§   IL COSTUME   §


  Per trovare le origini del costume femminile di Piana, è stato necessario guardare le stampe di Houel del 1700, di Vuiller o ai più antichi atti dotati che menzionano tale costume sin dal sedicesimo secolo.

Ovviamente esso ha subito nel corso di cinque secoli diverse trasformazioni: nelle dimensioni, nella ricchezza dei ricami, nei tessuti e nel modo di essere indossato.

Il fatto che a Palazzo Adriano (paese di origine albanese) veniva normalmente usato questo tipo di costume sicuramente sino alla fine del 700 fa pensare ad una origine comune, ma identificare questa con l’Albania non è del tutto accettabile o almeno non come l’unica. Infatti se è vero che, vicina alla sfera di influenza bizantina, l’Albania ha risentito, sin dalla fine del primo millennio, del fascino e della bellezza dei vestimenti in uso alla corte di Bisanzio; essendone prova l’uso di ricami d’oro e di pietre preziose sia nelle vesti che nei parametri sacri, è anche vero che dal 1400 anche l’Italia era entrata in rapporto con questa cultura e questa ricchezza, in special modo, tramite Venezia. Ed è anche vero che in Italia nel 500 e 600 si possono osservare abiti di gran dame italiane ritratte dai migliori pittori dell’epoca in abiti del tutto simili alle nostre “ nçilone ”.

L’ampia gonna raccolta in vita da numerose piegoline , ad esempio, fu lanciata nel campo della moda dell’Europa di allora da Caterina De Medici.

La famosa “ Fornarina ” di Raffaello è un esempio di come le maniche attaccate al corpetto tramite laccetti che lasciano sbuffare ai lati la camicia siano state un indumento tipico del 500 e il velo portato in vario modo ritorna in incisioni veneziane del ’600.

La moda italiana del 500 e 600 è dunque il modello primario da cui si attinse per dar vita a questo costume, in special modo a quello oggi da sposa ma un tempo usato come normale abito di gala.

Mentre importanti spunti si hanno osservando il presepe storico della reggia di Caserta, si nota infatti che le “kurore” fasce di rete d’oro lavorate a tombolo, ornano numerose gonne dei personaggi femminili settecenteschi. Ciò è un esempio di quanto forti siano gli influssi siculo-campani nell’altro tipo di completo femminile formato da gonna ornata da “kurore” con giubbino e mantellina.

Inoltre tutti ricordano l’Annunziata di Antonello Da Messina e la sua cerulea mantellina la quale è diventata un capo fondamentale del costume arbëreshë, seppure arricchito di ricami d’oro. Allo stesso modo si può trovare il prototipo della camicia ricamata e dal bavero ricadente sulle spalle nella camicia spagnola e senza particolari ricerche ci si accorge che il giubbino (xhipuni) anche per sua etimologia è chiaramente un capo siciliano.

Uno dei capi più particolari e sicuramente originale è “la keza” (copricapo femminile) un tempo era usato da tutte le donne che ne possedevano più di uno, sia per le feste che per i giorni feriali; era realizzato in vari tessuti più o meno pregiati, dal velluto alla seta, al lino fino o al cotone.

“Keza” è in genere di due colori: rossa con la fascia centrale verde o bordeaux e verde, ricamata in oro o ricoperta di rete lavorata a tombolo o disadorna, quest’ultima usata sotto il manto nero nel costume del Venerdì santo.

Oggi questo è stato caricato di un simbolismo nuovo, quello del peso della responsabilità familiare e viene indossato solo il giorno delle nozze.

Parte integrante del costume sono inoltre i gioielli. La cintura in argento “brezi” in primo luogo. Esso è il risultato dell’evoluzione della cintura in argento orientale tramite il progressivo ingrandimento e modificazione del disegno della placca frontale.

I “brezi” più antichi hanno infatti la placca piatta e sbalzata senza trasformazioni.

