Il Cefalo

 

CHI E

  Nel Mediterraneo si possono incontrare cinque specie di muggini, tutte molto simili tra loro al punto da apparire      del tutto uguali all’occhio del profano.                                                                                    

Il Mugil cephalus, comunemente conosciuto come Cefalo si riconosce abbastanza agevolmente dagli altri componenti della famiglia per la sua colorazione molto intensa che, argentea sul ventre, assume un colore grigio bleu metallico sulla schiena. 

In questa specie il dorso risulta più scuro che nelle altre, tanto da sembrare quasi nero, visto dalla              superficie.                                                                                          

La caratteristica più appariscente del cefalo resta, però, la membrana adiposa che ricopre come un velo tutto l’occhio del pesce. 

Le sue dimensioni gli riservano il posto del fratello maggiore, può infatti raggiungere i 70 cm. di lunghezza ed i 4 Kg.  di peso.                                                                                  

Il Cefalo Calamita (Mugil capito) si distingue per la mancanza della palpebra carnosa sugli occhi e per la forma del muso, molto depresso e largo.

  Il suo colore è meno scuro del cefalo e le sue dimensioni leggermente più ridotte, non supera infatti, i 40 cm. ed i 3 Kg. di peso.                                                     

Il Muggine dorato (Mugil auratus) prende il nome dalla macchia color oro che risalta vivacemente sugli opercoli; per il resto presenta le caratteristiche proprie del muggine: dorso grigio scuro e ventre argentato. 

Le sue dimensioni raramente raggiungono i 40 cm. ed i 2 Kg. di peso.                                    

Il Muggine o Cefalo Musino (Mugil saliens) è caratterizzato dalla forma assottigliata del muso e da una bocca piuttosto piccola; è dotato inoltre di numerose, piccole macchie dorate sugli opercoli. Possiede delle linee longitudinali azzurrastre sui fianchi. 

Normalmente, come il muggine dorato, non supera i 2 Kg. di peso.                                                                                                                                                  

  Il Muggine chelone o Cefalo Pietra (Mugil chelo) ha un labbro superiore piuttosto pronunciato con tre serie di papille. I fianchi, dello stesso colore delle altre specie, sono attraversati in senso longitudinale da linee di colore giallastro.  

 

DOVE VIVE

            La vita del muggine non si svolge soltanto in acqua salata.

Questo pesce può adattarsi infatti a vivere negli stagni e nei fiumi dove trascorre normalmente il periodo giovanile della sua esistenza.

            Il suo habitat di elezione è dunque quello delle foci dei fiumi dove si riunisce in gruppi numerosissimi alla ricerca dei microrganismi mescolati tra i ganghi che la massa d’acqua dolce trascina con sè e tra le alghe in decomposizione che ricoprono i fondali in prossimità delle foci.

             Via via che le sue dimensioni crescono il muggine apprezza sempre più le acque salmastre ed è in tal modo più facile incontrarlo anche lontano dai corsi d’acqua, sui bassi fondali dove trova il suo nutrimento.

            Il periodo migliore per cacciarlo lungo le coste rocciose è quello che segue le grandi mareggiate, quando l’onda lunga si infrange ancora sugli scogli in miriadi di bollicine.

            Lo troveremo proprio in mezzo a queste ultime alla ricerca di cibo tra il materiale in sospensione e nell’acqua resa torba dall’incessante turbinio dei marosi.

            Il suo tipo di alimentazione lo porta tuttavia, ad eccezione del Muggine dorato che preferisce le acque limpide, a fruire di tutte le occasioni in cui può trovare depositi marcescenti.

            Per una strana ironia apprezza dunque tutte quelle forme di inquinamento prodotto dall’uomo sotto forma di scarichi cloacali e affondamento di sostanze organiche in decomposizione, rintracciabili nei pressi di tutti gli insediamenti umani, quali porti, città costiere ecc.

 

 

COME SI COMPORTA

           

            Il muggine per la sua eccezionale capacità riproduttiva, e di conseguenza per la notevole frequenza con cui lo si incontra lungo le nostre coste è una delle prede classiche della fase di iniziazione di ogni subacqueo.

            La sua disponibilità non tragga però in inganno!

            La sua cattura non è per niente un fatto scontato e richiede talvolta un lungo inseguimento ed una precisione di tiro assoluta.

            Il muggine è un pesce gregario e pertanto lo incontreremo sempre in branchi che saranno tanto più numerosi quanto più piccoli saranno i singoli componenti.

            Una volta raggiunta una certa mole il muggine disdegna, infatti, la compagnia numerosa e preferisce girovagare con un altro o al massimo due suoi compagni.

            La sua caccia si svolgerà quasi sempre in acque basse nei luoghi che questo pesce elegge a sua zona abituale di pascolo.

