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I COLORI DI MURUROA

Racconto di Donato Malangone


 

L' Intercity era arrivato in ritardo a Torino Porta Nuova, non il solito, prevedibile ritardo, ma un ritardo di molte ore provocato da una accurata ispezione nelle carrozze alla ricerca di chissà quali ordigni esplosivi che una telefonata anonima aveva segnalato sul treno.
Di taxi nemmeno l'ombra ed anche i mezzi pubblici, in quella Domenica di fine Agosto, sembravano essersi dileguati.
Quando finalmente raggiunsi il Lingotto, il Nuovo Lingotto di Gae Aulenti, ridipinto con i colori delle ocre più chiare, color cipria, cinerine di Rustrel e Roussillon, ero ormai sfinito, disfatto, ed ebbi tuttavia la forza di contendere ad un altro ritardatario una poltrona delle ultime file..

Il filmetto introduttivo era finito e l'oratore di turno si schiarì più volte la voce ed esordì con un farfugliante: "Well ... uhm ..." "I am Hubel, David Hubel, Department of Neurobiology, Harvard Medical School ..."
Non provai nemmeno ad usare la cuffia della traduzione simultanea per seguire meglio la relazione ma, sprofondato nella poltrona, mi lasciai cullare dalla voce monocorde che il sistema di amplificazione restituiva con l'eco leggera dei grandi ambienti.
Il pensiero corse agli avvenimenti che mi avevano condotto in quell'affollata sala.
Mesi prima, quando la grande stampa aveva divulgato, in anteprima, la notizia del congresso, ero stato preso da una grande euforia al pensiero che finalmente avrei potuto far conoscere, ad un pubblico più vasto, le mie ricerche ed i miei lavori sul colore.
Avrei potuto parlare di quel pittore, Yves Klein detto il monocromo, il quale si era inventato un suo proprio colore: "l'International Blue Klein", o del caso clinico raccontato da Oliver Sacks nel suo libro "An anthropologist on Mars" in cui un pittore americano, a seguito di un incidente, perde la capacità di vedere il mondo a colori.
Ma soprattutto avrei potuto dare una dignità scientifica al mio "L'Uomo ed il Colore - Noterelle di semiologia, psicologia e storia dei colori".
Avrei avuto a disposizione non l'uditorio distratto di un circolo fotografico, ma quello attento ed interessato di un convegno internazionale, con la presenza degli studiosi ed esperti più aggiornati sull'argomento.

Decisi così di prendere carta e penna, pardon, computer e stampante, e scrissi alla segreteria organizzativa del congresso offrendo i miei servigi, che già supponevo lautamente remunerati.
Mi risposero in modo anonimo, per me quasi offensivo, inviandomi una pesante busta oblunga dall'elegante logogrifo con dentro gli entry-form del congresso e le modalità di pagamento perché, si sa, gli affari sono affari ed, in barba a tutti i COLORI DELLA VITA, la Fiat non regala niente a nessuno, tantomeno ad un oscuro fotografo dilettante con l'hobby dei Colori.
Allora, quasi per dispetto, riempii i moduli, spedii gli assegni ed ora eccomi qui ad ascoltare un signore che parla un inglese poco comprensibile ed a presagire due giornate di caldo afoso e di ovattata noia .

Per distrarmi incomincio a pensare alla mia ultima fatica: "L'ineffabile fascino del Blu".
Cosa spingeva Hernest Gombrich a preferire, tra tutte le linee della Underground londinese, proprio la Piccadilly Line ?
E chi definì il blu intenso delle piante indigofere "Sublime Indigo", nella doppia accezione di colore che sublima durante la cottura e che è proprio delle più alte qualità morali ed intellettuali dello spirito ?
E' veramente il Blu il colore dei mistici e degli artisti che lo amano e lo prediligono perché stimola in loro "Das Lust zu Fabuliren"?
E come mai la luce blu è in grado, come per gioiosa magia, di guarire i neonati colpiti dall'ittero neonatale ?
E poi, é veramente il Blu n° 1 di Luscher il colore delle profondità sideree ed abissali, dell'estasi degli abissi, dello stupore catatonico e dell'atarassia ?
Il Blu che sognava Klein è forse quello che, sdraiato sotto l'ombrellone, continuo a fissare sino all' ilinx, il gorgo cioè di una voluttuosa vertigine ?
Ad ogni modo, questo cielo color cobalto meriterebbe, come vagheggiava Yves Klein, una firma, in basso, a destra, a caratteri cubitali !

Mi riscossi da questi pensieri perché in sala erano state spente le luci; si apprestavano a proiettare delle diapositive.
Sul grande schermo perlinato cominciarono a susseguirsi immagini di preparati anatomici e numerosi grafici e tabelle con le lettere in bianco e lo sfondo in azzurro, come si usa nei convegni scientifici.

Ecco, proprio quella tonalità di azzurro ha il mare dalle nostre parti, se appena ti immergi di qualche metro giù verso il fondo.
Ti sembra di intravederlo vicino, attraverso i vetri appannati della maschera, e credi sempre di poterlo raggiungere con poche vigorose bracciate ... invece si allontana sempre di più, sino a quando i timpani cominciano a dolerti ed i polmoni sembrano scoppiare.
Se invece lavori di fino con la zavorra, complice Archimede, "fluiti", divieni tutt'uno con il liquido azzurro, e pinneggiando pigramente, vedi scorrere sotto di te praterie di Posidonie, sciami argentei di piccoli pesci che procedono spediti e che, ad un misterioso comando, virano all'unisono.
Potrai anche vedere avanzare, come maestosi velieri, diafane meduse dai lunghi, perlacei tentacoli, o snodarsi lento e lussurioso il 'Cinto di Venere', dall' urente abbraccio.
Ma quanto più ricca la fauna degli atolli corallini, l'acqua color verde-smeraldo ed il fondo di un bianco accecante.

Si dice che sotto il mare di Mururoa, di notte, baluginino e scintillino strani colori, fluorescenti, pulsanti della loro vita di radionuclidi, che rapidamente trascolorano l'uno nell'altro in una fantasmagorica aurora boreale sottomarina .
Quali allora i colori al momento dello scoppio ?
Certo l'abbacinante lampo azzurro del Mini-Bang seguito, mentre si sgranano e si consumano infinitesimi tempuscoli, da tutti i colori che il Padre Thaumos, lo Stupore, regalò alla sua bella figlia Iride, l'Arcobaleno.
Ed altri colori ancora, inenarrabili, nati dalla tortura e dal tormento della materia e subito dissolti nella grande vampata.
Mi trovo ora, con i barbuti uomini di Greenpeace, sul gommone pirata, nel dedalo della scogliera e dei cordoni di sabbia corallina, ed insieme osiamo sfidare i veloci mezzi d'assalto delle teste di cuoio francesi.
Ma ecco che ci stringono dappresso, cercano di tagliarci la strada, sono su di noi, lanciano i loro puzzolenti lacrimogeni, ci speronano senza pietà, ci travolgono in un crash spaventoso !

Fu il rumore dei secchi degli addetti alla pulizie a svegliarmi; le conferenze erano finite da un pezzo e la sala era semibuia.
Gli occhi mi lacrimavano davvero, colpa del creosoto usato per la pulizia o, altrimenti, di che cosa ?

Deodatus scripsit

 

 


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