L’intera cintura in argento e ricoperta d’oro, è composta da piccoli quadretti agganciati tra loro per permettere alla stessa di girare attorno alla vita; nel medaglione che funge da fibbia vi è riprodotta l’effigie di San Giorgio o della Madonna, raramente si vede anche qualche cintura con l’effigie di San Vito. 

Orecchini con pendenti (pindajet), crocetta con pettorale (kriqja e kurçec), anello di diamanti grezzi (domanti), collana a doppio filo di pietre di granata chiusa in più punti da sfere di filigrana (Rusari), sono la parure che completa l’abito.

Questi gioielli d’oro rosso a volte smaltato che si riscontrano nella gioielleria siciliana del 600 e 700 dove rubini, smeraldi e diamanti tagliati rozzamente sono montati a notte, si possono osservare ormai solo a Piana in special modo il giorno di Pasqua.

Seppure questi costumi e i preziosi monili che vi fanno da ornamento, vengono tuttora tramandati da madre a figlia e conservati gelosamente, hanno perso ormai il loro legame con gli eventi; essi non sono più abiti ma costumi con tutto ciò che tale termine implica. La perdita progressiva di questo legame infatti, ebbe inizio negli anni venti quando la nuova moda europea introdusse i vestiti pratici e leggeri , liberando le donne (investite di nuovi ruoli sociali) dalle ampie ed ingombranti gonne.

Negli anni trenta  e quaranta incominciò a cadere in disuso l’abito da mezza fasta. Dopo il quaranta, le donne indossavano i costumi tradizionali solo in occasioni particolari quali: battesimi, matrimoni e soprattutto la Pasqua, non rispettando però in genere l’attinenza del costume con l’evento celebrato. Solo il costume da sposa è rimasto legato all’evento, forse per la grande particolarità di esso.

Il fatto che questi abiti così ricchi e preziosi abbiano fatto parte dei corredi di gran parte  delle donne da marito di Piana, non deve far pensare a una smoderata ricchezza delle famiglie di Piana, le quali a dire il vero versavano in cattive condizioni soprattutto nell’ottocento e inizi novecento.

La produzione quasi ininterrotta di essi si deve invece attribuire alla grande abilità artigianale delle donne del luogo, nel trasformare la seta (mola) o il velluto e l’oro (in fili, in lenticiole e in canatiglie) importati da Napoli, in raffinati e preziosi abiti usando il tombolo o il telaio o semplicemente l’ago, come si fa per l’arricciatura delle maniche delle camicie e per i merletti a punto d’ago.

ELEMENTI CHE COMPONGONO I VARI TIPI DI COSTUME CON RELATIVI GIOIELLI

               Battipetto                                                                                      Kriqja e kurçec

              Busto                                                                                            Cèrri

              Camicia                                                                                         Linja

              Cintura                                                                                          Brezi

              Colletto polsini                                                                              Kulari e pucet

              Corpetto                                                                                        Krahët

              Copricapo                                                                                      Keza

             “Diamante” (anello)                                                                        Domanti

              Fazzoletto da collo                                                                        Skamandili qafje

             

               Fiocco                                                                                          Shkoka

                    anteriore                                                                                      përpara

                    posteriore                                                                                    prapa

                    a due petali                                                                                  me dy flet

                    a quattro petali                                                                            me try flet

                    a cinque petali                                                                             me pes flet

                    del capo                                                                                      te kryet

 

                Giubbino                                                                                     Xhipuni

                Gonna ricamata in oro                                                                 Ncilona

                Gonna in damascato o broccato o seta operata                            Pampinija

                Gonna con una corona                                                                Xhëllona me nje kurorë

                Gonna con due corone                                                                Xhëllona me dy kurorë

                Gonna con tre corone                                                                 Xhëllona me try kurorë

                Gonna in panno nero                                                                   Dçëllona

                Grembiule                                                                                   Vantere o villi

                Maniche                                                                                      Mëngët

                Mantellina                                                                                   Mandilina

                Pendenti                                                                                      Pindajet

                Pettino                                                                                        Petini

                Rosario                                                                                       Rrusari

                Sottogonna                                                                                 Sutapti

                Tasca                                                                                          Gajofa

 

 

ABITO DI MEZZA FESTA 

Sostituendo, in questo abito, la seta con tessuti meno pregiati, eliminando i merletti e le lavorazioni a tombolo della gonna, si ottiene l’abito giornaliero, ancora usato da pochissime signore.

