A G O R A '


PHOTO DAYS

contributo di Emilio De Tullio


 

Con gli sviluppi della radiofonia la scienza ci ha reso, in senso sempre più letterale, contemporanei; attraverso l'informazione che ci può raggiungere dovunque e da molto lontano, apprendiamo "contemporaneamente" la stessa cosa.
Questo fenomeno ha travolto la comunicazione interpersonale scritta o parlata, l'unica possibile per secoli, contribuendo ad un progressivo interscambio di culture che a volte è divenuto piatta omogeneità.
La voce "diffusa" ha surclassato quella individuale nella necessità di affermare la nostra esistenza in un mondo assolutamente molto più raccontato che reale, quello dell'informazione.

Forse è pura coincidenza che a oltre cinquant'anni dalla morte di Guglielmo Marconi sia uscito il film di Woody Allen dal titolo "Radio days" ma é certo che si studiano nuove strategie per rafforzare ulteriormente quell'audience radiofonica già in continua ripresa. Gli indici di ascolto della radio si stanno avvicinando a quelli della tv, la parola che ci informa, che ci descrive, piace sempre più anche quando é disgiunta dall'immagine che la tv aggiunge. Parole daascoltare senza possibilità di dialogo se non con noi stessi: un dialogo con la nostra fantasia che la radio riesce a stabilire, prima a fatica, poi con grande fertilità.

Tento un raffronto: da una parte la radio, suono senza immagine e dall'altra la fotografia, immagine senza suono.
L'affinità del potere suggestivo di questi due mezzi di comunicazione mi sembra indiscutibile almeno quanto le sfumature delle loro funzioni peculiari, da quella informativa passando per quella didattica, documentaria, scientifica, sino a quant'altro di espressivo o artistico riescono a produrre nella propria specificità.
A chi è cresciuto (anche per dati anagrafici) alla luce di un televisore, questo raffronto sembrerà funambolico quanto a chi della radio ha un'esperienza frammentaria o parallela a quella della tv.

Sono certo che chiunque, con un pò di attenzione, può tovare nella radio molti di quei valori fortemente evocativi che la buona fotografia continua a regalare a chi la osserva senza fretta nè presunzione.
E' appurato che la facoltà immaginativa si può coltivare e forse mai come in questo periodo storico è stato tanto facile e insieme tanto difficile, per quantità di segnali, riuscire a discernere quelli positivi.
Nella civiltà della comunicazione, come amano definirla, e quindi anche dell'immagine, l'auspicio non può essere che per un affinamento delle nostre capacità di analisi indispensabili a chiudere la circolarità del "senso" che ognuno di noi aggiudica ad ogni immagine.
Se sono tornati i "giorni della radio", molti di noi possono fare in modo che siano sempre più "i giorni della fotografia", con un ulteriore aumento di audience motivato dall'interesse e dal rispetto per le sue radici quanto per le sue prospettive.

 

 


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