 Non di rado la nostra preda cercherà addirittura scampo in meno di un palmo d’acqua riuscendo abilmente a portarci in secca per poi dileguarsi velocemente appena resosi conto delle nostre difficoltà.

            La tattica di avvicinamento può variare a seconda che ci si trovi davanti ad un branco numeroso o a pochi esemplari sparsi.

            Come regola generale ricordiamoci di non inseguire mai il pesce che in tal caso si allontanerà velocemente. 

Il sistema migliore sarà, invece, quello di nuotare parallelamente alla preda rimanendo ovviamente dalla parte del mare e stringendola impercettibilmente verso terra.

            Se riusciremo in questa manovra senza pinnare scompostamente vedremo il muggine girare bruscamente su se stesso e ritornare sui suoi passi, o meglio sulle sue pinnate.

            A questo punto dovremo virare anche noi sempre evitando i movimenti bruschi, cercando di non farci anticipare troppo dal pesce che in tal caso riuscirà facilmente a guadagnare il largo. 

Può darsi che in questo giochetto le cose vadano per le lunghe e che si sia costretti a zigzagare più volte rimanendo sempre alla stessa distanza dal muggine.

            Però se avremo eseguito bene la manovra lo vedremo ad un tratto puntare direttamente verso il largo, incurante che la sua traiettoria passi pericolosamente vicino al nostro arpione. 

A questo punto dovremo fare affidamento sulla nostra mira e su una adeguata scelta di tempo.

            Questo sistema di avvicinamento da quasi sempre buoni frutti anche se sembra impossibile che un pesce veloce come il muggine, a cui basterebbero poche pinnate per allontanarsi indisturbato. si faccia incastrare da un giochetto così ingenuo.

            Talvolta ci capiterà di incontrare il muggine in numerosissime mandrie snodantisi in interminabili cordoni che passano e ripassano senza posa sul fondo.

            In questa seconda circostanza arrivare a tiro sembra una cosa fatta, ma una volta avvicinatici a questo fiume di pesci lo vedremo dividersi proprio nel punto dove contavamo di incrociarlo e allontanarsi per riprendere un po' più in là, per niente intimorito, il suo pellegrinaggio.

            A nulla varranno le nostre pinnate furiose; anche quando li vedremo scomparire sotto un sasso sarà solo per pochi istanti.

            Immediatamente riappariranno dalla parte opposta proseguendo imperturbabili il cammino.

            Se vorremmo riportare qualche successo in frangenti del genere dovremo cercare di prendere d’anticipo il pesce sfruttando l’unico punto debole che la nostra preda presenta.

            Il muggine quando si raduna in questi branchi numerosi risente in modo particolare della sua natura gregaria e ogni esemplare, una volta entrato a far parte della “catena”, è sempre restio ad abbandonare i compagni che lo precedono.

            Questo atteggiamento lo rende indeciso di fronte all’incalzare del subacqueo e così lo vedremo talvolta staccarsi dalla scia, per poi ricongiungersi, di nuovo precipitosamente, al resto del branco. 

Noi dovremo puntare proprio su queste indecisioni delle nostre prede, indecisioni che ci permetteranno di diminuire la distanza di tiro entro limiti ragionevoli, perchè proprio nel tentativo di ricongiungersi con i suoi compagni, il muggine dimentica spesso ogni prudenza fino ad entrare in coscientemente nel raggio d’azione del fucile.

            A volte la lunga fila dei muggini nel suo snodarsi sul fondo incontra dei massi cavi e, come per gioco, vi scivola sotto per uscire lentamente dall’imboccatura opposta. E’ il momento per tentare la cattura di un membro del gruppo. 

Dopo una veloce immersione dovremo piazzarci dalla parte opposta a quella dove avremo visto scomparire i primi esemplari. 

Ad uno ad uno li vedremo ricomparire proprio dalla parte da cui li siamo aspettando e se non faremo in tempo a sparare ai primi potremo sempre contare su gli altri che, seguendo l’istinto, continueranno ad uscire dalla stessa imboccatura.

            Raramente il muggine entra in una tana per rimanerci; ciò può accadere qualche volta quando lo si incontra isolato od in un numero molto ridotto di esemplari; quando ciò avviene la cattura è assicurata. 

Basterà accostarci alla tana da un’altra apertura per trovarcelo di fronte immobile, quasi meravigliato per la nostra improvvisa apparizione.

            Il tiro al muggine è in ogni circostanza molto difficile; oltre ad una perfetta scelta di tempo richiede infatti una precisione assoluta dal momento che la nostra preda ci presenta sempre un bersaglio eccezionalmente ridotto soprattutto se consideriamo che, nella su sagoma affusolata, solo la parte superiore del dorso, quella dotata della colorazione più scura per intenderci, garantisce una tenuta accettabile, mentre sia la parte ventrale, sia lo spazio giugulare raramente resistono alla vivacissima reazione del pesce arpionato.