La poesia dei crepuscolari si svolge entro il primo ventennio del ‘900.

I crepuscolari mostrano particolare predilezione per un linguaggio dai toni tenui, per i modi discorsivi, per i ritmi facili ed abbandonati. Amano "le piccole cose di pessimo gusto" e, nel lento inseguirsi dei giorni tutti uguali, ricordano e rimpiangono "le rose non colte".Espongono e contemporaneamente ironizzano i loro ideali di vita semplice, il loro mondo sognato di cose sbiadite e i temi trattati, sono la tristezza, il tempo che passa, le aspirazioni nostalgiche e la malinconia di amori perduti. Dolcissimi sono i paesaggi "crepuscolari" dalle luci soffuse che illuminano giardini verdi di muschio, palazzi "vecchiotti" e soffitte abbandonate. Sono perciò poesie di argomento umile che nel tono con cui sono esposte, assumono un loro aspetto particolare, espresso in un atteggiamento nostalgico e in un lessico volutamente semplice. Soltanto per il Gozzano e per il romano Sergio Corazzini, il Crepuscolarismo costituisce un’esperienza di vita totale, un’esperienza poetica vissuta e scoperta, mentre per la maggior parte dei poeti il Crepuscolarismo è solo un’esperienza letteraria, dalla quale si distaccheranno non appena avranno meglio definito il loro mondo spirituale ed artistico.