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MANUEL ALVAREZ BRAVO: Visiones

a cura di Emilio De Tullio


 

"Da sempre attratto dall'arte commisi l'errore generalizzato di credere che la fotografia sarebbe stato il cammino più facile. La memoria delle mie incursioni in altre discipline mi ha, alfine, fatto comprendere di aver trovato il mio cammino per tempo."
Manuel Alvarez Bravo


Alla fine degli anni settanta, nell'America latina, emerge un sempre maggior fermento nel mondo della fotografia e sino ad allora Alvarez Bravo era l'unico nome di spicco, essendosi imposto subito con immagini che uniscono la forza del contenuto ad una grande sobrietà formale, tanto da farlo paragonare -dallo storico Lemagny- al grande Kertész e -secondo alcuni teorici- legato ad alcune modalità espressive di Edward Weston.
In quanto al suo presunto approccio puramente antropologico, lascio che ogni visitatore giudichi quanto sia frettoloso questo pre-giudizio, salvo che si fondi su questa definizione: "Il termine antropologia […] designa […] ogni dottrina filosofica dell'uomo che spieghi e valuti l'ente nel suo insieme a partire dall'uomo e in vista dell'uomo". (Heidegger 1938, p. 98).

Ora vediamo dalla scheda dei curatori, Colette Alvarez Urbajtel e Giuliana Scimé, come Alvarez Bravo sia arrivato ad esprimersi con le sue fotografie che ci trasmettono vari livelli interpretativi da 'accogliere' secondo le nostre attitudini emotive e culturali.

 



SCHEDA

Manuel Alvarez Bravo, autodidatta -frequenta solo la scuola elementare- si interessa di filosofia, letteratura, storia dell'arte, pittura e matematica, per esprimersi con la fotografia e divenire uno dei grandi maestri della fotografia moderna.
Incoraggiato, agli esordi, da Tina Modotti, le sue fotografie affascinarono Edward Weston, Paul Strand e Andrè Breton che incluse 'La buena fama durmiendo' nell'esposizione internazionale del surrealismo a Città del Messico e Parigi.
Ha insegnato a 'vedere' e interpretare la realtà a intere generazioni di fotografi latino americani, e il suo stile ha influenzato fotografi del mondo intero.
Fotografo considerato 'indigenista' Manuel Alvarez Bravo è quanto di più distante esista dalla ricerca etno-antropologica.
Nemmeno una delle sue immagini, che hanno attraversato oltre settant'anni del '900, è testimoniale o documentaria, benché il suo interesse sia rivolto alla scoperta della sua gente e della sua terra.
Il senso ultimo del suo lavoro è svelare valori universali nella banalità del quotidiano.
Sublime poeta dell'immagine fotografica, con un sofisticato intreccio di metafore e simboli, riesce a catturare il sogno e l'irrealtà del mondo concreto.
Ogni sua fotografia è accompagnata da una didascalia.
E', forse, il suo, l'unico esempio in cui la didascalia non è ridondante o inutile, ma estensione delle implicazioni metaforiche, un suggerimento sussurrato che stimola nuove e fantastiche interpretazioni.
Sempre e comunque tutta la sua opera è l'evidenza di un artista che sa penetrare l'essenza delle cose e delle situazioni alla ricerca di altre verità.

C.Alvarez Urbajtel e Giuliana Scimé

 



BIOGRAFIA

1902 nasce a Città del Messico, frequenta la scuola elementare dei Fratelli Cattolici di Tlalpan (vicino alla capitale, a 13 anni inizia a lavorare come copista e l'anno seguente viene assunto dalla Tesoreria del Governo; dal 1918 segue i corsi serali di musica e pittura presso l'Accademia Nazionale di Belle Arti a Città del Messico ed inizia ad interessarsi alla fotografia.
Nel '27 conosce Tina Modotti che lo introdurrà nel gruppo degli artisti del movimento 'muralista' e per due anni insegna fotografia all'Escuela Central de artes Plasticas; nel frattempo lavora come operatore cinematografico con Sergej Eisenstein che gira il film 'Que viva Mexico!' e nel '31 lascia l'impiego presso la Tesoreria.
Espone la prima mostra personale alla Galeria Posada di Città del Messico nel 1932 e riprende l'insegnamento alla Escuela Central de Artes Plasticas lavorando contemporaneamente come fotografo per il Ministero della Pubblica Educazione.
Conosce Paul Strand nel '33 (anno in cui gira il film 'Tehuantepee') e -nell'anno seguente- conosce Henri Cartier-Bresson, con il quale espone al Palacio de Bellas Artes; nel '35 espone con Cartier-Bresson e Walker Evans alla Galleria Julien Levy di New York.
Dal 1939 gestisce un negozio di articoli fotografici per tre anni e poi lavora in qualità di fotografo, operatore cinematografico e insegnante di fotografia presso il Sindacato dei Lavoratori della Produzione Cinematografica di Città del Messico sino al '59; frattanto -dal'47 al '50- insegna fotografia anche presso l'Istituto Cinematografico Universitario di Studi Cinematografici.
Istituisce nel '59 il Fondo Editoriale delle Arti Plastiche Messicane, una casa editrice per libri d'arte in edizione di lusso e poi -per circa due anni- viaggia in tutta Europa.
Nel 1972 regala al Museo d'Arte Moderna di Città del Messico la sua collezione di fotografie che in seguito costituirà il Museo della Fotografia; nel '75 riceve la borsa di studio della Fondazione Guggenheim di New York e l'anno seguente il Museo d'Arte Moderna di Città del Messico gli dedica una sala espositiva permanente.
Altri premi: è insignito dal Governo francese della "Legion d'onore" come Officier d'arts e de Lettres nell' '82 e l'anno dopo riceve il "Premio Victor ed Erna Hasselblad", Goteborg, Svezia.
Nell' '87 è insignito del premio "Master of Photography" dell'ICP (International Center of Photography) e nel '95 riceve l'"Orden del Mèrito" dal presidente del Portogallo, Soares ed il premio dalla Leica "The Mother Jones International Fund for Documentary Photography's Leica Medal of Excellence".

Dal 1932 ad oggi le sue fotografie sono state esposte nei principali musei e gallerie private e fanno parte delle collezioni pubbliche più prestigiose.

 


VISIONES
Mostra antologica di Manuel Alvarez Bravo a cura di Colette Alvarez Urbajtel e Giuliana Scimé.
Esposizione promossa dal Ministero degli Esteri del Messico con la collaborazione di: Secretarìa de Relaciones Exteriores, Instituto Mexicano de Cooperaciòn Internacional, Consulado General de Mexico en Milano.
Galleria Carla Sozzani Corso Como 10 - Milano - Tel. 02-653.531
in mostra sino al 30 luglio 2000 - lunedì, 15.30 - 19.30 / mercoledì e giovedì, 10.30 - 21.00 / martedì, venerdì, sabato e domenica, 10.30 - 19.30

 

 


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