso della galleria, situata a meno
di cinquanta metri dal pozzo occupato quattro anni fa
da Mauro Pili, arriva Giorgio Piras, della segreteria
Uil. «E’ un’iniziativa che condividiamo - dice -
non si può far morire questo territorio». Arrivano
anche i rappresentanti degli operai impegnati nei
lavori socialmente utili. Alle 17 si presenta a
sorpresa Roberto Frongia, assessore regionale al
Turismo e artigianato, nonché avversario politico di
Pinna. «Se questa iniziativa è stata presa per
risollevare il problema, e soprattutto far partire la
macchina che porta verso un nuovo modello di sviluppo
che comprende artigianato, turismo e commercio allora
sono d’accordo e condivido questa scelta - dice,
avvicinandosi al cancello della galleria, senza
riuscire a entrare - se invece si tratta di
un’operazione demagogica allora bisogna prendere le
distanze perché sarebbe un film già visto». Nel
piazzale cominciano ad arrivare anche vecchi minatori,
e viene diffuso il secondo comunicato di Giampiero
Pinna. «Ora esiste il serio pericolo, con
l’avvicinarsi della fine della legislatura, che la
legge istitutiva del parco non venga più varata, con
il rischio di vanificare definitivamente le
aspettative e le speranze che il progetto del Parco e
il riconoscimento internazionale dell’Unesco hanno
fatto nascere nelle aree minerarie della Sardegna».
Davanti al cancello vengono scaricate anche sedie, un
sacco a pelo, una brandina e coperte per passare la
notte. «Le condizioni climatiche non sono certo
ottimali - dice Mario Podda, tecnico minerario - c’è
molta umidità e freddo». Per questa mattina dovrebbe
essere convocata una conferenza stampa proprio davanti
ai cancelli della galleria.
Davide Madeddu |
Inserisci il commento06/11/2000 |
Samuele Dessi', |
Condivido pienamente l'azione del consigliere e comunque spero non sia una azione isolata come tante altre ma sia un'occasione per poter creare nuova occupazione.In quel territorio dove non si conosce altro che crisi e' ora che tutte le istituzioni si diano da fare creando dei posti di lavoro e smettendola con lotte politiche volte solo alla conquista di potere. |