AGORA


MAGIA ANAMORFICA

Donato Malangone


Quando non esisteva ancora Photoshop ed i computers erano ancora di là da venire l¹unico modo - per chi si occupava di immagini e cioè pittori, disegnatori ed incisori - per rendere insolite ed accativanti le loro produzione era quello di ricorrere alle tecniche di Trompe-l¹oeil o di Anamorfosi.
Se si cerca su un dizionario questa ultima parola la definizione che se ne ottiene è pressapoco la seguente: nelle arti fiugurative, raffigurazione di un oggetto secondo una prospettiva diversa da quella centrale, in modo che, esso risulti pressoché invisibile,² O almeno poco decifrabile, aggiungo io.
Sostiene Baltrusaitis che a sua conoscenza la parola "anamorphòsis" compare per la prima volta nel 1657 negli scritti del gesuita Gaspar Schott: la "Magia Anamorfica" occupa un intero libro della sua "Magia Naturalis".
Egli dà inoltre di questa parola un' interpretazione etimologica: dal greco "anà" e "morphé" che, alla lettera, significherebbe "all'insù, all'indietro, ritorno verso la forma".

Il verbo "anamorphòo" esiste invece ben prima, in un contesto di arti figurative, in Filostrato, filosofo sofista del II sec. d.c. e precisamente nel suo "Eikònes", col senso di trasformazione riferito ad immagini criptiche.
Fuori da un contesto puramente artistico la parola anamorfosi compare anche in geometria descrittiva, nel linguaggio matematico, nonchè in biologia (riferito allo sviluppo di un organismo senza metamorfosi, come in alcuni artropodi) ed infine nel linguaggio ecclesiastico in senso morale e precisamente di rigenerazione.
E¹ fuor di bubbio però che l'anamorfosi trovi il suo contesto culturale nel campo delle arti visive analogamente a quanto succede per la prospettiva, elaborata in clima rinascimentale nel mondo delle arti figurative come espressione dell' esigenza artistica di un nuovo modo di rappresentazione.
Nella storia dell'arte il fenomeno anamorfico è conosciuto ben prima dell'apparizione della parola, come Baltrusaitis ben evidenzia e si può far risalire alle origini della espressione artistica umana se si pensa alle pitture preistoriche della grotta di Lascaux il cui carattere anamorfico è stato messo in luce da recenti studi.
Un esempio che permette in maniera intuitiva ed immediata di cogliere il fenomeno anamorfico è quello dell'ombra proiettata da un corpo opaco illuminato; l'ombra proiettata da un uomo in piedi in un giorno di sole sul marciapiede o sul muro di una casa, è una perfetta anamorfosi.

Gli elementi in gioco sono tre: il sole quale punto di luce, la persona in piedi che come "corpo ombroso", diceva Leonardo da Vinci, come silhouette bidimensionale, come schermo insomma, impedisce ai raggi del sole di proseguire il loro cammino ed infine il fondo o supporto su cui l'ombra viene proiettata.
Ad un osservatore l'ombra della figura umana appare completamente deformata, distorta, mentre osservata lungo l'asse ideale sole-uomo in piedi scompare esattamente dietro questo riprendendo le proporzioni corrette.
L'ombra abbraccia, sposa la forma su cui si adagia, che interviene deformandola rispetto alla silhouette che la individua.
Quindi si può dire, ripercorrendo il cammino in senso inverso, che il supporto definisce la forma dell'ombra, la silhouette della persona in piedi la individua e la fonte di luce la genera.

"Il sole non vede mai niuna ombra": così annota Leonardo da Vinci, con la caratteristica scrittura speculare, in uno dei suoi Codici. Ed ancora Leonardo: ³ogni cosa apparisce mostruosa² se la si osserva dagli angoli estremi:
L'opera anamorfica si caratterizza da una parte come un oggetto ambiguo che cambia in maniera imprevedibile e dall'altra determina come in una sceneggiatura gli spostamenti che l'osservatore dovrà fare per guardarla.
Nell'anamorfosi lo spettatore diventa attore di una sceneggiatura iscritta nell'opera, attore per un altro spettatore che lo osservi dall'esterno. Quasi, con un'iperbole, che l'anamorfosi fosse una materializzazione dell'alternanza dei due punti di osservazione, che contenesse il desiderio del sole di vedere le ombre e quello dell'uomo di essere il sole.
Sia per l'ambiguità che la contraddistingue che per la teatralità che l'accompagna, l'anamorfosi è tornata di attualità nel nostro tempo. Non solo in ambiente surrealista, come Jean Cocteau preconizzava, ma anche, visto il coinvolgimento della spettatore, nelle ricerche sull'opera aperta.

Infine voglio ricordare che l'immagine anamorfica, osservata dal punto di vista ideale, è definita otticamente come un'immagine virtuale.
E questo ci riporta da dove eravamo partiti e cioe da Photoshop e dai computer.
Chi voglia cimentarsi con immagini anamorfizzate non deve far altro che aprire un paesaggio o un ritratto con Photoshop selezionare tutto e andare in Trasforma/Inclina o Distorci e provare l¹effetto che fà. Vengo anch¹io... Non tu no !
L¹anamorfosi circolare si puo ottenere facilmente con da Distorsioni/ Coordinate rettangolari a polari e, viceversa, si può decrittare una anamorfosi circolare con da coordinate polari a rettangolari . Ma queste cose già li sapete meglio di me.

Deodatus scripsit

 


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