ABITO DEL VENERDI’ SANTO

L’abito caduto oggi in disuso, era caratterizzato da un ampio manto di seta nera che avvolgeva la figura quasi totalmente, lasciando intravedere solo la parte più bassa della gonna. L’abito era indossato, sia per partecipare alle celebrazioni pomeridiane, che si svolgono tuttora in questo giorno, sia per partecipare alla processione del Cristo morto, una delle più sentite da tutta la popolazione, tanto che vi partecipavano anticamente anche le donne in lutto “stretto”. Naturalmente quest’abito non era ornato da gioielli.  

 

 

ABITO DI FESTA

Questo vestimento era d’uso per partecipare alle processioni più importanti e per partecipare ai matrimoni e ai battesimi. A proposito di questi riportiamo un’usanza particolare. Poiché il sacramento del battesimo veniva amministrato sin dai primi giorni di vita, in casa, quando la madre era ancora impossibilitata ad alzarsi dal letto indossava solamente il giubbetto, il colletto e i polsini ricamati e il fiocco in testa e seduta sul letto assisteva alla cerimonia.

ABITO DI GRAN GALA

Questo abito veniva usato il giorno di Pasqua e durante la settimana Santa, oggi impropriamente in qualsiasi occasione di festa. Numerosissime “ncilone” sono state realizzate dalle abili mani delle ricamatrici del luogo negli ultimi decenni con ricami sempre più ricchi ed abbondanti, modificando gli antichi disegni fatti in genere di sottili girali d’acanto e piccoli fiori in oro e argento. L’uso sempre più frequente della “ncilona” è dovuto anche alla impossibilità di realizzare oggi le “Kurorë” che ornano l’altro tipo di gonna; l’oro in fili odierno infatti si spezza continuamente durante la lavorazione a tombolo.

 

ABITO DELLE NOZZE

Se l’uso degli altri abiti tradizionali va man mano relegandosi alla sola giornata di Pasqua, questo invece è tuttora preferito al comune abito bianco. Oggi solo le spose indossano il costume correlato di maniche, fiocchi relativi, velo e “keza”, motivo questo per cui esistono pochi esemplari di questi indumenti. Fino alla prima metà del nostro secolo “pampinija”, abito in broccato o damascato, sostituiva a volte in questa occasione quello in seta ricamata.

Particolare dell’odierno abito da sposa in cui si nota la manica che lascia sbuffare la camicia trattenuta da sei fiocchetti a quattro petali. Oggi a questi fiocchi si attribuisce un valore simbolico che sicuramente non avevano in origine. Questi simbolismi partono dal concetto di donna madre e sposa identificando nei fiocchi sia i figli, giusto ornamento per la donna, sia gli apostoli nell’identificazione donna-chiesa.

Una spiegazione più plausibile e meno complicata è che questi fiocchi (chiudi manica), di chiara origine tardo rinascimentale, esistano come ricco ornamento di un abito sicuramente sino alla fine del ’700 corrispondeva all’abito di gran gala.

ABITO MASCHILE

Se l’abito femminile tradizionale si è così ben conservato altrettanto non si può dire per quello maschile, forse perché non è mai esistito in una forma stereotipata ma ha subito le trasformazioni storiche del costume.

Per esigenze sceniche però, alla fine degli anni cinquanta, per una rappresentazione al teatro Biondo di Palermo, il  costumista creò, ispirandosi anche al mondo dei balcani, un costume maschile che potesse accordarsi anche cromaticamente a quello femminile.