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Feste
Popolari
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Ricordi d'un tempo passato | ||
Il folclore è espressione tipica dell'anima popolare, e perciò intimamente connesso con il ricordo tenace di eventi storici, rielaborati in vario modo dalla fantasia del popolo, e con la religione che è un'esigenza dello spirito umano. E' naturale perciò che nel folclore dell'Umbria si rispecchi il ricordo dell'epoca comunale, la più ricca di fermenti spirituali nel campo politico - sociale e nel campo religioso, e che gli elementi delle esperienze, più strettamente terrene, si combinino, nelle manifestazioni folcloristiche, ad elementi di intima sostanza religiosa. Evidente risulta la combinazione di elementi disparati nelle belle processioni umbre e nelle feste che ad Assisi, a Gubbio, a Norcia, a Bevagna evocano, durante l'anno liturgico, la vita di Gesù Cristo. | ||
La festa dei ceri a Gubbio | ||
Si celebra a Gubbio ogni anno. I "ceri" sono tre
macchine di legno alte ciascuna quattro metri e pesanti quattro quintali,
formate da due prismi ottagonali sovrapposti alla cui sommità si trovano
la statua di Sant'Ubaldo (cero appartenente ai muratori), la statua
di San Giorgio (cero dei commercianti), la statua di Sant'Antonio
(cero dei contadini). Fissati verticalmente su barelle (brancarde) i ceri
hanno ai lati alcune "manicchie", anse cui sono legate corde con le quali
vengono tenuti dritti. Durante l'anno sono custoditi nella chiesa di Sant'Ubaldo
sulle pendici del monte Ingino; la prima domenica di maggio vengono portati
in città e il 15 dello stesso mese costituiscono il fulcro della festa
del Santo Vescovo guerriero, patrono di Gubbio. L'origine della manifestazione
è ignota; alcuni vogliono che sia stata istituita nel 1154 per festeggiare
la vittoria di Gubbio su undici città alleate, altri ne sostengono la
derivazione da antichi riti pagani. Ogni cero è portato a spalla da 40
"ceraioli" che vestono costumi vivaci: fez, fazzoletto, sciarpa rossa
alla vita, pantaloni bianchi e camicia gialla, quelli di Sant'Ubaldo;
camicia azzurra, quelli di San Giorgio; nera, quelli di Sant'Antonio.
Sono comandati da un I° capitano, armato di sciabola che ha sotto di sé
un II° capitano (detto capitano dell'Accetta, incaricato di far largo
tra la folla) e un araldo. Al mattino hanno luogo caratteristiche cerimonie;
la sveglia del Capitano e dei ceraioli, il pranzo comune di autorità e
ceraioli, l'alzata dei ceri (con la rottura di una brocca d'acqua sulle
barelle), la mostra, giro per la città. I ceri vengono quindi deposti
in fila in via Savelli della Porta e rialzati solo alle ore18, allorché
sta per giungere una processione uscita dal Duomo.
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Dopo una benedizione impartita dal Vescovo ha inizio una corsa vertiginosa per la discesa di via Dante mentre l'araldo intona un secolare ritornello. I tre colossi oscillano, ondeggiano, pencolano lungo il cammino in forte pendio, una folla eccitata li precede e li segue sostenendo con grida i ceraioli nel loro immane sforzo di muscoli e di volontà. Tornati in piazza della Signoria i ceri si fermano; eseguono, quindi, tre "virate" (giri di corsa) intorno ad un pennone sul quale sventola il gonfalone di Gubbio e si lanciano, finalmente, per l'erta del monte Ingino che conduce alla Chiesa del Santo. Sono quindici, diciotto minuti di affannoso sforzo, di estrema sofferenza. (Lungo la strada, tortuosa e acciottolata, sono disposti gruppi di rinforzo). Non si tratta di una vera e propria gara di velocità, in quanto i ceri devono procedere in fila, senza sorpassarsi; ma è un punto d'onore dei portatori non farsi distaccare da quelli che li precedono. Nell'ultima parte della corsa l'eccitazione scatenata della folla accompagna con un tumulto bacchico lo spasimo dei ceraioli. Questo misto di entusiasmo e di sofferenza, di sforzo selvaggio e di ardore penitenziale è, appunto, la caratteristica della manifestazione. Giunti alla meta, i ceraioli offrono i ceri al Santo e si prosternano davanti all'urna d'oro che ne racchiude le spoglie. | ||
La Giostra della Quintana a Foligno | ||
Questa rievocazione storico - cavalleresca, che si tiene a Foligno, risale al 1613. La Quintana è un fantoccio di legno, infisso su un perno girevole, che sorregge col braccio sinistro uno scudo e impugna con la mano destra un bastone munito di un anello. La Giostra, che si corre in settembre nel Campo dei Giochi, è una gara di destrezza fra 10 cavalieri rappresentanti altrettante Contrade storiche della città: Ammanniti, Badia, Cassero, Contrastanga, Croce Bianca, Giotti, La Mora, Spada, Morlupo, Pugilli. Il cavaliere, compiendo il percorso al galoppo nel più breve tempo possibile, deve infilare con la lancia l'anello della Quintana ed evitare di perdere il cappello, il mantello, la staffa o altro. La manifestazione si apre con la lettura del bando fatta dal balcone del Municipio ed è preceduta, la vigilia, da uno sfarzoso corteo di circa 500 persone in costume del '600: dame e cavalieri, valletti e palafrenieri, alabardieri, trombettieri e tamburini, che sfilano di sera attraverso la città alla luce di fiaccole e bengala. L'attrattiva della Giostra è costituita oltre che dalle prove di destrezza dei cavalieri, dallo scenografico spettacolo di questa massa in costume nella quale ai colori delle sete e dei broccati e allo splendore delle bellezze muliebri fanno riscontro lo sfolgorio delle corazze e delle armi e l'austerità dei magistrati. | ||
Infiorata del Corpus Domini a Spello | ||
Spello è nota per le sue infiorate del Corpus Domini, stupende
creazioni floreali eseguite da veri artisti che impiegano settimane a
prepararle. Questi variopinti "tappeti" si diramano lungo molte
vie e piazzette della cittadina, emanando il loro intenso profumo, colpendo
così, oltre alla vista, anche l'olfatto del visitatore. Sono circa
1500 metri di composizioni floreali ispirate a motivi religiosi. |
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La partecipazione alla gara è subordinata
al rispetto di certe regole. Il materiale deve provenire esclusivamente
dal mondo vegetale, eccezion fatta per i coloranti. Le infiorate non devono
essere di lunghezza inferiore a 12 metri. Sono prese in considerazione soltanto
le opere di carattere religioso. È interessantissimo partecipare alle utlime fasi di preparazione delle infiorate che dal sabato pomeriggio si protrae per tutta la notte quando lo spettacolo è reso ancor più suggestivo dall'illuminazione artificiale delle strette vie medievali. |
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Il palio della balestra a Gubbio | ||
Gubbio è, insieme a Sansepolcro, la sola città d'Italia che coltivi ancora questa forma di sport che si riallaccia ai tempi dei comuni. Al Palio, organizzato dalla Società dei Balestrieri di Gubbio il 15 agosto, partecipano una squadra svizzera (nel tradizionale costume che ricorda l'eroe nazionale Guglielmo Tell ) , una squadra austriaca, una tedesca e talvolta anche una scozzese e una belga. I balestrieri svizzeri non tirano con le vecchie balestre di posizione (che sono in uso esclusivo dei balestrieri di Gubbio e di Sansepolcro); ma con balestre moderne di gran precisione. Durante la competizione, nella medievale piazza della Signoria, i tiratori delle Nazioni impiegano a turno le armi degli uni e degli altri. Il bersaglio è costituito da un disco (il cui centro è chiamato "tasso") collocato sulla facciata del Palazzo Pretorio. Il vincitore riceve un premio in denaro detto " Palio" e il titolo di Capo Balestriere; il secondo classificato ha diritto di conservare il bersaglio con le frecce infisse fino all'anno seguente. La manifestazione è preceduta e chiusa da un corteo in costume medievale composto da autorità, notabili, dame, araldi, armigeri, tamburini, balestrieri, vessilliferi con le orifiamme e le bandiere delle quaranta contrade di Gubbio e con i gonfaloni delle Corporazioni di arte e mestiere. Questa imponente massa di persone assiste, scenograficamente disposta sulla scalinata del Palazzo dei Consoli, alle gare la cui conclusione è salutata dai rintocchi del "campanone" situato nella Torre del Palazzo dei Consoli (è l'unica campana al mondo che si suoni non con strattoni di corda, ma con spinte di piedi). Un altro Palio della Balestra si svolge l'ultima domenica di maggio e vede in lizza i balestrieri di Gubbio e quelli di Sansepolcro per una tradizionale competizione che ha luogo due volte l'anno (la seconda a Sansepolcro). | ||
Tradizioni religiose | ||
Un'altra processione altamente suggestiva si svolge a Trevi, in onore di Sant'Emiliano, il patrono cittadino. Anche nel nome, l'Illuminata, esprime la sua poesia. E' infatti una fiaccolata che si snoda lungo le vie a tarda sera; i fedeli portano gli strumenti che usano quotidianamente nell'opera loro, quasi ad indicare che questa è guidata e santificata dalla fede. La stessa intima unione fra sentimento religioso e culto del lavoro si nota in una altra delicata ricorrenza umbra. Anche i pescatori hanno la loro festa nel giorno di Sant'Andrea quando, dalle rive di Monte del Lago, il sacerdote benedice le acque del Trasimeno perché siano amiche agli uomini e generose di ricche pescagioni. La vita di Gesù è evocata ad Assisi da una serie di cerimonie che conservano intatto il ricordo di altri tempi. Il dramma della passione, durante la Settimana Santa, è rivissuto dagli appartenenti alle confraternite d'origine medievale che ancora fioriscono interra d'Umbria. Questi religiosi sono dei veri e propri attori, e la cosa non ci stupisce perché, di secolo in secolo, si sono tramandati l'arte di rappresentare scene sacre. Perciò nel patrimonio delle confraternite figurano anche costumi teatrali! | ||
Sagre Paesane | ||
Oltre alle innumerevoli feste popolari non è possibile trascurare le altrettanto varie sagre di paese che solitamente prendono vita in estate. Dal più piccolo agglomerato urbano fino alle più importanti città della regione si rinnova ogni anno il desiderio di festeggiare, nel segno delle tradizioni, la bella stagione. Fonti di gaudio e di spensieratezza, le sagre paesane sono uno dei più concreti esempi della cordialità e gioiosità della popolazione umbra. | ||
Per avere informazioni sul calendario dello svolgimento delle sagre cliccare
sul link seguente.
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